L'erba del TuonoLei gong teng (Tripterygium wilfordii Hook) è spesso tradotto come "la vite del tuono divino" ma in realtà il termine gong non fa riferimento a nessuna appartenenza metafisica, ma viene utilizzato comunemente per dare un rafforzativo in senso maschile al sostantivo a cui si riferisce; questa nota ci darebbe ragione di sostenere una sicura forza dell'azione di questa pianta ma non in egual misura della sua sicurezza. Alcuni mesi fa, è stato pubblicato un RCT (1) che ha verificato l'efficacia degli estratti di questa pianta (TwHF) nel trattamento dei sintomi nell' Artrite Reumatoide (A.R.) versus Sulfasalazina su 121 pazienti. I dati ottenuti hanno indicato un miglioramento dei parametri, misurati secondo con i criteri dell'American College of Rheumatology (ACR 20), maggiore nei pazienti trattati con estratto TwHF rispetto a coloro che hanno assunto il trattamento convenzionale e, gli eventi avversi registrati si sono dimostrati sovrapponibili in quantità e gravità, nei due gruppi. Tuttavia, lo studio è stato completato da un ridotto numero di pazienti e non sono stati raccolti gli outcome a lungo termine sui pazienti che hanno interrotto il trattamento. I limiti metodologici di questo pur interessante lavoro, devono essere oggetto di riflessione in quanto il Tripterigium wilfordii H., pur appartenendo alla tradizione fitoterapica cinese è considerata, ad oggi, da autorevoli autori (2), una pianta la cui verificata e certa tossicità ne deve condizionare l'indicazione alla prescrizione. In linea con questa impostazione sono le conclusioni anche di una recente review (3) su RCTs che ha verificato l'efficacia dell'estratto di lei gong teng sull'artrite reumatoide confermandone sia l'efficacia ma anche la tossicità (disturbi gastrointestinali, sanguinamenti vaginali, perdita di capelli), tale da sconsigliarne l'uso. In letteratura sono presenti inoltre segnalazioni di induzione di oligoastenospermia (4, 5) e insufficienza ovarica (6) entrambe reversibili, in pazienti trattati con estratti della pianta. La tradizione vuole, affinché si riduca la tossicità della droga, in questo caso la radice, che questa venga privata del rivestimento di superficie e che si debba usare solo lo xilema per poi decuocere per almeno tre ore ad un dosaggio compreso fra 9 e i 12 grammi (2). Questi elementi nel loro insieme si pongono come una sfida per la ricerca, in considerazione soprattutto del fatto che le risorse terapeutiche per il trattamento dei sintomi dell'A.R. lasciano ancora un campo aperto.
1) R. Goldbach--Mansky, et al. Ann Intern Med, 2009; 151:229-2408
2) D.Bensky et al. Chinese Harbal Medicine : Materia Medica. Third Edition
3) P.H. Canter et al. Phytomedicine13 (2006) 371-377
4) Gi J et al. J Trad Chin Med 2001; 21 (1):50-51
5) Lue Y. J Androl 1998; 19(4):479-486
6) Simon E.F. Edmonds et al. BJOG, 2003, vol 11, pp 77-78
Vittorio Mascherini, Centro di Medicina Naturale, Ospedale S.Giuseppe, USL 11, Empoli
Articolo fonte: Fitoterapia33
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