08/01/2012, 11:24
08/01/2012, 20:18
09/01/2012, 1:55
09/01/2012, 19:14
Sì è vero, da solo potresti vivere con 4000 e all'anno, secondo me anche meno, e questi potresti ricavarli dalle eccedenze dell'agricoltura di sussistenza, ma se dovesse capitarti di avere dei figli?
09/01/2012, 20:16
PALLINOF ha scritto:Il popolo di Israele è il primo presso cui ritroviamo il possesso privato della terra. Nel libro del Deuteronomio (27,17) leggiamo: «Maledictus qui transfert terminos proximi sui», «Sia maledetto chi sposta le pietre di confine del suo vicino».
Quando i romani iniziarono a sottomettere le popolazioni italiche definirono le terre conquistate col termine di "agro pubblico".
Una parte di questi terreni veniva divisa in centurie, cioè in rettangoli più o meno equivalenti, destinati ad essere assegnati ai coloni-soldati, che di mestiere facevano i contadini e che su questi lotti praticavano sostanzialmente un'agricoltura di sussistenza.
Altri terreni potevano essere affittati a cittadini privati, che quindi li gestivano, anche potendo trasmetterli in via ereditaria, senza averne la proprietà, che restava statale.
La parte del leone toccò sempre ai comandanti militari, membri dell'aristocrazia senatoria, forniti di poteri quasi illimitati, che potevano far lavorare sulle loro terre coloni e schiavi.
Fu soprattutto dopo le guerre puniche che alcuni ceti (i patrizi) si arricchirono enormemente, trasformando il demanio pubblico in proprietà privata. Gli investimenti erano prevalentemente indirizzati all'acquisto di terre, in quanto i senatori, secondo una legge del 218 a.C., dovevano tenere separati l'attività politica da quella commerciale in senso stretto.
I senatori riuscirono ad aggirare abbastanza facilmente anche un'altra legge antica (legge Sextia del IV sec. a.C.) che vietava di occupare più di 500 iugeri (100 ettari) di agro pubblico.
Il processo di concentrazione terriera nelle mani di pochi privilegiati non trovò ostacoli neppure con le vicende dei Gracchi e praticamente determinò la crisi irreversibile della piccola proprietà contadina libera.
In questo quadro s'inserisce il primo trattato di agricoltura di Marco Porcio Catone dal titolo De Agri Cultura. e l’azienda di cui parla è finalizzata non ad un’economia di sussistenza ma di mercato e contrappone il modello del podere di medie dimensioni al nascente latifondo. Catone consiglia il podere da acquistare, i lavori da compiere, insegna la cura delle malattie di piante e animali, i compiti del fattore, insegna come trattare i dipendenti e come comportarsi con gli schiavi. Tuttavia il calcolo economico era molto rudimentale, praticamente si riduceva al principio: "vendere molto e comprare poco"
L'agronomo Columella, contemporaneo di Seneca, scrisse un nuovo trattato di agricoltura il De re rustica in cui fa chiaramente capire che la pratica dell'affitto può dare ottimi risultati.
Il possesso di terreni e la produzioni di beni destinati al mercato creano la rendita, in economia definibile come il reddito percepito in virtù della proprietà di una risorsa naturale.
Essa è distinta dal profitto, che è invece pari alla differenza tra i ricavi e i costi dell'impresa.
Nasce così l’agricoltura moderna non più basata su una economia di sussistenza, ma su principi economici ben definiti come la rendita e il profitto.
La più importante analogia con il sistema attuale è che l'energia utilizzata dai romani era la manodopera gratutita degli schiavi, mentre oggi è stata la meccanizzazione alimentata da petrolio.
Il sistema agricolo romano è crollato intorno all'anno mille, a quando il crollo del nostro sistema moderno??????
Ricordo che l'alternativa è stata un ritorno all'agricoltura di sussistenza attraverso il recupero di vecchie conoscenze agronomiche codificate nel "geoponica".
Buona giornata a tutti.
MarcelloC ha scritto:Ciao ico, ma sei il Federico che conosco io?
Io ho già fatto il tuo folle passo in modo molto più precipitoso e istintivo di quanto abbia fatto te(a quanto leggo) dunque già questo mi fa pensare che te la caverai bene.
Sottolinerei il consiglio di Campesino di non fare debiti. Poi valutando i vari consigli, tieni conto della zona geografica da cui gli altri scrivono, in certe zone la vita costa meno, in altre puoi fare baratti, in altre è più facile piazzare prodotti ecc...
Bologna è una buona zona perchè ci sono mercatini di produttori locali di cui potresti informarti se non li conosci già(genuino clandestino ecc...). Però lì la vita costa abbastanza
53 ettari, trattori, macchine, coltivatore diretto, fare il boscaiolo... non è che tanto vale continuare a fare il tuo lavoro e poi avere l'hobby dell'agricoltura? Non solo in senso economico, ma nel senso che anche umanamente potrebbe essere poco gratificante essere un imprenditore agricolo se il tuo scopo è fare il contadino, perchè a mio avviso c'è una certa differenza.
Magari è più semplice avere un lavoro part time e poi avere orto, animali, frutta, vigne e quello che ti pare per te e piccole eccedenze da vendere pittosto che provare a fare un lavoro agricolo che ti richiede specializzazione e paradossalmente potrebbe lasciarti meno tempo per gli altri settori dell'agricoltura che non un lavoro part time di un settore differente.
