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Coltivazione biodinamica della vite 
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PROLOGO
Oggi ero di passaggio nelle colline della mia giovinezza (allora ci andavamo in bicicletta pensando a Coppi), oggi in gran parte coltivate a vite (il vino di punta è il Gavi DOCG, ma all'epoca era semplicemente il cortese) (foto 1). Poiché la giornata era splendita mi sono fermato a mangiare un boccone. Il paese è piccolo e già al bar ho scambiato quattro chiacchere con due giovani viticoltori (ormai quasi una rarità in ambiente agricolo).
Per inciso avevo una curiosità da soddisfare nata da una appendice di discussione proprio su questo forum relativa alle fasi fenologiche della vite: ho avuto conferma di quanto avevo letto nella scheda ampelografica, solo che quest'anno sono in anticipo di un paio di settimane e avevano ormai concluso la vendemmia (tuttavia girando qualche grappolo ancora appeso lo visto, e già che c'ero ne ho fotografato uno sotto foglie con sintomi di mal dell'esca, avversità che mi hanno confermato essere presente in zona) (foto 2).

CORSO DI BIODINAMICA
Alcuni anni fa mi ero iscritto a un corso di biodinamica in realtà pensando si trattasse di tecniche di coltivazione biologica (non di una filosofia olistica). Il relatore era un tipo un po' alla hippy con ampi giri di collanoni esoterici al collo... e fin lì ci poteva stare. Ora però, avendo io una formazione di tipo scientifico confesso che man mano il corso procedeva con l'illustrazione dei preparati, degli effetti delle influenze astrali et similia cresceva la mia perplessità, ma ho fatto buon viso e alla fine mi sono prestato a simulare la 'dinamizzazione' consistente nel rimestare, secondo un ben preciso movimento, un qualcosa dentro un pentolone mod. Strega Grimilde.
Attualmente tuttavia, a causa soprattutto delle sempre maggiori restrizioni dell'impiego dei prodotti fitosanitari di sintesi, anche la ricerca scientifica studia nuovi mezzi e nuove strategie di difesa da parassiti e patogeni (il campo di mio interesse) esplorando quanto ci può essere di buono nelle pratiche alternative o di antica saggezza contadina.

COSA HO VISTO
Intanto ho visto questa insegna (foto 3), ma le viti coltivate attorno (foto 4) non differivano come modalità di impianto e aspetto da quelle di aziende limitrofe condotte con metodo tradizionale.
Nella pratica poi gli interventi fitoiatrici sono analoghi a quelli in uso nell'area, dove la peronospora è quasi assente, non è arrivata la flavescenza, e l'avversità più insidiosa è il mal bianco contrastato prevalentemente con zolfi (ventilati).
Mi hanno comunque accennato al corno-letame (una sorta di 'lievito della terra'?) e al corno-silice (una sorta di ' luce riflessa' che respinge le malattie?), ma purtroppo oggi non c'era la fitopatologa e dunque dovrò rimandare le mie domande al riguardo alla prossima visita.

CERTIFICAZIONI
La cosa importante che ho potuto infine apprendere è l'elevato numero di controlli ed esami sia sulla pratiche in campo sia sulla vinificazione a cui tale azienda deve sottostare per marchiare il suo vino come biologico.

CONCLUSIONE
Naturalmente sono poi ripartito con un paio di cartoni.


Allegati:
1. vigneti zona cortese di Gavi.jpg
1. vigneti zona cortese di Gavi.jpg [ 115.27 KiB | Osservato 792 volte ]
2. mal dell'esca.jpg
2. mal dell'esca.jpg [ 113.63 KiB | Osservato 792 volte ]
3. insegna bio.jpg
3. insegna bio.jpg [ 91.06 KiB | Osservato 792 volte ]
4. vigneti biologico.jpg
4. vigneti biologico.jpg [ 128.57 KiB | Osservato 790 volte ]
21/09/2017, 23:52
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Ciao, mi sfugge il senso del post però, volevi iniziare una discussione sul metodo biodinamico in viticoltura?


22/09/2017, 9:54
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Bene, ho pensato di cogliere l'occasione che mi si è presentata per offrire uno spunto di discussione in particolare appunto sulla coltivazione biodinamica della vite in particolare, come avevo evidenziato, sotto il profilo della difesa.

