prendendo spunto dal post(selezioniamo la robusta lionata) che ha avuto un gran successo e raggruppa chi piu e chi meno un buon numero di allevatori con le loro opinioni ,i loro polli e i loro spunti per la selezione che mi hammo fatto appassionare anche a me di questa razza
credo che si potrebbe fare lo stesso per la padovana e tutte le sue colorazioni
(ero indeciso se postare in razze italiane ma lascio ai moderatori decidere)
e vi lascio con uno stralcio di un articolo che parla del presidio sulla
padovana e la padovana stessa
Il presidio della Gallina Padovana
Una lunga barba, i favoriti sulle guance e un ciuffo di penne lunghe e lanceolate che si aprono a corolla e le piovono sugli occhi: come una specie di gran crisantemo spuntato sul capo e sostenuto da una cupoletta cranica che perfino Darwin si è affannato a studiare. Le narici rosse e carnose che incorniciano il becco e la vista quasi completamente oscurata: la Padovana si orienta sbirciando tra le penne e questo spiega il suo esitante deambulare.
Può essere nera, bianca, dorata (con le penne fulve orlate di nero), camosciata (con le penne fulve orlate di bianco), argentata (con le penne bianche orlate di nero).
Sulle sue origini un conflitto transnazionale si trascina da almeno un secolo. Di galline con il ciuffo ce ne sono in vari paesi d’Europa e quasi tutti – con più o meno veemenza – ne rivendicano la paternità. A trenta chilometri da Padova, per esempio, il paese di Polverara, famoso per i polli tanto da essere citato nella Secchia Rapita del Tassoni come «regno dei galli», possiede una razza omonima – ormai rarissima – con le zampe verde salice e il ciuffo piccolino, e qualcuno sostiene sia proprio lei la capostipite della Padovana.
Nel 1921 il polacco Josef Victorini tuona contro la legittimità stessa del nome “Padovana” e chiede di ristabilire «la verità», restituendo alle galline con il ciuffo il loro vero nome – Polishcrests – legato alla loro inequivocabile origine polacca. Victorini attacca duramente un congresso tenutosi a Dresda nel 1869, durante il quale una minoranza di studiosi avrebbe denominato Padovana la gallina con il ciuffo colorato (stesso colore del tronco) e Olandese quella con il ciuffo bianco. In quell’occasione i polacchi – mancando di orgoglio nazionale – si sarebbero adeguati senza batter ciglio e accogliendo supinamente il nome Padovana (che tradotto in polacco fa Paduaner).
La diatriba sul nome e sulla paternità non si è mai conclusa, ma fra tutte c’è un’ipotesi più probabile di altre.
Nel Trecento il marchese Giacomo Dondi dall’Orologio, medico e astronomo padovano, durante una visita ufficiale in Polonia, avrebbe preso con sé alcuni capi di una buffa gallina col ciuffo per arredare il giardino della sua villa gentilizia. Pare inoltre che i capostipiti di questo strano animale siano russi e che tutto il suo bizzarro equipaggiamento di ciuffo, barba e favoriti sia uno stratagemma contro il freddo.
Dalla Repubblica di Venezia, al seguito dei commercianti, le galline attraversarono poi l’Europa per raggiungere le Fiandre e il Brabante olandese e belga. Tant’è che in tutte queste zone ci sono parenti che le somigliano: si chiamano Houdan, Crevecoeur, Brabanter, Olandese.
In sintesi, l’ipotesi che probabilmente ha più seguito indica questo percorso: Russia, Polonia, Italia (Padova), Olanda e infine Francia. La testimonianza scritta più antica ritrovata finora è quella del medico e naturalista bolognese Ulisse Aldovrandi, che descrive la Padovana (e la chiama proprio così) nel suo Ornithologiae, pubblicato tra il 1599 e il 1613. Questa perlomeno è una certezza e quindi il nome è più che legittimato da almeno quattro secoli di storia. Così come è certa la passione viscerale che nutrirono per lei reali e cortigiani: non solo il marchese Dondi, ma anche lo zar di Russia, che ne donò alcuni capi al re di Prussia Federico Guglielmo III (in questo modo raggiunsero la Germania) e Madame Pompadour (Parigi conserva ancora alcuni esemplari di gallina de Padoue nel Musée National d’Histoire Naturelle).
L’Accademia dei pennuti. La decadenza della Padovana inizia presto, già dopo il 1700. Ai primi del Novecento ce ne sono ancora alcune migliaia di esemplari, ma negli anni Sessanta scompaiono quasi definitivamente. In Europa sopravvive qua e là in piccoli allevamenti amatoriali e in Italia la conserva l’Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente “San Benedetto da Norcia” di Padova.
Sotto la regìa di Gabriele Baldan questa scuola avvia programmi di conservazione e di miglioramento della gallina Padovana, dell’oca veneta e del tacchino dei Colli Euganei. Per la gallina nasce un’associazione specifica, la Pro Avibus Nostris, che riunisce sei aziende (quattro in provincia di Padova e due in provincia di Venezia). All’inizio è solo uno sfizio, ma poi il Presidio parte e, poco per volta, la Padovana trova un suo piccolo mercato.
Ecco i numeri: nel 1999 ci sono 200-300 capi (allevati presso l’Istituto “San Benedetto da Norcia”); nel 2001 le sei aziende allevano complessivamente 1200 capi, che diventano 3.000 nel 2002.
La Padovana entra stabilmente nel menù dei ristoranti della città, nelle pollerie, nei negozi specializzati e, addirittura, viaggia: spedita a Bologna, a Bolzano, a Verona. La Facoltà di Agraria dell’Università di Padova studia i problemi di consanguineità e lo studente Ermanno Lunardi, seguendo per alcuni mesi 60 animali, registra i parametri produttivi e le rese della Padovana alla macellazione: ne esce la prima tesi di laurea sul tema.
Il disciplinare del Presidio prevede un minimo di 4 metri quadrati di pascolo all’aperto e un’alimentazione a base di granaglie (mais soprattutto). Il gallo è pronto dopo 5 o 6 mesi, la gallina si macella normalmente tra i 6 e i 12 mesi. La pelle è sottile e la carne morata (non candida come quella cui è abituato il consumatore), simile piuttosto a quella del fagiano o della faraona. Un marchio registrato garantisce la Padovana del Presidio: ogni animale ha un anellino con il numero dell’allevamento ed esce dal macello accompagnato da un’etichetta, da un pieghevole e, per i ristoratori, da sei cialde commestibili, che sono sistemate sul piatto di portata accanto a ogni porzione.
e poi una domanda che mi affligge da un po
ho visto varie foto di padovane americane e spesso vedo soggetti con creste a cornetti proninciate e accenni a volte di bargigli
sono in standard in america
o sono solo non pure