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Realizzare un orto con il metodo Fukuoka 
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Sez. Tartufi
Sez. Tartufi
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Devo dire che questo scontro di idee sta facendo diventare molto interessante la discussione; è bene capire quali sono i pregi ed i difetti (compresi i limiti) di tutti i diversi tipi di agricoltura.
Inviterei però tutti i partecipanti a tenere a bada i bollenti spiriti; si può discutere anche senza "alzare la voce" :)

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Saluti,
Flavio.


20/12/2008, 23:05
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Ciao a tutti e scusatemi per i bollenti spiriti e il tono troppo alto.
Tutti sappiamo che l’alterazione degli strati più superficiali del terreno compromettono l’habitat, in maniera più o meno reversibile, della flora e fauna che colonizza il terreno. La storia ci insegna che lo sviluppo dell’agricoltura è avvento con l’introduzione di utensili atti ad agevolare il lavoro dell’uomo e degli animali utilizzati. Sicuramente l’attrezzo che più ha rappresentato l’evoluzione delle tecniche agricole è stato l’aratro, cerchiamo allora di ricostruire la sua storia.
“Nella scrittura egizia più antica il segno dell'aratro manca, mentre ritroviamo i segni della zappa e della falce. Ciò significa che quando si è formata la scrittura egizia, alla fine dei IV millennio, l'aratro non era ancora conosciuto nella terra dei Nilo. La prima scena d'aratura è raffigurata sulle pareti della mastaba di Rahotep e Nofret a Meidum (inizi della IV dinastia, circa 2600 a.C.). Soltanto a partire dalla V dinastia (2480 - 2340 a.C.) viene introdotto nella scrittura egizia l'ideogramma dell'aratro.
Per la parte più lunga della propria storia, possiamo supporre seimila anni, l'aratro è stato attrezzo interamente di legno. Per i tremila anni successivi è stato attrezzo di legno dotato di un solo elemento di ferro, il vomere: siccome nell'antichità l'aratro era, generalmente, attrezzo per la fenditura del suolo, senza rivoltarlo, cioè attrezzo simmetrico, il vomere dell'età del ferro, che è durata fino al Settecento, in continenti interi fino alla metà del Ventesimo secolo, è stato una cuspide, la forma di un'antica punta di freccia.
Nella prima metà del Settecento, nella patria delle manifatture, l'Inghilterra, che i primi fonditori iniziano a costruire in metallo l'intero corpo lavorante, il coltro e il vomere, ma soprattutto, il versoio, la parte di maggiore impegno tecnologico. Dopo cinque sei decenni di produzioni artigianali ha inizio, ancora in Inghilterra, la produzione industriale, il cui pioniere, secondo le cronache dell'alba della metallurgia inglese, sarebbe Robert Ransome, che nel 1789 vende un aratro che è già prodotto industriale.
Se in Inghilterra tutti gli aratri, all'alba dell'Ottocento, hanno il corpo lavorante in metallo, in Italia corpi lavoranti di legno sono comuni fino al 1950, quando la Cassa del Mezzogiorno realizza, a Caserta, una collezione di aratri che rispecchiano novemila anni di storia dell'agricoltura, in cui ogni elemento è realizzato, ad esempio, in un legno speciale, quercia, biancospino, pero.”
Se proviamo ad avventurarci nella simbologia il contadino con il vecchio aratro assolcatore è rappresentato nell’atto di fecondare una figura femminile supina pronta ad accogliere il seme dell’agricoltore. Mentre l’aratro che rivolta lo strato superficiale del terreno rappresenta un rapporto di sterile sodomia.
Cordiali saluti.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
Virgilio.


