Questa sezione del forum purtroppo non e' molto attiva.. ma spero qualcuno.. anzi, piu' di qualcuno, intervenga nella discussione.
Da qualche giorno intrattengo un dialogo con alcuni tecnici della Fondazione Mach (che gestisce l'istituto agrario di San Michele all'adige, Il centro di ricerca, il centro di ecologia alpina e altre cose simpatiche...)
E parlando appunto di piante officinali, si discuteva se fosse opportuno o meno coltivare piante officinali derivate da genotipi loicali oppure da vivai che han preso i semi o le piante madri da chissa' dove.
Un esempio pratico: il cumino. Se nei miei prati cresce spontaneo il cumino, compero sementi da germania o stati uniti, oppure raccolgo i semi della mia zona e coltivo quell'ecotipo li?
Se compero i semi commericiali, e' probabile che ci sia gia' una qualche selezione dietro, e quindi che mi diano piante per qualche verso "migliori" ma non adattate al luogo e soprattutto che mi vanno ad inquinare geneticamente le popolazioni naturali.
Se uso piante locali, di sicuro sono gia' pronte per il clima, i parassiti ed il terreno del luogo, ma magari sono piante piu' piccole o meno "commerciali".
Quali sono le vostre opinioni? quali sono le vie da seguire? Avete esperienze in proposito?
PS: ovviamente il problema non sussiste per piante non presenti allo stato selvatico nella zona.. a meno che queste non divengano invasive.. ma li si apre un altro problema.
io parlo da dilettante.. il problema è essere sicuro di cosa raccogli io compero le piantine già un po grandicelle anche per avere diverse varietà... dalla natura circostante prelevo la nepetella il timo la rucola selvatica la pimpinella le altre le coltivo in vasi e ci tengo un cartellino per riconoscerle ciao nino
Il problema mi si e' posto con la Rhodiola. I semi in commercio vengono da Finlandia, Russia e Svizzera. Ho fatto un misto iniziale cercando di separare l'origine, ma la moria estiva ha fatto saltare tutto. Invece le 8000 piantine da vivaio originate dal CRA provengono da aree locali: Valle dei Mocheni e Malga Bondolo. Il sospetto, per i semi artici, e' che le condizioni alpine, pur con temperature medie simili, siano molto diverse per durata del fotoperiodo. Questo di sicuro incide sullo sviluppo di una pianta che passa 6 mesi sotto la neve.
caro renzo, c'e' ancora qualche ..pagliaccio (usiamo questo eufemismo)... che considera equivalenti gli effetti di latitudine e altitudine. cosa del tutto falsa. Appunto come dici le cose simili sono solo quelle legate alla temperatura.. e neanche tutte.. per esempio guarda la stagione vegetativa. a parita' di temperature medie non e' mai uguale. per uanserie di fattori come quello che hai citato tu: il fotoperiodo. Ma poi ci sono una miriade di altri fattori..
Interessante il tuo esperimento con la Rhodiola.. pero' le piantine svizzere avrebbero dovuto sopravvivere.
E sorattutto e' interessante che il CRA abbia preso genotipi locali. Come procede con quelli?
Caro pioppino.. hai ragione! Ma sai, alcune piante sono molto semplici da distinguere, altre sono un incubo.. esistono dei libri molto belli, che riportano le cosi' dette chiavi dicotomiche.
in pratica ci sono vari gradini con ognuno una domanda
la domanda ha solo due risposte si o no (qualche volta invece bisogna misurare alcuni caratteri)
e ad ogni risposta segue un'altra domanda fino a determianre con esattezza la specie.
Poi con un po' di pratica diventa tutto piu' semplice..
Sono qui al maso (650 m), in attesa che in alto (1700 m) la neve si sciolga, ci vorra' qualche settimana ancora. Appena va via, ragno con martellante e trapianto. Fra l'altro i germogli sono ancora fermi. Sotto la neve in baita ho 600 piantine in campo (sempre CRA), piu' 300 in plastic pots dal mix di cui sopra. Sara' interessante confrontare i vari casi. Ho anche uno stock di vassoi seminati a dicembre (semi svizzeri di Jelitto) e tenuti al freddo. Appena si stabilizza il meteo li metto fuori.
Io coltivo in giardino ( a 3 km dal mare, 40 m slm) solo piante spontanee, locali, almeno quelle che esistono nella mia zona: rucola (che noi chiamiamo "rughita"), tymus capitatus, rosmarino, mirto. La mia esperienza mi dice, senza ombra di dubbio, che ogni pianta (cioè ogni individuo della stessa specie) è diversa dall'altra. Rucola (quella a foglie strette e lanciolate) vale a dire Diplotaxis tenuifolia, da non confondere con la “eruca sativa: non c’è bisogno di seminarla, nella nostra zona cresce spontanea, da essere quasi invasiva: posso dire che ne esistono innumerevoli varietà, al punto tale che anche piantine nate e cresciute (spontaneamente) a poche decine di cm una dall’altra, possono essere notevolmente diverse fra loro: per altezza, foglie più o meno strette, sapore più o meno piccante La stessa cosa vale per il rosmarino: anche nello stesso campo dove cresce spontaneo, le piante sono differenti per sfumature nel colore delle foglie, portamento e, naturalmente, profumo più o meno ntenso Anche per quanto riguarda il mirto il discorso non cambia: grandezza e sfumatura delle foglie, portamento, forma e sapore dei frutti cambiano da una pianta all’altra Ciò significa che queste specie hanno nel loro DNA una grande varietà genetica, varietà che permetterebbe (eventualmente) alle piante un più facile un adattamento ad ambienti diversi. Sarebbe interessante selezionare le varietà più interessanti, per esempio, dal punto di vista del sapore.