Apprendo ha scritto:Nella proposta di riforma della PAC 2014-2020 è prevista l'abolizione di tutte le forme di restrizione della produzione: quote zucchero, quote latte e diritti di impianto dei vigneti. Si va verso la totale liberalizzazione.
Per quanto riguarda i diritti di impianto, nella proposta si dice di abolirla dal 1° Gennaio 2016 lasciando la facoltà agli Stati membri di prorogare l’abolizione al 1° gennaio 2019. Penso che i Paesi grandi produttori di vino si muoveranno in tal senso.
La proposta (e siamo ben lontani da una forma definitiva) prevede, ad oggi, che i diritti di reimpianto vengano trasformati in autorizzazioni all'impianto, facendo scomparire la compravendita, dal 1° gennaio 2016. Così se uno espianta il vigneto e non lo reimpinata entro tre anni, vede estinta la sua autorizzazione che torna alla regione che poi la redistribuisce a chi la richiede. Pare che ogni regione potrà impiantare un 1% di diritti nuovi ogni anno se ci sono più richieste e in altre regioni più rinuncie.
Questo creerà un po' di problemi.
Primo, prima di espiantare un vigneto una persona ci penserà molto bene, con conseguente crollo degli impianti nuovi in Italia. Essenzialmente la vigna chi ce l'ha se la tiene. Infatti i diritti (che verranno trasformati in autorizzazioni) vedono ad oggi schizzare il loro prezzo a 15.000 euro all'ettaro in Friuli, con viticultori in costante ricerca di un pezzo di carta valido.
Secondo, le regioni dove non si vende vino, non avranno interesse a far uscire i loro diritti, bloccando lo sviluppo di zone con vitigni richiesti dal mercato.
Terzo, i vivaisti possono chiudere i battenti (invece se i diritti fossero eliminati i vivaisti mangerebbero aragosta ogni giorno).
Quarto devono spiegarmi come un diritto che nella zona del Montepulciano vale 40.000 euro all'ettaro possa essere portato a zero per decreto senza incorrere in ricorsi delle aziende che magari li mettono anche a bilancio.
Se invece ci fosse una liberalizzazione totale le piccole cantine (nel solo Friuli ce ne sono 2.000 se non erro) potrebbero chiudere domani, sarebbe la fine della vinificazione di pregio e l'apertura a produttori esteri che avranno sempre costi inferiori.
Abbiamo cominciato a vendere viti in Cina. Le condizioni climatiche non sono ottimali per la vite, ma il vino prima o poi lo faranno. Un produttore europeo può solo produrre cose TIPICHE, di QUALITà ECCELSA e associarsi per DIVERSIFICARE IL PRODOTTO e AVERE PESO SPECIFICO NEL MERCATO GLOBALE.
Non capisco perchè tanti piccoli produttori di diverse regioni italiane non facciano un bel consorzio. Ognuno produce la sua quota di vini autoctoni e la sua quota di vini internzionali, e con una sola linea di vendita si piazzano i prodotti di 100 cantine italiane. Certo, ci vuole serietà, onestà e farsi bene i conti.
Noi a Rauscedo abbiamo fatto così per le barbatelle. Si litiga ogni giorno, ma si campa discretamente tutti quanti da 80 anni in qua.