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Viti autoctone (epoca romana): c'è una legge di protezione?
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cosmo62
Iscritto il: 19/06/2013, 2:49 Messaggi: 161 Località: Gaeta (LT)
Formazione: laurea
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Salve volevo una informazione, alquanto utile da un p.v. giuridico; nel terreno di famiglia e soprattutto in qualche terreno di vicini amici, si troverebbero alcune varietà di viti autoctone risalenti all'epoca romana (sto indagando per verificare questo); di tali viti si parla nel seguente articolo promotore di una masseria di Itri: http://www.lucianopignataro.it/a/il-cec ... ino/78773/sia per informazione che per confronto fotografico, si troverebbero nell'area che ospita il terreno di famiglia : San Giuseppe Nero, Uva Vipera e Uva Serpe.(questa anche in aree vicine recuperabile all'abbandono) Siccome tutta l'area è assoggettata a un Consorzio Industriale , e potrebbe essere facilmente espropriata in base a future disponibilità di fondi da parte di questo consorzio (già espropriate molte aree abbandonate e un pezzo della nostra per fare una strada, e per il resto chiacchiere di politici e nulla di fatto), volevo sapere se : per il terreno (di un amico) che già le ospita (ma lui ne sa poco) esiste una legge a protezione delle varietà autoctone che impedisca l'esproprio, e altrettanto se impiantate successivamente anche nel nostro, si rientra in tale legge. Grazie delle risposte.
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28/07/2015, 9:40 |
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marco77
Iscritto il: 08/12/2009, 13:37 Messaggi: 3588 Località: Catania
Formazione: Laurea in Scienze e tecnologie agrarie
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capisci che qui darti una risposta e' impossibile, e anche ipotizzare che sia la varieta' che dici sicuro non e' una pianta che risale a 2000 anni fa e le varieta' non penso siano protette o il vigneto storico protetto dalla sovraintendenza. prima assicurati anche contattando la condotta agraria che siano quelle varieta' e poi con loro e la sovraintendenza capiere se i vigneti hanno una valenza storica
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28/07/2015, 14:53 |
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cosmo62
Iscritto il: 19/06/2013, 2:49 Messaggi: 161 Località: Gaeta (LT)
Formazione: laurea
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ho già pensato di contattare la masseria del link che però è fuori dall'area del consorzio, quindi non soggetta alle speculazioni. Siccome questi tipi di uva e altri (vedasi l'articolo) l'azienda di Itri li commercializza ricavandone del vino etichettato con riferimento all'antico titolo romano, e d'altronde quelle viti non sono prodotte con cloni su portainnesto da nessuna azienda italiana, e neanche comprese nell'elenco ufficiale italiano, mi sa tanto il ministero dell'agricoltura ne ignora l'esistenza, e chi le possiede nemmeno lo sa. D'altronde esiste un programma di "tutela risorse autoctone del Lazio" reperibile su : "La tutela delle risorse autoctone del Lazio Il Registro ... " (inserire in barra google e cerca). che cita "Una Legge per la tutela dell’agrobiodiversità del Lazio: La Regione Lazio, sulla scorta delle indicazioni fornite dalla Convenzione sulla Diversità Biologica, con la Legge 1 marzo 2000, n.15, tutela le risorse genetiche autoctone del Lazio, d’interesse agrario e a rischio di erosione genetica. Sono tutelate tutte le specie, le razze, le popolazioni, le varietà locali, gli ecotipi, i cloni e le cultivar, compresi i selvatici delle specie vegetali coltivate, nonché le razze e le popolazioni animali d’interesse zootecnico:• autoctone, cioè originarie delLazio o introdotte e integrate nell’agroecosistema laziale da almeno cinquant’anni; quindi il mio tentativo può proseguire, penso
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28/07/2015, 18:21 |
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Tizio8020
Iscritto il: 14/06/2014, 12:57 Messaggi: 216
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Purtoppo NON esistono più viti originarie europee... figurati di "epoca romana". Dall'invasione della Fillossera in poi, l'unica maniera trovata per reimpiantare vigneti è stato di innestare le varietà preesistenti su barbatelle di vite americana. http://www.acquabuona.it/agronomo/annon ... sera.shtml
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28/07/2015, 19:47 |
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marco77
Iscritto il: 08/12/2009, 13:37 Messaggi: 3588 Località: Catania
Formazione: Laurea in Scienze e tecnologie agrarie
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quindi il passo e' essere sicuro delle varieta' che hai e poi verificare se puoi rifarti a quel programma. ma ripeto ti devi muovere sui tecnici in loco specie quelli di assessorato e condotta agraria
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29/07/2015, 10:06 |
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Pedru
Sez. Cani
Iscritto il: 02/12/2010, 23:57 Messaggi: 4660 Località: Sassari
Formazione: Universitaria
