Buon pomeriggio a tutti. Mi si presenta l'occasione per poter acquisire un appezzamento di 20ha interamente composto da bosco ceduo: faggi, in prevalenza, e castagni. Due piccoli corsi d'acqua, a carattere torrentizio, scorrono all'interno del fondo; l'energia elettrica è presente, nonchè l'immediata presenza della statale del Giovo. L'ubicazione del fondo, spettacolare per panoramicità, desta più di una preoccupazione, poichè posto a 900m slm sul massiccio del Beigua, nella frazione sassellese di Piampaludo (SV). Avendo più che discreta conoscenza meteo-climatica generale, l'altimetria e la particolare orografia dell'entroterra ligure, rendono questa porzione di territorio italiano la più nevosa in assoluto (a parità di quota), con aliquote nivometriche annue superiori ai 3metri, ed una permanenza approssimativa del manto nevoso di 120/130gg (fine novembre-fine marzo/ primi d'aprile). Per tanto, vi chiedo se tali condizioni meteoriche possano considerarsi detrimenti per l'allevamento brado del suino? Nell'eventualità di un riscontro positivo, quali razze considerare? Poichè "l'aborigeno" ligure-basso piemontese è estinto. Inoltre, tenuto il conto dei 170kg di azoto X ha, quanti animali potrei inserire nell'appezzamento? Rimarco, in fine, l'opportunità di poter incrementare considerevolmente l'estensione del fondo boschivo, ricorrendo all'affitto o a eventuali acquisti. In attesa dei VS preziosi suggerimenti, Vi ringrazio anticipatamente. Fabrizio
Salve Fabriziokk, bene arrivato! Se ho capito stai parlando di brado... questo vuol dire che la limitazione dei suini non è definita dalle deiezioni ma dall'autosufficienza alimentare. Se si tratta di bosco naturale misto dovresti considerare un ettaro a maiale, senza altro supporto alimentare. Nel bosco il periodo di rotazione sarà funzionale al mantenimento della rinnovazione naturale. Devi fare “tu” una valutazione completa del territorio dove si sviluppa il pascolo, e approfondire la conoscenza della vegetazione autoctona. delle essenze erbacee, arboree, arbustive, eventuali limiti per terreni a seminativo, per migliorare il pascolo con foraggi di qualità.
Il riferimento per questi allevamenti sono le rispettive ASL, Amministrazioni Comunali ed il Corpo Forestale dello stato: tutela del territorio rurale e montano e delle sue componenti (bosco, suolo, risorse idriche, ecc.)
Prendi contatti con l’ASL di competenza è sempre meglio andarci a parlare, eviti problemi in seguito, perché puoi avere densità più alte ma devi tener conto oltre della flora; del tipo di terreno (compatto, sciolto?), a che peso vuoi macellare...tutte queste informazioni servono per determinare il giusto carico animale mantenibile. Si deve fare molta attenzione perchè i suini all'aperto svolgono molte attività (grufolamento, sentieramento, scortecciamento...), creando seri problemi sia alla fitocenosi che al terreno; se si verificano danni da sovrapascolamento serve molto tempo prima che la situazione torni come prima.
In base alle caratteristiche ambientali si dovrà pur posizionare delle piccole strutture e ricoveri, almeno un recinto con cattura.
Presumo tu debba considerare il "semibrado", almeno per il periodo invernale, integrazione alimentare giornaliera, inoltre non penso possano bere direttamente l'acqua gelata del torrente, devono essere presenti più punti di abbeveraggio sempre attivi.
Poi vi è da definire “il suino” la costituzione dell’orda, età media, presenza di scrofe, densità di allevamento.
Fissati e sviluppati questi punti, su una base di progetto reale, si potrà poi, parlare di fabbisogni proteici e amminoacidici con relativa valutazione degli accrescimenti.
Fissati e sviluppati questi punti, su una base di progetto reale, si potrà poi, parlare di fabbisogni proteici e amminoacidici con relativa valutazione degli accrescimenti.
Saluti mf
Buongiorno, sig. Carpenteri. Ho in programma, per maggio, una serie d'incontri, così come da Lei suggerito, con il corpo forestale di Sassello, le amministrazioni comunali di Sassello e Pontinvrea e, non ultima, l'ASL di Savona. Buona giornata