La mamma è il primo pronto-soccorso contro l`influenza A. "Invece di correre in ospedale, dove l`affollamento può essere un veicolo di contagio, proprio le mamme dovrebbero valutare per prime se nel bambino c`è qualcosa che non va". Davanti ai cancelli delle scuole, nelle sale d`attesa dei dottori, le notizie e le voci si diffondono più veloci della stessa influenza. La paura è tanta. "Troppa", dice a Salute24 Piero Valentini, infettivologo pediatra del Policlinico Gemelli di Roma. "Abbiamo avuto un aumento delle richieste dell`80% e operiamo in due-tre alla volta, perché prima bisogna visitare, ma dopo anche parlare, rassicurare". E quando ci sono di mezzo i bambini i genitori arrivano preoccupati, ansiosi e con tante domande.
1. Dottore, mio figlio ha la febbre molto alta, può provocare danni al bambino? "Questo è un mito da sfatare, come quello che la temperatura alta possa provocare meningite o altro", spiega Valentini. "La febbre è sempre una conseguenza, mai la causa di qualcos`altro".
2. Il bambino torna a scuola con la fronte che scotta. "La prima cosa è telefonare al medico di famiglia o al pediatra, nessuna corsa in ospedale o al pronto soccorso dove l`affollamento può solo far crescere i rischi di contagio". Quindi, farmaci sintomatici (antipiretici per la febbre), letto e tanto riposo. Ricette semplici, come "fare bere tanto il bambino".
3. Cosa devo comunicare telefonicamente al dottore? "Le necessità arrivano quando il bambino lamenta ad esempio un mal d`orecchio, spia di una sovrainfezione batterica", puntualizza il pediatra. "Oppure quando il bambino ha una difficoltà respiratoria". Al medico bisogna far sapere "la temperatura, se il bambino respira male, se ha un battito accelerato e se ha crisi di tosse particolarmente insistenti che non vanno via con le cure tradizionali (lavaggi delle fosse nasali e aerosol), se il bambino riesce a mangiare e a bere". Sarà il medico di famiglia a visitare e valutare se è necessario indirizzare un bambino per una radiografia al torace in ospedale.
4. Ho guardato il tg, si parla di polmoniti nei bambini più frequenti con l`influenza A. "Iniziamo col dire che si tratta di numeri bassissimi e casi rari e che le complicazioni, che possono andare da una polmonite lieve all`insufficienza respiratoria, riguardano i virus influenzali in generale e non solo quello dell`influenza A". Il medico ricorda anche che "nella maggior parte dei casi si tratta di bambini con una predisposizione, patologie connesse o gravi", che sono già più monitorati dei bambini sani.
5. Ho messo in pratica tutti i consigli, la febbre non va via. "A questo punto - spiega Valentini - è nuovamente indispensabile ricontattare il medico o il pediatra e rivalutare i sintomi". In particolare, "se la febbre persiste oltre i 4-5 giorni, che è la durata abituale dei sintomi febbrili legati all`influenza, se il bambino rifiuta di mangiare e soprattutto di bere, e quando il bambino è meno reattivo del solito, con affaticamento e spossatezza davvero eccessivi e prolungati".
6. Il bambino ha la tosse e i suoi muchi hanno un colore o una consistenza particolari. Altro mito da sfatare, ricorda il pediatra, che genera spesso allarme ingiustificato. "La produzione abbondante di muco è una normale reazione delle vie respiratorie alle infiammazioni". Impossibile che mamma e papà si esercitino in una improbabile diagnosi di polmonite o simili "a partire dal colore del catarro".
7. Il bambino ha la febbre, posso vaccinarlo? "Certo, non ci sono problemi", assicura il pediatra. "Anche se con alte temperature si evita di vaccinare, la somministrazione può essere fatta lo stesso".
8. Ho sentito dire che i vaccini non sono poi così sicuri. "Sono voci totalmente fuori luogo, il vaccino non è solo un mezzo per la protezione del singolo ma della comunità". Vanno quindi consigliati ed eseguiti a partire dalle fasce di età considerate prioritarie dal ministero della Salute, bambini e ragazzi dai 2 anni ai 27 anni e dai 6 mesi ai 2 anni per quelli nati pretermine.
9. Ho deciso di vaccinare il bambino, devo andare in ospedale? "Assolutamente no. Il primo punto di riferimento è il Centro vaccinale della Asl di riferimento, informazioni che si possono chiedere al medico di famiglia e al pediatra", spiega lo specialista. "Molte mamme ci dicono che hanno provato a cercarli senza successo, ma siamo di fronte a numeri importanti e la disponibilità dipenderà dall`efficienza della macchina della distribuzione".
10. Voglio fare al bambino il tampone per l`influenza A. "È praticamente inutile dal punto di vista clinico, oltre che oneroso". Nel caso il bambino abbia necessità delle cure ospedaliere spetta al personale sanitario valutare rischi e parametri che consigliano di praticare questa indagine. "Il cui risultato - specifica Valentini - non incide sulle cure ai pazienti: noi guardiamo allo stato di salute del paziente, non al risultato del tampone".
Data: 03-11-2009
Autore: Cosimo Colasanto
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