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Il Pomodoro, triste esempio di tecnologia irrazionale 
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Caro Eugenio,
sono d’accordo con te sulla centralità del valore della ricerca medica oggi, ma ritengo che l’alimentazione sia medicina, o comunque una strada che possa aiutarle la medicina tradizionale a risolvere, o meglio alleviare, alcuni problemi sanitari dell’uomo moderno.
Per me le cose non “devono andare in questo modo” necessariamente, siamo noi a farle andare nel modo che vogliamo. Chiaro è che le decisioni di una persona non risolvono certo squilibri a livello globale, ma ritengo che ognuno debba fare quanto in suo potere per cercare – nel suo microcosmo – di agire al suo meglio.
OGM: la questione è veramente spinosa, ma per me vi sono due punti saldi: necessariamente gli studi fatti non possono accertare con sicurezza scientifica che il consumo costante di OGM nella dieta dell’uomo possa non arrecare danni nel lungo periodo anche a causa del breve tempo di somministrazione degli alimenti OGM nella dieta delle cavie. Proprio il pomodoro – il Flavr Savr - è stato il primo alimento ingegnerizzato ad essere prodotto (1992) e commercializzato per il consumo umano (1994).
Inoltre, è ancora oggetto di ricerca se l'inserimento di alcuni caratteri nelle piante transgeniche porti con sé, oltre al gene di interesse, altri geni e cosa questi facciano.
Relativamente alla questione dei prodotti tipici, questi stanno già scomparendo, e anche molto velocemente: alcuni stanno rapidamente dissolvendosi perché legati solamente alla memoria di anziani, altri sono già entrati nelle logiche di un mercato mondiale che produce, trasporta, trasforma e snatura. Personalmente non so quale dei due casi sia il migliore… Se nei Paesi mediterranei il consumo pro capite annuo di pomodoro sia crudo che trasformato si aggira tra i 10 e i 30 kg: perché frazionare tale quantità? Ecco il mio dilemma…
A 32 anni non ho voglia né di tornate all’impiego del giogo, né tantomeno però di arrendermi ad un’alimentazione “complessa” dove prendendo un integratore ci si mette la coscienza a posto e si pensa di colmare le lacune di una vita fatta si stress, cattiva alimentazione e smog. Amo la complessità, ma quella legata alla fatica nella ricerca del buon cibo locale e che dà soddisfazione al produttore e al consumatore.
Mi piacerebbe quindi che anche a livello istituzionale venissero previste campagne alimentari vere, convinte, convincenti e costanti. Come oggi sappiamo fare per mille altri argomenti, indipendentemente dalla loro valenza etica e dalla loro “urgenza”.
Scusate se ripeto alcuni concetti, ma non vorrei venissero fraintesi.
Un caro saluto,
Jacopo

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Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità.
Vandana Shiva


10/09/2009, 8:47
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a me rimarrano sempre i dubbi sugli ogm e sulla ingegneria molecolare genica.

anche se io sono dell'idea che sono uan risorsa, da studiare pero molto a fondo , ma se nn si fa ricerca come possiamo andare avanti?

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Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.


10/09/2009, 8:55
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la mia preoccupazione sugli OGM è che fanno gli interessi delle multinazionali contro le quali neanche i governi possono nulla o non vogliono ;)
Ripeto che pur essendo aperto alle innovazioni xchè fanno parte nel bene e nel male della evoluzione sono uno che ricerca i sapori tipici e che quando li trova difficilmente li lascia.
per il pomodoro pensa che abito a due passi dal regno del San marzano e ad un quarto di passo dal pomodoro del piennolo del Vesuvio

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10/09/2009, 21:51
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WOW!
In azienda quest'anno abbiamo seminato per la prima volta pomodoro a pieno campo con irrigazione a goccia - anche se solamente 1200 piantine - utilizzando proprio il S. Marzano varietà Vesuvio 2...e ora passate, conserve, pelati,pomodori secchi...anche troppe!
Un saluto,
Jacopo

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Vandana Shiva


11/09/2009, 7:08
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il prossimo anno il seme del san marzano te lo procuro io

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11/09/2009, 12:12
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Salve.
Avendo una moglie diabetica non posso non apprezzare il lavoro svolto dai ricercatori e parlando di OGM non potrei non essere incuriosito da (faccio un esempio) un pomodoro che cresce senza acqua, la mia mente andrebbe direttamente ai popoli del Sudan che non hanno acqua a disposizione, per loro sarebbe una manna.
Poi però a volte mi fermo a pensare e la frase "colmare lacune che una semplice educazione alimentare ben congegnata e organizzata" viene in mente anche a me.

