"Le uova devono essere stoccate in locale di deposito idoneo secondo la normativa vigente, in attesa di essere esposte alla vendita." Io pure avevo trovato questa cosa, per quello chiedevo. Cioè non è specificato il caso in cui una persona non ha il laboratorio aziendale
Guarda, sfondi una porta aperta perché da quando mi è balenata l'idea sto provando a capire come deve essere questo benedetto "laboratorio" ma non mi è ancora chiaro del tutto e non riesco a trovare normative di riferimento. Quando comincerò chiederò a qualcuno della ASL che mi faccia chiarezza (anche se pure lì, trovare qualcuno che sappia bene queste cose non è così scontato).
Anche perché se uno per vendere poche uova, serve un laboratorio, tanto vale lasciar perdere. Anche se non credo sia così perché altrimenti non ha molto senso fare la distinzione tra le tre categorie meno di 50,tra 50 e 250,e oltre 250
Formazione: Laurea triennale al conservatorio Tito schipa lecce
Re: allevamento bio 250 galline
10/02/2020, 17:11
Da me il venerdì fanno il mercato e ci sono 3 tizi che comprano uova dagli allevamenti e le rivendono a 4€ 30 uova. Se mi devo mettere pure io con un prodotto migliore e prezzi più alti la vedo dura.... Perciò mettermi in regola vorrebbe dire avere almeno 2000 galline per rientrarci con i costi e avere di conseguenza clientela per 2000 uova al giorno. Ecco perché le leggi sono sbagliate che oltre le 250 galline devi risultare come un'azienda che ne alleva 10.000.... non ti danno la possibilità di crescere piano piano
Scusate se mi intrometto, condivido che le norme sono contorte farraginose e soggettive , il contrario di quello che dovrebbero essere, ma le 250 galline da inesperto mi pare già alto considerati i problemi che possono portare alla salute le uova se si va incontro ad una partita sbagliata 250x 30=7500 uova mese sai quanti mal di pancia .
Mah secondo me invece è giusta la legislazione. Nel senso che fino a 250 per dirne una, non hai la rottura di scatole di imballaggi, categorie e quant'altro. L'unica cosa che non è molto chiara dalla normativa è come come e dove conservare le uova raccolte, ma credo che vada bene uma conservazione in luogo asciutto come scritto sopra. 2000 galline allevate in modo biologico penso siano tante proprio e difficilmente gestibili da solo.
Alla fine dei conti per chi ha gia una azienda e quindi partita Iva (o da cd o da iap) è pure comodo che fino a 50 galline sia amatoriale, così se uno all'interno di un'azienda già esistente vuole provare ad aggiungere anche un piccolo allevamento, può farlo senza avere troppi adempimenti. Magari vedi che il business funziona e puoi aumentare fino a 250,senza troppe rogne burocratiche.
Alla fine 250 galline mettiamo tenendoci bassi fanmo 200 uova all'anno ciascuna sono tante uova e all'interno di una azienda magari che fa anche altro, come attività complementare può essere buona.
Facciamo chiarezza . Chi vuole può trovare in dettaglio le normative digitando " linee guida commercializzazione delle uova. Riassumendo un allevamento di tipo familiare può avere sino a 250 avicoli ma è solo per uso personale . Un azienda registrata anche per l'allevamento di avicoli se detiene sino a 50 galline le può commercializzare senza marchiatura ma solo all interno della propria azienda, nei mercati all interno della propria regione o con il porta a porta , i suoi clienti saranno solo i consumatori finali e nel cesto delle uova deve esserci un cartello dove è riportato il nome ,il luogo dell azienda e la data in cui sono state prodotte .
Da 50 a 250 galline le uova che non vengono vendute con il metodo delle 50 galline devono essere marchiate presso la propria azienda .
Sopra le 250 galline devono essere conferite ad un centro imballaggi riconosciuto e può lavorare anche in esclusiva per un unica azienda. Saluti
Sisi era chiara la cosa. Come detto prima i dubbi che ho riguardano la conservazione temporanea e se anche nel caso dalle 50 alle 250 non possono vendute nemmeno a chi le trasforma.
Però credo che chi ha gia un'azienda(che magari fa altro) basta che registra l'allevamento (mi riferisco al caso fino a 50) e può venderle ovviamente rispettando i limiti scritti sopra
Ad un rivenditore (negozio )o pasticceria ,ristorante ecc.le puoi vendere ma solo marcate con il codice che ti viene attribuito nel momento in cui fai richiesta iscrizione banca dati nazionale, da quel momento di daranno una classificazione 0 ,1,2,o3 in base al metodo di allevamento .
magobk ha scritto:Ad un rivenditore (negozio )o pasticceria ,ristorante ecc.le puoi vendere ma solo marcate con il codice che ti viene attribuito nel momento in cui fai richiesta iscrizione banca dati nazionale, da quel momento di daranno una classificazione 0 ,1,2,o3 in base al metodo di allevamento .
Quindi in questo caso rientri nel gruppo due, quelle da 50 a 250, che andrebbero timbrate col timbro che ti da la asl. E in questo caso servirebbe comunque una sorta di laboratorio per timbrare. Invece nel caso di un nunero da 50 in giù, solamente al consumatore finale. Credo di aver capito così