Cosa intendi per locomotiva dell'industria enologica italiana?
La parola industria mi fa venire la pelle d'oca.
Quantità esorbitanti per ettaro e vini scadenti e estremamente chimici?
No grazie non m'interessa vedere certe cose, penso tu abbia letto troppi libri sbagliati e ascoltato gente che non sa dove sta di casa, evinco dalle tue parole una preparazione scolastica chimica su una viticoltura arcaica che porta regresso alla vera locomotiva dell'artigianato enologico italiano!

Evinci male.
Il 90% del vino italiano è imbottigliato e commercializzato dal triveneto. Comparto che muove miliardi, ergo, volente o nolente, è un'industria. La maggior parte di essa, tra l'altro, di qualità.
Triveneto che daltronde ha delle produzioni di estrema eccellenza.
Mai sentito parlare di Amarone, Valpolicella, Cartizze, Collio friulano, Ramandolo, Picolit, ecc?
Non ho mai studiato agraria o enologia o quant'altro. So per esperienza personale che NON CI SONO REGOLE UGUALI valide per tutta Italia. La Franciacorta è diversa dal Cilento. Consigliare una pratica valida in Sicila a un neofita del Piemonte è un suicidio.
Quindi consigliare di evitare certe pratiche è quanto meno miope. Come considerare certe pratiche dannose per ottenere produzioni di qualità.
Evinco dalle tue parole nessuna cultura sul mondo enologico italiano al difuori della tua misteriosa regione (che ti ostini a non mettere quando è una regola del blog).
Tanto per fare un esempio, un Pinot Grigio di una zona delle Grave particolarmente sassosa, se irrigato ogni 6 giorni, può produrre da 100 a 120 Q/ha. Lo stesso vitigno nel basso Veneto non irriguo produce naturalmente 180 quintali. E' universalmente riconosciuto che il Pinot Grigio delle grave è di qualità nettamente superiore a quello della ricca pianiura veneta. Ma allora di cosa parliamo?

Come immaginavo non hai alcuna preparazione ed esperienza in merito la vitivinicoltura di qualità, noto invece molta presunzione in quello che dici, non ho altro da aggiungere, mi dispiace delle tue convinzioni.Ti saluto!

Si si, buonanotte dottore.
E' dal 1930 che coltiviamo la vite. Chiedi a qualcuno se conosce Rauscedo e fatti una cultura.

è dal 1930....? e mi sa che ci siete rimasti nel 1930 aggiornatevi un po' dai... se vuoi possiamo confrontarci non ho problemi, anzi mi piacerebbe un giorno se questo 99,9% cambiasse idea e prospettiva su quella che è la vera vitivinicoltura che da vita a prodotti unici per veri estimatori. Il prodotti industriali lasciano il tempo che trovano, l'arte di coltivare la vite e lavorare il vino quella è un'altra cosa fidati.

Un'ultima cosa, mica sei parente di Farinetti ?

cerca di aiutarle in tutti i modi senza strafare pero
sono sintomi di vite giovanissima sotto stress, radici poche e corte e acqua/umidità che non riesce a raggiungerle