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Alla ricerca della fantomatica Gallina Sarda 
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Sez. Cani
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thomasdelgreco ha scritto:
cioe che tipo di gallina è tipo mediterraneo ?
LEggera o pesante
buona deposizione
colorazione , foto quadri notizie e poi viaggi alla ricerca perche cosi sai uali sono le caratteristiche minime e pure se non trovi nulla riesci a trovare qualcosa che si avvicina , o quantomeno c hai provato

Ho perso mattinate intere nell'Archivio di Stato e varie biblioteche della Università di Sassari, la più antica della Sardegna (1617, pieno periodo spagnolo), ma ho trovato poco e, soprattutto nessuna descrizione particolareggiata, se non che ce n'erano di arricciate, grandi (almeno quanto le Padovane in Italia: F. Cetti 1700), e piccole. nessun accenno ai colori (piumaggio, becco, zampe, orecchioni ecc). Però ho trovato dei dipinti e foto di fine '800 e inizio '900, che sembrano rassomigliare molto nella forma alle galline da me postate oggi, comunque in genere sono galline leggere. Altre descrizioni, come già detto, non ne ho trovato, salvo che (scritti della prima metà del '900) si proponeva, non la selezione delle "Galline Sarde", ma sbrigativamente di incrociarle con razze esterne selezionate (italiane e non) per renderle più produttive, specialmente nella deposizione di uova, ma questo avviene essenzialmente solo intorno agli anni 30 del secolo scorso e solo nelle zone meno isolate.
Grazie per la collaborazione e l'incoraggiamento
Pedru

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07/06/2013, 0:01
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La locuzione latina repetita iuvant, tradotta letteralmente, significa "le cose ripetute aiutano".

Il senso della frase è che una cosa, a forza di essere ripetuta, viene appresa da chi ascolta

Nel 1905 Teodoro Pascal scrive:

) VARIETÀ DELLA GALLINA ITALIANA – La gallina italiana comprende dieci varietà regionali, così abbiamo:

1. La varietà piemontese:
2. “ lombarda;
3. “ veneta;
4. “ emiliana;
5. “ marchigiana ed umbra;
6. “ toscana;
7. “ romana;
8. “ napoletana;
9. “ siciliana;
10. “ sarda.

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Dobbiamo avere più coraggio di guardare la realtà, così ci farà meno paura. Alessio Z.

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07/06/2013, 8:44
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Quali sono i caratteri morfologici di questa gallina ???

Risponde lo stesso autore dicendo .............



GALLO


Testa – graziosa, piuttosto lunga e larga.

Becco – sufficientemente lungo, a punta leggermente curva, base estremamente forte; il colore è giallo intenso nella varietà bianca, camoscio, rossa, cucula, ecc. – nella varietà nera il becco inferiore è pure giallo, non così il superiore che è giallo-bruno.

Guancia, cresta e bargigli – di colore rosso cinabro, le guancie levigate, la cresta straordinariamente alta, larga, scempia e regolarmente dentellata, i bargigli lunghissimi e d’un tessuto compatto e fine come la cresta.

Occhi – rossi, grandi e d’una vivacità straordinaria.

Orecchioni – a superficie levigata e di colore bianco più o meno tendente al crema a norma della varietà, così nelle varietà molto chiare si riscontra il bianco puro, nelle varietà più scure il bianco crema e nella varietà nera il colore decisamente crema.

Collo – arcuato e piuttosto lungo.

Dorso – inclinato indietro.

Spalle – marcatamente larghe.

Petto – ampio, arrotondato.

Gambe e tarsi – di struttura fine, i tarsi nudi e di colore giallo brillante in tutte le varietà, salvo nella nera che presenta tarsi grigi con vena decisamente gialla – in questa varietà si verificano spesso anche tarsi e becco gialli, ma giammai d’un colore intenso e brillante come nelle altre varietà.
Dita – in numero di quattro per ogni zampa, nettamente articolate ed acuminate, diritte e fini.

