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Dubbio PH KCl e consiglio vocazione suolo 
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Iscritto il: 02/01/2020, 12:05
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Salute a tutti!
Mi chiamo Andrea, mi sto interessando molto al mondo tartuficoltura, e tra le varie letture che son riuscito a scovare per formarmi ci sono anche gli articoli di questo forum, di cui sono un assiduo frequentatore :D grazie alle vostre esperienze sto riuscendo ad imparare nuovi concetti sulla tartuficoltura, e se possibile vorrei presentarvi la mia situazione.
Sono da poco tornato in pieno possesso di un terreno agricolo che vorrei destinare alla tartuficoltura, ho effettuato le analisi chimico fisiche necessarie e vorrei sapere cosa ne pensate, ma prima cercherò di descrivervi questo terreno.

Il terreno è di circa un ettaro, nella fascia collinare del Maceratese, nelle Marche; siamo a circa 300 metri s.l.m., il terreno è posto sul versante mediano/a mezza altezza di una grossa collina, è completamente esposto verso sud, ha un’inclinazione di circa 15°..
Questo terreno è sempre stato un seminativo, principalmente ad erba medica, al centro esisteva una vecchia vigna, ma è stata eliminata anni fa (radici incluse), il terreno è circondato lungo tutto il confine da una macchia a roverelle antiche.

Ho effettuato 3 campionature, a circa 30 cm di profondità, e dalle analisi risultano questi valori, in ordine di campionatura:
PH in Acqua: 8,2 – 8,3 – 8,3 --> in media: 8,26 PH in Acqua
PH in KCl: 7,2 – 7,3 – 7,2 --> in media: 7,23 PH in KCl
Sabbia: 45% - 40% - 34% --> in media: 39,6% Sabbia
Limo: 31% - 34% - 31% --> in media: 32% Limo
Argilla: 24% - 26% - 35% --> in media: 28,3% Argilla
Calcare Attivo: 138 g/kg – 140 g/Kg – 90 g/Kg --> in media: 122,6 g/Kg cioè 12,2% --> Molto Elevato
Calcare Totale: 400 g/Kg – 420 g/Kg – 241 g/Kg --> in media: 353,6 g/Kg cioè 35,3% --> Calcareo
Sostanza Organica: 2,28% - 1,75% - 2% --> in media: 2% --> medio
Questi sono tutti i parametri che ho ricevuto dai laboratori.
Mi rendo conto che far la media di risultati anche abbastanza diversi può aver poco senso, ma è tanto per avere un’idea generica.

# La prima domanda riguarda il PH: possibile che con tutto questo calcare, e col PH in acqua ad almeno 8,2, si abbia un PH in KCl così basso, di circa 7,2? Capisco che il PH in KCl sia sempre più basso, ma sembra strano.
Ho anche provato nel mio piccolo a prendere altri campioni di terreno e a misurare il PH in acqua col metodo 1:2,5, provando a misurare il PH sia con cartine tornasole che con un PHmetro che uso per far la birra in casa. I risultati sono sempre tra 8,2 e 8,4… quindi il valore di PH in acqua datomi dai laboratori sembra corretto… a questo punto non so come interpretare il PH in KCl; voi cosa ne pensate?

# La seconda domanda riguarda la vocazione di questo terreno alla tartuficoltura, nella vostra esperienza lo trovate idoneo al Melanosporum? Da quel che ho capito fin’ora dovrei avere dei buoni parametri di partenza.

Nelle vicinanze del mio terreno , sul fondovalle, esiste già un piccolo impianto produttivo con roverelle a Melanosporum, quindi sarei ottimista.

Ringrazio in anticipo chiunque vorrà darmi la sua opinione, ciao a tutti. Andrea


02/01/2020, 13:04
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Il PH in KCl è dato dagli ioni presenti nel suolo ed è quella effettivamente "scambiabile" , ed è molto importante in quanto è quello che determina l'assorbimento corretto dei microelementi presenti nel suolo.
Nel mio terreno pur avendo un PH in acqua di 7,8 in KCl era di 7,3.
Comunque il tuo è sicuramente un terreno idoneo a fare tartuficoltura anche per Melanosporum , bisognerebbe vedere cosa si trova in zona per capire se il clima è più adatto a qualche varietà in particolare.
Comunque adesso come adesso chiunque ti consiglierebbe di mettere melanosporum anche se te ne dovesse venire poco in quanto con il mercato attuale lo scorzone risulta per nulla conveniente nelle vostre zone.


02/01/2020, 15:23
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Grazie coliso!
In effetti non sapevo se fosse il caso di utilizzare un correttivo per innalzare il PH, dato che il PH da KCl mi sembrava bassino, ma a questo punto immagino vada bene così com'è.

