Buona intuizione, viene da rocce, ammassi di rocce, successione di massi rocciosi, scogliere, fianchi vivi della montagna levigati dai ghiacciai, a quel tempo, ultima glaciazione, gli olivi, deduco, non c'erano
Il nome Roceja o Ruceja, però è il vecchio termine piemontese che caratterizzava il vino (vin d'la Ruceja) che si produceva con indicibili fatiche, sfruttando lo spazio tra i massi, su questo fianco di montagna, fino a qualche decina di anni fa.
Dove le le rocce sono Roc, con varianti locali in: "Labiu", o "Ruzahun" ecc, come vedi la doppia c non esiste.
Qui non esiste altro che il pieno sud. Al massimo un po' più o un po meno riparato dalle correnti e dai venti.
Un po come in America che i vecchi emigranti descrivevano come il territorio dove tutto è in discesa
e in fondo alla discesa
"Sempre discesa"
quindi niente fatica
Al momento stò per arrivare a 50 varietà diverse, quando ne avevo 10, pensavo potessero bastare, poi 20 quindi 30, 40, più ne metto più sento che me ne mancano, fortuna che il terreno è quasi tutto occupato, speriamo il vicino sia troppo esoso per permettermi di allargare.
Non c'è una ragione di logica produttiva, al mio operare, è la curiosità di cercare di capire di più nel mondo diciamo pure unico e irripetibile dell'olivo che mi guida, vivo coll'oliveto, stò bene quando il tempo aiuta, soffro quando è inclemente.
Quando posso faccio con grandissima gratificazione, passi leggeri tra ali di cangianti fronde all'ondeggiare della brezza, ad ogni olivo fermo lo sguardo, analizzo le variazioni, sposto un rametto, tolgo un rovo o un'erbaccia, se ho più tempo conto anche le olive e guai se ne manca una, fuori il colpevole
.
Fine della poesia, mi faccio una bruschetta.