Coda – portata graziosamente con eleganza; le grandi penne a falcetta sono molto pronunziate in larghezza e lunghezza, le timoniere sono larghe e forti.

Portamento – svelto, elegante, insomma un portamento italiano per eccellenza.

Statura – Il gallo italiano è di media statura; allevato bene non è inferiore in volume alle vantate razze di Houdan e Crèvecoeur, ma non raggiunge mai il volume della razza La Flèche: il suo peso varia da 2 a 3 chilogrammi. Certamente non è cosa facile di trovare un gallo di 3 chilogrammi; questo fatto dimostra ad evidenza che il nostro pollo comune è suscettibile, mediante una accurata selezione, di aumentare considerevolmente il volume.

GALLINA


I caratteri generali della gallina, eccezione fatta per i caratteri sessuali secondari, concordano con quelli del gallo: la cresta non è diritta come quella del gallo, ma bensì ripiegata di lato.

Produzione d’uova – abbondantissima, sino a 200 all’anno, dal guscio bianco candido e del peso di 65 a 75 grammi l’uno. Nei mercati italiani le uova a guscio bruno sono molto deprezzate e ciò è provvidenziale, poiché l’allevatore avrà interesse di eliminare dal suo pollaio le galline che gli daranno siffatte uova: sono appunto queste galline che provengono da incroci della razza italiana colle razze asiatiche, e quanto sia stata funesta l’introduzione del sangue mongolico nei pollai dei poderi italiani è cosa generalmente nota. Rallegriamoci adunque di questo uso che attenua gli effetti funesti del sangue asiatico che ha infestato i nostri cortili, i nostri poderi.
Produzione di carne. – Generalmente si ammette che il pollo italiano, insuperabile come produttore d’ uova, valga poco come produttore di carne. È invalsa la credenza che polli a tarsi gialli diano carne giallastra e poco succolenta. Questo modo di vedere è giustificabile per le razze a scheletro relativamente pesante in confronto della quantità di carne che fornisce l’animale, ma lo scheletro del nostro pollo italiano è molto leggero e fine, mentre che il petto e le anche sono discretamente forniti di carne tenera e delicata. Certamente non abbiamo nel pollo italiano il produttore di carne per eccellenza, come il Dorking, ma via, nessuno di chi legge troverà che un pollo arrosto di razza italiana o Leghorn che sia gli abbia qualche volta offeso il palato; insomma nel pollo italiano abbiamo l’insuperabile campione del produttore d’uova, campione che però, nel lato opposto, nella produzione di carne, si lascia vincere da qualche suo fratello in latinità, come l’Houdan, il Crèvecoeur, ecc. e dal suo cugino della bionda {Albone} <Albione>, il Dorking, ma che pur tuttavia è sempre un discreto produttore di carne anche lui.

In complesso non sapremmo meglio definire il nostro pollo che come il pollo ideale per eccellenza, e cioè buonissimo produttore d’uova (il migliore che si conosca), buon produttore di carne; il pollo che unisca i due aggettivi buonissimo è ancora...... pollicultura dell’avvenire, e poiché il Wagner della polleria ha ancora da nascere, così ritengo che, provvisoriamente almeno, la nostra razza comune è degna del titolo che gli ho appiccicato: pollo ideale.

Incubazione. – La nostra gallina non ha grande tendenza all’incubazione, anzi pare che in Germania abbia quasi completamente perduta quest’attitudine, ed il Baldamus pone appunto questa difficoltà: come si può spiegare la grande produzione annuale di questo pollo nella regione italiana, date queste sfavorevoli condizioni?

