Quest anno ho provato a mettere i melari per la produzione di millefiori prima dell'acacia ottenendo scarsi risultati,come mi era stato detto da alcuni apicoltori,vorrei pero sapere se posso ritirare i melari senza poi smielarli e riposizionarli alla fine della fioritura dell'acacia...secondo voi c'e la possibilità che fermenti nei favi?o meglio deumidificarli e poi riconsegnarli alle api???Naturalmente se l'umidità è maggiore...
Il problema non è tanto l'umidità del miele adesso; anche se non è opercolato ci sono buone probabilità che si tratti di miele maturo e questo puoi accertarlo con l'ausilio di un rifrattometro, il vero problema è l'umidità che il miele non opercolato può assorbire durante l'immagazzinamento.
Ciao a tutti, riprendo questa vecchia discussione perché vorrei chiedervi alcune cose che ancora non mi sono chiare. E' stato detto che il melario va messo quando le api "imbiancano". Ho una famiglia veramente molto forte, siamo già a sei telaini di covata. Ho levato un telaino di scorta per inserire un foglio cereo, lasciandone due pieni. In più c'e il TIT3, quindi nel nido non c'è più spazio per aggiungere niente. Vedo che le api sono molto indaffarate e c'è un po' di intasamento sulla porticina. Tra poco il nido sarà pieno, ci saranno molte bottinatrici e andrà aggiunto il melario. Se lo metto troppo presto però c'è il rischio di raffreddamento della covata. Qual è la temperatura minima notturna consigliabile? Mi piacerebbe raccogliere un po' di miele di tarassaco, visto che ce n'è in abbondanza qui attorno. Mi chiedo anche se abbia senso interporre un diaframma tra nido e melario, in modo da non far disperdere troppo calore. Pensavo a un foglio di compensato con un foro di comunicazione, oppure anche all' apiscampo lasciato aperto. In questo modo si dovrebbe aiutare il mantenimento della temperatura del nido. E' una sciocchezza tutto questo o può aver senso?
Con una famiglia forte non esiste il rischio di raffreddare la covata mettendo il melario. D'altronde, la scelta è obbligata, visto che ha bisogno di spazio, altrimenti la si spinge a sciamare.
Buonasera, vorrei riprendere questo vecchio argomento. Ho guardato in giro e qualcosa ho trovato, ma vorrei chiedere più specificatamente: Apiario a 500m slm in Valtellina, Rubinia pseudoacacia in fiore da 5 giorni, in previsione una settimana di nuvolo con rovesci saltuari ma temperature miti primaverili. Alcune arnie (circa la metà) con 6 telaini di covata, alcune con 5 e solo una con covata su 7 telaini. Per il resto in ogni cassa ai lati sponde con pochissime scorte e 1 telaino Campero tripartito. Regine verdi o azzurre (del 2019 e del 2020). Nessun segno di febbre sciamatoria. La mia domanda era ovviamente: possiamo/dobbiamo mettere i melari? E soprattutto: solo a quella con 7 telaini di covata? Conviene stringerle con due diaframmi e lasciare solo una sponda per eventuali scorte? A giugno si prevede fioritura abbondante di tiglio/castagno. Grazie anticipatamente
Se vuoi tentare di raccogliere qualcosa anche con le famiglie meno forti, le devi stringere più possibile, poi, una volta finita la fioritura inizi a dare spazio per farle crescere.
Sarò in controtendenza rispetto ai più, che magari hanno (giustamente) necessità di pagare le bollette con i proventi del miele, ma io sono contrario a "forzarle" per farle salire a mielario a tutti i costi. Io preferisco far crescere (prima) le famiglie e poi (e se...) raccogliere miele, senza stringimenti, senza nutrizioni particolari, in maniera molto naturale (terzo anno con favo naturale in dadant). In questo modo non ho le perdite di famiglie in inverno, sento di professionisti che dichiarano perdite di famiglie intorno al 20/30% ogni anno, non ho bisogno di nutrirle, e a parte un panetto di candito nei periodi freddi, messo più per scrupolo che per reale necessità, da 3 anni a questa parte non ho avuto problemi di "fame". E, agevolato anche dal mio clima, non stringo (molto) nemmeno in inverno. Ma questo ovviamente dipende molto dalla zona, e mi permette di partire con famiglie già pronte a primavera.
Per cui... io mi assicurerei che abbiano scorte (e spazio) sufficienti nel nido, e come facevano gli "antichi" metto i mielari quando cominciano a "sbiancare", al limite li ignorano se prima non riempiono sotto (SE non si prevedono bruschi e repentini cali di temperatura...).
Obombo ha scritto:Se vuoi tentare di raccogliere qualcosa anche con le famiglie meno forti, le devi stringere più possibile, poi, una volta finita la fioritura inizi a dare spazio per farle crescere.
Sebaseba ha scritto:Sarò in controtendenza rispetto ai più, che magari hanno (giustamente) necessità di pagare le bollette con i proventi del miele, ma io sono contrario a "forzarle" per farle salire a mielario a tutti i costi. Io preferisco far crescere (prima) le famiglie e poi (e se...) raccogliere miele, senza stringimenti, senza nutrizioni particolari, in maniera molto naturale (terzo anno con favo naturale in dadant). In questo modo non ho le perdite di famiglie in inverno, sento di professionisti che dichiarano perdite di famiglie intorno al 20/30% ogni anno, non ho bisogno di nutrirle, e a parte un panetto di candito nei periodi freddi, messo più per scrupolo che per reale necessità, da 3 anni a questa parte non ho avuto problemi di "fame". E, agevolato anche dal mio clima, non stringo (molto) nemmeno in inverno. Ma questo ovviamente dipende molto dalla zona, e mi permette di partire con famiglie già pronte a primavera.
Per cui... io mi assicurerei che abbiano scorte (e spazio) sufficienti nel nido, e come facevano gli "antichi" metto i mielari quando cominciano a "sbiancare", al limite li ignorano se prima non riempiono sotto (SE non si prevedono bruschi e repentini cali di temperatura...).
Al momento di mettere i melari, ci siamo accorti che sotto al coprifavo iniziavano a costruire cera nuova.. e anche nel telaino campero, alcune celle di alcune arnie avevano miele.. Grazie del parere