Da questo punto di vista mi interesserebbe sapere, se qualcuno pratica tale sistema, quali mezzi o strategie vengono impiegati per il controllo delle principali avversità e se e dove siano reperibili informazioni inerenti prove di confronto, in forma controllata, tra conduzione tradizionale e quella biodinamica che in linea di principio dovrebbe differire da quella propriamente biologica (immagino per esempio no rame no zolfo o altri prodotti consentiti nel biologico come insetticidi a base di spinosad).

Ad es. la prima foto che ho inserito non l'ho scattata a caso: la rosa in capo al filare è una vecchia pratica oggi ribattezzata pianta-spia, ossia una sorta di sentinella che, ammalandosi per prima, consente di intervenire in tempo per proteggere il vigneto. E qui ci sarebbe già argomento per un approfondimento: spia di quale malattia? se mal bianco, trattandosi di specie diverse quelle che attaccano rosa e vite, può funzionare ugualmente?

Mi scuso se il tema è già stato trattato, ma essendo iscritto da poco un po' per pigrizia non sono andato a verificare in archivio del forum.


22/09/2017, 10:50
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Non sono informato sull'argomento, ma tempo fa, conversando con degli amici viticoltori toscani mi hanno parlato dell'usanza nelle loro zone (provincia di Grosseto) di piantumare le rose in capo al filare per accorgersi preventimante di attacchi peronosporici sul vigneto. Infatti a detta loro, gli effetti dell'attacco fungineo si presentavano più velocemente su queste piante rispetto alla vite. Un campanello di allarme insomma :mrgreen:
Sinceramente non chiesi se il concetto fosse applicabile anche ad attacchi di oidio o altre patologie della vite.


22/09/2017, 13:14
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Lampa ha scritto:
...per accorgersi preventimante di attacchi peronosporici sul vigneto. Infatti a detta loro, gli effetti dell'attacco fungineo si presentavano più velocemente su queste piante rispetto alla vite. Un campanello di allarme insomma :mrgreen: ...


Grazie per la risposta.

Credo però che quella credenza sia riferita piuttosto al mal bianco.
Plasmopara viticola ha come piante ospiti la vite europea, quella americana e altri generi delle vitacee (Vitis spp., Parthenocissus spp., and Ampelopsis spp.). Negli USA hanno identificato cinque specie criptiche di P. viticola, cioè varianti patogenetiche o forme speciali determinate con metodi di indagine molecolari (il centro di origine della peronospora della vite si ritiene sia il nord-est dell'America), ma nessuna è stata isolata da rosacee (solo dai suoi ospiti naturali).
Su rosa c'è un'altra peronospora che si chiama Peronospora sparsa, che a sua volta ha altre pianti ospiti (es. del genere Rubus) ma non la vite.
Se l'antico scopo fosse stato quello di sentinella per la peronospora, nel senso che se ci sono le condizioni per l'attacco di quella della rosa dovrebbero esserci anche quelle per l'altra, bisognerebbe considerare due importanti limiti:
- non è detto che in zona ci sia inoculo di entrambe le peronospore,
- non è detto che le due peronospore abbiano analogo comportamento epidemiologico (germinazione oospore, infezione, colonizzazione rispetto a temperatura, pioggia, bagnatura fogliare).

Non è che per il mal bianco il concetto sia diverso (anche in queso caso si tratta di due specie di oidio diverse). Ho letto da qualche parte che l'uso era appunto in quel senso (ma mi piacerebbe saper qualcosa di più su questa tradizione), e in particolare i vecchi contadini notavano che il mal bianco della rosa si manifestava una settimana prima di quello della vite.

Oggi però le condizioni climatiche e biologiche sono alquanto cambiate, per cui fidarsi della rosa come pianta-spia è bene ma non fidarsi è meglio ;) .
Rimane tuttavia, e a mio parere da preservare, il valore culturale e simbolico del fiore in capo al filare di viti.