Il chiaro autore finisce per supporre che il sangue asiatico, che ha infestato i nostri cortili di campagna, contribuisca a dotarci di opportune chioccie. Sicuramente i nostri pollai abbondano di prodotti in cui scorre una buona dose di sangue asiatico, ma io credo di non errare asserendo che il nostro puro sangue italiano fornisca a sufficienza le chioccie alla nostra avicultura: difatti in molte regioni montuose, stante gli scarsissimi mezzi di comunicazione, il contadino mantiene ancora allo stato genuino il suo pollo italiano, e nelle condizioni d’isolamento in cui si trova dai centri commerciali, non gli si presenta la facile occasione di trovare l’elemento necessario per incrociare i suoi polli con soggetti di sangue asiatico; ebbene in quelle contrade l’incubazione si compie per mezzo di galline chioccie – egli è bensì vero che la tacchina è un ausiliario in tale faccenda, ma vuolsi anche considerare che a questo gallinaceo, nei più dei casi, viene affidata l’incubazione delle proprie uova e più raramente quelle di gallina.

Rusticità. – Un’altra qualità caratteristica del pollo italiano è la sua straordinaria rusticità. Anche qui, come per la produzione d’uova, si può impunemente sostenere che il nostro pollo emerge su tutte le razze possibili ed immaginabili. Niente di più facile dell’allevamento dei nostri pulcini; in sei mesi avete dei polli formati e che già vi danno uova, e checché se ne dica del Crèvecoeur, dell’Houdan ecc, io sostengo sempre che la nostra razza, da questo lato specialmente, è superiore a queste ultime. Aggiungete anche il carattere vagabondo del nostro pollo, pregio inestimabile che lo spinge alla ricerca del proprio nutrimento, e convenite con me che in piena campagna l’allevamento costerà ben poco quando si hanno animali così vivi e vagabondi.

È indubitato che le nostre fattorie di campagna ritraggono un rilevante utile dalla polleria, purché il numero dei polli sia adeguato al tratto di terreno che possono percorrere liberamente; in tal caso, non avendo luogo l’esaurimento del terreno, gli animali troveranno sempre a loro soddisfazione grani, erbe, insetti, molluschi, ecc. In generale il nostro contadino suol dare un solo e frugalissimo pasto ai suoi pennuti, anzi, nel tempo del raccolto, essendo l’aia sempre imbrattata di residui di grano, il pasto quotidiano viene totalmente omesso.

Mantello o livrea. – .......
Nella nostra gallina il manto unito è preferibile poiché è molto facile di perpetuarlo agli allievi, ma non così coi mantelli variopinti, che esigono una selezione intelligente, paziente e non sempre coronata da successo.

S’intende bene che nella livrea nera si cerca il nero perfetto senza fondo troppo grigiastro, insomma non si vuole il cosidetto fumo di cannone. Il riflesso si vuole verde metallico.

Nel manto bianco si cerca di evitare la vena paglierina tanto facile ad apparire sul collo e sul dorso, specialmente alla seconda muta.

Il mantello ardesia è difficilissimo ad ottenersi perfetto, poiché il gallo, specialmente, prende del nero al collo, sul dorso e sulla coda.

Il giallo o camoscio è più facile del precedente: in questo manto le penne del ventre sono più chiare di quelle del dorso, mentre che quelle della mantelletta, del groppone e della coda riescono sempre più scure del dorso.

Fra i manti variopinti è degno di nota il manto ermellinato ad uso {Bramha} .
Fra i manti brizzolati primeggiano i soggetti a tre colori, e cioè il nero, il marrò ed il bianco; è anche comune il brizzolato uso Houdan, ma generalmente conosciuto e non di recente fabbricazione come pretende lo Schönfelder. Assai simpatico e grazioso è il manto cuculo in cui ogni penna ha il fondo grigio ed è traversato da una o più striscie nere.

Il manto il più comune in Italia, e che contemporaneamente si può dire il più ricco per vivacità di colori, è il rosso detto altrimenti dorato, bruno o pernice rossa. Abbiamo anche il manto pernice gialla ed in tal caso al posto del rosso subentra un colore giallo che può essere paglierino, arancio, camoscio, e finanche bianco, in quest’ultimo caso abbiamo la livrea pernice bianca chiamata pure argentata. Descriverò con alquanto dettaglio, in coda a questa mia monografia della gallina italiana, le principali livree che sono adottate dallo sport germanico, facendone oggetto di apposita appendice.

