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Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 69381 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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CINQUE PUNTI PER LA RISCRITTURA DEL CODICE DI PROTEZIONE CIVILE | LE PROPOSTE UNCEM
Cinque punti, cinque opportunità per la riscrittura del Codice nazionale di Protezione Civile. Uncem agli Stati generali della Protezione Civile a Roma rilancia cinque necessità:
1. Il modello dell'organizzazione istituzionale della Protezione Civile sui territori deve essere rivisto nella riscrittura del Codice nazionale. La Protezione Civile va costruita insieme tra Enti locali. I Comuni devono gestire insieme la funzione. È indispensabile e decisivo per efficientare, migliorare, rendere più chiaro. A tutti. In primis ai cittadini. E anche al Volontariato organizzato di un territorio, così imprescindibile e forza vera delle 'comunità-insieme'. Oggi sono 247 le Unioni di Comuni italiane che gestiscono insieme la funzione fondamentale della Protezione Civile. Ma in altre 200 Unioni esistenti, la funzione è ancora separata nei singoli Comuni. Così vale per Comunità montane: solo 17 su 70 esistenti in Italia gestiscono la funzione associata della Protezione Civile. In totale, tra Unioni e Comunità montane, stiamo comunque parlando, secondo i dati di OpenItaliae (progetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Affatri regionali , di 1812 Comuni, per complessivi 7 milioni e mezzo di abitanti, che mettono insieme la funzione comunale.
2. Insieme tra Comuni, in Unioni, Unioni montane, Comunità montane vanno fatti i piani di Protezione civile, conosciuti da tutti i cittadini, tolti da armadi e cassetti, georeferenziati, raccontati nelle scuole. Tutti devono conoscere il piano. Snello e chiaro. Poche efficaci pagine che nei centri operativi è il viatico, vettore di ogni scelta. I Piani di Protezione civile devono essere sovracomunali. Nelle zone montane, nelle valli, le Regioni individuino ambiti territoriali ottimali. Nei quali si monta un sistema istituzionale solido e chiaro, come lo erano fino al 2010 le 350 Comunità montane. Oggi tutto è tutto troppo fluido e il sistema soffre.
3. Dobbiamo lavorare sulle responsabilità. Occorre capire se ha senso che le responsabilità restino ancora in capo a un singolo Sindaco, solo e senza risorse umane ed economiche adeguate per la gestione della funzione. Enorme il tema delle responsabilità. Perché quando succede un'emergenza o vi è un problema, non può essere il Sindaco a essere indagato e condannato per tutto. Proteggiamo i Sindaci. "Non possiamo fare dei sindaci carne da macello", ha detto a Roma agli Stati generali il Ministro Musumeci. Ha ragione. Ma allora si stabilisca una catena di responsabilità - tra tecnici, politici, Prefetti, Dirigenti, Sindaci - che non lasci il cerino in mano ai Primi Cittadini, sempre e comunque. 3. Usiamo bene ITAlert, anche con l'intelligenza artificiale che possa agevolqre i processi di informazione e allertamento. La comunicazione è fondamentale. Tutela gli Amministratori locali. Il Dipartimento nazionale metta fine alla corsa dei territori, degli Enti locali, verso sistemi di allerta messi in campo da soggetti privati. Il sistema nazionale di allertamento ITAlert deve essere potenziato.
4. Si intervenga sulla formazione fatta finora da soggetti non sempre qualificati che si fanno ben pagare. Fa bene il CapoDipartimento a lanciare un sistema formativo unico, per tutti i soggetti coinvolti nel sistema di Protezione civile. Una formazione certificata e chiara. Formatori che lavorino a fianco dei Sindaci.
5. Vengano sbloccati 6 miliardi di euro fermi per fare prevenzione. Nella fragilità dei territori, senza un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici finanziato, senza un tessuto economico vivo, con faglie crescenti di abbandono e spopolamento, bosco di invasione in aumento, disuguaglianze marcate tra zone montane e urbane, perdiamo tutti. Lavorare insieme tra Comuni, costruire coesione, è il primo antidoto alla fragilità e alle emergenze.