22/09/2017, 15:16
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Per quel poco che ne so pure i biodinamici alla fine usano sia il rame che lo zolfo, quindi non è che poi cambi molto dalla gestione biologica


22/09/2017, 16:52
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La spiegazione che mi sono fatto io sulle rose è che ipotizzando che i due diversi ceppi di peronospora si sviluppino nelle medesime condizioni di umidità e temperatura e che la rosa sia più ricettiva della vite, al vedere che la rosa si ammala si può presupporre che ci sono le condizioni anche per la peronospora della vite e si comincia con la copertura... una sorta sorta di "regola dei tre 10" ma data da un indicatore naturale :D
Ma si parla per ipotesi appunto


22/09/2017, 16:57
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leorasta ha scritto:
La spiegazione che mi sono fatto io sulle rose è che ipotizzando che i due diversi ceppi di peronospora si sviluppino nelle medesime condizioni di umidità e temperatura e che la rosa sia più ricettiva della vite, al vedere che la rosa si ammala si può presupporre che ci sono le condizioni anche per la peronospora della vite e si comincia con la copertura... una sorta sorta di "regola dei tre 10" ma data da un indicatore naturale :D
Ma si parla per ipotesi appunto


Ipotesi plausibile direi, in Francia se ne fa largo uso di questo metodo di sorveglianza naturale.

Ciao

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Nella vita non esistono sfide, ma solo una sfida, quella con te stesso...
"Gli esseri umani nascono con capacità diverse. Se sono liberi, non sono uguali. E se sono uguali, non sono liberi."
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22/09/2017, 17:48
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JeanGabin ha scritto:
leorasta ha scritto:
La spiegazione che mi sono fatto io sulle rose è che ipotizzando che i due diversi ceppi di peronospora si sviluppino nelle medesime condizioni di umidità e temperatura e che la rosa sia più ricettiva della vite, al vedere che la rosa si ammala si può presupporre che ci sono le condizioni anche per la peronospora della vite e si comincia con la copertura... una sorta sorta di "regola dei tre 10" ma data da un indicatore naturale :D
Ma si parla per ipotesi appunto


Ipotesi plausibile direi, in Francia se ne fa largo uso di questo metodo di sorveglianza naturale.

Ciao


Ho provato a fare qualche ricerca in rete.
Sotto il profilo epidemiologico per la peronospora della rosa ho trovato che per l'infezione ci vogliono 15-20 °C e per la colonizzazione 20-25 °C, quindi direi che è meno "primaticcia" di quella della vite.

Rispetto alla malattia a cui le rose fan da guardiane ho trovato solo mal bianco (powdery mildew), anche per la Toscana.

The vineyards in Tuscany are breathtakingly beautiful. Rose bushes grace the end of each row, adding to the picturesque scenery of the vines that caress the fields. The roses serve as shepherds of the grapes, standing vigilant to warn of danger.
One of the key diseases that vintners face is the possibility of powdery mildew infecting the grapes. Roses are exquisitely sensitive to powdery mildew and will show active fungus before the fungus occurs in the grape vines


Meno male che per la vite si sono anche informazioni in italiano (per inciso il filare della mia foto è di vitigno cortese, uva bianca, ecco allora spiegata la rosa gialla)

Le rose nelle vigne
Capita spesso di vedere delle rose in testa ai filari dei vigneti. Sono un omaggio alla tradizione che utilizzava questi fiori come campanello di allarme per segnalare l’arrivo del temutissimo mal bianco. Questo parassita, infatti, attacca prima le rose e poi, dopo circa una settimana, la vite e consente ai viticoltori di intervenire in tempo con gli anticrittogamici. Oggi si utilizzano sistemi scientifici di analisi e previsioni della diffusione dei parassiti, ma le rose sono rimaste, anzi si stanno diffondendo ulteriormente: rose gialle per i filari di uva bianca e rose rosse per quelli di uva nera. Oggi per le uve più importanti sono state create delle varietà specifiche di rose che portano il nome dei vitigni ai quali sono dedicate.


Ho cercato anche riferimenti in lingua francese, e ho scoperto che le rose oltre a sentinelle del mal bianco, erano piantate per un secondo scopo

Une autre explication est parfois avancée, sans contredire la première. Le travail du sol entre les rangs de vigne se faisait autrefois à l'aide de chevaux. Le rosier en bout de rang permettait de signaler au cheval le moment de tourner vers le rang suivant. Il évitait aussi au cheval de prendre le virage trop serré et d'arracher le dernier cep de vigne d'un rang.

Grazie a tutti, è stata una esplorazione interessante.


22/09/2017, 19:26
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