studiozenobi ha scritto:
Visto che siete all'inizio vi consiglio di prendere la partita iva in esonero, è una tipologia di partita iva che non comporta oneri di versamenti INPS camera di commercio e altro e vi permette di vendere i vostri prodotti tale e quali o trasformati senza particolari problemi ma rimanendo entro i 7.000€ di fatturato per ogni anno. Per la trasformazione dei prodotti in questo caso la normativa vi viene incontro poiché qualora si lavorano modiche quantità di prodotti, non si è obbligati ad avere un laboratorio artigianale ma le lavorazioni possono avvenire nella cucina di casa, ovviamente si deve sempre fare il manuale haccp e i singoli pezzi prodotti devono riportare tutte le indicazioni minime previste per legge per i prodotti agroalimentari
Molto interessante la soluzione da te proposta. Ci darebbe la possibilità di sperimentare l'attività, partendo da un piccolo terreno (considerando che non siamo esperti).
Cercando su internet ho visto che si parla di partita iva come "Imprenditore agricolo non professionale". E' così che si chiama quella da te suggerita o è un'altra? L'iscrizione alla camera di commercio va fatta comunque vero?
Per l'uso della cucina domestica mi ero tempo fa informata sulla microimpresa alimentare domestica, che però, almeno qui in Piemonte, sembra richiedere non soltanto l'HACCP, ma anche il corso di somministrazione per alimenti e bevande, con obbligo di frequenza nei centri abilitati e costi un bel po' più alti. Sai dirmi se nel caso del coltivatore diretto bisognerebbe aprire un secondo codice attività come impresa alimentare domestica, o se, a parte l'HACCP e le norme igienico-sanitarie, la cosa possa essere fatta direttamente? E' un aspetto questo che mi piacerebbe approfondire.