Buongiorno a tutti
ho letto vari post in questo forum e mi accorgo che sto per fare le stesse domande che hanno già fatto in molti, per cui vi ringrazio fin da ora per la diponibilità e per la competenza che mi concederete.
Sono originario di un piccolo paese del lago di Como ma per esigenze lavorative sono stato costretto a trasferirmi nel milanese. Purtroppo la fascia collinare dell'Alto Lario non offre molte prospettive di sviluppo, sebbene da un punto di vista paesaggistico la consideri tra le più belle zone d'Italia.
Storicamente questi territori venivano destinati ad un'agricoltura di sussistenza e alla transumanza estiva di ovini e di bovini, il termine esatto dovrebbe essere attività agro-silvo-pastorale. Tra 800 e 900 si diffuse la coltivazione del gelso per l'allevamento dei bachi da seta. Ora tutte queste attività sono completamente scomparse e da anni si assiste all'impoverimento crescente del territorio.
La mia famiglia possiede vari appezzamenti di terra proprio nella zona che ho appena descritto. Complessivamente sono un certo numero di ettari ma lo svantaggio è che sono frammentati e con pendenze più o meno accentuate. Nella maggior parte dei casi si tratta di prati o boschi cresciuti spontaneamente (castani, betulle, aceri). I terreni sono collocati a differenti altitudini, tra i 300 mt fino ai 1000 mt, dove possediamo anche una baita. Mio padre ha sempre cercato di tenere “puliti” i terreni adibiti a prato tagliando il fieno durante il periodo estivo per evitare l’inselvatichimento. Il fieno veniva quindi fatto seccare, raccolto e destinato per foraggio di un piccolo gregge di pecore.
Per molti anni durante l'estate ho aiutato il papà in questa attività. Conservo bellissimi ricordi di quei momenti all'aria aperta ma vi assicuro che la fatica di certo non mancava. Per avere un'idea più precisa, quando ero piccolo il fieno veniva tagliato con la falce e successivamente con il decespugliatore. La raccolta si faceva (e si fa) con i rastrelli e il trasporto con il gerlo. Immaginate un po' cosa vuol dire fare una passeggiata in montagna con un gerlo carico di fieno, eh eh eh. Naturalmente in queste condizioni non c'è mai stato nessun ritorno economico.
Prima gli studi e poi il lavoro mi hanno allontanato dalla mia zona d'origine ma ho sempre avuto il rammarico di non essere riuscito a fruttare adeguatamente i terreni che nella mia famiglia si tramandano da una generazione all'altra. Nonostante tutto li considero un patrimonio importante che a mia volta vorrei tramandare alle mie figlie.
Oggi fortunatamente ho un po' tempo libero da dedicare a un'attività secondaria. Potrei occupare 2-3 giorni la settimana nel tentativo di rivalutare i terreni per renderli anche minimamente profittevoli. Tra le cose che più mi hanno interessato sicuramente la coltivazione dei tartufi. Ho letto questo articolo che ho trovato molto utile
http://www.rivistadiagraria.org/riviste/vedi.php?news_id=20&rubrica=2005. Anche la coltivazione delle piante officinali tipiche della montagna potrebbe essere una soluzione valutabile.
Credo che la cosa migliore in questo momento sia quella di rivolgermi ad un esperto per capire da che parte iniziare, dove è meglio focalizzare gli sforzi e in che modo farlo. Partirei da qui
http://professioni.agraria.org/e qui
http://www.conaf.it/ per cercare un interlocutore che possa seguirmi passo passo.
Nel mio caso vale la pena chiedere una consulenza per avere uno studio di fattibilità ed eventuale business plan? Voi cosa fareste al posto mio, come pensereste di rivalutare i terreni?
Grazie a tutti e scusatemi se sono stato prolisso