|
Perchè nutrire con miele di fiori
Autore |
Messaggio |
marcello
Iscritto il: 11/11/2008, 0:26 Messaggi: 600 Località: Chiavari(Genova)
|
Perchè nutrire con miele di fiori Il miele è il cibo naturale delle api, esse raccolgono il nettare dai fiori e lo elaborano su misura, infatti: "le api e i fiori sono legati da sempre, uno non può fare a meno dell'altro". L'alimento ideale è quello da fiori, il miele di melata è meno indicato, in quanto meno digeribile, può influire negativamente sula vita e attività delle api e quindi dell'alveare. La nutrizione a base di zucchero o di sostanze zuccherine è sconsigliabile sia per l'allevamento di api regine, sia per la produziopne della pappa reale. La nutrizione a base di zucchero va bene se data per necessità nei momenti in cui le api volano e lo trasformano in miele. Comunque questo miele derivato da sostanze zuccherine, se pur elaborato dalle api, non è completo come quello ottenuto dai fiori. La natura non si smentisce, anche nel mondo delle api si verifica lo stesso fenomeno che accade nella vita di altri esseri viventi. Il cibo con il quale l'organismo viene nutrito ha importanza vitale sulla sua funzionalità , sul vigore, sulla durata, nell'efficienza e nella qualità dei tessuti che lo compongono. La stessa differenza, l'attento osservatore la nota sulla qualità delle regine: Per quanto riguarda l'efficienza, il vigore, la longevità di quelle ottenute da una nutrizione naturale a base di miele buono, in confronto a altre che hanno ricevuto una alimentazione di sostanze zuccherine varie. Marcello
|
07/11/2009, 19:16 |
|
|
|
|
Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68661 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
|
Quindi, le api regina migliori sono quelle nutrite con miele di fiori? Ciao, Marco
_________________Segui Agraria.org anche su Facebook e Twitter ! Sei già iscritto all' Associazione di Agraria.org?
|
08/11/2009, 15:46 |
|
|
renzo
Iscritto il: 25/08/2009, 11:25 Messaggi: 506 Località: Ronchi Valsugana (Trentino)
Formazione: ingegnere+informatico
|
Ciao, la triste realta' e' un po' diversa: il miele e' il principale veicolo di propagazione per le spore di peste americana, per cui all'atto pratico si evita accuratamente di nutrire le api con miele, fatta eccezione nel ridare ad una famiglia in primavera le proprie scorte rimosse in autunno. Ma solo le proprie.
Capita di scoprire focolai di peste americana *dopo* aver smielato, per cui le relative spore sono ormai sparpagliate nel ciclo di lavorazione del miele. Contaminazione globale.
Altro argomento a sfavore dell'uso di miele come alimento per le api: nell'invecchiare aumenta la concentrazione di HMF, che e' tossico per le api.
|
09/11/2009, 11:20 |
|
|
marcello
Iscritto il: 11/11/2008, 0:26 Messaggi: 600 Località: Chiavari(Genova)
|
Marco ha scritto: Quindi, le api regina migliori sono quelle nutrite con miele di fiori? Ciao, Marco ciao, Allo stato naturale, senza l'intervento dell'uomo, si verifica che mediamente , in un apiario vi sono un terzo di alveari buoni un terzo di medi, e un terzo di scadenti. Molte componenti influiscono in maniera positiva o negativa sulla produttività , ma non vi è dubbio che la qualità e l'efficienza della regina riveste una importanza fodamentale . nell'allevare artificialmente le regine bisogna cercare di favorire quelle condizioni considerate ottimali che in natura non si verificano per una ragione o per un'altra. Le cause negative possono essere determinate da condizioni atmosferiche avverse, da sviluppo limitato , insufficiente nutrizione , periodo non favorevole, ceppo debole. Non è un caso che nella mia zona si ottengo le migliori regine nel periodo di fiotitura del castagno , risultato dovuto alle buone condizioni climatiche e alla continua importazione di nettare e polline. Differenza si nota fra regine ottenute con miele buono , in confronto a altre che ricevono una alimentazione zuccherina. Il miele deve essere di propria produzione e non miele del commercio allo scopo di non propagare le terribili malattie della peste (europea e americana). Ricorrendo alla preventiva bollitura per almeno mezz'ora , dopo l'aggiunta di un po' d'acqua non si corre questo rischio anche con miele incerto. Marcello
|
11/11/2009, 23:34 |
|
|
frankapi
Iscritto il: 28/10/2009, 17:39 Messaggi: 66 Località: Est Piemonte
|
Ciao Marcello, scusa ma stai dicendo che usi miele bollito come nutrimento ? Io ho sempre saputo che il miele cotto è tossico per le api ...o almeno anticipa l'invecchiamento.... In fase di allevamento regine la nutrizione è importante ma deve essere bilanciata e di ottima qualità...e normalmente si usa in assenza di raccolti esterni.
