Il campo di fronte è stato arato e seminato a frumento. In futuro sarà la zona in cui mi potrò espandere con le mie coltivazioni. Intendo piantare lì un po' di piante da frutta e cespugli, anche per dare spazio di pascolo al pollaio.
Il bancale affianco alla rucola invece non è arato ne' zappato, la terra appare smossa semplicemente per lo sradicamento delle piante di pomodoro ancora visibili nella prima foto. Al loro posto a metà novembre ho messo semi di fava e bulbilli di cipolla bianca che iniziano a far capolino.
Pavlin anche io abito in Emilia e come te l'aglio lo piantò a novembre, approssimativamente a San Martino. Con le gelate anche il mio si ingiallisce ma poi con i primi tepori primaverili si riprende vivacemente
La situazione non è molto cambiata nell'ultimo mese, col freddo la vegetazione è quasi ferma, ma noto che le poche giornate di sole fanno avanzare di un po' la crescita del fogliame della rucola. Ho ripreso a raccoglierne un po'
Laudata sia la spica nel meriggio! Ella s'inclina al Sole che la cuoce, verso la terra onde umida erba nacque; s'inclina e più s'inclinerà domane verso la terra ove sarà colcata col gioglio ch'è il malvagio suo fratello, con la vena selvaggia col cíano cilestro col papavero ardente cui l'uom non seminò, in un mannello.
E' di tal purità che pare immune, sol nata perché l'occhio uman la miri; di sì bella ordinanza che par forte. Le sue granella sono ripartite con la bella ordinanza che c'insegna il velo della nostra madre Vesta. Tre son per banda alterne; minore è il granel medio; ciascuno ha la sua pula; d'una squammetta nasce la sua resta.
Matura anco non è. Verde è la resta dove ha il suo nascimento dalla squamma, però tutt'oro ha la pungente cima. E verdi lembi ha la già secca spoglia ove il granello a poco a poco indura ed assume il color della focaia. E verdeggia il fistuco di pallido verdore ma la stípula è bionda. S'odon le bestie rassodare l'aia.
Dice il veglio: "Nè luoghi maremmani già gli uomini cominciano segare. E in alcuna contrada hanno abbicato. Tu non comincerai, se tu non veda tutto il popolo eguale della mèsse egualmente risplender di rossore". E la spica s'arrossa. Brilla il fil della falce, negreggia il rimanente, di stoppia incenerita è il suo colore.
E prima la sudata mano e poi il ferro sentirànel suo fistuco la spica; e in lei saran le sue granella, in lei saràla candida farina che la pasta farà molto tegnente e farà pane che molto ricresce. Ma la vena selvaggia ma il cíano cilestro ma il papavero ardente con lei cadranno, ahi, vani su le secce.
E la vena pilosa, or quasi bianca, è tutta lume e levità di grazia; e il cíano rassembra santamente gli occhi cesii di Palla madre nostra; e il papavero è come il giovenile sangue che per ispada spiccia forte; e tutti sono belli belli sono e felici e nel giorno innocenti; e l'uom non si dorrà di loro sorte.
E saranno calpesti e della dolce suora, che tanto amarono vicina, che sonar per le reste quasi esigua cítara al vento udirono, disgiunti; e sparsi moriran senza compianto perché non danno il pane che nutrica. Ma la vena selvaggia e il cíano cilestro e il papavero ardente laudati sien da noi come la spica!
Laudata sia la spica nel meriggio! Ella s'inclina al Sole che la cuoce, verso la terra onde umida erba nacque; s'inclina e più s'inclinerà domane verso la terra ove sarà colcata col gioglio ch'è il malvagio suo fratello, con la vena selvaggia col cíano cilestro col papavero ardente cui l'uom non seminò, in un mannello.
E' di tal purità che pare immune, sol nata perché l'occhio uman la miri; di sì bella ordinanza che par forte. Le sue granella sono ripartite con la bella ordinanza che c'insegna il velo della nostra madre Vesta. Tre son per banda alterne; minore è il granel medio; ciascuno ha la sua pula; d'una squammetta nasce la sua resta.
Matura anco non è. Verde è la resta dove ha il suo nascimento dalla squamma, però tutt'oro ha la pungente cima. E verdi lembi ha la già secca spoglia ove il granello a poco a poco indura ed assume il color della focaia. E verdeggia il fistuco di pallido verdore ma la stípula è bionda. S'odon le bestie rassodare l'aia.
Dice il veglio: "Nè luoghi maremmani già gli uomini cominciano segare. E in alcuna contrada hanno abbicato. Tu non comincerai, se tu non veda tutto il popolo eguale della mèsse egualmente risplender di rossore". E la spica s'arrossa. Brilla il fil della falce, negreggia il rimanente, di stoppia incenerita è il suo colore.
E prima la sudata mano e poi il ferro sentirànel suo fistuco la spica; e in lei saran le sue granella, in lei saràla candida farina che la pasta farà molto tegnente e farà pane che molto ricresce. Ma la vena selvaggia ma il cíano cilestro ma il papavero ardente con lei cadranno, ahi, vani su le secce.
E la vena pilosa, or quasi bianca, è tutta lume e levità di grazia; e il cíano rassembra santamente gli occhi cesii di Palla madre nostra; e il papavero è come il giovenile sangue che per ispada spiccia forte; e tutti sono belli belli sono e felici e nel giorno innocenti; e l'uom non si dorrà di loro sorte.
E saranno calpesti e della dolce suora, che tanto amarono vicina, che sonar per le reste quasi esigua cítara al vento udirono, disgiunti; e sparsi moriran senza compianto perché non danno il pane che nutrica. Ma la vena selvaggia e il cíano cilestro e il papavero ardente laudati sien da noi come la spica!
Ngiorno a tutti, riprendo questa vecchia discussione perchè ci sono arrivato cercando in rete come cominciare PRATICAMENTE a coltivare un pezzo di terra con il metodo Fukuoka dell'agricoltura naturale e infine, dopo infinite e inutili perdite di tempo, ho trovato TUTTO CIO CHE SERVE SAPER nei seguenti videohttps://www.youtube.com/watch?v=R0N_hZe ... 5Xcy-15-xV Spero siano utili ad altri quanto lo sono stati per me, meglio molto meglio di mille sterili discussioni.