21/12/2008, 10:17
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Credo che in questa discussione fino ad ora io non mi sia alterato e per quanto mi riguarda non mi interessa difendere o accusare nessuno e cerco solo di esprimere ma non impore il mio punto di vista.
Per cui io la penso in questo modo:
-i piccoli ortolani non hanno mai rispettato le norme di qualità in quanto hanno collocato la produzione su mercati locali dove su queste norme sono sempre stati elastici.Le norme di qualità sono state purtroppo anche una conseguenza del comportamento dei consumatori che da anni ormai preferiscono frutta e verdure di pezzatura superiore e di forma regolare.
-oggi in agricoltura intensiva e specializzata(che è l'unica forma per poter competere in un mercato globalizzato) bisogna gestire con criteri da manager di industria e ti posso assicurare che nessuno tratta male il mezzo tecnico di produzione fondamentale qual'è il terreno.Nei piani di concimazione si tiene anche conto delle asportazioni ma le dosi si calcolano in base al tipo di terreno ed alle sue caratteristiche fisico-chimiche senza tralasciare le colture praticate.Si cerca inoltre con le buone pratiche agricole di favorire le migliori condizioni per la vita dei microrganismi, basti pensare alle lavorazion ridotte o alla pratica dell'inerbimento.Con i costi di produzione attuali le arature profonde sono un lontano ricordo.
Per il compost a quanto mi risulta non finisce in discarica e seppur qualche fesso lo facesse non arrecherebbe danni se non quelli volumetrici.Di compost da forsu purtroppo in giro non se ne trova molto.
Non so tu ma io girando spesso in aziende agricole oggi noto un livello di preparazione degli imprenditori molto elevato e le aziende hanno tecnici di riferimento molto preparati per poter produrre alimenti sani e nutrienti.I paesi europei hanno delle norme di qualità molto severe e sempre più restrittive per cui o produci secondo severe norme di qualità o sei fuori e tutto questo sempre tenendo conto del tuo mezzo di produzione che ti assicuro dalle mie parti è limitato(aziende piccole e spesso frammentate).Fanno attenzione alla sostanza organica, solarizzano il terreno, usano macchine poco invasive e sopratutto usano con le dovute cautele il chimico.
Questo potrebbe rientrare in quel discorso di produzione integrata oggi da tutti auspicato.
Cordiali saluti

_________________
I


21/12/2008, 21:30
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-i piccoli ortolani non hanno mai rispettato le norme di qualità in quanto hanno collocato la produzione su mercati locali dove su queste norme sono sempre stati elastici.


D accordissimo.Il piccolo ortolano ha un mondo a parte rispetto alle grosse aziende.
Altri mercati,altri metodi,atri investimenti.


22/12/2008, 15:03
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E' vero che i mercati locali hanno permesso la sopravvivenza dei piccoli ortolani, ma poi hanno chiuso i battenti (mercato ortofrutticolo di Perugia). Le norme di qualità sono state la conseguenza della grande distribuzione organizzata (GDO). La normativa comunitaria colpiva anche chi deteneva in magazzino merce non coforme (etichettatura). Per mantenere gli spazi di mercato offerti dalla GDO i piccoli produttori si sono dovuti associare in cooperativa sacrificando il 25% del loro fatturato per la gestione sociale e senza alcun potere di contrattazione per i prezzi dei prodotti consegnati e stabiliti dalla GDO una settimana dopo la consegna. Per non parlare dell'incasso che avviene dopo 30 giorni dall'emissione della fattura mensile.
I controlli su eventuali residui dei prodotti fatti dalla GDO sono a carico del fornitore, cioè della cooperativa che etichetta il prodotto.
Il fatto che "è l'unica forma per poter competere in un mercato globalizzato", scusami, ma mi sembra pura retorica.
Il sogno dell'industria agricola è tramontato da un pezzo, ha svolto il ruolo di attività tainante per gli altri settori come chimica, meccanica, servizi, ma ormai non conviene più.
Sono convinto che è necessario riappropriarci della nostra professione di tecnici per valorizzare la risorsa più importante alla vità dell'uomo LA TERRA.
I piani di concimazione, le lavorazioni ridotte, la pratica dell'inerbimento, l'apporto di compost e la solarizzazione sono solo dei palliativi.
Il ripristino della fertilità naturale del terreno necessita l'inserimento nel piano di rotazione delle colture del prato polifita scomparso alla nascita della zootecnia industriale.
Bisogna reinventare nuove e vecchie tecniche agronomiche per la valorizzazione della biomassa prodotta, dice un vecchio proverbio " Un contadino senza erba è come un uomo senza braccia".

