Al momento l'unica cosa che funziona è il recupero e il miglioramento delle tartufaie naturali esistenti. Si stanno facendo diversi tentativi con varie pratiche colturali , al momento quelle che hanno dato maggiori risultati sono la pulizia dalla vegetazione invasiva ( rovi e altri arbusti) e l'irrigazione. Altre pratiche hanno dato al momento risultati alterni. Da quello che so le tartufaie di magnatum artificiali hanno un percentuale di riuscita del 2-3% con tempi di inzio produzione che vanno oltre i 10 anni..... Fintanto che non verrà fatta luce sul ciclo biologico sarà impossibile ottenere risultati soddisfacenti.
Ho sentito oggi "i romagnoli" (per comprarne qualche altra pianta), mi hanno detto che le loro piante di bianco sono controllate dalle università di Perugia e dell'Aquila. Il tecnico mi ha espresso i suoi dubbi sulla certificazione delle piante francesi... lui pensa che certificare una pianta di cui la percentuale di micorrizzazione sia magari l'1% o anche solo il 5% può essere un comportamento accettabile solo se poi, almeno, vendi le piante a buon mercato... cosa che assolutamente non è. Quanto al loro procedimento, ho chiesto se seguono un protocollo di Vezzola e mi hanno detto che attualmente, senza studi realmente illuminanti, ognuno segue il suo metodo. Comunque, le piante sono controllate... e ripeto, qui il buon nome fa molto. Non credo che una ditta che ha impiegato 40 anni a costruirsi la propria credibilità, la metterebbe a rischio vendendo piante in cui la micorizzazione non ci sia. Cosa passa poi al terreno è tutta un'altra storia...
Le micorrizze del magnatum hanno una vita brevissima , parlando con alcuni tra i nostri ricercatori che hanno avuto sottomano le famose piante prodotte in Francia mi è stato detto che dopo aver osservato effettivamente diverse micorrizze sulla radice della pianta , il mese successivo erano scomparse , ma in compenso si era formato subito del micelio. Da quello che si può intuire quindi il micelio del tuber magnatum si sviluppa subito ma il problema è che poi in natura ci mette comunque molto ad adattarsi e a crescere. Da alcuni studi fatte su tartufaie naturali ( nelle quali è praticamente impossibile osservare micorrize) il micelio nel corso dell'anno subisce varie fasi di espansione e contrazione per poi concentrarsi solo in alcune zone dove poi si formerà il carpoforo. Quindi la conclusione logica è che quando si riuscirà a capire cosa serve al micelio del tuber magnatum per prosperare e svilupparsi velocemente , allora si sarà fatto un grande passo avanti sulla "coltivazione" , ma fino ad allora sarà sempre un terno al lotto con risultati incostanti. Rendetevi conto che al momento l'unica specie della quali si conosce quasi tutto è il melanosporum , nemmeno il ciclo biologico dello scorzone è tanto chiaro.....
Sintesi perfetta direi. a inizio 2018 ho avuto modo di chiedere alla dott. ssa zambonelli quale fosse lo stato dell'arte nella ricerca scientifica sul magnatum e lamentava la carenza di fondi. Mi chiedo poi se non incida negativamente anche la scontata gelosia dei tartuficoltori più esperienti...
Sicuramente, mentre nei neri i tartuficoltori hanno aperto ai loro metodi e colture regalando il metodo hai ricercatori. Nel bianco non succederà mai. Quindi dovranno prendere terreni e provare provare provare! Quello che i ricercatori dicono adesso, qui da me i cavatori lo facevano 40 anni fa... L unica cosa era la potatura che non veniva affettuata .... Ma ci pensava la neve.
Coliso, riguardo al passaggio da micorriza su simbionte, a micelio nel terreno (senza più micorrize) è lecito supporre che il fungo non prenda più nutrimento dalla pianta (se la simbiosi sprisce...). Ci sono delle ipotesi su cosa dia nutrimento al micelio quando passa nel terreno? Si nutre di matriale organico (comportandosi come saprofita)? Si aggancia a colonie batteriche? Resta semplicemente lì nel terreno? Cosa ne pensi?
Bella domanda ma l'unico modo per avere una risposta sarebbe quella di immettere marcatori nella pianta e vedere se poi si rinvengono anche nel tartufo. Il problema è che in un bosco stabilire da quale pianta arrivi il micelio è un terno al lotto visto che esso può propagarsi per diverse decine di metri...... A titolo di esempio ho una zona dove vado a bianco in cui ogni anno faccio 2-3 pezzi sempre nello stesso punto , e dove raccolgo il primo nel raggio di qualche metro quadrato poi escono anche gli altri (nel corso della stagione). In pratica li raccolgo sempre negli stessi 10 metri quadrati di terreno dove però ci sono 5-6 piante potenzialmente simbionti. Comunque sembra che il tartufo riesca ad assorbire autonomamente sostanze dal terreno ad un certo stadio del suo sviluppo , la cosa non è molto chiara nemmeno ai ricercatori..... Il micelio però parte sempre dalle micorrizze ma se poi le micorrizze scompaiono e lui diventa indipendente è un mistero.
i tartufi si trovano sempre sulle stesse pasture, però cambiano in base alle stagioni, favorendo alcune zone ad altre. Io penso a differenza di molti che la rottura della radice non fa che migliorare il tutto è ringiovanire la micorizza. La differenza che con altri tartufi la produzione ricompare l anno successivo nel bianco può passare anni in base alle temperatura e quantità di piogge. Saluti angelo
"sembra che il tartufo riesca ad assorbire autonomamente sostanze dal terreno ad un certo stadio del suo sviluppo , la cosa non è molto chiara nemmeno ai ricercatori....." aldilà dell'interesse per la coltivazione, sarebbe davvero affascinante, dal punto di vista scientifico, se si comportasse come una "proto-radice". Se così fosse, sarebbe lecito supporre che il micelio secondario, non quello derivante da spore ma quello migrato dalla micorriza, potrebbe sopravvivere nel terreno autonomamente anche per decine, forse centinaia di anni, giusto? A questo punto però, se così fosse, si dovrebbero trovare dei tartufi, magari minuscoli, anche in assenza della pianta simbionte, ti risulta che questo accada?
sgurz74 ha scritto:"sembra che il tartufo riesca ad assorbire autonomamente sostanze dal terreno ad un certo stadio del suo sviluppo , la cosa non è molto chiara nemmeno ai ricercatori....." aldilà dell'interesse per la coltivazione, sarebbe davvero affascinante, dal punto di vista scientifico, se si comportasse come una "proto-radice". Se così fosse, sarebbe lecito supporre che il micelio secondario, non quello derivante da spore ma quello migrato dalla micorriza, potrebbe sopravvivere nel terreno autonomamente anche per decine, forse centinaia di anni, giusto? A questo punto però, se così fosse, si dovrebbero trovare dei tartufi, magari minuscoli, anche in assenza della pianta simbionte, ti risulta che questo accada?
É vero che assorbono autonomamente degli elementi in certe fasi di crescita, d'altronde come simbionte assorbe elementi che poi cede alla pianta, in cambio di zuccheri(se non ricordo male). Un macro elemento che aiuta la fruttificazione é il potassio. Ho visto con vezzola che tartufaie non produttive o poco hanno avuto grosse produzioni dopo la somministrazione di tale elemento.