kentarro ha scritto:
grazie, sei sempre chiaro.
A completezza e per rispondere più puntualmente nel merito della tua domanda, quando si parla di trasmissione si fa riferimento a quella/e presenti in natura ovvero epidemiologicamente prevalente/i.
Così ad es. per il citato TSWV la modalità di trasmissione più importante è quella tramite i tripidi (soprattutto
Frankliniella occidentalis su cui è stato ben studiato), tuttavia collateralmente può essere trasmesso con le operazioni colturali e tramite talea (forse anche per seme).
TMV (virus del mosaico del tabacco) invece si trasmette molto facilmente per via meccanica e con le manipolazione delle piante.
Occorre ricordare che i virus vegetali non sono in grado di penetrare attivamente nelle cellule ospiti (a differenza ad es. dei batteriofagi), dunque hanno bisogno o di un vettore o di un qualche evento traumatico che li metta in contatto con l'ambiente interno della pianta ospite; poi si muovono attraverso le connessioni anatomiche esistenti tra le cellule dei tessuti vegetali (ci mettono qualche giorno per andare oltre la foglia inizialmente infettata) e sono in grado di traslocare con la linfa floematica per cui attraverso questa via invadono rapidamente tutti i distretti della pianta.
I fitovirus si possono trasferire anche artificialmente, e questa era ed è ancora una pratica per la
detection, cioè il rilevamento della presenza di un virus mediante inoculazione di succo (ottenuto da pianta presumibilmente infetta) su una pianta spia (metto una foto che scattai tempo durante una visita all'allora Istituto di Virologia Vegetale del CNR; il nero è dato dal fatto che viene usata polvere di carborundum per garantire una migliore abrasione dell'epidermide fogliare).
In conclusione se nei vs. orti sospettate la presenza di virosi meglio disinfettare forbici e coltellini con ipoclorito o sali di ammonio quaternario.