Tornando al nostro caro vecchio paese modernizzato, la mia impressione è che a volte si cerchi sempre di creare "un rimedio" che non servirebbe se la mentalità della gente fosse diversa. L'esempio eclatante è appunto la cattiva alimentazione che, se non vado errato, è una delle cause di malattie tipo obesità (e conseguente predisposizione ad un diabete specifico), infarti, e altro. I nostri figli passano davanti alla televisione la maggior parte del loro tempo invece che fare come noi (40enni) che facevamo 4 partite di fila a pallone. Poi a merenda mezzo barattolo di marmellata ma che veniva praticamente bruciato tutto.. ora invece ci sono le "sane merendine", che su un bambino svaccato sul divano diventano bombe caloriche.
Allora inventano le "merendine dietetiche" e via così...

Anni fa circolava una pubblicità che mi faceva venire l'orticaria.. Un tizio in macchina tutto grigio in mezzo al traffico, stava male per l'aria che respirava.. poi arriva il genio che inventa cosa? un sistema di trasporto ecologico... ehm.. no.. piu mezzi pubblici per diminuire le auto? mmmm neanche.. ah si.. ora ricordo.. ha inventato i filtri dell' aria piu efficienti.

Ecco il nostro paradosso è questo e credo che questo sia anche il messaggio che molti percepiscono. Ti invento un pomodoro che contiene un enzima che ti fa dimagrire.. quando la cura sarebbe "mangia meglio" oppure ora ci sono questi integratori dalla A allo Zinco per combattere i radicali liberi causati dallo stress dei giorni nostri quando forse la vita andrebbe presa con meno frenesia.

E si puo fare , io ho abitato per 35 anni a Milano e ora sono in un paese sperduto in mezzo alle risaie dove coltivo il mio orto e il mio giardino e faccio comunque il programmatore per pc.
Ripeto, se non ci fossero persone come Mariateresa bisognerebbe inventarle perchè sono vitali per la nostra persona ma non dobbiamo vivere pensando "chissenefrega se faccio una vita sregolata tanto cè Mariateresa".

Questo è il mio pensiero.. ora lapidatemi pure ehehe :lol:

saluti

Daniele

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Un bambino ingenuo sarà un uomo capace di sognare..


25/09/2009, 8:44
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Sono d'accordo con te Daniele su molte soluzioni proposte per risolvere problemi alimentari e ambientali che interessano il campo agricolo. Ma la causa risiede nell'ignoranza di una società ormai urbanizzata e che ha perso le proprie radici contadine. La propaganda poi da il colpo di grazia, facendo credere che questa è l'unica via possibile se non si vuole tornare all'era della pietra con vanga e rastrello in mano a combattere una natura avara e malvagia. In fondo, però, questo sistema crea valora aggiunto e posti di lavoro nel breve periodo anche la crisi attuale pone seri dubbi sulla sua sostenibilità. Allora ci sorge un dubbio: ma questa ricerca non è per caso rivolta verso un'unica direzione???????
Saluti.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
Virgilio.


25/09/2009, 12:08
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Io credo che la ricerca sia rivolta in un'unica direzione che è quello del sapere.Poi se ci sono quelli che la fanno in malafede o per interessi personali questo è un altro conto.La malafede o il malaffare è forse anzi ne sono certo il più grande male che ci affligge e con questi governanti nn c'è modo di spezzarlo, anzi...
Riguardo al ritorno della manodopera in agricoltura come fonte di reddito nn credo sia ormai una strada percorribile almeno nei paesi industrializzati. Interi comparti agricoli sopravvivono solo grazie alla meccanizzazione vedi ad esempio il tabacco Bright o la viticoltura ma anche la filiera delle agroenergetiche o dei cereali etc

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25/09/2009, 20:34
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Caro Daniele,
sono d’accordo con l’intero tuo ragionamento in merito all’impiego degli OGM.
Ripeto: io ho voluto sottolineare il mio disprezzo verso l’applicazione del metodo e non verso il metodo di per sé stesso, che può avere tante altre importanti applicazioni.
Per quanto riguarda il pomodoro Africano, penso che sarebbe meglio, invece di cercare di produrre ex-novo un pomodoro con minori richieste idriche, riprendere la coltivazione di varietà locali esistenti che hanno già tali caratteristiche, come il Togo Trifle, per esempio. E ciò vale anche per il sorgo.
Questo ragionamento mi ha poi fatto venire alla memoria un altro caso ahimè triste che lega l’Africa al pomodoro…
…allego quindi un articolo di pochi anni fa ma terribilmente attuale che ho ritrovato e che esorto tutti a leggere con attenzione…