Vi mando una foto del mio orto coltivato senza fertilizzanti minerali, compost e trattamenti antiparassitari.
Un cordiale saluto.


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23/12/2008, 9:59
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Salve a tutti e auguri per le imminenti feste.

Faccio un intervento in volata. Volevo aggiungere che il metodo fukuoka prevede (qualcuno mi corregga se sbaglio) che l'orto o il campo coltivato in maniera naturale avrà un'efficacia direttamente proporzionale alla "natura" nella quale è inserito.
Esempio: 1ooo mq di orto naturale in mezzo a ettari di terreno lavorato con tecniche moderne avrà molta difficoltà rispetto a 1000 mq di orto naturale fra boschi e natura vergine.
Questo solo per esprimere la mia opinione che il solo ripristinare le antiche siepi che una volta delimitavano i campi offrirebbe un miglioramento ambientale utile alla lotta ai "parassiti" e non solo.

Magari approfondirò l'argomento in seguito. Ora scappo!!

Saluti a tutti


23/12/2008, 17:20
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Più o meno, di certo è un metodo estremamente stimolante sotto diversi aspetti, ma una cosa va detta chi tenta qualche prova regolarmente apporta delle modifiche personali, ritengo invece che andrebbe provato secondo le indicazioni dell'ideatore e poi valutare, ciao, saluti, Mario


23/12/2008, 18:01
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Iscritto il: 09/08/2008, 9:24
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X Pallinof
Altri piccoli mercati sopravvivono ancora anche con la GDO.Tutti gli economisti agricoli sbandierano ai 4 venti che l'associazionismo è indispensabile(anche la UE lo richiede) e tu metti in evidenza i maggiori costi di gestione ma non i vantaggi.
Negli altri settori del commercio si va ben oltre i 30 gg per il pagamento.
Se secondo te le mie affermazioni sono retorica allora secondo me tu vivi in un mondo virtuale e quelli che tu chiami palliativi ti posso assicurare che in areali orticoli molto più evoluti di quello tuo di riferimento sono oggi applicati con successo e permettono di esportare i prodotti ottenuti sui mercati del nord-europa notoriamente regolamentati da norme molto rigide.
Negli areali di agricoltura evoluta dove l'attività è gestita secondo i criteri di un'azienda industriale "il contadino senza erba è diventato uomo bionico"
Relativamente al tuo orto facci sapere le rese di quello che produci.L'analisi economica è oggi essenziale per chi produce per fare reddito.
Scusate se sono stato impulsivo ma la retorica non mi appartiene e mi sembra di averlo già detto di non dover difendere le posizioni di nessuno mentre qui qualcuno vuole imporre un suo modo di vedere le cose.
cordiali saluti

_________________
I


23/12/2008, 22:59
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"Per avere più quantità di cereali, bisogna diminuire il numero dei campi, nei quali si seminano, per accrescere il numero dei campi a prato. Dunque il fondamento primo, anzi unico della vera agricoltura sono i prati.......I foraggi, mantenendo il bestiame, si convertono in carne, in latte, in lana, in forza, in letame, donde ne vengono i raccolti, che servono al nostro cibo e ai nostri mestieri ........noi non possiamo mettere più della metà dei campi a prato; ma spero in Dio che verrà quel giorno felice; giorno avventurato, perchè solo allora la nostra benedetta Italia si potrà dire grande e forte."
Così diceva Don Giovanni Cav. Rizzo nel suo Catechismo Agricolo ad uso dei contadini nel 1869.
Immagino il sorriso ironico dell'agricoltore bionico cresciuto con gli interventi economici comunitari e alimentato dall'oro nero, ma ride bene chi ride ultimo.
Il nuovo PSR offre la possibilità per ricostruire una nuova agricoltura, anche se interessi consolidati stanno cercando di frenare questo sviluppo. Sono convinto che la professionalità degli addetti ai lavori sia indispensabile per cogliere questa irripetibile opportunità.
Cordiali saluti.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
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26/12/2008, 11:40
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Forse è bene ricordare il titolo della discussione ed attenersi a quello; per tutte le altre tematiche si possono fare nuove discussioni.
Ancora buone feste

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Saluti,
Flavio.


26/12/2008, 13:15
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