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05/04/2025, 13:49 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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ALIMENTAZIONE. ASSESSORE BEDUSCHI: MENO DIPENDENZA DALL’ESTERO PER SALVARE FILIERA DELLA CARNE LOMBARDA PRESENTATO IL PROGETTO 'LOMBARDIA BEEF ON DAIRY' PER AUMENTARE SINERGIA TRA ALLEVAMENTI E RIDURRE IMPORT VITELLI DALLA FRANCIA
(LNews - Rovato/BS, 4 apr) L’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, è intervenuto a Rovato (BS) al convegno di presentazione di 'Lombardia Beef on Dairy – Progetto ristalli italiani', promosso dal Consorzio Lombardo Produttori Carne Bovina.
“In Italia – ha spiegato Beduschi – oggi viene importato ormai il 60% della carne bovina, soprattutto attraverso i ‘ristalli’ di vitelli provenienti dalla Francia per poi continuare il ciclo di allevamento nel nostro Paese. Le nostre stalle devono però affrontare costi sempre più elevati e fare i conti con la concorrenza di Spagna e Nord Africa, spesso con meno regole. Il rischio? Che tanti ingrassatori italiani chiudano i battenti. Serve una risposta concreta e subito”.
Ed è proprio questa la sfida del progetto: produrre più carne in Italia, valorizzando quello che già abbiamo. Due le strade principali: usare le zone di collina e montagna per allevare razze bovine pure, difendendo al tempo stesso territori a rischio abbandono; rendere virtuosa la collaborazione tra gli allevamenti da latte e quelli da carne, affinché i primi possano essere funzionali ai secondi.
“La Regione – ha concluso Beduschi – crede davvero in questo progetto. Integrare la filiera del latte con quella della carne significa aumentare il numero di capi italiani e ridurre la nostra dipendenza dall’estero. E per farlo non basta l’idea: ci vogliono anche risorse. Noi ci siamo, pronti a sostenere tutti gli attori coinvolti”.
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05/04/2025, 13:50 |
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Marco
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CINQUE PUNTI PER LA RISCRITTURA DEL CODICE DI PROTEZIONE CIVILE | LE PROPOSTE UNCEM
Cinque punti, cinque opportunità per la riscrittura del Codice nazionale di Protezione Civile. Uncem agli Stati generali della Protezione Civile a Roma rilancia cinque necessità:
1. Il modello dell'organizzazione istituzionale della Protezione Civile sui territori deve essere rivisto nella riscrittura del Codice nazionale. La Protezione Civile va costruita insieme tra Enti locali. I Comuni devono gestire insieme la funzione. È indispensabile e decisivo per efficientare, migliorare, rendere più chiaro. A tutti. In primis ai cittadini. E anche al Volontariato organizzato di un territorio, così imprescindibile e forza vera delle 'comunità-insieme'. Oggi sono 247 le Unioni di Comuni italiane che gestiscono insieme la funzione fondamentale della Protezione Civile. Ma in altre 200 Unioni esistenti, la funzione è ancora separata nei singoli Comuni. Così vale per Comunità montane: solo 17 su 70 esistenti in Italia gestiscono la funzione associata della Protezione Civile. In totale, tra Unioni e Comunità montane, stiamo comunque parlando, secondo i dati di OpenItaliae (progetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Affatri regionali , di 1812 Comuni, per complessivi 7 milioni e mezzo di abitanti, che mettono insieme la funzione comunale.
2. Insieme tra Comuni, in Unioni, Unioni montane, Comunità montane vanno fatti i piani di Protezione civile, conosciuti da tutti i cittadini, tolti da armadi e cassetti, georeferenziati, raccontati nelle scuole. Tutti devono conoscere il piano. Snello e chiaro. Poche efficaci pagine che nei centri operativi è il viatico, vettore di ogni scelta. I Piani di Protezione civile devono essere sovracomunali. Nelle zone montane, nelle valli, le Regioni individuino ambiti territoriali ottimali. Nei quali si monta un sistema istituzionale solido e chiaro, come lo erano fino al 2010 le 350 Comunità montane. Oggi tutto è tutto troppo fluido e il sistema soffre.
