Per quanto di aiuto del tutto complementare nella lotta al Co.Di.RO è stato recentemente messo a punto un protocollo diagnostico basato sulla metologia chiamata LAMP (acronimo per
Loop mediated isothermal amplification) di precisione analoga al più complesso PCR. Il kit è basato su una apparecchiatura trasportabile in campo che in soli 30 min, partendo da un piccolo campione di materiale, riesce a identificare attraverso una amplificazione del DNA la presenza di
Xylella fastidiosa.
Lo scorso anno si era diffusa notizia di un anticrittogamico in fase di sviluppo, provvisoriamente siglato Irf230, che in una prima sperimentazione aveta fornito esiti incoraggianti, ma non ne ho più avuto notizia, analogamente al promotore di difesa
acibenzolar-S-metile (già in commercio e autorizzato contro batteriosi di fruttiferi e orticole) ugulamente sperimentato in Puglia contro
Xylella.
Ho anch'io la sensazione che la via di uscita più logica e di prospettiva è quella di varietà resistenti o almeno tolleranti (magari da innestare come si fece un secolo e mezzo fa per la fillossera della vite, ma qui concordo che serva a poco in quanto non vedo la possibilità di interrompere il meccanismo patogenetico con tale approccio).
Per intanto un altro pezzo della nostra Italia, della nostra cultura prima ancor prima che della nostra economia, è messa a grave rischio dalla globalizzazione che di danni ce ne sta infliggendo anche in ambito agricolo-forestale-urbanistico: e la Puglia è tra le regioni che in questo momento soffrono di più visto che oltre al Co.Di.RO ha da affrontare l'inarrestabile espansione dell'aleirode spinifero e contare i morti provocati dal famigerato punteruolo rosso (a quello ormai ci siamo un po' tutti rassegnati).
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