|
12/11/2009, 21:25 |
|
|
renzo
Iscritto il: 25/08/2009, 11:25 Messaggi: 506 Località: Ronchi Valsugana (Trentino)
Formazione: ingegnere+informatico
|
Per non parlare di cosa fa il calore ad enzimi e catene proteiche In generale, sono le api ad alimentare noi e non viceversa. Fanno eccezione i periodi come questo, per cui si rende necessario un sostegno invernale con candito, e primavera e/o fine estate, quando si stimola la deposizione con sciroppo. Ma nell'arco dell'annata sono eventi eccezionali che neanche valgono per tutte le famiglie.
|
12/11/2009, 22:36 |
|
|
marcello
Iscritto il: 11/11/2008, 0:26 Messaggi: 600 Località: Chiavari(Genova)
|
Le api si nutrono di miele . logica conseguenza di questa affermazione è che, in caso di necessità alimentari , l'apicoltore fornisca alle propie api esclusivamente miele. Esistono 3 limitazioni perquesta affermazione : 1) riguarda la possibilita di trasmissione delle malattia della covata se si utilizza miele di ignota provenienza, per essere brevi , il consiglio è quello di utilizzare soltanto e esclusivamente il miele prodotto nel propio allevamento . 2) è forte il rischio di stimolare le api al saccheggio. Il miele sciolto allo stato liquido , per il suo aroma, provoca nelle api un vero senzo di eccittazione , che comporta la mobilitazione di un elevato numero di esse alla ricerca della sua provenienza; molto facilmente si innesca così il fenomeno del saccheggio al quale ben fdiffivìcilmente sopravivono le colonie più deboli. 3) terzo inconveniente , forse il primo per importanza , è il costo rispetto allo zucchero . é ovvio che l'economia dell'allevamento richiede il massimo risparmio sui consumi di miele , compatibile con una conduzione razionale. Il modo migliore di somministrare il miele che risulta anche non rischioso per i saccheggi , rimane l'introduzione di favi opercolati. Quelli da nido andranno scelti regolari e con tutte celle femminili e potranno essere lasciati definitivamente nell'arnia, vengono collocati al lato di eventuale covata , raschiati con la forchetta per rompere gli opercoli e liberare un po' di miele che subito attira le api; queli da melario messi su un melario sopra il coprifavo , lasciando il foro del coprifavo aperto. L'uso di telaini in autunno è molto utile per gli alveari che hanno scorte di miele poco adatti per l'invernamento(melate) . L'elevata quantità di residui indigeribili che questi mieli contengono , in aggiunta alla clausura, predispongono fortemente alla diarrea, e alla malnutrizione; si dovranno togliere queste scorte per sostituirle con miele in favo; in primavera , finita la clausura, si potranno restituire progressivamente i favi in questione. La nutrizione in autunno inizia in settembre e prolungata in ottobre, se fatta con sciroppo, e non condotta in maniera corretta può creare problemi . Non si deve dare l'avvio troppo precocemente altrimenti lo sciroppo viene viene utilizzatoo in buona parte dalla colonia per per la covata e immagazinato in scarza quantità. Per contro una esequzione troppo tardiva non permette alla colonia di metabolizzare lo sciroppo per tempo e nemmeno una sufficiente maturazione data la tardiva collocazione nei favi. Possono così derivare fermentazioni e eccesso di umidità che in questo periodo risultano particolarmente dannosi . Se non si somministra miele in favo lo sciroppo deve essere notevolmente concentrato per aumentare la resa e và somministrato in dosi elevate , ma per un tempo limitato per evitare che agisca da stimolo per la deposizione di nuova covata. In primavera la somministrazione d'alimento può assumere caratteristiche di emergenza per quelle colonie che hanno le scorte in via di esaurimento , o che addiritura abbiano esaurito totalmente le riserve. Altre volte si tratta di assicurare un certo quantitativo di riserve per mettere gli alveari in condizioni di sicurezza nel caso l'inverno dovesse prolungarsi ulteriormente o si verificassero periodi prolungati di maltempo. ; anche in questo caso l'alimentazione và fatta con favi di miele opercolato.; la possibilità di somministtrrare sciroppo si può prendere in considerazione quando nell'apiario