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come una volta?biologico.. 
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Iscritto il: 13/10/2008, 20:03
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Jacopo, se il bio è vero nessuno discute, questi sono punti fermi.
Bisogna porsi una domanda, al di la dei controlli obbligatori, perchè molte delle aziende bio fanno analisi nei laboratori privati e non fanno analisi nei laboratori legali????


12/01/2010, 16:29
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Iscritto il: 01/12/2009, 19:50
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per quel che riguarda le analisi posso dire che le ha sempre fatte fare l'organismo di controllo inviandomi poi i risultati. Io comunque sono sempre stato tranquillo perchè le aziende che seguo si sono comportate sempre bene dal punto di vista di utilizzo dei prodotti (parliamo di aziende a seminativo che magari hanno meno problematiche fitosanitarie di chi ha frutteto).
Comunque se si vogliono fare le truffe bhe non è difficile una volta conosciuto come funziona il sistema. Posso dire però che ci sono organismi di controllo o meglio degli ispettori che preferiscono non vedere come si comportano le loro aziende ...ma sapete che ci sono ettari di biologico dove non cresce un filo di erba? la prima cosa che a me controllano quando vengono a farmi le ispezioni è la presenza delle infestanti sulla fila...ed è ovvio che ci devono essere non potendo usare diserbanti...

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Agronomo: direttiva nitrati, autorizzazione integrata ambientale, psr, edificabilità, biologico


12/01/2010, 18:25
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Giusto, le truffe possono essere ovunque.
Che dire di DOP e IGP (avete mai sentito parlare di controlli - per quanto riguarda l'IGP Chianina - sull'assenza dell'insilato nell'ultima fase di finissaggio??!!?? MAI!!!), lotta integrata o qualsiasi altro disciplinare da seguire???
Il modo di allargare le maglie c'è sempre...andiamo a conoscere direttamente il produttore e controlliamo con i nostri occhi che ci sia "la presenza delle infestanti sulla fila", come dice giustamente lstefano!
E' il solo modo di "salvarsi" e spendere bene i nostri soldi.
Jacopo

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Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità.
Vandana Shiva


12/01/2010, 18:40
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Iscritto il: 29/11/2009, 15:07
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Località: Chieri ( To )
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Inoltre il biologico non può produrre come un convenzionale. Questo deve essere chiaro per tutti compreso coloro che acquistano ( soprattutto ) e dunque non avere prodotti fuori stagione. Ieri sono stato al mercato locale dove ci sono anch'io. Non c'era l'alòtro produttore biologico. Il punto però è che cosa si mangia la gente in questo periodo?

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Alessandro


17/01/2010, 16:23
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scusa perchè non fuori stagione?
non è che con la chimica sorpassi madre natura e le stagioni.
Si può fare biologico anche in serra e perciò fuori stagione. Siamo a Gennaio e ci sono zucchine e pomodori bio. più fuori stagione di così.
Certo, non potrai produrre quantità enormi in serra e il biologico in serra penso (nella mia ignoranza) sia più complesso di quello in pieno campo visto che con la chimica si combatte facilmente il propagarsi di malattie fungine che in serra si propagano più facilmente vista la scarsa ventilazione.
Cosa si mangia la gente in questo periodo?
Di stagione ci sono radicchi, spinaci, cavoli più la verdura che si conserva bene tipo zucche e patate.


17/01/2010, 16:33
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Iscritto il: 29/11/2009, 15:07
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Il biologico in serra, pur facendo io biologico, lo aborro. A qualsiasi latitudine Italiana, e ragazzi del sud eventualmente bacchettatemi, i pomodori e le zucchine non vengono se non forzate o riscaldate. Se la serra è riscaldata non può esistere biologico. Se arrivano da altri paesi siamo oramai in mano ai commercianti anche nel bio

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Alessandro


17/01/2010, 21:28
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Iscritto il: 12/08/2009, 9:38
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Codice:
[i][quote="paolo"] un conto è dire mela bio e potrei crederci, dopo analisi, uno che mi dice insalata/banane/fragole/ uva ecc ecc bio prodotta in larga scala (tranne inverno e per alcune), deve spiegare come ci riesce. [/i]

la strada è, credo, nota: educare il consumatore a mangiare arancia, mela, cavolo invece di pesca, fragole e melanzana al mese di gennaio, e a comprare dal produttore piccolo più vicino senza lasciarsi abbagliare dall'aspetto, ma qui si apre un'altra nota che duole: i cosiddetti mercati dei contadni sono ancora troppo pochi, i prezzi sono spesso enormi, e, a volte, il contadino fa passare per propria coltivazione bio un frutto lucidato e con bollino.
Forse occorre recuperare la fiducia reciproca tra produttore e consumatore


18/01/2010, 12:30
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Località: Chieri ( To )
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E , a volte, il mercato dei contadini pullula di prodotti acquistati dai grossisti.... Ribadisco che sono un produttore che partecipa ai mercati del KM 0

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Alessandro


18/01/2010, 14:24
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contributo di Marina Magnani tratto dal "Giornale dell'Ateneo" dell'Università di Pisa dell'11 dicembre 2009.

