Questi alcuni vitigni liguri a bacca bianca:
•Albarola: E’ un autoctono a bacca bianca diffuso soprattutto nella zona delle Cinque Terre ed entra a far parte, con bosco e vermentino, del Cinque Terre Doc e Sciacchetrà Doc. Le sue origini restano piuttosto misteriose, anche se sembra avere qualche similitudine con un altro vitigno autoctono ligure, la bianchetta genovese. Ama le esposizioni soleggiate, fresche e ventilate e produce grappoli piuttosto piccoli con acino dalla buccia sottile e pruinosa. Se vinificato in purezza, dona vini dal colore giallo paglierino chiaro, con delicati profumi di erbe di campo, dal gusto armonioso e poco acido. Per questo suo profilo piuttosto semplice, si preferisce utilizzarlo in uvaggio per produrre il Cinque Terre Doc.
•Bosco: Anche l’uva bosco è autoctona della zona di Levante, in particolare di Riomaggiore. È un vitigno a bacca bianca che produce grappoli abbastanza grandi con buccia spessa e pruinosa. Difficilmente è vinificato in purezza, quasi sempre viene utilizzato per produrre il Cinque Terre Sciacchetrà DOC. Tende, infatti, a ossidarsi piuttosto facilmente e questa sua caratteristica, unita a una propensione naturale all’appassimento, lo rendono perfetto per la produzione di vini dolci.
•Bianchetta Genovese: E’ un vitigno autoctono a bacca bianca, coltivato nella zona della Val Polcevera, nei pressi di Genova. Molto antico e dalle origini incerte, è un vitigno che ha alcuni tratti in comune con l’albarola. In passato era presente in tutta la riviera di Levante ma oggi la sua coltivazione è limitata solo alla zona storica. E’ un vitigno resistente, con una maturazione piuttosto precoce. Può essere allevato anche a buone altitudini, in zone dal clima fresco e ventilato. Produce grappoli piuttosto piccoli, con buccia sottile e pruinosa di colore giallo-verdastro. Vinificato in purezza, regala vini dal colore giallo paglierino tenue, con delicati profumi floreali. Il gusto è fresco, leggero con finale piacevolmente sapido.
•Scimiscià: E’ un altro vitigno autoctono ligure che ha rischiato l’estinzione, soprattutto per la sua scarsa produttività, conosciuto anche con i nomi di cimixà, scimixà o ximixà. Il nome deriva dall’espressione ligure “cimiciato” che significa puntinato, a sottolineare la presenza di piccole macchie sulla buccia degli acini maturi. E’ un vitigno a bacca bianca di cui non si conoscono le origini, ma è da sempre presente nell’entroterra di Chiavari e Lavagna. Oggi ne rimangono poche vigne solo in Val Fontanabuona, grazie all’impegno e alla passione di alcuni vigneron locali. E’ una pianta che produce pochi grappoli, con acini dall’alto tenore zuccherino, adatti anche a realizzare vini passiti particolarmente morbidi e suadenti. In vino secco prodotto con scimiscià è piuttosto interessante. Ha un colore giallo paglierino e al naso sprigiona un bouquet con profumi di fiori bianchi, fresche note agrumate e fruttate. Al palato ha un buon corpo, con frutto ricco, armonioso e chiusura sapida.
•Lumassina: Detto anche mataossù, è un altro vitigno autoctono a bacca bianca dalla diffusione territoriale molto limitata, che viene coltivato nell’entroterra di Finale Ligure e Noli. Il nome in ligure significa lumachina e fa riferimento a un tipico abbinamento della cucina del territorio, che per antica tradizione accompagnava le lumache in umido o al verde con il vino Lumassina. E’ una pianta dalla produzione abbondante e a maturazione tardiva, con grappoli piuttosto grandi e acini con una buccia sottile di colore verdastro. Il vino ha un colore giallo paglierino scarico. Al naso esprime delicati aromi floreali e fruttati, con sentori di erbe di campo. Il gusto è leggero, fresco e sapido. Per la sua buona acidità, è adatto anche alla spumantizzazione con Metodo Martinotti o Metodo Classico.
•Pigato: Tra i vitigni a bacca bianca autoctoni della Liguria è sicuramente il più famoso. La sua diffusione è limitata alle provincie di Savona e soprattutto Imperia, dove ha trovato condizioni climatiche e suoli per esprimersi al meglio. Ama, infatti, le esposizioni collinari, soleggiate, ma fresche e ventilate. Si tratta di un vitigno che ha molte similitudini con il vermentino, tanto da supporre che ne sia un clone, che si è poi differenziato localmente nel corso dei secoli. Il nome deriva dall’espressione ligure “picau”, ovvero coperto di puntini, così come appaiono gli acini quando arrivano a maturazione completa. Il vino ha un colore giallo paglierino, con un profilo aromatico che esprime profumi di erbe officinali, macchia mediterranea e aromi di frutta matura a polpa gialla. Al palato ha buon corpo, frutto ampio, armonioso, bella freschezza e sapidità. Il finale è leggermente ammandorlato.
Fonte:
https://blog.vino75.com/