DiegoT ha scritto:Segnalo un mio articolo sui derivati climatici sulla Rivista di Agraria :
http://www.rivistadiagraria.org/articol ... ricoltura/" target="_blank
Non è una risposta alla domanda specifica del post, ma mi piacerebbe sondare l'interesse degli agricoltori per questo prodotto finanziario-assicurativo contro le avversità atmosferiche.
Non è una assicurazione, cosa che la maggior parte degli agricoltori converrebbe effettuare per vedersi riconosciuti i danni (sempre più frequenti) considerevoli che mediamente affliggono le aziende agricole
Il prodotto finanziario citato (derivato) è uno strumento speculativo ad altissimo rischio a tutti gli effetti.
Bisogna leggere con attenzione il contratto, perché basta un differenziale minimo sopra o sotto soglia per pagare fior di euro alla finanziaria.
Spieghiamo cosa sono i derivati.
I Derivati si chiamano in questo modo perché il loro valore deriva dall'andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. L'attività, ovvero l'evento, che possono essere di qualsiasi natura o genere, costituiscono il "sottostante" del prodotto derivato.
Tali strumenti sono utilizzati, principalmente, per tre finalità:
1) ridurre il rischio finanziario di un portafoglio preesistente (finalità di copertura o, anche, hedging);
2) assumere esposizioni al rischio al fine di conseguire un profitto (finalità speculativa);
3) conseguire un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul sottostante tali da cogliere eventuali differenze di valorizzazione (finalità di arbitraggio).
Il problema più complesso dei derivati è, da sempre, quello della determinazione del loro valore o, meglio della sua stima. E' un aspetto particolarmente importante e, nello stesso tempo, critico, in quanto richiede complesse attività di analisi.
A seguito di questa piccola spiegazione pare chiaro che si tratta di una scommessa e pertanto o vince il banco/assicurazione/banca (nel 99% delle volte) o il giocatore/imprenditore/agricoltore, quindi penso che per la composizione media delle aziende agricole italiane (entro i 4 ettari di proprietà) sia oggettivamente insostenibile