Eccomi qua Ale, ho dovuto frammentare il tuo intervento altrimenti non sarei riuscito a riassumere tutto in un unica risposta:
A = sta per tua considerazione
V = mia, in risposta alla tua
A: “ripeto sono consapevole che le testimonianze romane parlano di introduzione di polli di svariate razze comprese delle "nane" da molti posti con tanto di descrizione. Sono consapevole che esistono incisioni antiche che rappresentano polli di svariate razze ..”
V: A mio parere non è male come inizio, in fondo stiamo parlando solo di migliaia di anni fa e se si cominciasse ad escludere tutto ciò che già veniva allevato in epoca romana nel territorio italico e che è stato esportato durante gli innumerevoli viaggi nel nord Europa nel periodo della colonizzazione impero romana possiamo anche riscrivere la storia di quasi tutte le razze esistenti oggi in Europa, non solo di polli e colombi ma di cani, ovini, bovini, equini, suini, etc… persino frutti e vino, strumenti musicali e architettura.. Non lo dico io ovviamente, ma la storia… Chissà, forse da qui il famoso detto ‘tutte le strade portano a Roma’ e con molta probabilità ancor prima dal continente asiatico
A : “ma sono anche consapevole che nella storia recente d'Italia dalla fine dell'800 per l'intero 1900
non esistono testi avicoli, iconografie o foto che parlino in modo anche accennato di presenza di polli nani autoctoni..”
V: Vero, lo so bene Ale, anche io mi sono posto la stessa domanda e sono arrivato proprio grazie alla lettura di quei testi a capire le probabili ragioni. In quei libri e libretti del periodo da te citato, ho trovato descrizioni di razze italiane di cui nemmeno conoscevo l’esistenza, come la Monnezzara, la Ciociara, Leccese, ecc.. . Ma come avrai notato anche tu, parlano per lo più e quasi sempre della ‘regina’ incontrastata Livorno bianca e di aumentare la produttività, era già iniziato il processo di industrializzazione: tante uova e di grosse dimensioni, tanti metodi per rendere i polli delle aie sempre più robusti e pesanti. Erano già importati e consigliati incroci con polli esteri come Langshan, Australorp, Rhode Island red, Hamrocks, Cocincinese, ecc , e purtroppo già allora alimentati con farine di carne provenienti dall’America.
Era un periodo diverso da oggi, il recupero della biodiversità delle razze autoctone e purtroppo relativo business ancora non aveva avuto inizio, in fondo siamo proprio io e te i responsabili di questo putiferio… ma il nostro obiettivo comune er di riportare attenzioe sulle nostre belle razze italiane che stavano scomparendo a ritmo vertiginoso.
Tornando ai libri fine 800 primi 1900 erano periodi di vacche magre in campagna e soprattutto tanta ma tanta ignoranza, le scuole non erano per tutti; quindi poca attenzione era data a questi insignificanti e fastidiosi polletti di piccola taglia che tendevano a riprodursi con troppa facilità e a dispetto delle massaie si incrociavano facilmente con polli normali riducendone così la taglia non più ‘bella grossa’ come desiderata. La nostra nanetta ha e aveva colori normali (dorato o fromentino che sia) privi di ciuffo o penne strane che potessero renderli in qualche modo attraenti e ornamentali – al contrario venivano pubblicizzati polli con ciuffo e piume ai tarsi e stravaganti nani di diversi colori provenienti dall’estero – quindi troppo comuni e anonimi, sfruttati solo nei poderi per la loro forte attitudine alla cova di selvaggina e faraone che in seguito è stata abbandonata per essere affidata alle prime moderne incubatrici di tipo familiare o tacchi nelle. La salvezza di questa nanetta tozza e robusta secondo me tutta italica - e sempre secondo me l’unica vera nana autentica del nostro paese - è dovuta alla sua robustezza e tasso di fertilità altissimo (come dice Elio, dove natura toglie.. natura da..) che in qualche modo tra una guerra e l’altra è riuscita a scamparla, malgrado non fossero tanto gradite nelle aie degli anni 5 anche il più rozzo dei contadini vedendo ritornare a casa una chioccina con i suoi pulcini non li avrebbe mai sbattuti in terra… ormai erano nati e li lasciavano stare.
Ale, di testi ce ne sono e anche io vorrei poterne trovare e consultare sempre di più, ma sai meglio di me quanto arduo sia vagare per musei e biblioteche … ma quel ‘poco’ che ho in mano mi basta per poter affermare che di razza trattasi seppur trascurata e mai valorizzata e ad oggi non riconosciuta dalla FIAV ma fiducioso che un giorno o l’altro lo sarà.
Sapessi ancora quanto materiale devo finire di analizzare con più attenzione (devo leggere una intera collezione di riviste di avicoltura degli anni 30 curata dal Prof. A. Ghigi) dove lui stesso afferma che in Maremma con la sua felice posizione geografica e il buon clima favorisce fortemente l’allevamento di pollame senza grossi problemi.
Ma il tempo a disposizione per leggere tutto è quello che è.. Inoltre il mio problema al momento sta che non posso anticipare il contenuto di ciò che sto scrivendo sui Quaderni de Il Pollaio del Re (il primo per l’esattezza parla anche della Mugellese) e se tutto procede bene a settembre dovrebbe essere in commercio il numero uno.
