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Orto con metodo Fukuoka, discussione PRATICA
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Franci8tre
Iscritto il: 08/05/2008, 11:30 Messaggi: 33
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raviolo, ma il tuo secondo nome è Mc Gyver? Il passapomodoro modificato è grandioso... potresti allegare qualche foto? Come lo hai modificato? Quindi i cavoli non hanno niente del metodo Fukuoka. Ok, era solo per capire. Per quanto riguarda la medica dove e come l'hai seminata? Che tipi di terreno hai? Tessitura? Analisi chimiche (in generale intendo)? Ciao, Franci
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28/04/2009, 11:03 |
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raviolo
Iscritto il: 10/03/2009, 15:08 Messaggi: 1393 Località: Asti
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per quanto riguarda i terreni, ne ho di diverso tipo. In genere terreno come si trova nell'astigiano. Terra gialla, fine,che va dal sabbioso all'argilloso. Molto limo. a questo proposito siccome non potevo pensare di sistemare tutti i terreni in una stagione e per rendermi conto con poca spesa della vocazione dei diversi terreni ho sviluppato una specie di sensore biologico artigianale. L'idea di base e' quella di trovare la maggiore o minore vocazione di un terreno alla coltivazione di alcune orticole. Ho quindi approntato una maschera di coltivazione (in pratica un foglio di plastica arrotolabile di circa un mq su cui ho praticato un certo numero di buchi e scritto alcuni appunti.) Con questa maschera sono andato in giro per i terreni e dove volevo effettuare il test ho ripulito il terreno, poi appoggiata la maschera al terreno (dopo averla orientata verso nord) ho eseguito con un punteruolo i fori nel terreno in corrispondenza dei vari buchi, successivamente ho inserito in ogni foro un seme corrispodente a cio che era scritto vicino al foro. poi rimossa la maschera ho colmato i fori con terriccio e piantato ai quattro angoli picchetti in modo da ritrovare il mio sensore In pratica ho seminato una cinquantina di questi microortiindicatore in giro per i miei terreni (in paese mi guardano ancora come si guardano i matti). e li ho abbandonati a loro stessi. Il diverso sviluppo delle piante cresciute mi ha indirizzato nella destinazione dei vari terreni. E' ovvio che come metodo e' molto empirico e poco preciso. Ma le indicazioni che ne sono state tratte per il momento sembrano essere state utili. La medica l'ho seminata su un terreno che ho impiantato a frutteto l'autunno scorso. Il passapomodoro e' composto da una tramoggia conico elicoidale che spinge il prodotto su di una grata dai fori fini e con due lame rotanti che tagliano le fibre del pomodoro. Ho eliminato le lame che purtroppo tagliavano i semi.. e semplicemete tappato la maggior parte dei buchi, quelli rimasti li ho allargati in modo che venissero fuori due maccheroni estrusi che tagliavo ogni pochi cm. Il trucco e' dosare bene la quantita di seme ed impastarla in modo uniforme in modo che vengano pochi semi per maccherone (ho anche brevettato un sistema di semina in campo che deposita un lunghissimo spaghettone di argilla umida contenente all'interno i semi) il vantaggio e' che il seme contenuto nell'argilla non ha bisogno di concia perche' gli animali lo mangiano meno, in pratica viene difeso dalla argilla che con l'umidita' lo fa anche germinare.