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07/06/2013, 8:52
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Quando il Cetti paragona la razza Sarda alla razza Padovana , non si riferisce alla Padovana col ciuffo ma alla Padovana Comune .


Ecco un altro stralcio di Pascal Riferita alle varietà della razza nostrana d'Italia :

Questa divisione per varietà non ha lo scopo d’indicare individui nettamente distinti fra di loro, ma pur tuttavia la differenza di una regione all’altra sono in certo modo visibili; così nella varietà sarda riscontransi soggetti più piccoli della varietà napoletana, nelle varietà lombarde e piemontesi la livrea non è così smagliante come nella varietà napoletana: la classificazione regionale, a causa delle differenze quasi impercettibili fra individui di diverse regioni, ha il solo obbiettivo di indicare la provenienza del pollame. Abbiamo però varietà abbastanza distinte della nostra gallina comune italiana, che possono pretendere di essere elevate a razze, o, per dir meglio, a sottorazze della gallina italiana, così Padova vanta una di queste sottorazze tipiche e rinomate come ottime produttrici di carne e di uova: alludo alla padovana comune chiamata megiarola, caratteristica per i tarsi e pel becco grigi.


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07/06/2013, 8:59
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alessiozanon ha scritto:
La locuzione latina repetita iuvant, tradotta letteralmente, significa "le cose ripetute aiutano".
Il senso della frase è che una cosa, a forza di essere ripetuta, viene appresa da chi ascolta

Nel 1905 Teodoro Pascal scrive:
..................

“repetita iuvant”, Certo, infatti molte volte ripeto anch’io
Comunque, tralasciando le altre razze, qui c’è una cosa certa: ai primi del ‘900 la Razza Sarda esisteva, però non mi risulta che il Pascal, purtroppo, abbia fatto una descrizione di tale razza, come non risulta, purtroppo, che non l’abbia fatta nessun altro.
il Pascal parla di Razza Sarda, ma ci son prove che le razze locali in Sardegna, fossero più di una, come riportato dal Ceti nel ‘700, il quale certamente non aveva visitato tutti i paesi della Sardegna.

Ci rimangono solo, come detto più volte, solo qualche fotografia e qualche dipinto non molto particolareggiato. Ne avevano qualche esemplare imbalsamato al museo della Facoltà di Agraria di Sassari, ma è andato distrutto una decina di anni fa per mancanza di personale.
Noi sardi (naturalmente i pochi appassionati, perché agli altri non gliene importa granché) non abbiamo avuto la fortuna che americani o inglesi non hanno preso la gallina Sarda per selezionarla (come è accaduto con la gallina dell’Italia Centrale, chiamata “Livornese” e la Siciliana), probabilmente perché i rapporti commerciali con quegli Stati erano molto scarsi o assenti.
E neanche la fortuna dei Veneti, di aver tanti appassionati, in grado di selezionare e conservare orgogliosamente le loro razze.
Saluti
Pedru

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07/06/2013, 11:08
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Non allevo polli ma seguo questo argomento appassionante e auguro a Pedru di riuscire a trovare le radici di questo pezzo di storia .
Complimenti per tenacia e determinazione in bocca al lupo

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Mettete l'indicazione geografica al profilo sarà utile nelle risposte grazie


07/06/2013, 11:15
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alessiozanon ha scritto:
Quali sono i caratteri morfologici di questa gallina ???

Risponde lo stesso autore dicendo .............