Un bilancio energetico consente di mettere a confronto i sistemi di coltivazione biologica e quelli convenzionali. L'Università di Pisa è fra le poche in Italia, insieme a Firenze, ad essere impegnata in questo genere di ricerche, il cui esito ha evidenziato che le coltivazioni biologiche sono più efficienti nell'uso delle risorse energetiche del pianeta rispetto a quelle convenzionali.

Al Centro di Ricerca "Enrico Avanzi" dell'Università di Pisa la sperimentazione è in corso dal 2001: 12 ettari per il biologico e 12 per il sistema convenzionale, 24 in tutto coltivati a grano duro e tenero, mais, favino e girasole. "Quello che calcoliamo - spiega Marco Mazzoncini neodirettore del Centro - è un vero e proprio bilancio energetico con flussi in entrata e in uscita. Nel conto rientrano, ad esempio, il gasolio usato per le trattrici o l'energia che serve per produrre i diserbanti e gli insetticidi. Se consideriamo le sole energie non rinnovabili, per le coltivazioni tradizionali servono circa 21.000 megajoule per ettaro all'anno mentre nel caso del biologico ne occorrono solo 12.000, con un risparmio di circa il 50 per cento in termini di energia immessa nel sistema".

Per quanto riguarda le coltivazioni convenzionali ad incidere nel conto energetico è soprattutto la chimica, ovvero concimi, antiparassitari e diserbanti. Numeri alla mano il consumo energetico medio del sistema convenzionale analizzato arriva a 14.103 megajoule annui per ettaro mentre per il biologico si attesta a soli 5.279, con un risparmio quindi superiore al 60%. Uno scarto minore si verifica nel caso di utilizzo di macchinari, che incide per 7.004 megajoule annui per ettaro nell'agricoltura convenzionale, rispetto ai 6.625 di quella biologica. Questo riguardo agli input. Nel caso del cosiddetto output (l'energia contenuta nella coltura), il biologico registra invece una lieve flessione. La produzione di energia, sia quella destinata al mercato sia i residui, è di 153.739 magajoule annui per ettaro nel caso dell'agricoltura convenzionale contro i 126.512 di quella biologica, con un calo di circa il 20 per cento a svantaggio del biologico.

Nell'ipotesi estrema di convertire al biologico tutte le coltivazioni mondiali si avrebbe dunque un'agricoltura meno dipendente dalla fonti di energia fossile ma, di contro, anche una produzione minore. "In effetti - continua Mazzoncini - il minor output nel caso del biologico è un dato che abbiamo riscontrato, sebbene in alcune annate le differenze siano state del tutto irrilevanti. Il punto è che comunque il biologico, pur avendo una produzione minore, utilizza l'energia immessa in modo più efficiente. Nel caso del biologico 1 megajoule di energia produce poco più di 1 kg di prodotto, come media di tutte le colture presenti nell'avvicendamento, mentre nel sistema convenzionale se ne ottengono in media 0.3 kg. L'indice di produttività energetica è quasi quattro volte superiore nel caso dell'agricoltura biologica".

Pensare al biologico, al di là dei dati, presuppone una sorta di rivoluzione copernicana in agricoltura che rimetta al centro la natura, il rispetto dell'ambiente e del suo equilibrio. "Ci sono due estremi - ricorda Mazzoncini - da un lato l'agricoltura intensiva, dall'altro quella biologica. Pensare che l'adozione dell'uno o dell'altro possa portare alla soluzione dei problemi della fame nel mondo è un'illusione". "L'agricoltura intensiva - conclude Mazzoncini - è spesso la strada più praticata, ma come indicano gli ultimi dati della FAO gli 'affamati 'nel mondo sono cresciuti del 9% nell'anno in corso, arrivando a 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970. La questione dunque è molto più complessa e forse quello di cui abbiamo bisogno è proprio un cambio radicale di paradigma che, a partire dall'agricoltura, coinvolga il sistema distributivo e l'intera filiera produttiva".

Marina Magnani

Marina Caterina Magnani è giornalista pubblicista dal 2004. Si occupa prevalentemente di divulgazione scientifica e collabora da alcuni anni con il Giornale dell'Ateneo dell'Università di Pisa.

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Alessandro


27/01/2010, 12:27
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Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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L'agricoltura biologica consuma molta meno esergia fossile della convenzionale, ma riuscirà a sfamare la crescente popolazione mondiale?
Marco

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27/01/2010, 17:14
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