Per qunto riguarda le piante simbionti che possiamo trovare qui in zona, posso dirti che siamo pieni pieni di roverelle ...quasi a livelli "infestanti" :D
Considera che anni fa avevo fatto nascere delle roverelle da ghianda, a tempo perso, e poi le ho usate per rinverdire un tratto di confine... e sono ancora li, cresciute con vigore senza mai averle curate minimamente... quindi immagino che le condizioni pedoclimatiche siano favorevoli allo sviluppo della roverella.

Comunque, a parte questo, tenderei a preferire la roverella per via delle informazioni che son riuscito a trovare/leggere o che ho ascoltato da persone con più esperienza di me; ad esempio che i tartufi da quercia hanno caratteristiche organolettiche più "intense" rispetto ai tartufi generati da altri simbionti.
Ho letto anche che la roverella quando ben coltivata ha una buona precocità, nonostante sia una specie notoriamente lenta ad entrare in produzione, ed
inoltre fornisce generalmente una produzione unitaria superiore.
Mi sembra anche di aver capito che la quercia renda una produzione di tartufi per un periodo di tempo più lungo rispetto ad altre specie simbionti, le quali hanno una "vita produttiva" più breve.

Vi prego di correggermi se dico sciocchezze :D nel mio piccolo cerco di reperire informazioni quanto possibile.


03/01/2020, 13:24
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Iscritto il: 15/05/2016, 21:06
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Località: Udine
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La leggenda vuole che il nocciolo sia considerata la pianta più precoce ma in realtà se sono nell'ambiente adatto e ricevono le cure idonee anche le altre piante simbionti possono essere altrettanto precoci.
La roverella è anche più facile da gestire nel tempo rispetto agli altri simbionti e se l'ambiente è favorevole a quella specie direi che la scelta è scontata.
Sicuramente i primi anni hanno uno sviluppo molto lento ma questo è anche un vantaggio in quanto le radici si sviluppano piano e fanno in tempo ad essere colonizzate dalle micorrize.
La cosa fondamentale è partire da piante di buona qualità.


03/01/2020, 16:34
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Iscritto il: 07/11/2016, 13:54
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Per il melanosporum è importante poter irrigare in estate. Valuta bene se procedere in purezza con le roverelle o mettere anche dei lecci , ottimo simbionte . Un Ettaro intero è un bel investimento, se non sei molto pratico ( come me ) forse è meglio farne meno inizialmente


05/01/2020, 19:03
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Iscritto il: 02/01/2020, 12:05
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L'irrigazione d'emergenza non dovrebbe essere un problema, su quel terreno esiste già un vecchio pozzo freatico di circa 15 metri e una cisterna in cemento da 200 quintali d'acqua (20mila litri) dove conserviamo l'acqua estratta. L'acqua ha un PH di circa 8 abbondante, su questo terreno non son mai stati dati diserbanti negli ultimi 40 anni, quindi credo di non avere contaminazioni indesiderate.
L'acqua per l'irrigazione non dovrebbe essere un problema. L'irrigazione in sé l'effettuerò tramite un piccolo carrobotte da 600 litri con tubo e lancia trainato dal trattore.

Ora tutto sta nel pianificare a modo l'irrigazione, e su questo sto ancora cercando di capire come poter fare al meglio. In alcuni articoli francesi ho trovato il classico quantitativo di 8 litri/pianta ogni 10 giorni di secca, ma immagino sia un valore valido solo in particolari situazioni... se capissi la filosofia di base potrei applicarla alle caratteristiche del mio terreno, per il quale magari il quantitativo ottimale sarebbe di 4 litri/pianta ogni 10 giorni di secca, non lo so, devo ancora capire bene come muovermi.

Riguardo i simbionti... si, tendenzialmente sarei orientato alla sola roverella, più che altro per la presenza preponderante delle roverelle spontanee che abbiamo qui, se la zona è adatta alle roverelle non mi sento di forzare la mano usando anche altre specie. Ci vorrà più tempo per arrivare a produzione forse, ma è anche vero che non ho fretta.