Ma si nota subito, che il Pascal si riferisce chiaramente ad un generico “Pollo Italiano” , idealizzato nel Livornese. Questo è particolarmente evidente in questo passo: “nessuno di chi legge troverà che un pollo arrosto di razza italiana o Leghorn che sia …” e non alle altre razze citate, tantomeno alla “razza sarda”. Infatti città ben 8 volte "Pollo Italiano", senza citare neanche una volta la razza sarda o altre razze, compresa la siciliana, che sappiamo bene essere notevolmente diversa dalla livornese, cioè dalla razza italiana comune descritta dal Pascal.
D’altro canto non risulta da nessuna parte che il Pascal, sia mai venuto in Sardegna.
Un’altra cosa da notare e che, in 3 articoli dell’inizio ‘900 dell’’Unione Sarda, quotidiano di Cagliar, si parlava di una razza Sarda piccola, non paragonabile ad altre razze selezionate come ovaiola e facilmente tendente alla cova, per cui se ne raccomandava l’incrocio con galline esterne selezionate, cosa che i Sardi non ne volevano neanche sentire. Sappiamo comunque (non mi stancherò mai di ripeterlo), ed è logico, che di razze “sarde” ne esistevano più di una, a seconda delle regioni della Sardegna. E siamo punto e a capo.
Saluti
Pedru

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07/06/2013, 11:18
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gargamella ha scritto:
Non allevo polli ma seguo questo argomento appassionante e auguro a Pedru di riuscire a trovare le radici di questo pezzo di storia .
Complimenti per tenacia e determinazione in bocca al lupo

Grazie infinite, Garga ;)

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07/06/2013, 11:19
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alessiozanon ha scritto:
Quando il Cetti paragona la razza Sarda alla razza Padovana , non si riferisce alla Padovana col ciuffo ma alla Padovana Comune .
Ecco un altro stralcio di Pascal Riferita alle varietà della razza nostrana d'Italia :
.........................

In realtà in questo caso, il Cetti non fa il paragone fra una razza Sarda non meglio specificata, ma al contrario (e lo dice esplicitamente) si riferisce precisamente alla Gallina di Sanluri, definendola la più grande del Regno e aggiunge che “la Gallina di Sanluri è in Sardegna, quello che è la padovana in Italia” sempre riferendosi alla stazza e ritenendola forse superiore per la produzione e la grandezza delle uova e non alla morfologia, né tantomeno al ciuffo, altrimenti l’avrebbe esplicitamente citato.
Ecco, qui dice chiaramente che “ la differenza di una regione all’altra sono in certo modo visibili” e cita solo una volta la “razza Sarda”: “riscontransi soggetti più piccoli della varietà napoletana”. Ma com’era questa varietà Napoletana? A parte la grandezza, era identica a quella Sarda? Non credo proprio. Cosa volesse dire non è dato saperlo. Personalmente credo che volesse dire che la razza Napoletana, pur non essendo grande, era maggiore di quella Sarda, cioè si riferiva unicamente alla stazza. Ma, qui devo ancora ripetere che di razze in Sardegna ce n’erano più di una. Come più di una erano le razze Venete e del resto è evidente che la differenza fra la padovana, la Livornese e la Siciliana (per nominarne solo alcune)non sono da poco
Per il resto rimando al post precedente
Saluti
Pedru

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07/06/2013, 11:27
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Pedru ha scritto:
........................
Ecco, qui dice chiaramente che “ la differenza di una regione all’altra sono in certo modo visibili” e cita solo una volta la “razza Sarda”: “riscontransi soggetti più piccoli della varietà napoletana”. Ma com’era questa varietà Napoletana? A parte la grandezza, era identica a quella Sarda? Non credo proprio. Cosa volesse dire non è dato saperlo. Personalmente credo che volesse dire che la razza Napoletana, pur non essendo grande, era maggiore di quella Sarda, cioè si riferiva unicamente alla stazza. Ma, qui devo ancora ripetere che di razze in Sardegna ce n’erano più di una. Come più di una erano le razze Venete e del resto è evidente che la differenza fra la padovana, la Livornese e la Siciliana (per nominarne solo alcune)non sono da poco
Per il resto rimando al post precedente
Saluti
Pedru

Nel post precedente ho dimenticato di dire che questo passo si riferiva al Pascal e non al Cetti

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07/06/2013, 11:43
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