Ghana, il pomodoro italiano soffoca i contadini locali
I sussidi dell’Unione europea abbattono i prezzi e la vendita diventa sottocosto

06-04-2003 - Fonte: repubblica.it

ACCRA - Sulle bancarelle del Makola, il mercato all'aperto nel centro di Accra, l'invasione dei barattoli rossi si manifesta in piccole piramidi. Si vedono da lontano, fra tonnetti affumicati, lumache grandi come quaglie e peperoni piccoli come olive. Il marchio è scritto a lettere bianche: Salsa, o Ciro, oppure Fiammetta, o magari Obaapa, che per i ghanesi suona familiare. Tomato paste, recita l'etichetta, cioè conserva di pomodoro. E dietro, su tutti: prodotto italiano. La confezione più piccola, settanta grammi, basta a due persone, per dar sapore alla tradizionale zuppa Groundnut o per dare colore alla carne. Costa 1000-1200 cedis, cioè poco più di 10 centesimi di euro. I pomodori freschi si vedono di meno, e costano 5-6000 cedis al chilo, circa 60-70 centesimi. In questi giorni non sembrano un gran che, pesti o troppo maturi come sono. I più belli, ammette la venditrice, vengono dal Burkina Faso.
In Ghana il sole non manca, e c'è persino molta acqua. Eppure sulla tavola i pomodori locali non arrivano, mentre il concentrato italiano è dappertutto. A tentare di sbarrargli la strada c'è il cinese Tomato Fun, o qualche prodotto turco, ma la gran parte del mercato è in mano ad aziende nostrane. La qualità è indiscussa, ma il successo arriva soprattutto dal prezzo basso. Perché in realtà nei barattolini rossi, assieme al pomodoro, c'è la potenza economica dell'Europa, concentrata in contributi enormi alla produzione, che nessun paese africano può permettersi.
Ancora negli anni Ottanta, nel Ghana le fabbriche di conserva erano tre. L'ultimo a chiudere è stato lo stabilimento di Pwalugu, nella regione del nord-est. Nell'89 un diktat del Fondo Monetario Internazionale ne aveva imposto allo Stato la privatizzazione. Era una misura di "aggiustamento strutturale", e un acquirente straniero sembrava dietro l'angolo. Ma l'attesa dei 60 operai, dei 100 lavoratori stagionali e dei 10 mila coltivatori di pomodoro è stata inutile: nessun compratore si è fatto vivo, e nemmeno le avance di una multinazionale americana, nelle scorse settimane, sono andate a buon fine. Intanto i macchinari accumulano ruggine. E oggi il Ghana è il massimo importatore di concentrato di pomodoro dall'Europa, con oltre 10 mila tonnellate l'anno.
In mezzo al traffico di Accra sciami di venditori ambulanti approfittano degli ingorghi per proporre la merce agli automobilisti. Fra loro, alto e magrissimo, ce n'è uno che potrebbe raccontare di Pwalugu. Prima faceva il contadino nel nord, e portava il suo raccolto alla "Tomato cannery". Kwami Mensah (vuole che lo chiamiamo così, con l'equivalente ghanese di Mario Rossi) adesso vende guinzagli, cercando di adocchiare le auto dei ricchi, quelli che si possono permettere un cane. Vive in una baracca nel sobborgo di Agbogbushia, almeno fino a quando le autorità cittadine non lo faranno sgombrare. Anche sua moglie Yaa vende agli incroci: arance, sbucciate solo della parte più esterna, il giallo, perché così basta farci un buchino per succhiarne il succo, quasi fossero una lattina autarchica e biodegradabile.
Kwami cerca la sopravvivenza nella capitale, mentre chi è rimasto nel nord vede quest'obiettivo sempre più lontano. I prezzi di sementi e fertilizzanti continuano ad aumentare, mentre quelli dei pomodori restano bloccati o scendono. Ma visto che la fabbrica di conserva ha chiuso, i contadini hanno solo una scelta: vendere al prezzo corrente, o veder marcire il raccolto.
Per i pomodori freschi ghanesi, nella gara con i barattoli rossi Product of Italy il problema non è certo il costo del lavoro. I coltivatori sono in genere a salario minimo: appena aumentato, equivale a 9200 cedis al giorno, più o meno un euro, ovvero pochi centesimi sopra il livello che le istituzioni internazionali definiscono povertà estrema. La concorrenza, però, è viziata dai sussidi. Solo per le aziende che trattano pomodori, denunciano le organizzazioni non governative, l'Unione europea arriva a spendere più di 370 milioni di euro l'anno. E questo metodo vale per tutto il settore di agricoltura e allevamento.
Gli inglesi dell'Economist hanno calcolato che per questi contributi ogni famiglia media europea paga 26 euro a settimana di tasse sugli alimenti. Un meccanismo esoso, che in più strangola le economie dei paesi più deboli. Senza sussidi, scrive il settimanale, l'economia crescerebbe dovunque, e soprattutto nell'Africa sub-sahariana. Nel 2001 il mondo sviluppato ha stanziato 300 miliardi di dollari per sostenere agricoltura e allevamento, da soli non competitivi nonostante la tecnologia: la somma spesa è circa sei volte quella destinata agli aiuti internazionali.
Quando all'interno del Wto i paesi poveri hanno cercato di fermare questi sussidi, le nazioni ricche li hanno semplicemente ridipinti e chiamati con un altro nome. Così i discussi contributi all'esportazione - spiega un esperto della Fao - sono diventati aiuti alla modernizzazione, oppure finanziamenti per l'irrigazione, o magari sostegno per i problemi climatici. Insomma, la difesa del "prezzo minimo" sul mercato interno dell'Unione continua a portare finanziamenti a pioggia. Così il contadino europeo ha le sue garanzie, e non si preoccupa che il costo reale sia rispecchiato nel prezzo finale dei suoi prodotti, anche se questi finiscono fuori dalla Ue. Secondo le Ong e i governi dei paesi "deboli", in sostanza, l'Europa fa un pesantissimo "dumping", cioè vende sotto costo in mercati di per sé debolissimi.
Il pomodoro italiano, ovviamente, non è solo. A soffocare le economie dei paesi poveri ci sono il latte e il burro olandesi, il maiale tedesco, il manzo irlandese, lo zucchero e la farina francesi, in un elenco di produzioni che da sole non sarebbero redditizie. James Wolfensohn, presidente della Banca Mondiale, denuncia che "una mucca in Europa riceve ogni giorno 2,5 dollari di sussidi, in Giappone arriva a 7 dollari al giorno, mentre un bimbo africano vive con meno di un dollaro al giorno". Insomma, in questo mercato le economie deboli sono strangolate: perché, dice Robert Aboagye-Mensan, segretario del locale Consiglio delle chiese, "la concorrenza fra Ghana e occidente è come una gara fra antilope e giraffa per la frutta che sta nei rami più alti. Anche se si livella il terreno, non sarà mai concorrenza leale".
Articolo di Giampaolo Cadalanu


