Era da un po che non rileggevo il forum e guarda qua che cosa ti trovo....decine di altri interventi "storici"!! Un saluto a tutti i nuovi intervenuti e a chi è "ritornato", ma anche a chi, con la sua presenza costante, sta rendendo questa discussione un supertesto pratico e filosofico epico...grazie davvero a tutti...!!
Si dà per scontato sapere coltivare (e sapere coltivare come un tempo!). Questa é la cosa più difficile: fare le cose nel posto giusto, al momento giusto e nel modo appropriato nel difficile ambito agricolo
Frasantel coglie una cosa fondamentale! La qual cosa Pallinof ha sempre ribadito; le conoscenza agronomiche sono fondamentali per avere buone rese (e questo per rispondere in parte anche a Peter) e per non incorrere in errori facilmente prevedibili e se volete "infantili"(intendendo con questo aggettivo relativi della fase storica iniziale dell'agricoltura)...
I processi naturali sono infatti generosi, ma l'uomo li deve in qualche maniera indirizzare per averne il massimo vantaggio....L'agricoltura naturale, o la permacultura, o, in parte la biodinamica (che io non considero campi separati come si tende purtroppo a fare anche in questa discussione da parte di molti, ma sfaccetture diverse di uno stesso diamante-un approccio pratico-filosofico nuovo all'economia e alla natura), utilizzano appieno ad uso umano la produttività totale di biomassa di un ecosistema in stato pressochè climax, piuttosto che creare situazioni di crisi ecologica ricorrenti (annuali) per sfruttare l'aumento di produttività primaria che da cio deriva.
Queste crisi cicliche (io tra l'altro ci vedo molta "assonanza" con le crisi economiche e storiche riccorrenti nelle culture agricole tradizionali) indotte dall'uomo sui terreni comportano tra l'altro un aumento smisurato del bisogno di lavorazioni per contrastare la tendenza di crescita di piante e altri organismi pionieri e opportunisti ("malerbe", malattie fungine, insetti, ecc)
L'agricoltura tradizionale a me ricorda tremendamente di più l'immagine delle mondine o dei contadini curvi con la zappa, piuttosto che immagini bucoliche di felicità agreste....
...ma per valutare quanti pisolini pomeridiani saranno persi per raggiungere risultati dubbi.
ancora una volta Pallinof coglie il lato migliore dell'agricoltura naturale, il risparmio d'energia umana e i servizi, non solo materiali, che un approccio diverso all'agricoltura, puo offrire alle donne e agli uomini che ne colgano la vera essenza...Un orto naturale con uno stagno balneabile al suo interno, per esempio, puo' offrire una varietà di beni e servizi, che un intero centro commerciale, o addirittura una cittadina di medie dimensioni,o persino una intera vallata ad agricoltura tradizionale si sognano, producendo nel contempo maggiore biodiversità piuttosto che uniformità...
Un permacultore (o agricoltore naturale, o come preferite vedervi e definirvi) è soprattutto un creatore e un gestore di ecosistemi che tendono verso la stabilità, e
...., credo che ci si debba sforzare nell'accogliere nel proprio terreno il maggior numero di quantità e la maggiore varietà di batteri e funghi! (l'importanza delle ife, nel trasferimento dei nutrienti!).
[list=] questo è l'elemento principale per creare un ecosistema stabile, la base ecologica su cui la complessità e le interazioni delle nostre coltivazioni possono attecchire senza grossi problemi. Il suolo, il suo equilibrio biologico e le infinite possibilità di simbiosi che ne derivano.
In molti interventi leggo una certa "impazienza" ad avere risultati quantitativi e a sottovalutare il suolo da un punto di vista microbiologico (Fukuoka non a caso era microbiologo); anche io sono d'accordo con molti che iniziali lavorazioni del terreno possono essere importanti per accellerare l'evoluzione verso la stabilità di un suolo fortemente degradato e/o instabile (personalmente nessuno mi farà desistere dall'utilizzo del cartone come primo pacciamante delle aiule coltivate, che trovo insuperabile, si possono debellare anche i rovi).
Certo, non si mangia il suolo, ma potete essere certi che non morirete di fame ne avrete carenze alimentari di qualche tipo, se lavorete sulla stabilità ecologica e sulle corrette successioni ecologiche del vostro orto-giardino....cosa che invece potrebbe succedere ad un ricco monocoltivatore di mais o di grano, in certe condizioni....anche su questo bisogna ragionare, quando si parla di "produttività" di un sistema di agricoltura naturale...
Conoscenze agronomiche, ecologiche e pratica sono alla base di qualunque successo, anche in agricoltura naturale......
Ma il cambiamento di approccio filosofico al senso dell'attività stessa è fondamentale, per questo penso per esempio credo che non potrà mai esistere un agricoltura naturale rivolta esclusivamente al commercio,
Nonostante questo, mi scuso con coloro che ritenessero questo mio intervento troppo filosofico e poco pratico....
infatti credo che in questo senso ho solo da imparare da quasi tutti coloro che stanno partecipando a questa discussione......
Infine, rivolto a coloro che con insistenza vogliono una codificazione pratica delle tecniche; credo che in questa mastodontica discussione le indicazioni pratiche siano venute con molta chiarezza e senza condizioni....non credo che spetti a nessuno in particolare rimettere in ordine queste indicazioni....nella vita niente è completamente gratuito e l'assunzione di responsabilità individuale è fondamentale per la propria evoluzione!!!!