ciao,dici bene semini zucche e taccole con i semi di tuo nonno,che sono semi non manipolati,non potresti fare lo stesso con i semi attuali,poi mi spieghi x favore come mai gli ibridi se sono solo incroci x migliorare le varieta' generano semi sterili?il tuo ragionamento e' corretto :se sono solo ibridi generano semi che riproducono la nuova varieta', ma evidentemente non e' cosi'-ciao
Mi sa che a voi tutti sfugge una cosa e mi chiedo come mai nessun Moderatore sia intervenuto......OGM (organismo geneticamente modificato) è diverso da organismo geneticamente migliorato. Il primo viene ottenuto inserendo nel suo DNA o patrimonio genetico dei geni di altra pianta o addirittura specie, mentre nel secondo caso si arriva attraverso mutazioni spontanee, incroci con altre varietà selvatiche oppure con esposizione a radiazioni delle piante originarie......ciò può portare alla poliploidia ecc. Per non stare qui ore a spiegarvi il tutto vi inserisco questo estratto da WIKIPEDIA:
Poliploidia nelle PianteParecchie piante grasse, così come quelle ornamentali, quelle da seme e molti alberi da frutto, sono poliploidi. La poliploidia è associata, in molti casi, alla sterilità per la difficoltà di appaiamento dei cromosomi durante la meiosi. L'effetto più visibile di questa condizione è la mancanza di semi nei frutti commestibili, come ad esempio nelle banane (3n). Organismi poliploidi possono comparire spontaneamente oppure essere generati alterando sperimentalmente l'apparato del fuso durante la divisione cellulare. Questo risultato è raggiunto con l'impiego della colchicina, un alcaloide isolato dai semi di Colchicum autunnale, che, aggiunta durante la coltura di cellule vegetali, inibisce la formazione del fuso con conseguente blocco della mitosi. In questo modo l'assenza di migrazione dei cromosomi ai poli determina la formazione di un nucleo tetraploide (4n). Ripetendo più volte la stessa operazione si generano nuclei poliploidi. Un altro sistema per indurre artificialmente la poliploidia consiste nell'uso di irradiazione a temperatura alternata. Le piante così ottenute si riconoscono perché, in genere, presentano organi e cellule più grandi nonostante siano rallentate la crescita e la formazione di fiori e frutti. Indurre artificialmente la poliploidia nelle cellule vegetali ha lo scopo di ottenere piante capaci di una produzione più numerosa, più pregiata e più apprezzata commercialmente, nonché più resistente a condizioni ambientali critiche. Tra le piante poliploidi più conosciute sono comprese alcune varietà di piante ornamentali a fiori grandi, come giacinti, tulipani e narcisi; oltre a queste anche la patata, il frumento, il tabacco, le fragole le more, i lamponi ecc. In particolare, triploidi e tetraploidi presentano caratteristiche di maggiore pregio rispetto alle piante aploidi o diploidi relative soprattutto all'aumento del volume cellulare, del frutto, degli stami, ecc. Si distinguono due tipi di poliploidia vegetale: l'autopoliplodia e l'allopoliploidia.
AutopoliplodiaSi parla di autopoliploidia quando tutti i corredi cromosomici presenti appartengono alla stessa specie. Due piante diploidi della stessa specie producono gameti aploidi; per difetto della meiosi in una delle due piante parentali, possono generarsi gameti diploidi. L'incrocio tra gamete diploide e aploide produce uno zigote triploide (3n), da cui deriveranno, a loro volta, gameti aploidi e diploidi. In seguito all'autofecondazione (2nx2n) si ottiene lo zigote autotetraploide; quest'ultimo, come gli altri autopoliploidi a numero pari (4n, 6n ecc), hanno maggiore probabilità di essere fertili perché possono avere una meiosi regolare. Infatti se il corredo cromosomico è un multiplo dispari di n (5n, 7n ecc) le piante diventano più deboli e più basse in quanto sono il prodotto di gameti sbilanciati.
AllopoliploidiaSi parla di allopoliploidia quando i corredi cromosomici presenti derivano da piante di specie diverse non affini: i differenti assetti cromosomici sono definiti omeologhi (ossia omologhi solo parzialmente). Incrociando due piante diploidi di specie diverse si ottengono alla F1 (prima generazione filiale) ibridi contenenti entrambi i corredi aploidi parentali. Poiché i corredi cromosomici non sono omologhi, l'ibrido è sterile: l'appaiamento non è possibile ed i gameti non sono vitali. Può accadere, seppure raramente, che in alcune delle piante ibride della F1, per assenza della telofase, si verifichi il raddoppiamento dei cromosomi; ne deriva che le cellule di alcuni tessuti contengono un corredo cromosomico che è la somma dei due assetti parentali. L'assetto diploide fa sì che, comunque, la meiosi funzioni regolarmente. L'autofecondazione di questi gameti origina piante fertili, poiché prodotte da regolare meiosi, le cosiddette piante allotetraploidi, con due corredi diploidi. Di conseguenza, la pianta allotetraploide si comporta come una pianta diploide normale. Il raddoppiamento dei genomi in tali incroci porta alla perdita della sterilità, frequente negli ibridi, ed alla acquisizione della fertilità. L'allotetraploide tipico è quello sintetizzato dal citogenetista russo G. Karpechenko nel 1928, il quale volle dimostrare che incrociando due piante di specie diverse ( nel caso specifico il cavolo Brassica e il ravanello Raphanus) era possibile ottenere un allotetraploide fertile denominato Raphanobrassica. Questo, essendo fertile e comportandosi come un normale diploide sotto tutti gli aspetti, può essere considerato una nuova specie.