Ecco i nomi di lana di pecora: - Agnellina - prima tosatura degli agnelli (4 mesi - 1 anno) - Matricina - pecore adulte - Morticina - quella tolta agli ovini macellati, di concia o di pelle se proviene da pelli destinate alla concia
si, l'hanno messa sul concime in decomposizione e poi col forcato l'hanno ricoperta... tutto qui. ma qui a prato ho visto molto spesso concimare gli ulivi con le balle di lana di scarto delle filature.... quella si che era buttata al piede dell'albero senza alcun trattamento... figurati che a volte i campi di olivi si colorano dei colori della lana di scarto.... da quando ero ragazza i miei suoceri avevano una filatura e i contadini venivano a chiedere i "cascami", cioè proprio gli avanzi della lana, per i terreni da concimare... buona giornata bea
io ho 5 capi, tipo biellesi, e la metto nel mucchio del compost, dopo 2 anni perde la sua tenacia e la fresa la spezza facilmente. Se faccia bene al terreno non lo so.
Rilancio questa discussione. Nessuno ha mai provato a produrre lana cotta, anche in modo artigianale? So che in Trentino sono stati fatti alcuni corsi ma mi risulta che solo una abbia iniziato la produzione in casa di pantofole, pare molto ricercate. Ciao, Marco
la lana, ahimè, da risorsa è diventata un costo... qui tosiamo 2 volte all'anno, come quasi tutti i pastori vaganti (fine aprile/inizio maggio, prima della transumanza che avviene tra la fine di maggio e la metà di giugno ed in ottobre, appena scesi dall'alpe). a fatica viene ritirata (e pagata pochissimo, dopo tempi molto lunghi) da industrie che producono isolanti termici per edilizia
Parlare di lana in senso generico ha poco senso, perché esistono lane di diverso tipo. L'Italia aveva due razze principali specializzate per la produzione di lane di qualità: la Gentile di Puglia ottenuta nel XV secolo dopo una lunga selezione, nell'illuminato Regno delle due Sicilie, con continui apporti di riproduttori Merinos provenienti dalla Spagna e Francia e la Sopravissana ottenuta il secolo dopo nello Stato Vaticano con medesima metodologia ma importando i montoni dal Sud che ormai si era sviluppato e specializzato nel settore, ricordo che l'industria tessile era fiorente e Napoli che disponeva di stabilimenti di filatura veramente importanti, poi smantellati dopo l'occupazione dei Savoia. Da queste pecore si ottenevano lane pregiate per consistenza e resistenza, dalle increspature finissime e regolari 10-12 micron, perfettamente adatte alla lavorazione tessile. Prima della fine della seconda guerra mondiali, gli allevamenti erano numerosi e vendevano anche agnelli pregiati e non latte, perché tutte le razze da lana sono a bassissima attitudine alla produzione di latte. Perdendo la guerra alcuni stati che ci avevano "aiutato": Nuova Zelanda che aveva liberato l'Etiopia anticipando gli Inglesi e egli Austrastaliani, come debiti di guerra hanno preteso che l'Italia importasse la loro lana e da qui il decollo delle nostre razze, mascherato sotto altre forme. Le altre razze quelle da latte specializzate producono una lana veramente poco idonea alla produzione di abbigliamento, 70-80 micron, per queste consiglio il compostaggio che da ottimi risultati sia pure con qualche lentezza, poi ci sono razze locali, con consistenze medio piccole che non sono da latte ma diciamo da carne che producono lane accettabili, depilano un po' se indossiamo un loro maglione, ma si possono usare per fare alcuni manufatti, saluti Mario
Grazie Mario per l’interessante excursus sulle pecore da lana italiane. Siamo particolarmente interessati alla storia delle Sopravissane, di cui abbiamo due begli esemplari. Abbiamo letto che questa razza avrebbe avuto origine verso la fine del ‘700, per incrocio con merinos spagnole e francesi (Rambouillet); interessante quello che dici, che sarebbero state merinizzate già nel XVI secolo, per incrocio con la Gentile di Puglia. Ci puoi dire qualcosa di più i proposito? Certamente sono razze che producono poco latte, ma sembra che la resa in formaggio sia altissima (fino al 25%) e sappiamo che qualche allevatore coraggioso riesce a farci formaggio con ottimi risultati qualitativi. Tradizionalmente il pecorino romano era fatto con latte di Sopravissana e il canestrato con quello di Gentile di Puglia, ma erano altri tempi…