Per quanto riguarda poi la meccanizzazione in agricoltura, di questo sono profondamente convinto anch’io: è possibile impiegare moderne tecnologie anche per tecniche agronomiche perfettamente in linea con i principi ispiratori del Biologico, per esempio…macchine più leggere, controllo meccanico delle infestanti (l’erpice strigliatore o l’Howard sono dei buoni alternativi alla zappa!), e così via…
Jacopo

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Vandana Shiva


26/09/2009, 8:56
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Ciao di nuovo a tutti!
Eccomi ancora con un'altro spunto per una nuova riflessione sui prossimi scenari che ci potrebbero coinvolgere - e stravolgere - a breve. Quando la politica impone nessuno può far niente.
...agghiacciante la descrizione dell'unica possibilità ventilata di coltivazione redditizia della sioa...
Jacopo

L’Europa verso un futuro geneticamente modificato?

Potrebbe presto accelerare il cammino delle colture transgeniche. Il prossimo commissario all’agricoltura potrebbe essere meno ostile e lo scenario di un’Unione europea ogm free potrebbe sgretolarsi
di Alberto Grimelli
Mariann Fisher Boel non continuerà ad essere Commissario Ue all'agricoltura.
Lo abbiamo annunciato qualche giorno fa e, nel frattempo, è scattato il toto nomine, in particolare quando Barroso è stato riconfermato alla presidenza della Commissione.

