Gli olivi,
dopo la passeggiata sotto alle loro chiome, continuano frullarmi per la testa, le possibili origini di detti olivi.
Io credo che la piantagione degli olivi nei dintorni di Susa non siano una casualità estemporanea di qualche singolo, cosa peraltro impossibile in un passato conseguente.
Quindi non resta che una saggia decisione presa d'imperio, prima con l'analisi di tutti i versanti assolati e in pieno sud del circondario di Susa, che per la loro asperità non potevano neppure ospitare la vite, sicuramente all'epoca più importante.
Infatti i limiti di impianto gravitano tutti entro una decina di chilometri dal castello della marchesa Adelaide, della sede vescovile e prima centro monastico, per non parlare dell'arco di Augusto.
Chi poteva portare la civiltà dell'olivo tanto a nord?
Chi lo ha documentariamente fatto? Lo hanno fatto i romani, che lo hanno sparso quasi dovunque, ma se fossero loro, perchè solo nei dintorni di Susa? La ceppaia gentile di Le Goje seppure vecchia, non è neppure comparabile come vecchiaia con quelle di Mompantero.
O forse gli altri contemporanei non hanno resistito alle insidie del tempo?
Quindi benchè affascinante pensare che con le frustate per far erigere l'arco di Augusto sino arrivati anche polloni di olivo, non mi quadra.
Cozio, i Longobardi, Arduino e compagnia briscola, non mi parevano illuminati piantatori di olivi, troppo rozzi.
Arriviamo quindi all'anno mille, grettitudine collettiva, con solo un po' di luce nei monasteri, la luce per la lettura e scrittura nelle lunghe notti invernali.
Io proprio qui collocherei la decisione di qualche Abate, che, viste le esperienze della Provenza, e dei centri del cristianesimo che già godevano dei frutti dell'olivo sparso dai Romani, tentò con un'operazione ben studiata di avere una produzione olivicola da terreni altrimenti inutilizzati. Notare che neppure le roverelle competono con gli olivi di Mompantero, Gravere, Susa, Foresto, tanto il terreno è aspro, povero e secco.
Tutto per ora, quindi, mi fa pensare a frati, carichi di piantine, arrivare a Susa e da qui, negli appositi spiazzi prematuramente fatti preparare, far piantare e accudire con grandissima cura le piantine che oggi hanno le forme che l'asprezza del clima e della natura hanno loro conferito.
Considerando che dall'anno mille si hanno scritti anche se incompleti almeno fino al 1600, poi quasi completi, e di righe riguardanti piantagioni di olivi non sono a conoscenza, (ma non li escludo) direi che dopo il medio evo, è troppo tardi, anche considerando l'estensione delle ceppaie.
Certo queste piante non si sono scoraggiate dalle gelate disastrose che hanno determinato più volte, la perdita di tutta la chioma, sempre hanno ripreso. Chi l'ha dura la vince.
Conclusione io oggi porrei la barra almeno al Mille, che, quindi, fa Mille anni di inverni e di estati, direi che come viatico per continuare con l'olivo può bastare.
Checchè ne dicano gli scettici.
Sicuramente cercherò si saperne di più dagli abitanti di San Giuseppe, però fin'ora da coloro che ho interpellato non è venuto che un generico riferimento alla festa delle palme.
Io la mia l'ho detta, chi vuol aggiungere o togliere è benvenuto.
Saluti montani
Sergio
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