Mi sembra che la situazione non sia così pessima, secondo me, sempre che io abbia capito, Danny ha dato una “ricetta” che potrebbe risolvere il tuo problema in modo (sembra) abbastanza semplice. Aggiungo anche interessante perché si tratta proprio di selezione …. sebbene una via un po’ lunghetta… Dovresti riuscire a risolvere il problema della colorazione in due generazioni con i soggetti che hai. Il problema risiede soprattutto in John, mentre le femmine creano meno problemi (le due in standard). I generazione: come dicevi tenendo le femmine in standard e accoppiandole con John otterrai un 50% di prole a tarsi ardesia e 50% tarsi verdi sia maschi che femmine. Di questa prole le femmine con i tarsi ardesia dovrebbero essere al 50% palmo bianco e 50% giallo. Penso sia meglio tenere quelle a palmo bianco (perché hanno sicuramente un allele white skin) e le puoi aggiungere alle due femmine di partenza che continui a tenere. Questo sarebbe meglio che fosse confermato da qualcuno A questo punto John penso abbia esaurito il compito sigh! Tieni un maschietto a tarsi ardesia sempre palmo bianco e procedi con la II generazione: ottenendo 25% tarsi verdi (scartare), 50% tarsi ardesia (diciamo da scartare) e 25% di prole (very dark shanks) con tarsi quasi neri cioè con genotipo che porta due alleli per il colore nero. La cosa è fattibile anche se per un discorso di numeri e probabilità dovresti allevare almeno 8 (1:4 x 2) piccoli in I generazione per avere almeno 1 maschio e una femmina utili (ed anche un po’ di fortuna…). In realtà credo che il tuo target sia ottenere il maschietto tarsi ardesia in I generazione che poi accoppi con la mamma e la zia, avere sorelle tarsi ardesia potrebbe servirti solo per aumentare le chance della II generazione, per cui sempre con un po’ di fortuna un maschietto idoneo figlio di John ha 1 a 4 possibilità di nascere. Però aspettiamo altri consigli …
Alessandro ma tu hai tenuto in considerazione il fatto che le due femmine in standard quindi a tarsi ardesia potrebbero essere portatrici del gene verde considerato che sono fratelli e sorelle con John?
Si, semplificando: il colore verde (sempre se ho capito) è sintomo di eterozigosi (cioè almeno uno dei due alleli è "buono") per cui il 50% della prole lo eredita ed incrociano appunto la prole si ottiene un 25% in standard.
Scusa Susanna ho dimenticato.... il verde dovrebbe essere un'espressione fenotipica dovuta a diversi fattori, non esiste il gene del verde (così come s'intende quello del nero o del bianco). John dovrebbe avere i tarsi verdi perchè geneticamente per i due loci dovrebbe essere: ww id+ id+ , le sorelle in standard sono, nella peggiore delle ipotesi (come dice Danny), wW Id/-. Cioè di per se non portano il gene del verde. Incrociando John con le sorelle cerchi in prima generazione un maschio etero Ww Id id+ che poi "usi" sulle madri o sorelle etero per ottenere prole tutta in standard.
L'altro locus importante per il colore dei tarsi è il locus E, penso che per il discorso dell'orlatura corretta sulla coda questo debba essere omozigote: eWh o eb o e+. Però per questo mi piacerebbe l’intervento di un esperto di genetica dei polli…..
accidenti, devo mettermi a studiare seriamente le basi della genetica, altrimenti resterò sempre fuori anche dai discorsi più elementari, mamma mia che vergogna
Sai Alessandro cosa faccio? Un passo alla volta, quindi quando sarà tempo, accoppierò John con le femmine a tarsi ardesia e vedo cosa accade. In base a ciò che avrò penserò al resto, nel frattempo cerco di capire omozigote, eterozigote, alleli ecc. ecc. almeno da poter seguire un minimo. Intanto ogni spiegazione e chiarimento, spiegato semplice semplice è il benvenuto
Cercherò di spiegare per susanna alcuni concetti avvalendomi di una pubblicazione straniera in mio possesso: Si tratta di un libercolo di Jacques Hanotier : "Elementi di genetica per i piccoli allevatori di pollame", acquistabile (in francese) tramite il Bantam Club de France. Sebbene per la parte relativa alle varie colorazioni, esistano oramai pubblicazioni più moderne la parte generale dedicata alla trattazione dei concetti base di biologia é molto ben fatta: si esprimono concetti complessi con parole comprensibili a tutti. Si parte:
OMOZIGOTE ED ETEROZIGOTE Uno dei risultati delle riproduzione sessuata è che, presso gli organismi eucarioti, i cromosomi si presentano in due esemplari: uno proveniente dal padre, l’altro dalla madre. Al microscopio l’uno e l’altro appaiono della stessa dimensione e forma: si dice che essi sono omologhi, possiedono cioè ugualmente gli stessi “loci”. Se lo stesso “locus” in un paio di cromosomi omologhi è occupato dallo stesso gene anche quest’ultimo sarà presente in due esemplari (si dice a volte “in doppia dose”). Il soggetto che li alberga sarà allora omozigote per questo gene. Se questo si verifica per tutti i geni del soggetto si dirà che quest’ultimo è omozigote al 100%. Un simile soggetto corrisponde alla forma compiuta dell’ideale di razza pura degli allevatori sportivi. In effetti attraverso incroci con un altro soggetto puro della medesima razza si otterrebbero necessariamente dei discendenti il cui genotipo sarebbe identico ed il cui fenotipo di conseguenza molto prossimo a quello dei genitori. Gli allevatori descrivono questa situazione dicendo che la razza è “fissata”. Bisogna tuttavia riconoscere che in una simile ipotesi la riproduzione sessuata non genera più diversità rispetto ad una riproduzione per suddivisione pura e semplice. Essa allora finisce con il costituire solo una complicazione inutile, una perdita di energia per la specie: Essa ha mancato il suo obbiettivo. Nella realtà la situazione è completamente diversa. Abbiamo visto che i geni subiscono naturalmente delle mutazioni al punto che nell’ambito di una medesima specie un gene può esistere sotto forma di più varianti che si designano sotto l’espressione di “geni omologhi” o ancora di “alleli”. Questi possono esprimersi attraverso fenotipi differenti. Ad esempio la varietà salmone oro caratteristica del pollo selvatico Bankiva è collegata ad un gene del quale si conoscono 7 varianti che si esprimono attraverso altrettanti fenotipi osservabili nel pollame di varietà nera, nera a collo oro, perniciata, o ancora in quella che gli inglesi designano con il termine “frumento”, (buttecup, specked head ecc.. (vedere oltre). Allorquando lo stesso “locus in un paio di cromosomi omologhi è occupato da due alleli differenti si dice che il soggetto che li alberga è eterozigote per ciascuno di tali alleli.