inizia con una certa regolarità il volo delle api, una alternativa può essere l'uso del candito. Mentre così si sostengono le api in momenti di crisi e difficoltà l'aluimentazione stimolante si propone un obiettivo totalmente diverso e và iniziata 35-45 giorni prima della disponibilità nettarifere. In verità non è agevole fissare con porecisione l'avento di questa disponibilità , anche se siamo buoni conoscitori della flora e del clima del nostro territorio, variazione di una o due settimane sono fatti ordinari di ogni anno. Come logica conseguenza dell'obbietivo che si propone l'uso dello sciroppo è valido ; la concentrazione dello sciroppo deve avvicinarsi il più possibile al nettare. Per quanto riguarda i dosaggi bisogna attenersi al principio del poco e spesso. La nutrizione stimolante è un argomento tra i più delicati e incerti , per il quale serve esperienza, previdenza, competenza e perchè nò un pizzico di fortuna. Chi non fà nomadismo e non ha ampie fioriture precoci ritengo sia un errore far sviluppare precocemente gli alveari. All'inizio dell'annata aoistica sono purtrppo freqwuenti i periodi piovosi con ritorni di basse temperature e condizioni invernali anche per periodi prolungati . Simili climi si dimostrano pessimi perchè provocano nella colonia l'arresto immediato dello sviluppo l'abbandono e addiritura la sopprezione della covata e la sospensione dell'alimentazionre alla regina . Per non risentire ed anche attenuarne l'effetto si dovrà intervenire in tempi e modi appropiati. Un avvio troppo precoce o troppo spinto determina una eccessiva e immatura estenzione della deposizione con i gravi rischi sopra accennati ed un elevato aumento dei consumi interni che può portare la colonia sull'orlo della fame. Inoltre si avrà un aumento di varroe attive, perchè le celle di covata si apriranno con qualche giorno di ritardo. Marcello
|
14/11/2009, 15:56 |
|
|
miche75
Iscritto il: 19/08/2009, 10:40 Messaggi: 585 Località: Torella del Sannio (CB)
Formazione: Scienze e Tecnologie Alimentari
|
Riprendo questo vecchio post, perché stavo cercando qualcosa sulla nutrizione con melata. L'anno scorso le mie api sono andate in produzione molto tardi e le uniche scorte che si sono fatte sono quelle di melata. Le hanno utilizzato, tant'è che a dicembre le arnie erano leggere e ho deciso di dare del candito. Il 10 febbraio, in una meravigliosa giornata di sole, ho fatto la prima visita dell'anno, ho tolto il candito e, per ogni arnia, ho sostituito 1 o 2 favi semi vuoti con altrettanti pieni, ma di melata. Ora mi sento tranquillo perché le api sono già da un po' al lavoro, ma queste controindicazioni della melata mi turbano un po'.
Interessante anche il discorso sulla nutrizione stimolante e del rischio di nutrire quando le risorse sono scarse. Questa è la prima primavera che le api trascorrono nell'attuale apiario e non so di preciso cosa fiorirà e quando, ma dovrebbero esserci un po' di fioriture scalari tra marzo e aprile (prugnolo, biancospino). Ora sto nutrendo con sciroppo, speriamo sia utile
Michele
|
19/02/2011, 20:47 |
|
|
frankapi
Iscritto il: 28/10/2009, 17:39 Messaggi: 66 Località: Est Piemonte
|
Se le api escono regolarmente il problema non esiste, mentre nelle zone dove i nidi come ultimo raccolto si intasano di melata e durante l'inverno il periodo senza volo si prolunga magari per più mesi, allora si possono verificare problemi di dissenteria che potrebbe diventare nosema. Per ovviare al problema è buona norma dare alle famiglie scorte invernali di qualità, come ad esempio sciroppi con una percentuale molto alta di fruttosio.
|
19/02/2011, 21:19 |
|
|
miche75
Iscritto il: 19/08/2009, 10:40 Messaggi: 585 Località: Torella del Sannio (CB)
Formazione: Scienze e Tecnologie Alimentari
|
ciao Frank api, allora uno che inizia e non ha scorte di miele, ma solo melata, quale altra soluzione ha? grazie
|
19/02/2011, 22:45 |
|
|
Chi c’è in linea |
Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti |
|
Non puoi aprire nuovi argomenti Non puoi rispondere negli argomenti Non puoi modificare i tuoi messaggi Non puoi cancellare i tuoi messaggi Non puoi inviare allegati
|
|
|