06/11/2014, 10:45
07/11/2014, 12:06
08/11/2014, 1:01
11/11/2014, 10:03
11/11/2014, 12:52
Pueblo ha scritto:Vorrei mettere in evidenza che l' uomo, per quanto è invasivo, è parte integrante dell' ecosistema Terra. Prendendo in analisi l'agricoltura non possiamo pensare di non lasciare nessuna traccia, neanche un' impronta ecologica, semplicemente viviamo.
Per ora già noi siamo avanti, penso che la rivoluzione del filo di paglia sia uno dei libri più importanti degli ultimi dodicimila anni! La scoperta delle coltivazioni su sodo, lo studio del mantenimento della fertilità del suolo e le sue possibili rese produttive per potersi cibare, in fondo questo è. L' uomo ha scoperto l' agricoltura facendo buchi e solchi nel suolo e seminarvici, fino all' aratura, alle grandi carestie del passato,(non trovo più dove l ho letto: Aristotele racconta delle sue visite e colline ateniesi, sconfortato dalla siccità e dall'infertilità delle campagne ateniesi;non riusciva a capacità del fatto che per quanto si arasse a fondo, i semi non volessi crescere vigorosamente come nei tempi passati. Semplice diremmo noi ora, desertificazione, quella era una civiltà basata su agricoltura, pastorizia e navigazione, la conseguenza è il disboscamento per i campi, per i pascoli e per i fasciami delle navi, protratto per migliaia d'anni. I Romani poi hanno fatto il loro gioco definitivo con alla quasi totale deforestazione del bacino del mediterraneo, estinguendo addirittura specie vegetali e animali ), fino alle celeberrime rotazioni triennali, metodo che possiamo paragonare all' agricoltura dei vecchi e alla permacultura e metodo biologico. Si arriva nella prima metà del 1900 all' utilizzo dei fertilizzanti, per molti terreni ormai indispensabili su terreni ormai troppi sfruttati. E poi arriva Fukuoka insomma. Ragionamento finale è che molte campagne, soprattutto qui in Italia, sono coltivate da più di mille, duemila e più anni, basti pensare agli olivi millenari o a muretti a secco e chiuse di orti assai vetuste. Ancor più degli altri questi terreni sono da mantenere ad uno stato antropomorfico naturale, anzi, molti uliveti in Puglia, esempio sta fastidiosa della xylella, dovrebbero essere mantenuti ad un sistema, bosco uliveto, più che terra, ridotta ormai a terra battuta o a semplice inerbimento, bisognerebbe riportare le piante arboree e arbustive native del posto, pini, ginestre, mirto, acacie, lentischi, insomma quelle che sono le piante della gariga, della macchia e della foresta mediterranea; questo almeno per 20, 30 anni, anche quaranta, poi si può ristabilire magari l uliveto come coltura principale è limitare i grossi alberi alle bordure, alle siepi frangivento o aLle strade.
12/11/2014, 15:16
pioppino ha scritto:Pueblo ha scritto:Vorrei mettere in evidenza che l' uomo, per quanto è invasivo, è parte integrante dell' ecosistema Terra. Prendendo in analisi l'agricoltura non possiamo pensare di non lasciare nessuna traccia, neanche un' impronta ecologica, semplicemente viviamo.
Per ora già noi siamo avanti, penso che la rivoluzione del filo di paglia sia uno dei libri più importanti degli ultimi dodicimila anni! La scoperta delle coltivazioni su sodo, lo studio del mantenimento della fertilità del suolo e le sue possibili rese produttive per potersi cibare, in fondo questo è. L' uomo ha scoperto l' agricoltura facendo buchi e solchi nel suolo e seminarvici, fino all' aratura, alle grandi carestie del passato,(non trovo più dove l ho letto: Aristotele racconta delle sue visite e colline ateniesi, sconfortato dalla siccità e dall'infertilità delle campagne ateniesi;non riusciva a capacità del fatto che per quanto si arasse a fondo, i semi non volessi crescere vigorosamente come nei tempi passati. Semplice diremmo noi ora, desertificazione, quella era una civiltà basata su agricoltura, pastorizia e navigazione, la conseguenza è il disboscamento per i campi, per i pascoli e per i fasciami delle navi, protratto per migliaia d'anni. I Romani poi hanno fatto il loro gioco definitivo con alla quasi totale deforestazione del bacino del mediterraneo, estinguendo addirittura specie vegetali e animali ), fino alle celeberrime rotazioni triennali, metodo che possiamo paragonare all' agricoltura dei vecchi e alla permacultura e metodo biologico. Si arriva nella prima metà del 1900 all' utilizzo dei fertilizzanti, per molti terreni ormai indispensabili su terreni ormai troppi sfruttati. E poi arriva Fukuoka insomma. Ragionamento finale è che molte campagne, soprattutto qui in Italia, sono coltivate da più di mille, duemila e più anni, basti pensare agli olivi millenari o a muretti a secco e chiuse di orti assai vetuste. Ancor più degli altri questi terreni sono da mantenere ad uno stato antropomorfico naturale, anzi, molti uliveti in Puglia, esempio sta fastidiosa della xylella, dovrebbero essere mantenuti ad un sistema, bosco uliveto, più che terra, ridotta ormai a terra battuta o a semplice inerbimento, bisognerebbe riportare le piante arboree e arbustive native del posto, pini, ginestre, mirto, acacie, lentischi, insomma quelle che sono le piante della gariga, della macchia e della foresta mediterranea; questo almeno per 20, 30 anni, anche quaranta, poi si può ristabilire magari l uliveto come coltura principale è limitare i grossi alberi alle bordure, alle siepi frangivento o aLle strade.
nel frattempo con cosa condiamo ?? con cosa vivranno i contadini ??
12/11/2014, 23:56
13/11/2014, 5:17
15/11/2014, 0:42
16/11/2014, 12:52
camyillo ha scritto:ciao a tutti, vorrei fare a Pallinof alcune domande precise per delucidarmi le idee; su quanta superficie lavori?, quali e quanti prodotti hai prodotto quest'anno?, dove li hai venduti?, che reddito hai ottenuto?, come stà il tacchino della foto? , quanto spendi di benzina all'anno per lo sfalcio? Più che altro sono importanti la prima e la terza, spero di non essere troppo indiscreto e ti ringrazio comun que.
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