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Noccioli selvatici vs noccioli "pregiati" micorizzati
Autore |
Messaggio |
Alessandro1982
Iscritto il: 30/11/2016, 15:53 Messaggi: 245 Località: Roma e vicinanze
Formazione: Bi-Laureato
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come funzionano questi due metodi di propagazione? Sono sessuati o proseguono la Cultivar come fossero talee?
P.s. Per Tarty : i vivai sono quelli scritti in privato.
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08/11/2017, 22:58 |
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proforum74
Iscritto il: 15/10/2016, 13:34 Messaggi: 363
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Citazione da un noto sito:" Tartuficoltura richieste Australia Tartuficoltura richieste Brasile Tartuficoltura richieste Moldavia Tipi di tartufo Come si producono piante micorrizate
set 15th, 2007 | By admin | Category: Le piantine micorrizzate
I modi per ottenere piantine micorrizate col tartufo sono numerosi.Il più semplice consiste nel mescolare una poltiglia di tartufi (ottenuta per spappolamento dei corpi fruttuferi in acqua) al terreno in cui vengono fate sviluppare delle giovani piantine ottenute da seme o da talea. In questo modo le spore (semi) del tartufo vengono messe a contatto con le radichette delle piantine e si può instaurare così il rapporto di simbosi micorrizica, appena il seme germina. Le modalità di micorrizazione di piantine con tartufo sono semplici; tuttavia è necessario prendere numerose misure precauzionali per evitare l’inquinamento con funghi micorrizici indesiderati. Infatti se non si sterilizza il terreno (ed anche tutto il materiale di serra impiegato) le piantine si micorrizano con funghi diversi dal tartufo. Nel terreno sono sempre frequenti le spore ed il micelio di moltissime altre specie di funghi micorrizici ( quali Russole, Lattari, Boleti) che possono allo stesso modo dle tartufo, legarsi in simbiosi con querce, noccioli o pioppi. Se le nostre piantine , invece di legarsi con il tartufo si micorrizano in simbiosi con altri funghi, naturalmente, non sono più in grado di produrre tartufi. Oggi sul mercato sono reperibili un po’ ovunque piantine micorrizate con tartufo, tuttavia è necessario affidarsi solo alle ditte specializzate in grado di garantire l’avvenuta micorrizazione delle piante, ciò avviene tramite una certificazione, solitamente emessa da autorevoli Enti esterni al vivaio che le produce, come strutture pubbliche prevalentemente universitarie. Logicamente per la produzione di piantine tartufigene in larga scala sono stati sviluppate metodologie sicure e con bassi costi, aggiornando man mano la produzione in relazione ai progressi effettuati nel campo della biologia dei tartufi, in particolare modo per la germinabilità delle spore e tutti gli aspetti della simbiosi micorrizica, ecc.), della biologia vegetale e della tecnologia (serre polifunzionali, contenitori particolari, sterilizzatori ecc.). La scelta del semenzale o della talea della pianta simbionte da micorrizare deve essere fatta fra le diverse piante forestali che producono in natura e in modo spontaneo tartufi. Per ogni tipo di tartufo vi sono diverse specie di piante forestali per poter effettuare la scelta in considerazione delle caratteristiche geopedologiche della futura zona di impianto e a quelle climatiche di adattabilità della pianta. I semi della pianta simbionte scelta devono essere selezionati e disinfettati. In genere le ghiande e le nocciole vengono disinfettate con ipoclorito di calcio al 6% prima di seminarle in sabbia asciutta e sterilizzata, o in vermiculite, per essere conservate fino a gennaio, dopo di chè i vani contenenti i semi vengono inumiditi e posti in serre riscaldate (20-25°) per la germinazione. Dopo svariati giorni, le plantule hanno un sistema radicale abbastanza sviluppato per essere inoculate. Per quelle specie vegetali i cui semi sono piccoli e di difficili da gestire e manipolare nelle varie fasi (salici, pioppi, carpini ecc.) o quelli che germinano in tempi molto lunghi (tigli), si ricorre alle talee autoradicate.
Le talee devono essere prelevate in determinati periodi e trattate con soluzioni di ormoni in appropriate concentrazioni Da studi e prove effettuate risulta più conveniente inoculare i semenzali che le talee, di fatto i primi sono risultati con percentuali di micorrizzazione più elevata, sicuramente perchè l’apparato radicale è più folto, con essudati radicali secondari e terzari, mentre le tale formano una radice più fittonante e quindi con essudati meno presenti. Il fittone nelle talee viene spesso reciso per favorire lo sviluppo delle radici secondarie e terziarie per favorire una migliore micorrizzazione. Anche se non si hanno avute conferme dai studiosi, relativamente ad una maggione predisposizione alla micorrizazione, è d’uso provvedere all’inoculo di semenzali o talee di piante simbionti che già producono tartufi, logicamente se ciò è possibile e a parità di costo.
