Salve. Qualcuno di voi produce salamini di maiale e ha il problema di non poterli chiamare "cacciatorini"?
Io sono d'accordo con le certificazioni quando queste giovano alla qualità di un prodotto, ma in questo caso sono stupito davanti alle informazione raccolte da internet. Cerco di sintetizzare le mie perplessità:
- da disciplinare, per produrre "Salamini italiani alla cacciatora dop" devi avere animali certificati per la produzione del prosciutto crudo di parma o s.daniele. Questo taglia le gambe a tutti gli artigiani lombardi e piemontesi che producono cacciatorini con ricette antiche di generazioni, non essendo interessati alla produzione di prosciutti.
- le regioni ammesse alla produzione sono circa dieci compresi abruzzi e molise anche se la ricetta mi sembra sia tipicamente padana.
- gli ingredienti ammessi sono praticamente tutti, compresi zuccheri e nitriti. Il budello può essere artificiale.
- di fatto il termine CACCIATORINO non esiste più su nessuna etichetta, continua ad essere utilizzato oralmente, ma secondo me rischia di scomparire
- "alla cacciatora" confonde anche i polli!!!
In definitiva non capisco se l'attribuzione dop giova di più alla salvaguardia dei prodotti d'eccellenza, o alle grandi aziende i cui nomi si ritrovano nelle più alte cariche del consorzio.
ps. provo ad allegare una foto tratta da salamecacciatore.com che mostra la formazione di muffe nobili sugli insaccati
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