Ciao a tutti, premetto che ovviamente ognuno fa quello che vuole e ognuno ha le proprie esigenze, quindi parlo di me stesso e basta.
C'è stato un periodo, prima di impiantare la vigna nuova, in cui il terreno ha riposato, oltre un anno.
Subito dopo l'espianto della vigna vecchia avevamo provveduto a fare una concimazione di fondo con letame organico maturo, e in fatti se ne sono visti gli effetti: gadone dappertutto. Il gadone (in sardo) è questa simpatica pianta:
ovvero in italiano il farinaccio.
Come ben sapete questa fottuta erba è maledetta, perché poi produce centinaia di semi che appena fa un po' di vento si spargono su tutto il terreno.
Era pieno, pieno dappertutto, se volete dare un'occhiata, potete vedere la mia vigna collegandovi a questo link su google maps (circa giugno luglio 2013), il verde che si vede è il gadone:
https://www.google.it/maps/place/08040+Urzulei+OG/@40.0893952,9.505791,107m/data=!3m1!1e3!4m2!3m1!1s0x12de67ce459bfa0f:0x56012806d765b7d0Per cui, giunto all'esasperazione, avevo deciso di usare il glyphosate per diserbare completamente, prima di effettuare l'impianto.
Ma poi, un giorno che per l'ennesima volta stavo zappando, ho alzato la testa, ho ascoltato il vento, ho respirato l'aria pulita, ho sentito gli uccelli che cinguettavano, e per la verità anche una poiana che volteggiava proprio sopra la vigna -anche se molto in alto- e il cui stridere si poteva sentire molto bene, ho pensato: non posso avvelenare questo ambiente.
E questo perché è si vero che estirpare le erbacce, zappare in continuazione, spendere soldi in fresature, trattori etc., stare attenti è faticoso e dispendioso; ed è altresì vero che il diserbante, se dato con cura, comporta un inquinamento davvero minimo.
E ancora ma mi son chiesto: ma che cavolo, ho un dono della natura tra le mani, ringrazio il caso che me l'ha dato in concessione, ringrazio nonno che con amore ha sempre curato questo piccolo pezzo di terra, ma chi sono io per avvelenarlo e violarlo con prodotti alieni?
E come posso pensare di piantare delle piantine vive, delicate, inermi, che hanno bisogno di tutta la mia perizia e cura, di tutta la mia passione, in un terreno che è già ostile per la presenza di una agente tossico? Che modo è di partire con una nuova avventura se già all'inizio c'è la parola "veleno", anche se seminascosta o ingentilita?
Non me la sono sentita e anzi tutt'oggi mi pento di averci solo pensato.
E così vado avanti: olio di gomito, zappa in mano, calli e bolle, schiena rotta e mano al portafogli.
Ma almeno so che quando mi figlio ci va a giocare o a fare finta di potare, sono sicuro che se anche raccoglie qualcosa da terra e la mette in bocca, di sicuro non sta mangiando veleno (a meno che non becchi la cicuta, a questa è un'altra storia).
Ripeto e ri-ripeto: questa non vuole assolutamente essere ne' un predicozzo, ne' una morale ne' niente del genere, me ne guarderei bene; sto solo raccontando la mia esperienza, se poi qualcuno rimarrà colpito e vorrà fare altrettanto sarò ben felice, ma siamo sempre amici come prima in tutti i casi.
Alla prox!