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28/04/2009, 13:27 |
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Franci8tre
Iscritto il: 08/05/2008, 11:30 Messaggi: 33
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Ciao raviolo, beh per essere un "principiante" direi che te la cavi bene. Mi piacerebbe conoscere anche la metodologia di pallinof per quanto riguarda l'assemblaggio degli agglomerati di argilla e semi e la sua esperienza in merito. Ciao a tutti
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28/04/2009, 14:50 |
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PALLINOF
Iscritto il: 13/12/2008, 18:14 Messaggi: 617 Località: Bevagna (PG)
Formazione: Laurea Scienze Agrarie
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Ciao ragazzi, i miei più sinceri complimenti a Raviolo per l’ottimo lavoro e lo ringrazio per le informazioni fornite che sicuramente potranno essere di valido aiuto a chi intende avviare metodi di coltivazioni alternative. Personalmente ho sperimentato la semina di una coltivazione di fave con le palline di argilla con modesti risultati: ottima emergenza, ma le piantine sono state divorate dalle lumache. Invece ho ottenuto buoni risultati con semina in piccoli fori (2 semi per foro) e pacciamatura con residui del prato. Probabilmente già ne siete a conoscenza, ma l’industria sementiera sono molti hanni che adotta la tecnica del confettamento delle sementi, soprattutto quelle di piccole dimensioni come lattughe etc. da utilizzare per semina diretta o produzione piantine da trapianto. In commercio si trovano anche film o discetti di diversa matrice contenenti semi già distanziati per semina diretta, quindi se non fosse per il materiale usato (argilla) direi che il metodo fukuoka non ha portato niente di nuovo. Per diventare un’ottimo cuoco non basta acquistare un forno a microonde o una impastatrice professionale, ma è necessario conoscere molto bene l’ A B C della cucina. Mi spiego meglio, l’ A B C dell’agricoltore è il flusso naturale dell’energia basato sul ciclo del pascolo e il ciclo del detrito, già menzionato in un post precedente. Allora ogni intervento colturale deve essere valutato in base all’impatto che può avere rispetto alle dinamiche biologiche naturali. Faccio un esempio: se facciamo una aratura profonda interrompiamo drasticamente sia il ciclo del pascolo che quello del detrito creando un ambiente artificiale che se da una parte è in grado di ottimizzare lo sviluppo della nostra coltura dall’altro necessita di notevole energia per impedire il ripristino naturale alle condizioni originarie che la nostra madre terra metterà in atto. Sono sempre stato molto scettico nei confronti delle analisi chimiche di laboratorio nel valutare la fertilità del terreno, i vecchi agricoltori si basavano sulla conoscenza delle piante spontanee che crescevano nei loro terreni. Anche il metodo di Raviolo può essere uno strumento valido per avere una valutazione immediata della fertilità, ma non dimentichiamo che il terreno agrario è frutto della trasformazione operata in molti anni dallo sviluppo della flora e fauna che su di esso è vissuta ed è in continua evoluzione. La rivoluzionaria intuizione di Steiner è stata proprio quella di porre in primo piano il flusso di energia naturale nell’ecosistema agrario e la necessità di adattare la coltivazione alle dinamiche biologiche di questo complesso sistema. Certo Steiner non era un agronomo e non conosceva il ciclo del pascolo e del detrito come lo conosciamo noi adesso. Un benvenuto a Franci e grazie a tutti per il contributo offerto alla discussione. Cordiali saluti a tutti.
_________________ “ Prima di Giove non v’erano contadini che coltivassero la terra, né era lecito delimitare i campi tracciando confini: tutto era in comune e la terra, senza che le fosse richiesto, produceva spontaneamente e con generosità ogni cosa.” Virgilio.
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30/04/2009, 8:37 |
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Franci8tre
Iscritto il: 08/05/2008, 11:30 Messaggi: 33
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Buongiorno a tutti
x pallinof: mi piacerebbe conoscere il tuo parere per quanto riguarda l'humificazione, l'interramento dei residui delle piante da sovescio e del fenomeno della fermentazione metanica del quale avevamo parlato qualche post fa. Ma per le lumache quindi come hai risolto?
Per quanto riguarda la lotta alle patologie fungine là dove solitamente abbiamo sempre attacchi ogni anno (vigneti, oliveti.. ecc.) che metodi suggerite di usare nel pieno rispetto della filosofia Fukuoka? Il mantenere alta la biodiversità è un primo passo ma, non sempre basta a contenere le infezioni. Anche nel caso di un frutteto, dove si abbia per esempio seminato piante da sovescio intra e interfilare, come fare per la lotta a questo tipo di patologie? La lotta microbiologica è interessante, ma non attuabile in tutti i settori patologici. A tal riguardo, potete consigliarmi un libro completo che tratti in modo completo l'argomento "lotta microbiologica"?