Te lo dico perchè vivo questo dramma.
Sì è vero, da solo potresti vivere con 4000 e all'anno, secondo me anche meno, e questi potresti ricavarli dalle eccedenze dell'agricoltura di sussistenza, ma se dovesse capitarti di avere dei figli?
Certo che in caso di vera crisi, potrebbe cavarsela meglio un contadino di un impiegato. Ma per ora... forse è meglio tenere un piede da una parte e uno dall'altra.
09/01/2012, 22:03
11/01/2012, 0:10
12/01/2012, 1:13
PALLINOF ha scritto:Il popolo di Israele è il primo presso cui ritroviamo il possesso privato della terra. Nel libro del Deuteronomio (27,17) leggiamo: «Maledictus qui transfert terminos proximi sui», «Sia maledetto chi sposta le pietre di confine del suo vicino».
Quando i romani iniziarono a sottomettere le popolazioni italiche definirono le terre conquistate col termine di "agro pubblico".
Una parte di questi terreni veniva divisa in centurie, cioè in rettangoli più o meno equivalenti, destinati ad essere assegnati ai coloni-soldati, che di mestiere facevano i contadini e che su questi lotti praticavano sostanzialmente un'agricoltura di sussistenza.
Altri terreni potevano essere affittati a cittadini privati, che quindi li gestivano, anche potendo trasmetterli in via ereditaria, senza averne la proprietà, che restava statale.
La parte del leone toccò sempre ai comandanti militari, membri dell'aristocrazia senatoria, forniti di poteri quasi illimitati, che potevano far lavorare sulle loro terre coloni e schiavi.
Fu soprattutto dopo le guerre puniche che alcuni ceti (i patrizi) si arricchirono enormemente, trasformando il demanio pubblico in proprietà privata. Gli investimenti erano prevalentemente indirizzati all'acquisto di terre, in quanto i senatori, secondo una legge del 218 a.C., dovevano tenere separati l'attività politica da quella commerciale in senso stretto.
I senatori riuscirono ad aggirare abbastanza facilmente anche un'altra legge antica (legge Sextia del IV sec. a.C.) che vietava di occupare più di 500 iugeri (100 ettari) di agro pubblico.
Il processo di concentrazione terriera nelle mani di pochi privilegiati non trovò ostacoli neppure con le vicende dei Gracchi e praticamente determinò la crisi irreversibile della piccola proprietà contadina libera.
In questo quadro s'inserisce il primo trattato di agricoltura di Marco Porcio Catone dal titolo De Agri Cultura. e l’azienda di cui parla è finalizzata non ad un’economia di sussistenza ma di mercato e contrappone il modello del podere di medie dimensioni al nascente latifondo. Catone consiglia il podere da acquistare, i lavori da compiere, insegna la cura delle malattie di piante e animali, i compiti del fattore, insegna come trattare i dipendenti e come comportarsi con gli schiavi. Tuttavia il calcolo economico era molto rudimentale, praticamente si riduceva al principio: "vendere molto e comprare poco"
L'agronomo Columella, contemporaneo di Seneca, scrisse un nuovo trattato di agricoltura il De re rustica in cui fa chiaramente capire che la pratica dell'affitto può dare ottimi risultati.
Il possesso di terreni e la produzioni di beni destinati al mercato creano la rendita, in economia definibile come il reddito percepito in virtù della proprietà di una risorsa naturale.
Essa è distinta dal profitto, che è invece pari alla differenza tra i ricavi e i costi dell'impresa.
Nasce così l’agricoltura moderna non più basata su una economia di sussistenza, ma su principi economici ben definiti come la rendita e il profitto.
La più importante analogia con il sistema attuale è che l'energia utilizzata dai romani era la manodopera gratutita degli schiavi, mentre oggi è stata la meccanizzazione alimentata da petrolio.
Il sistema agricolo romano è crollato intorno all'anno mille, a quando il crollo del nostro sistema moderno??????
Ricordo che l'alternativa è stata un ritorno all'agricoltura di sussistenza attraverso il recupero di vecchie conoscenze agronomiche codificate nel "geoponica".
Buona giornata a tutti.
12/01/2012, 9:03
12/01/2012, 10:42
raviolo ha scritto:ho conosciuto persone che ,da sole e senza famiglia, han girato il mondo senza mezzi.
E vivevano benissimo, spesso affamate ma felici e libere.
Diverso e' quando hai figli.. A meno di non imporre loro una vita nomade o comunque di ristrettezze (soprattutto culturali) NON PUOI PENSARE AD UN'IMPOSTAZIONE DI VITA BASATA SULLA SUSSISTENZA.
E non sto parlando della rinuncia ad un nuovo iphone, PARLO DELLA POSSIBILITA' DI VEDERE OPERE D'ARTE, di leggere, di essere informati, di imparare l'aritmetica la geometria e la matematica,l'astronomia.
Parlo di saper guidare un mezzo a motore piuttosto che un computer o usare un pennello
Anche la scelta di cominciare un'agricoltura di un certo tipo, se e' una scelta, presuppone una conoscenza ed una cultura di base superiore, altrimenti quando la sussistenza e' solo un modo per risolvere la fame (come era in passato), diviene presto una necessita' ed allora perde il fascino della scelta per divenire un obbligo dettato dalla poverta'.
Insomma il vero lusso e' l'aver potuto comprendere e scegliere... e' questo che vorrei mantenere in futuro.
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