GENI DOMINANTI E GENI RECESSIVI. Affinché una mutazione si esprima in un fenotipo caratteristico non occorre necessariamente che essa sia presente allo stato omozigote. Per questo risultato può essere sufficiente che essa occupi un locus di un paio di cromosomi omologhi, mentre l’altro locus rimanga occupato dal gene selvatico corrispondente. Si parla in questo caso di una mutazione “dominante” e la si rappresenta attraverso una lettera maiuscola. Se, per contro, la mutazione non si esprime che nel caso in cui sia presente in doppia dose, si dice che la stessa è “recessiva” e la si rappresenta con una minuscola. Per distinguere il gene selvatico dalle sue mutazioni, lo si designa con una lettera recante il segno + . Così il colore nero di certe razze di polli è dovuto ad una mutazione dominante subita dal gene selvatico e+; poiché essa è dominante, la si designa con la lettera E; questa mutazione si esprime in un fenotipo nero uniforme sia presso gli individui portatori della combinazione E/e+ , cioè presso gli individui eterozigoti in rapporto al gene E, sia presso quelli portatori della combinazione E/E – cioè omozigoti in rapporto allo stesso gene. Per render conto dell’effetto assolutamente comparabile di queste due combinazioni, le si rappresenta sovente con il simbolo unico E/-. Al contrario una mutazione recessiva non si manifesta che allo stato omozigote; è il caso, ad esempio, della mutazione eb responsabile della varietà di piumaggio chiamata “perniciato”. Questa non apparirà presso i soggetti eterozigoti eb/e+ che saranno indiscernibili fenotipicamente dal tipo selvatico. Tutte le razze apparentemente omogenee nel loro fenotipo (il loro aspetto esteriore), portano così numerose mutazioni recessive che non appaiono se non nel caso in cui, attraverso la causalità della fecondazione, esse si ritrovano allo stato omozigote. E quello che si chiama “ritorno atavico”.
DETERMINAZIONE GENETICA DEL SESSO Nel 1889 non meno di 500 teorie differenti potevano essere censite riguardo alla maniera in cui il sesso veniva determinato: ad esempio per Aristote i maschi erano concepiti particolarmente quando spirava vento da nord mentre il dolce vento del sud favoriva piuttosto la nascita di femmine. Occorrerà attendere ancora 16 anni perché qualcuno si accorgesse attraverso un esame al microscopio, che un certo insetto produceva due tipi di gameti che si differenziavano per il fatto che essi possedevano l’uno o l’altro un paio di cromosomi asimmetrici, i cromosomi X ed Y, così che le cellule diploidi formate all’epoca della fecondazione sono di due tipi: XX ed XY; una darà un maschio, l’altra una femmina. Curiosamente il paio che determina in sesso maschile varia da una specie all’altra; presso i mammiferi è il paio asimmetrico XY laddove invece presso gli uccelli è il paio simmetrico XX. Il meccanismo attraverso cui la combinazione cromosomica determina il sesso è complessa e per maggiori dettagli rinviamo il lettore ad opere più specializzate (2). All’allevatore sarà sufficiente sapere che, contrariamente al cromosoma X, il cromosoma Y non porta geni. Ne consegue che negli uccelli una serie di caratteri – cosiddetti legati al sesso – sono trasmessi dal padre alla figlia. Presso i mammiferi, compreso l’uomo, succede il contrario.
E ancora da "genetics of chicken colour" di Sigrid van Dort:
"Il cromosoma è una struttura filamentosa costituita da una sostanza chimica chiamata DNA. Il DNA contiene tutte le informazioni ereditarie degli uccelli. La parte di DNA che fornisce informazioni per un certo tratto o caratteristica, è chiamato gene. Il luogo dove il gene è situato sul cromosoma, viene chiamato il suo “locus”, la sua posizione. Il primo gene è numerato come loci 0 e l’ultimo come loci 100. A tutti gli altri geni intermedi viene assegnato un numero che indica la distanza dal primo gene. Il locus di un gene è importante solo per dirci se vi è una relazione tra geni; I geni possono essere situati molto vicini l’uno all'altro o anche insieme su un medesimo locus. Questi ultimi sono chiamati alleli, e succede che alcuni determinati colori "convivano" sul medesimo locus. Ad esempio Bianco dominante e Dun. Il Bianco dominante ed il Dun sono espressione di differenti alleli sullo stesso gene: quello del Bianco dominante.