raviolo ha scritto:le foglie di quercia non vanno bene per l'orto. A meno che non siano ultracompostate. Prova ad osservare una quercia o un noce.. sotto non cresce quasi nulla perche' foglie e radici emettono sostanze ostili alla crescita di altre piante.
secondo la mia esperienza le foglie di querce ma anche gli aghi di pino rendono la terra più acida, quindi vanno bene se parti da una terra alcalina... posso rendere la terra neutra... sotto una grande quercia di cui lascio le foglie sulla terra in cui cadono le piante vengono molto bene
mentre il noce ha sostanze "velenose" per gli ortaqggi
Pioppino il tuo terreno sotto alla quercia sarà sicuramente a ph acido. Siccome ho letto molte informazioni riguardante l'acidità delle foglie di quercia e l'impossibilità di usarle come pacciamatura.
Come sempre c'è un abisso tra teoria e pratica.
Qualcuno sa qualcosa riguardante le foglie di bambù? Sono neutre? E la paglia? è neutra o acida?
mah.. io con gli aghi di pino mi son trovato molto bene utilizzandoli per correggere un terreno troppo lacalino. Ma le foglie di quercia non mi hanno mai soddisfatto molto.. Il meglio penso sia la foglia di castagno ben compostata..
raviolo ha scritto:mah.. io con gli aghi di pino mi son trovato molto bene utilizzandoli per correggere un terreno troppo lacalino. Ma le foglie di quercia non mi hanno mai soddisfatto molto.. Il meglio penso sia la foglia di castagno ben compostata..
qundo avevo l'orto in montagna a 900mmetri usavo le foglie e il terriccio dei castagni era ottimo ma adesso sto a 350 metri e ho solo querce cioa Nino
Allora ho scoperto che la paglia e il fieno sono tendenzialmente neutri, quindi perfetti per terreni già buoni. Purtroppo paglia non ne ho e il fieno non lo uso per via dei semi delle infestanti. Su un sito ho trovato alcune informazioni sulla neutralità delle foglie di bambù e quelle ne ho in gran quantità.
Masanobu Fukuoka Il suo metodo di coltivazione non comprende aratura, fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, potature e richiede davvero poco lavoro! Riesce a portare a termine tutto questo (con alte rese) attraverso un attento tempismo nelle semine e un’accurata combinazione di piante.
In breve, ha portato l’arte pratica del lavoro assieme alla natura ad un alto grado di raffinatezza.
I principi di questo metodo sono:
non ARARE
non FERTILIZZARE
non SARCHIARE
non usare pesticidi
NON ARARE: l'aratura rovina il terreno, lo rende duro e povero.
La situazione peggiora se si usano fertilizzanti in aggiunta.
"Per quanto riguarda l'argomentazione che l'aratura aumenta l'azoto disponibile per mezzo della nitrificazione, è come dire rovinare il proprio corpo per qualche beneficio temporaneo"
In realtà areare il terreno non favorisce l'areazione ma compatta ancora di più le zolle che diventano dure, inoltre uccide la preziosa microflora che si trova nei primi centrimetri di spessore e che è quella adibita a fertillizzare e lavorare - da sé - la Terra.
Il terreno lavora da solo: il terreno che vive secondo la sua natura si ara da solo, l'erba e le piante da sovescio smuovono la terra, alberi e arbusti la lavorano in profondità, microrganismi di varia natura completano l'opera.
NON FERTILIZZARE: il raccolto dipende dal terreno.
Le piante sono sempre nate - e continueranno a nascere - indipendentemente dall'intervento umano. A seconda delle qualità di un terreno si genera un complesso ecosistema in grado di ospitare vegetali e animali. Quello che l'uomo può fare è assecondare questa complessità, che genera da sè fecondità e fertilità. Per questo è assurdo decidere a priori che quell'apezzamento andrà a mais senza tenere conto di tutto il sistema ambientale in cui quella terra è inserita. In questa ottica degenerata la terra và prima uccisa e poi fertilizzata perchè accolga - con la forza - un elemento a lei innaturale.
NON SARCHIARE: esistono davvero le erbacce?
La consuetudine di scindere tutto ciò che ci circonda in buono e cattivo è tipicamente occidentale e non mi dilungo qui sulle radici culturali di questa predisposizione cognitiva, ma in natura non esiste buono e/o cattivo. Tutto ha una sua utilità in un complesso sistema Vita - Morte - Vita.
Ogni pianta appartiene a quell'ecosistema che le consente di insediarsi ed in qualche modo ricambia donando qualche beneficio. Molte erbacce sono commestibili e sin da tempi remoti hanno fatto parte della dieta dei contadini. Altre sono officinali o utili nella preparazione di preparati naturali che aiutano nel controllo di malattie dei vegetali. Molte sono anche ottimi impollinatori e averle in un orto torna sempre utile (e poi si parla di morìa delle api!).
Cespugli e arbusti sono frangivento e proteggono dalle gelate (oltre che ospitare uccelli che a loro volta mantengono il controllo sui parassiti naturali come i bruchi ...).
Le erbe inoltre arricchiscono il terreno, fertilizzandolo naturalmente. Mantengono inoltre l'umidità costante e trattengono l'acqua evitando che la terra si asciughi e secchi.
Il problema non è eliminarle, ma generare stati di buona convivenza reciproca e giuste sinergie dove anche i frutti utili all'uomo possano vivere: in pace.
NON USARE PESTICIDI: gli insetti nocivi non esistono.
Un discorso simile a quello sulle erbe è possibile farlo per gli insetti: la complessità naturale consente di avere un equilibrio dinamico fra insetti "ai nostri scopi nocivi" e loro antagonisti.
Usare un pesticida altera in modo disastroso questo delicato equilibrio e trascina in una sterilità infinita tutto il ciclo vitale, impoverendo il sistema e risultando, alla fine, poco produttivo - anche dal punto di vista economico.
Evitando le lavorazioni e seminando una grande varietà di piante la fertilità del terreno aumenta stagione dopo stagione. Quindi se vogliamo coltivare un orto-frutteto, semineremo assieme cereali, ortaggi, leguminose, fiori, arbusti, alberi da frutto e forestali.
"La vera agricoltura naturale non adopera coltivazione, né aratro2. Usare trattori e attrezzi distrugge la vera natura. I più acerrimi nemici degli alberi sono l’ascia e la sega. I peggiori nemici del terreno sono la coltivazione e l’aratura. Se la gente non avesse questi attrezzi, sarebbe una vita migliore per tutti." dice Fukuoka in un'intervista.
Il riso, principale prodotto della fattoria di Fukuoka, viene coltivato in alternanza con cereali invernali, in modo semplice e rilassante: si getta il seme a spaglio e si sparge la paglia. Si raccoglie usando un falcetto. Nient’altro.
"Mi ci sono voluti più di trent’anni per arrivare a questa semplicità (...) Questo è l’ecosistema del campo di riso in equilibrio. Le popolazioni di piante ed insetti qui mantengono fra loro dei rapporti stabili. Non è raro che qualche malattia delle piante venga a devastare questa regione, lasciando intatti i raccolti dei miei campi".
Il problema più grande della nostra cultura è dimenticare la nostra - fuorviante - conoscenza.
E' ripartire dall'innocenza di un bambino. E' destrutturare il nostro pensiero pre-costituito, pre-digerito per poter guardare la natura con occhi nuovi e scoprire che non è una violenta aggressiva lotta gli uni contro gli altri, ma un mondo intenso di collaborazioni e solidarietà reciproche.