Metto una foto da rete con assieme il bruco di cavolaia (a sx) e quello della rapaiola (a dx) e a seguire quella della sunnominata tignola del cavolo: anche chi non pratica l'entomologia agraria può vedere che la differenza tra le larve dei pieridi e quella della foto postata non è affatto poca, mentre quest'ultima collima piuttosto bene con quella della tignola.
Le considerazioni che si devono fare per cercare di determinare una specie di interesse agrario sono innanzitutto la pianta ospite e poi il ciclo biologico del parassita (nel caso in questione ci potrebbero stare in pratica tutti i tipi fin qui considerati, con preferenza verso la tignola che è in grado di riprodursi in condizioni climatiche molto variabili riuscendo a sviluppare anche parecchie generazioni all'anno).
Certamente, essendo tutte le specie nominate appartenenti ai Lepidotteri, le larve sono di tipo eruciforme, dunque hanno un capo, tre segmenti toracici dotati di zampe vere, dieci addominali con generalmente cinque paia di pseudozampe dal III al VI urite e il quinto al X però ad es. nei geometridi solo al VI e X (da cui il nome per la caratteristica camminata a compasso) e nei nottuidi al V, VI e X (alcuni tra i più comuni come i
Plusiinae camminano come i geometridi).
Di già che ritorno sull'argomento aggiungo che
P. xylostella è una delle specie più studiate ed è stata tra le prime ad essere riconosciute resistenti al DDT e attualmente anche al
B. thuringiensis e altri insetticidi.
Metto un link che aiuta a distinguere le larve dei lepidotteri
https://www.naturamediterraneo.com/foru ... C_ID=10965" target="_blank" target="_blank" target="_blank" target="_blank" target="_blank" target="_blank