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Tizio8020 ha scritto: Purtoppo NON esistono più viti originarie europee... figurati di "epoca romana". Dall'invasione della Fillossera in poi, l'unica maniera trovata per reimpiantare vigneti è stato di innestare le varietà preesistenti su barbatelle di vite americana Come, NON esistono più "viti originarie europee"? quelle innestate su "piede americano" sono sempre EUROPEE originarie, è solo il portainnesto che è americano, appunto per resistere alla fillosserara. A meno che non siano ibridi come l' Uva Fragola o Isabella. Pensa che in Sardegna ci sono ancora viti ultracentenarie su piede franco (cioè non innestate) di varietà sarde, su terreno sabbioso. Qualcuna si piede franco ce l'ho anch'io. Forse tu stai confondendo la “viticoltura” con i "vitigni". Ti cito le ultime frasi dell’articolo da te stesso linkato che chiarisce bene la questione: “ Un immenso lavoro si compì in quegli anni che videro intere regioni viticole ricostruite con le nuove barbatelle bimembre. La viticoltura conosciuta da tutto il mondo antico, medievale e dell'epoca dei lumi era scomparsa per sempre. Nasceva la nuova viticoltura” Nasceva la nuova viticultura: cioè ormai le vecchie tecniche non erano più sufficienti e contro la fillossera si ricorse all’innesto, contro l’oidio allo zolfo e contro la peronospora al rame, ma con le nuove tecniche si salvo il patrimonio di vite europea (vitis vinifera) Vero è che alquanto improbabile stabilire con certezza che le viti in oggetto siano del periodo romano, a meno che non si ricorra al DNA comparato con vitigni sicuramente di epoca romana. Saluti Pedru
_________________ Su ki iskhit su foghile ki no l'lskhet su Jannile
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01/08/2015, 9:59 |
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Tizio8020
Iscritto il: 14/06/2014, 12:57 Messaggi: 216
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Hai ragione, le viti sono quelle. La vite più vecchia del mondo è in Italia, ed ha 350 anni. http://fioriefoglie.tgcom24.it/2012/10/ ... -350-anni/L'epoca "romana" è finita moolto prima, nel 476 dc. Quindi, siamo sicuri che viti di epoca romana non ce ne sono. Magari però la sua è una vite franca, potrebbe anche essere, le varietà antiche non erano tutte attaccate dalla fillossera. Lasciamo stare l'uva fragola, non è originaria europea, ma americana. Non puoi nemmeno produrne vino, se non per autoconsumo. Sarebbe interessante capire cosa potrebbe eesere cambiato , a livelo organolettico e di vinificazione, con l'innesto su vite americana. Magari non cambia assolutamente nulla, in tal caso il vino attuale potrebbe pure eessere lo steso dell'antichità (facendo le dovute tare in quanto a trattamenti in cantina).
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01/08/2015, 11:32 |
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Pedru
Sez. Cani
Iscritto il: 02/12/2010, 23:57 Messaggi: 4660 Località: Sassari
Formazione: Universitaria
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Si, l' Uva Fragola, per quanto ne so, è un incrocio tra vite americana e vite europea ottenuto in America nella prima metà dell' '800 e ce ne sono anche altre, per esempio la Clinton. Sicuramente, con l'innesto, si è salvata la vitis Vinifera, ma è probabile che qualcosa nel gusto dell'uva cambi a seconda della varietà di vite americana impiegata come porta innesto. Ma secondo me molto poco, perché le nostre varietà di vite europea, anche se innestate, conservano sempre le loro esclusive caratteristiche e non prendono mai quel sapore "volpino" caratteristico delle uve americane Saluti Pedru
_________________ Su ki iskhit su foghile ki no l'lskhet su Jannile
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01/08/2015, 12:18 |
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Tizio8020
Iscritto il: 14/06/2014, 12:57 Messaggi: 216
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01/08/2015, 13:31 |
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Pedru
Sez. Cani
Iscritto il: 02/12/2010, 23:57 Messaggi: 4660 Località: Sassari
Formazione: Universitaria
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Molto interessante, ma certamente quell’articolo ignora scoperte avvenute in tempi recenti: curiosità per curiosità, il sottoscritto in data 3 Febbraio 2015, aveva aperto una discussione sull’origine del vino nel Mediterraneo Occidentale nella sezione industria enologica di questo Forum, di cui cito il link: industria-enologica-f38/storia-del-vino-t89869.htmlda cui risulta che in Sardegna, all’inizio di quest’anno, è stato scoperto un deposito contenete, fra l’altro (come semi di melone!), mucchi di semi di vinaccioli usati certamente per la produzione di vino, datato col metodo del radio-carbonio nel periodo fra il 1300 e 1100 simili alle varietà sarde attualmente esistenti di Malvasia e Vernaccia. Dello stesso periodo si sono trovate attrezzature per la produzione e la conservazione del vino: 1100 – 1300 a. C. è un epoca antecedente a quella dei fenici e dei greci (greci che in Sardegna non sono mai venuti, se non sporadicamente) e, ovviamente, all'epoca romana. Il Corriere della sera, e non solo, una decina di anni fa aveva pubblicato notizie dettagliate su ritrovamenti di grandi mucchi di vinaccioli in siti nuragici sparsi un po’ in tutta la Sardegna, più o meno dello stesso periodo e sempre accanto ad attrezzature atte alla produzione e alla conservazione del vino. In quel caso si parlava di uva simile al Cannonau, attualmente il vitigno più coltivato in Sardegna. Il discorso sarebbe lungo ma, almeno per ora, preferisco finire qui Saluti Pedru
_________________ Su ki iskhit su foghile ki no l'lskhet su Jannile
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01/08/2015, 23:01 |
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