Due parrebbero i Paesi in lizza per il posto lasciato vacante dalla Fisher Boel: Olanda e Romania.
Oggi proprio quest’ultima parrebbe la candidatura maggiormente accreditata anche in virtù dell’aperto sostegno francese.

Una delle maggiori patate bollenti che il nuovo Commissario si troverà ad affrontare sono gli ogm.
Il conflitto in atto all’interno dell’Unione europea ha consigliato alla Fisher Boel prudenza, di fatto congelando le culture transgeniche.

Lo scenario potrebbe però mutare.

Gli agricoltori europei sarebbero infatti aperti all’utilizzo di semi transgeniche, un po’ in ogni dove.
Secondo un’indagine condotta da Europabio in Lombardia su 532 imprenditori che coltivano mais, il 75% ritiene che gli agricoltori dovrebbero essere lasciati liberi di decidere cosa coltivare. Di più, il 67% ha dichiarato che utilizzerebbe mais ogm se la legislazione italiana lo permettesse. Risultati analoghi si sono avuti in Polonia, in Francia e in Spagna. Meno spregiudicati sarebbero gli inglesi, dove il 42% si è detto favorevole agli ogm, il 18% contrario, con il 39% che non ha saputo o voluto schierarsi. Ancora più prudenti i tedeschi, favorevoli agli ogm sarebbero solo il 33%, contrari il 29%, la restante parte non si è ancora fatta un’opinione in merito.

Merito forse di qualche scandalo alimentare e dell’influenza suina l’argomento ogm non scalda neanche più gli animi dei cittadini europei.
Scendono infatti i contrari, che oggi sono al 58%, contro il 70% di soli 5 anni fa. Sempre secondo Eurobarometro inoltre nel 2004 il 24% degli europei era preoccupato degli ogm ora lo è il 20%.

Il clima sta cambiando e se a Bruxelles si insediasse un fautore del transgenico i dati presentati potrebbero mutare ancor di più magari a colpi di spot e comunicazioni sulla mancanza di evidenze scientifiche, come ribadite dal Centro Studi della Commissione Ue, sulla tossicità e nocività degli ogm per l’uomo.

In particolare il Paese che oggi si schiera più apertamente a favore del geneticamente modificato è la Romania.
Nazione con la più lunga esperienza di coltivazione di colture geneticamente modificate in Europa, ne chiede la possibilità di coltivazione per evidenti ragioni economiche che ci spiega Lucian Buzdugan, general manager di un’azienda agricola di 55.000 ettari: “Coltivare soia tradizionale è un’attività antieconomica, la perdita ad ettaro per l’agricoltore è di 640 euro a fronte di un guadagno di quasi 3.000 euro nel caso di utilizzo di materiale transgenico. La Romania ha un potenziale di mezzo milione di ettari dedicabili a soia ma oggi ne vengono coltivati solo 63.000. Potremmo essere fornitori dell’intera Unione europea che invece si approvvigiona, oggi, da Paesi come il Brasile e gli Stati Uniti che fanno largo impiego di prodotti geneticamente modificati.”

Nessun dubbio nessun problema.
La professoressa Elena Marcela Badea dell’Università di Timisoara ha infatti precisato: “negli anni in cui la Romania ha coltivato soia trangenica, non abbiamo mai riscontrato modificazioni significative né nell’entità delle popolazioni né nella composizione dei microrganismi nel suolo o degli altri invertebrati presenti nell’agrosistema. L’attività di monitoraggio, che oggi sta continuando nelle aree in cui viene coltivato il mais geneticamente modificato, ha dimostrato che non vi è alcun significativo rischio ambientale.”

Anche la coesistenza con colture tradizionali e organiche è stato risolto con la norma precauzionale che le colture geneticamente modificate devono coltivate ad almeno 200 metri dalle altre. Un dato, però, senza riscontri scientifici.

Che le colture trangeniche nel mondo stiano conquistando campi è un dato di fatto.

La superficie complessiva investita nel 2008 era di 125 milioni di ettari e anche l’Europa è stata “contaminata”.
Da che anche l’Unione europea ha approvato la coltivazione di un mais transgenico all’interno dei suoi confini sono 7 i Paesi che hanno usufruito dell’apertura comunitaria per una superficie di 100.000 ettari.
di Alberto Grimelli
26 Settembre 2009 TN 33 Anno 7

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26/09/2009, 8:59
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