Saluti e buona giornata a tutti, Franci
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30/04/2009, 9:02 |
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raviolo
Iscritto il: 10/03/2009, 15:08 Messaggi: 1393 Località: Asti
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come ho detto gia molti post fa, io sono assolutamente un principiante, per cui purtroppo non ho soluzioni in tasca. Per il momento ho solo molte domande . Per quanto riguarda i cavoli e le lattughe, ho tentato la consociazione con valeriana, che in qualche misura pare aver ridotto la presenza delle lumache. Larve e simili pero' hanno banchettato senza problemi. la mia idea di base e che comunque un terreno lasciato libero di lavorare alla fine sviluppa un ambiente che e' frutto di una selezione naturale e di un adattamento. L'ortosensore nella mia immaginazione ha lo scopo di stabilire in modo definitivo come agisce la selezione naturale sullo sviluppo di piante che interessano a me, (in genere orticole,ma l'orto ha anche qualche seme di fiore). Per esempio, un aiuto che potreste darmi e' quello di cercare di dare una normalizzazione all'orto in modo da migliorare e ottimizzare il segnale di feedback (io al momento mi son limitato a definire la scelta di semi in base alla stagione). Questo potrebbe affinare molto la misura. Magari pallinof puo' dare qualche suggerimento? Tenete conto del fatto che dispongo di una stazione metereologica completa e quindi posso anche correlare i dati di crescita con la situazione meteo del periodo per poter fare eventualmente interpolazioni o correzioni a posteriori. Dicevo, se alla fine ogni modifica effettuata sul terreno va a cambiare l'ambiente circostante (penso ad una quercia o un platano che crescendo sterminano tutto quello che c'e' sotto in un raggio di diversi metri) allora possiamo pensare di trovare dei metodi che orientino il terreno in modo favorevole alla crescita di alcuni tipi di piante piuttosto che altre?. Se si', come possiamo aiutare questo processo in modo da renderlo efficace in tempi ragionevoli?. Io ho lavorato in Giappone, la mia societa' precedente esportava elettronica, conosco un poco la filosofia del posto. Hanno un aspetto molto efficiente e commerciale, ma alcune tradizioni sono ben radicate, per cui per un giapponese passare 50 anni a curare una singola pianta e' una cosa normale, anche se poi per andare a lavorare ogni mattina prende un treno a levitazione che fa i 400km all'ora.
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30/04/2009, 9:40 |
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PALLINOF
Iscritto il: 13/12/2008, 18:14 Messaggi: 617 Località: Bevagna (PG)
Formazione: Laurea Scienze Agrarie
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Franci8tre ha scritto: Buongiorno a tutti
x pallinof: mi piacerebbe conoscere il tuo parere per quanto riguarda l'humificazione, l'interramento dei residui delle piante da sovescio e del fenomeno della fermentazione metanica del quale avevamo parlato qualche post fa. Ma per le lumache quindi come hai risolto?
Per quanto riguarda la lotta alle patologie fungine là dove solitamente abbiamo sempre attacchi ogni anno (vigneti, oliveti.. ecc.) che metodi suggerite di usare nel pieno rispetto della filosofia Fukuoka? Il mantenere alta la biodiversità è un primo passo ma, non sempre basta a contenere le infezioni. Anche nel caso di un frutteto, dove si abbia per esempio seminato piante da sovescio intra e interfilare, come fare per la lotta a questo tipo di patologie? La lotta microbiologica è interessante, ma non attuabile in tutti i settori patologici. A tal riguardo, potete consigliarmi un libro completo che tratti in modo completo l'argomento "lotta microbiologica"?
Saluti e buona giornata a tutti, Franci Ciao Franci, cercherò di rispondere alle tue domande: La catena del detrito vede come protagonisti la flora microbica del terreno che esplica una fermentazione aerobica della sostanza organica con la formazione degli acidi umici ed etilene che è un fitormone vegetale e tossico per la microflora stessa. Più il contributo di una serie di animaletti lombrichi e varie. Non credo molto nella pratica del sovescio e nell'arricchimento di azoto tramite gli azotobacter (molto modesto), forse l'unico vantaggio risiede nel miglioramento della struttura del terreno. Il flusso dell'energia utilizza come vettore il carbonio che passa dall0 stato più ossidato (anidride carbonica) allo stato più ridotto come metano (fermentazione anaerobica) ed etilene ( fermentazione aerobica). I vegetali compiono il primo passo catturando l'anidride carbonica dell'aria, mentre i microorganismi del terreno compiono lo stadio finale. Forse non sarà così matematico, ma molto probabile. Per quanto riguarda le lumache le ho lasciate banchettare, ma la prossima volta cercherò di inserire qualcosa di più appettitoso delle mie fave seguendo il consiglio di Raviolo. La soluzione alla lotta delle patologie nei vigneti ed oliveti specializzati è molto semplice e consiste nella distruzione degli stessi. Questi impianti monocolturali sono nati appena 50 anni fa sostituendo i bellissimi filari alberati che costeggiavano i fossi di scolo delle sistemazioni agrarie e fornivano un prodotto unico del nostro territorio. Gli impianti di oliveti erano inseriti in coltivazioni di foraggiere che si alternavano a cereali, ma la primitiva meccanizzazione aveva bisogno di ampi spazi di manovra. Dietro ad ogni patologia che compromette il risultato della coltura c'è sempre un problema agronomico da risolvere. Mi spiace per il consiglio, ma non sono riuscito a trovare un libro che acquistai anni fa e che trattava l'argomento in modo abbastanza interessante, appena lo trovo te lo faccio sapere. A presto, un saluto.