nuovo 12 Come si producono piante micorrizate
Micorrizzazione per approssimazione radicale: Per l’applicazione di questo metodo si utilizza una pianta madre micorrizata con tartufo con la metodologia precedentemente descritta. La pianta madre può essere utilizzata direttamente per inoculare giovani semenzali o piantine ottenute in vitro con le tecniche di micropropagazione, ponendola al centro di una vasca, riempita con terreno sterile o con substrato inerte, a stretto contatto con le radichette delle piantine da inoculare. Oppure si possono prelevare alcune radici micorrizate della painta madre e avvolgerle, in condizioni di sterilità, attorno a quelle della piantina da da inoculare. In entrambi i casi il tartufo si propaga dalle radici della pianta madre infettando quelle delle piantine poste a contatto. Rispetto al metodo di inoculazione sporale quello per approssimazione radicale consente di risparmiare il costo di acquisto dei carpofori e permette di ottenere piantine costantemente e omogeneamente micorrizate. Per contro l’applicazione di questo metodo è molto laboriosa, necessita di tecnici specializzati in grado di riconoscere le micorrize di tartufo per controllare l’effettiva micorrizazione della pianta madre e l’assenza di funghi ectomicorrizici estranei. L’inoculazione per approssimazione radicale, nel corso dell’ultimo decennio, è stata estesamente impiegata per produrre piantine micorrizate con Tuber magnatum, in quanto sembrava fornisse risultati migliori dell’inoculazione sporale."
Per quel che ne so io la micropropagazione é la germinazione vegetale in substrati sterili, di parti della pianta (riescono a far radicare perfino le foglie), ne è un esempio quella in vitro, cioè in dischi di petri o in provette con come substrati sostanze di laboratorio, o mix di nutrienti (tipo coltura idroponica). La micropropagazione é più simile ad una propagazione per talea ed é il sistema per far radicare la nuova piantina, poi si può micorrizzare con inoculo sporale o per approssimazione radicale. L università di Bologna ha fatto esperimenti di micorrizzazione di questo tipo con successo. Ma il problema dell affidabilità dell'operatore in questo caso è di primaria importanza. Certo che se queste piantine, aldilà del metodo usato, fossero certificate, il tutto sarebbe più confortante. Resta comunque il fatto che avvii l impianto con, gia in partenza, un fattore avverso in gioco.
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09/11/2017, 0:49 |
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Alessandro1982
Iscritto il: 30/11/2016, 15:53 Messaggi: 245 Località: Roma e vicinanze
Formazione: Bi-Laureato
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Entrambi i vivai che producono da micro propagazione e vitro forniscono certificazione. Poi se ci sono state truffe anche in questo senso non so che dire...io il foglio di certificazione l'ho visto (lotto numero....università di...etc...)
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09/11/2017, 9:40 |
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Violaverde
Iscritto il: 06/07/2017, 22:31 Messaggi: 34 Località: Lombardia
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Anche io mi sto informando sulla stessa questione e anche a me un vivaio ha risposto che micorrizano selvatici perché "ottengono migliori risultati". Un altro invece micorriza Tonda Gentile delle Langhe e Tonda Romana, pare certificate. Magari si tratta degli stessi che hai contattato tu. Se vuoi ti mando i nomi in privato.
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10/11/2017, 20:46 |
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Tarty81
Iscritto il: 02/10/2012, 12:16 Messaggi: 3385 Località: abruzzo
Formazione: Maestro di musica
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La domanda da porvi è diversa...la talea si presta meglio alla micorizzazione? Dire che il selvatico si presta di piu non ha senso....personalmente per me è meglio da seme si ha piu apparato quindi si lavora meglio....saluti
_________________ Azienda Agricola MicoVivai Produzione piante da tartufo certificate. www.micovivai.it @micovivai
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11/11/2017, 8:28 |
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Violaverde
Iscritto il: 06/07/2017, 22:31 Messaggi: 34 Località: Lombardia
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Grazie Tarty, allora sarà per questo motivo che alcuni vivai lavorano sul selvatico, per partire da seme.
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11/11/2017, 10:19 |
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Biancy
Iscritto il: 23/02/2018, 23:20 Messaggi: 3
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Ciao a tutti anche io punto a mettere nocciole, possibilmente di pregio, ma immagino che anche le altre produrranno nocciole, non capita qualche pianta che le fa accettabili?
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25/02/2018, 15:08 |
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Tarty81
Iscritto il: 02/10/2012, 12:16 Messaggi: 3385 Località: abruzzo
Formazione: Maestro di musica
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Ciao, il problema è nella pianta. Per talea non sarà mai un ottima pianta da tartufo.. Sei pronto a correre il rischio? Saluti
_________________ Azienda Agricola MicoVivai Produzione piante da tartufo certificate. www.micovivai.it @micovivai
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25/02/2018, 17:39 |
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Biancy
Iscritto il: 23/02/2018, 23:20 Messaggi: 3
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La domanda era se utilizzi una nocciolina di una buona varietà, non sarà identica ma ci sono probabilità che comunque produca anche noccioline interessanti, o sbaglio?
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25/02/2018, 22:09 |
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Roberto71ge
Iscritto il: 26/12/2017, 23:43 Messaggi: 164
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ni sta tutto alla ricombinazione genetica non e detto che padre e madre biondi abbiano un figlio biondo ...
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26/02/2018, 1:45 |
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