La storia del rame in agricoltura è lunga e incomincia da un espediente che i contadini usavano per scoraggiare i monelli e i piccoli furti di uva: cospargevano il fogliame con una mistura di solfato di rame che tingeva le viti di un vistoso verde/blu ed era ritenuto velenoso.
Un tal Millardet, micologo e studioso di viticoltura si avvide intorno agli anni '80 dell'ottocento che quelle viti così trattate si ammalavano meno di pernospora.
Siccome "il caso colpisce le menti preparate " (Pasteur) e Millardet l'aveva quella mente, da quell'osservazione si arrivò in pochi anni a introdurre una poltiglia a base di rame come antiperonosporico: Millardet presentò nel 1885 alla
Societè d’Agriculture de la Girond una miscela di solfato di rame e calce. Nacque così la poltiglia bordolese.
A cavallo tra otto- e novecento furono ideate formule varie di poltiglie, più acide e meno acide a seconda di quanta calce si usava per neutralizzre il solfato di rame, arricchite di ingredienti vari per migliorarne l'adesività e quant'altro.
Verso il 1920 Caffaro propose l'ossicloruro di rame e calcio che rappresentò una importante innovazione in quanto era un preparato già pronto.
Nel tempo ci si rese conto che come fungicida il rame era più attivo tanto più facilmente e prontamente rilasciava ioni Cu++ ai quali è dovuta l'azione fungicida; dunque si studiarano altre possibilità come l'ossido di rame (rame rosso) e soprattutto l'idrossido CuOH, il quale fu posto in commercio a partire dagli anni '70 del novecento. Una ventina di anni più tardi fu lanciato l'ultimo ritrovato: un solfato di rame tribasico neutralizzato con ammoniaca in formulazione liquida.
Ulteriori migliorie sono state introdotte grazie alla tecnologia di preparazione (atta a incrementare la perfomance e a ridurre problemi di flocculazione, precipitazione, cristallizzazione):
- per la poltiglia bordolese ad es. la stabilità del pH, l'ampia miscibilità con altri Prodotti Fitosanitari, l'aumento della performance grazie alle formulazioni WG (=granuli idrodisperdibili) e SC (= concentrato in sospensione);
- per l'ossicloruro e l'idrossido ad es. miglioramento della persistenza, la riduzione delle micelle, l'impiego di nuovi coadiuvanti.
Sono stati infine sperimentati altri composti rameici come il gliconato di rame, principalmente allo scopo di ottimizzare la perfomance e ridurre le quantità per ettaro.
Conclusioni:
- dimentichiamo le laboriose, e incerte nei risulati, preparazioni domestiche e andiamo su un buon prodotto commerciale;
- se si ha bisogno di una maggior prontezza di azione e limitare i dosaggi per ettaro è preferibile il rame come idrossido;
- se si vuol contenere una batteriosi meglio l'ossicloruro della poltiglia; l'ossicloruro tetraramico rispetto a quello di rame e calcio ha una azione meno pronta ed è più fitotossico ma è più peristente;
- se si cerca soprattutto la persistenza è preferibile la poltiglia bordolese.
P.S.
Per la storia dello zolfo alla prossima puntata
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