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30/04/2009, 20:05 |
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PALLINOF
Iscritto il: 13/12/2008, 18:14 Messaggi: 617 Località: Bevagna (PG)
Formazione: Laurea Scienze Agrarie
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Ciao Raviolo, ottima l’idea della consociazione che avvicina la coltura ad un ambiente naturale limitando i danni di eventuali commensali. Come dici tu un ambiente naturale è frutto di una selezione operata da fattori interni (flora e fauna) e da fattori esterni (climatici). L’obbiettivo di ogni ecosistema è la ottimizzazione del flusso di energia, attraverso la catena del pascolo e del detrito, in modo da permettere la sopravvivenza delle più diverse forme di vita che riescono ad adattarsi. L’agricoltura si inserisce in questo contesto sostituendosi al ruolo degli erbivori: l’allevamento degli animali basato sull’uso delle foraggere e la coltivazione di colture ad uso alimentare o da trasformazione. L’eliminazione o l’introduzione di specie vegetali od animali genera uno squilibrio del sistema a cui lo stesso provvede in modo autonomo. La follia dell’agricoltura moderna risiede proprio nella eccessiva semplificazione del sistema con costi energetici enormi e molto più alti di quelli che detto sistema riesce a produrre. Allora noi da buoni erbivori come possiamo trarre il massimo vantaggio energetico da un ecosistema ????????????????? Semplice, rispettando le leggi che lo regolano e valutando caso per caso la convenienza energetica nell’introduzione di una nuova specie che intendiamo coltivare. Scendiamo nel pratico: innanzi tutto occorre individuare le specie spontanee e da introdurre in un determinato ambiente per massimizzare il contenuto di energia accumulata come biomassa vegetale e biomassa del terreno (fertilità). Trovare quindi un equilibrio tra specie erbacee e legnose che occuperanno il nostro terreno, successivamente procediamo alla gestione delle stesse. Le piante potranno essere fruttiferi, quindi dirette alla produzione di energia alimentare oppure per la produzione di biotriturato da utilizzare per la pacciamatura delle piantine al trapianto. Le erbacce costituiranno il nostro prato che ospiterà periodicamente le nostre colture. La gestione del prato avviene attraverso il periodico sfalcio sostituendo il pascolamento degli erbivori, cosi facendo apporteremo una significativa selezione. Cioè verranno ostacolate tutte quelle specie che si propagano esclusivamente per seme, mentre favoriremmo tutte le altre. Attraverso l’introduzione di nuove specie potremmo raggiungere l’obbiettivo di avere un tappeto erboso verde tutto l’anno sfruttando l’adattabilità di ogni specie alle temperature, disponibilità idriche del terreno, etc. Scusatemi, la sto facendo troppo lunga, se il discorso interessa possiamo continuare in un prossimo post. Buon 1° maggio a tutti.
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01/05/2009, 8:12 |
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Franci8tre
Iscritto il: 08/05/2008, 11:30 Messaggi: 33
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Ciao pallinof, l'argomento certo che interessa, interessa molto. Continua pure Buon 1° maggio a tutti anche da parte mia. Ciao, Franci
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01/05/2009, 8:25 |
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raviolo
Iscritto il: 10/03/2009, 15:08 Messaggi: 1393 Località: Asti
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Interessante si, allora mi viene subito una domanda.. come si calcola il valore della biomassa? come valuto la fertilita'? Passo ad un altro argomento, non mi e' chiara la chimica della fermentazione aerobica e anaerobica e di come le piante la sfruttino. Puoi per caso consigliarmi qualcosa da leggere?, o dettaglaire meglio? grazie
_________________ http://www.estapp.ch http://www.dolcevino.ch
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01/05/2009, 8:28 |
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