Si tratta di una collana di piccoli hand-book (manuali) dove ogni volta vengono trattati vari argomenti, come allevare pulcini, tacchini, pavoni senza l’uso di miscele giù confezionate … razze italiane davvero sconosciute e molte altre cose interessanti, insomma tanto lavoro credimi, poi lo sai anche tu il tempo che richiede preparare queste cose e le ricerche che vanno fatte… Quindi non è per fare il misterioso, ma è ovvio che io non possa scrivere bibliografie importanti o pubblicare foto antiche qui, altrimenti il mio lavoro non avrebbe più alcun motivo di essere pubblicato…
A: “Le testimonianze nel Mugello facendo vedere foto di polli ad anziani senza proferire parola portano a queste affermazioni: " Prima avevamo quelle agitate con l'orecchia bianca che facevano le uova bianche , poi abbiamo avuto quelle piccole con l'orecchia rossa che vanno molto bene per covare, che fanno l'uovo più colorato . Le femmine chiare chiare i maschi dorati".”
V: Questa testimonianza che hai raccolto ti confesso la trovo un po atipica e ti spiego anche il perché, la maggior parte degli anziani contadini dai quali anche io spesso raccolgo informazioni (ma le prendo sempre con le pinzette..) finisci a parlare di polli nani o normali e se gli parli di ‘orecchie’ nei polli spesso non sanno nemmeno cosa siano, lo stesso per i ‘tarsi’ se non gli dici ‘zampe’ non capiscono…e ‘orecchioni’ non sanno proprio cosa siano.. se gli chiedi di che colore erano ti rispondono .. ‘mi sembra che le zampe erano scure’.. altri invece ‘mi sembra erano chiare’.. alcuni “ma, a dire il vero non me le ricordo bene, ma ricordo che erano piccine e ignoranti” (che in toscano sta per indomabili o selvatiche). Ora, che questo signore o signora del Mugello si ricordi addirittura che con l’orecchio bianco facevano più uova e meno quelle con orecchione rosso, una le faceva più bianche l’altra meno … “mi fa strano” (detta alla Verdone) ma tutto è possibile e non escludo niente..
A : “In maremma evidentemente, fin dal periodo post bellico, la selezione ha preso altre vie !!! Ci sta pure che abbiano l'orecchione bianco per sovrapposizione con il tipo mediterraneo locale che vi si meticciò.
In questo caso però non torna il fatto del colore dei tarsi e della pelle.
La "razza mediterranea" non si sarebbe limitata ad apportare un orecchione bianco ma avrebbe alterato in giallo anche il colore di zampe e pelle. “
V: Si, ma il colore giallo e della pelle gialla come ben sai non è presente in tutte le razze mediterranee, non che io non creda al meticciamento che purtroppo c’è stato un po ovunque.. e conosco bene il problema vista la ‘pulizia’ che sto facendo da anni nei soggetti selezionati qui.. ma perché stiamo parlando probabilmente dell’unico vero pollo nano autentico italiano di origini molto più antiche di quanto si possa immaginare.
La Mugellese ha pelle bianca e sottile (un po come la Valdarno, la Collo nudo, etc) i tarsi sono color carne (chiari non gialli come la Mericanel o ardesia come l’Olandese nano o la Pictave) cresta semplice e abbondante come i bargigli del resto, orecchio biancastro venato di rosso non rosso come gli Chabo e non bianchissimo come le Bantam di Java
Mentre attraverso le analisi svolte con la Prof.ssa M. Gualtieri (nostra vecchia conoscenza) del Dip. Zootecnico dell’Università di Firenze per tre anni consecutivamente abbiamo controllando uova, peso, sangue, caratteriti morfologici nel suo insieme e il risultato si è dimostrato più che soddisfacente. E’ stato convenuto che il gruppo presente qui riportava le caratteristiche più attendibili e tipiche rispetto ad altri prelievi e analisi svolte altrove. Secondo me un ottimo risultato, il secondo passo doveva essere quello di portarla al riconoscimento anche della FIAV ..ma come ben sai sono negato per le competizioni sportive seppur con finalità scientifiche speravo su Marino ma purtroppo scoraggiato da alcuni fatti successi nell’ambito expo ha mollato tutto. Adesso ho trovato qualcun altro che vorrebbe impegnarsi in questo ma vedremo strada facendo…
Concludendo, più che parlare del suo passato visto che nessuno di noi era presente per poter testimoniare con certezza le varie ipotesi di quel che si afferma preferire cominciare a parlare del suo futuro, nel senso che mi piacerebbe se un giorno tornasse a ripopolare le aie tornando a svolgere il suo compito di piccola ‘Tata’ per pulcini di ogni razza (preferibilmente italiane). La cosa buffa è che oggi cerchiamo di valorizzarla mentre un tempo erano piuttosto indesiderate… e ancor oggi ci si imbatte spessissimo in Cochin nana, Moroseta, ecc..
Viviano
PS una bella chicca per tutti noi, 3 anni fa per caso scartafogliando un vecchio album fotografico di famiglia ho ritrovato un paio di foto di una mia zia di quando era una ragazzina (deceduta di vecchiaia l’estate scorsa) dove stava seduta davanti alla porta di casa, come facevano un tempo, intenta a dare briciole di pane a delle gallinelle nane (del tutto simili alle nostre nanette) che malgrado la foto sia in bianco e nero si vede che hanno la coda più scura e corpo chiaro e altre invece erano dorate i gallettini molto simili a quelli riproposti in foto (frequentavo il suo podere da bambino durante le vacanze estive) quando una volta gli chiesi di quelle gallinelle mi disse “eran ‘gnoranti e ‘un le pari..ma eran tanto belline cò sù pulcinini..” traduco = ingestibili e dispettose ma tanto graziose con i loro pulcini. Insomma.. questa nanetta c’era, eccome se c’era… stiamo parlando di un centinaio di anni fa. Poi ovviamente ognuno è libero di trarre le sue conclusioni.
PPS ho scritto con una certa premura… quindi non fate caso a eventuali ripetizioni o incongruenze..
- Allegati
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- Prof.ssa Manuela Gualtieri durante gli esami sul campo