Ah, in merito all'irrigazione ho trovato queste linee guida, a seconda dell'età dell'impianto:
--Al momento dell'impianto, in autunno, né la pianta simbionte né il tartufo han bisogno di irrigazioni, dato che la stagione è già sufficientemente piovosa, però va effettuata un’irrigazione iniziale con l'obiettivo di rimuovere le sacche d'aria attorno al panetto di terra messo a dimora: sono sufficienti da 3 a 5 litri di acqua/pianta.
--In primavera del primo anno, all'inizio del periodo vegetativo radicale (a partire da aprile), il fabbisogno idrico della pianta è importante: irrigare da 3 a 5 litri di acqua/pianta, da ripetere ogni 10-20 giorni in caso di siccità.
--Durante i primi tre anni le piante simbionti saranno ancora di dimensioni ridotte, quindi si può irrigare tramite gocciolatori ai piedi di ogni pianta, effettuando brevi innaffiature affinché l'acqua non formi un cono di terra bagnata stretto e profondo dove si concentrerebbero tutte le radici sfavorendo lo sviluppo delle radici laterali; Appare più idonea l'irrigazione tramite microaspersori a basso flusso (da 40 a 80 litri/ora) per un raggio di 4m.
---Alla comparsa delle bruciate, dopo 3/5 anni dall'impianto, si consiglia di irrigare 10 mm (10 litri/m²) ogni 10 giorni (Poitou, 1989).
Sarebbe necessario conoscere le caratteristiche del suo suolo e osservare regolarmente lo stato di siccità nei primi 20 centimetri, dove saranno i futuri tartufi.
L'irrigazione infatti deve tenere conto della capacità del suolo di trattenere l'acqua: il suolo sassoso/sabbioso sarà molto drenante e formerà un bulbo umido stretto e profondo; al contrario il terreno argilloso tenderà a trattenere l'acqua e le precipitazioni, formando una zona umida più allargata e meno profonda.
L'obiettivo è quello di mantenere la freschezza attorno alla radice per aiutare la proliferazione del micelio e mantenere in attività i radicori micorrizici e favorire la formazione dei primi tartufi all'inizio dell'estate. Il tartufo è xerotermofilo: vale a dire che apprezza, siccità e calore, un eccesso di acqua è più dannoso di una mancanza d'acqua!
Dunque in conclusione si dovrebbe irrigare con una media di 10 mm (10 litri/m²) ogni 10 giorni (Poitou, 1989) a giugno, luglio e settembre; in agosto, la frequenza può essere aumentata da ogni 10 a ogni 7 giorni per soddisfare le esigenze dei tartufi che hanno un tasso di crescita massimo durante questo periodo. Ovviamente l’irrigazione deve esser fatta in considerazione delle precipitazioni; precipitazioni + irrigazione = valore di irrigazione.

Purtroppo non ricordo dove ho trovato queste informazioni, o da qualche articolo o magari qui da qualche parte sul forum (in caso, non se ne abbia a male l'autore, la conoscenza deve circolare ;) ).
Trovate inesattezze? Voi come stabilite l'entità dell'irrigazione di soccorso?


06/01/2020, 11:53
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Io personalmente concordo con quanto scritto. 10 litri al M2. Ma devi fare prove per vedere che effettivamente si bagnino i primi 15 cm altrimenti devi aumentare. Io ho un terreno con sabbia al 50% e i primi anni ho visto che le piante soffrivano già al 4 giorno di siccità. La botte non è l'ideale perché compatti il terreno dove passi. Io uso dei microsprinkler da 100l /ora raggio max 2mt ( all'inizio li tieni bassi per bagnare solo in un raggio di 50cm) con 20000 litri riesci ad irrigare 3/4000 m2 ( 120 piante ) per volta.


06/01/2020, 12:15
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Iscritto il: 07/11/2016, 13:54
Messaggi: 419
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Devi stare nei mesi sicciosi sui 60mm acqua / mese compreso piogge ( escluso quelle inferiori ai 10mm ). Il pericolo sono i ristagni e la troppa umidità costante che favorirebbe il brumale.


06/01/2020, 12:22
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Iscritto il: 02/01/2020, 12:05
Messaggi: 7
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Grazie masu
In effetti sarebbe interessante istallare dei microsprinkler ...mi preoccupa un po' l'entità dell'investimento, ma in caso sarebbe anche interessante collegarli a dei sensori di umidità del terreno, in modo da irrigare automaticamente quando effettivamente necessario. Qualcuno ha esperienze in merito?

Il discorso del brumale invece devo ammettere di non averlo afferrato del tutto, nel senso... se la pianta è micorrizzata a melanosporum capisco che, venendo meno le condizioni per la sussistenza del melanosporum, questo deperisca più o meno velocemente e muoia/sparisca dal terreno senza lasciare forme di resistenza vitali.
Ma il Brumale? immagino possa subentrare solo in quanto già presente nel terreno... oppure può essere considerato una degenerazione/un'adattabilità del melanosporum a condizioni sfavorevoli? capisco che, essendo riconosciute entrambe a livello di specie, potrei aver detto una bestialità a livello biologico ...ma è anche vero che una certa parte del ciclo vitale dei tartufi rimane poco chiara (almeno a me :D ) quindi non saprei.


09/01/2020, 11:12
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Iscritto il: 15/05/2016, 21:06
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Località: Udine
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Le spore viaggiano in mille modi in natura.
La cosa fondamentale è avere piante certificate e fatte bene , così sai di partire con il piede giusto.
E' poi ovvio che se vengono meno le condizioni ideali per una specie questa si indebolisce e prende il sopravvento altro che si adatta meglio alle condizioni , è quindi fondamentale mantenere le condizioni ideali per la specie che vuoi coltivare.


10/01/2020, 9:13
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