Switch to full style
Riconoscimento specie, tartuficoltura e confronto con tartufai
Rispondi al messaggio

Re: prova tartufaia

31/03/2011, 11:32

Ciao,
esatto, confermo quanto dici ;)

Per quanto riguarda le piante hai diverse scelte: se fossi in te inserirei specie già presenti naturalmente nei tuoi loghi.
Oltre a questo devi considerare che alcune specie entrano prima in produzione delle altre (è il caso del Pinus pinea con il T. borchii), anche se si esauriscono anche prima. Purtroppo c'è sempre un rovescio in tutte le medaglie... :)

Re: prova tartufaia

31/03/2011, 13:19

Ciao,
infatti per le piante pensavo di inserire quelle che già si trovano dove vivo....per il tartufo in base alle analisi del terreno mi consigli quindi il Tuber borchii vittadini e/o il Tuber aestivum vittadini?
il T. aestivum vittadini sarebbe lo scorzone giusto?
Grazie,
Giuliano

Re: prova tartufaia

01/04/2011, 9:44

Esatto; il T. aestivum è lo scorzone.
Non mi sento di consigliarti il T. melanosporum (T. nero pregiato) perchè hai valori di calcare un pò al di sotto delle necessità di questa specie. Ad ogni modo vediamo se qualche altro si pronuncia, così hai più pareri da confrontare ;)
Ciao,

Re: prova tartufaia

01/04/2011, 11:02

ciao volevo chiedere come prima cosa se dalle tue parti si trovano dei tartufi spontanei, o se c'erano, se ne sono stati trovati nei paraggi.
La tartuficoltura si basa sul principio di ricreare un microambiente il più simile possibile a quello naturale in cui si è creata la perfetta combinazione ambiente-pianta simbionte-tartufi. prendere come modello uno già esistente in natura il più simile possibile è l'unica strada possibile, e non sempre certa.

credo quindi che per la scelta della pianta e del tartufo stiate muovendovi siete sulla strada giusta. ma non basta: se in natura lì non ci sono tartufi può essere benissimo che ci sono dei funghi nel terreno che non permettono lo svuiluppo del tartufo o altri antagonisti che purtroppo da analisi e osservazioni non si trovano.

quindi farei un passo indietro: fase di sperimentazione, tante combinazioni, due piante ciascuna e in ogni combinazione correggi il substrato ad un soggetto con della calce magari.
Se non ci sono tartufi in zona, cambiando leggermente la natura del substrato potrebbe voler dire combattere gli antagonisti.

che ne pensi flavio? mi sembra che ti difendi molto bene in tartuficoltura!

Re: prova tartufaia

01/04/2011, 12:01

QUANTO AVETE PAGATO PER FAR ANALIZZARE IL TERRENO<?

Re: prova tartufaia

01/04/2011, 13:28

Ciao,
allora si nei paraggi vengono trovati il bianco di sicuro e credo anche il bianchetto e lo scorzone...il bianco viene trovato al pioppo e credo anche alla quercia..è possibile?
Ma dici di provare con due piante diverse o più per ogni tartufo?.....cioè in questo caso per il bianchetto e per lo scorzone...
Ah tra l'altro mi hanno sconsigliato di mettere le piante a dimora in questa stagione ma di metterle in autunno e anche dopo...è giusto?
Grazie a tutti,
Giuliano

Re: prova tartufaia

01/04/2011, 14:56

@Saulo: la tua proposta mi sembra molto corretta ;) Però è anche vero che si possono trovare due tipi di terreno anche a pochi metri di distanza, quindi anche le caratteristiche chimico-fisiche potrebbero essere differenti e non idonee alla coltivazione dei nostri adorati Tuber anche se siamo relativamente vicini a tartufaie naturali (o viceversa). Comunque anche io la penso come te; se in zona vengono rinvenuti carpofori della stessa specie allora si ha sicuramente più possibilità di riuscita ;)

@G89: riguardo il bianco è possibilissimo :) Per quanto riguarda la messa a dimora è consigliabile l'autunno (se gli inverni non sono troppo rigidi) oppure la primavera. Ad ogni modo, almeno per i primi anni, le piantine andranno seguite con irrigazioni onde evitare stress.

Re: prova tartufaia

16/11/2011, 23:29

Mi permetto di dare un suggerimento.

Scrivo da terra toscana, più in particolare da Volterra, estremamente vocata per il Bianco Pregiato.

Ho letto e studiato molto, sul tartufo, ed ho fatto un bel pò di analisi comparata sui terreni vocati.
Senza entrare in ulteriori dettagli, ho delle evidenze che mi portano ad un risultato forse non conosciuto, ma per me abbastanza evidente, con il quale è possibile determinare una zona produttiva in base alla origine geologica del terreno.

Non è strano, se ci pensate un attimo: la tessitura, lo scheletro, addirittura il PH sono pesantemente influenzati da tale importantissimo fattore.... Vi siete mai chiesti perché in una zona con la stessa esposizione pedogeografica, ad esempio, si vedono le caducifoglie ( tipicamente Cerro ) fino ad un certo punto per poi passare ai sempreverde ( tipicamente Leccio ed Albatro ) ? Bene, la risposta la potrete quasi sicuramente trovare andando a leggere la cartina geologica della zona. Con molta probabilità le due zone sopra citate avranno origine geologica diversa.
Oltretutto, la classica analisi fisico-chimica del terreno poco o nulla vi dirà circa la dimensione dei macro-pori del terreno, fondamentali per lo sviluppo del Bianco Pregiato....

Un saluto.

Re: prova tartufaia

16/11/2011, 23:46

federicosimoncini ha scritto:se ci pensate un attimo


Un attimo? Per quanto mi riguarda, e sono un cercatore di tartufi assolutamente amatoriale, la struttura pedologica di un territorio è la prima variabile da prendere in considerazione, soprattutto in funzione delle essenze arboree che vi allignano.
Altrimenti addestrare cani e spendere così tanta fatica nella ricerca non avrebbe senso...

Vi siete mai chiesti perché in una zona con la stessa esposizione pedogeografica, ad esempio, si vedono le caducifoglie ( tipicamente Cerro ) fino ad un certo punto per poi passare ai sempreverde ( tipicamente Leccio ed Albatro ) ? Bene, la risposta la potrete quasi sicuramente trovare andando a leggere la cartina geologica della zona.


Con tutto il rispetto, sono perfettamente in grado di leggere una carta geologica, figurati che talvolta riesco a trovare alcune incongruenze tra la mappatura cartacea e il rilevamento diretto sul terreno. Ma, tralasciando l'aspetto pedologico descrittivo, la vera variabile è il naso (o tartufo, non a caso) del proprio cane. Brecce calcaree teoricamente improduttive mi hanno talvolta riservato sorprese inaspettate.

Oltretutto, la classica analisi fisico-chimica del terreno poco o nulla vi dirà circa la dimensione dei macro-pori del terreno, fondamentali per lo sviluppo del Bianco Pregiato....


In teoria potresti avere ragione. Ma, in questa stagione, quanti bianchi pregiati hai cavato?

Re: prova tartufaia

17/11/2011, 0:28

Colombard, negli ultimi 15 giorni qualcosa ho cavato, ma non è questo che conta.

Visto che citi la vegetazione, ti dico che nel 99.76% delle tartufaie toscane si trova almeno una delle seguenti essenze:
Rubus spp, Hedera Helix, Cornus Sanguinea.
Come a dire che se in un posto non trovi rovo, edera o sanguinello, hai ben poche speranze di trovare il Bianco...

Per quanto riguarda le brecce calcaree, non so a quale periodo geologico tu ti riferisca, ma ti posso assicurare che il calcare in genere è molto amico del Bianco Pregiato ...

Un saluto.
Rispondi al messaggio