3. Dobbiamo lavorare sulle responsabilità. Occorre capire se ha senso che le responsabilità restino ancora in capo a un singolo Sindaco, solo e senza risorse umane ed economiche adeguate per la gestione della funzione. Enorme il tema delle responsabilità. Perché quando succede un'emergenza o vi è un problema, non può essere il Sindaco a essere indagato e condannato per tutto. Proteggiamo i Sindaci. "Non possiamo fare dei sindaci carne da macello", ha detto a Roma agli Stati generali il Ministro Musumeci. Ha ragione. Ma allora si stabilisca una catena di responsabilità - tra tecnici, politici, Prefetti, Dirigenti, Sindaci - che non lasci il cerino in mano ai Primi Cittadini, sempre e comunque. 3. Usiamo bene ITAlert, anche con l'intelligenza artificiale che possa agevolqre i processi di informazione e allertamento. La comunicazione è fondamentale. Tutela gli Amministratori locali. Il Dipartimento nazionale metta fine alla corsa dei territori, degli Enti locali, verso sistemi di allerta messi in campo da soggetti privati. Il sistema nazionale di allertamento ITAlert deve essere potenziato.
4. Si intervenga sulla formazione fatta finora da soggetti non sempre qualificati che si fanno ben pagare. Fa bene il CapoDipartimento a lanciare un sistema formativo unico, per tutti i soggetti coinvolti nel sistema di Protezione civile. Una formazione certificata e chiara. Formatori che lavorino a fianco dei Sindaci.
5. Vengano sbloccati 6 miliardi di euro fermi per fare prevenzione. Nella fragilità dei territori, senza un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici finanziato, senza un tessuto economico vivo, con faglie crescenti di abbandono e spopolamento, bosco di invasione in aumento, disuguaglianze marcate tra zone montane e urbane, perdiamo tutti. Lavorare insieme tra Comuni, costruire coesione, è il primo antidoto alla fragilità e alle emergenze.
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07/04/2025, 14:40 |
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Marco
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PIANO NAZIONALE PER LE AREE INTERNE, UNCEM: SPENDERE IN TEMPI CERTI E CON INDICATORI CHIARI LE RISORSE FERME
"Sulla Strategia nazionale aree interne occorre accelerare nella spesa delle molte risorse sul tavolo delle Regioni e delle aree progetto. Servono tempi certi e occorre agire verso la nuova programmazione europea, dal 2028, con Francia, Spagna, Germania, per un Programma Aree interne e montane che sia realmente trasversale ai fondi. Non senza un consolidamento del tessuto istituzionale. Comuni non da soli ma insieme per migliorare i servizi e rafforzare le politiche di sviluppo economico sostenibile. Rispondiamo su Alpi e Appennino a crisi climatica e demografica".
Lo ha detto Marco Bussone intervenendo oggi a Palazzo Chigi alla presentazione del Piano strategico per le Aree interne, alla presenza del Ministro Foti, con il Ministro Calderoli, diversi Sottosegretari di Governo.
"Ci sono 73 aree interne 'pilota' finanziate nella programmazione 2014-2020, altre 43 della programmazione in corso. La spesa va accelerata e gli indicatori per misurare i risultati devono essere chiari. Non troppi. Ma definire cosa e come agiscono le politiche e gli investimenti è necessario - ha proseguito Bussone - Le grandi Città hanno da tempo un PON Metro, sono compatte nel chiedere i soldi all'Europa. I Comuni delle aree interne e montane sono più fragili. Rafforziamo la governance e i livelli istituzionali. Non basta dare un po' di fondi ai Comuni. Con legge Montagna, con la revisione del Testo unico degli Enti locali, Uncem è pronta a lavorare con Governo e Parlamento per rafforzare politiche e strumenti di intervento sui territori che sono spina dorsale del Paese".
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11/04/2025, 8:20 |
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NEL DDL MONTAGNA LOBBY DI IMPRESE AGISCONO PER ELIMINARE LA NORMA SU OBBLIGO RETI E CONNESSIONI IN MONTAGNA. BUSSONE: DISTRUTTO IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA TRA CITTADINI IN TUTTI I TERRITORI
"Ci sono lobby che purtroppo agiscono contro i territori montani. E che hanno indotto la Commissione parlamentare che ha esaminato qualche giorno fa il ddl montagna a eliminare l'articolo 10, 'Servizi di comunicazione', abolendo la norma inserita dal Governo nel testo del ddl varato dal Senato. Per cui nei Comuni montani '...le concessioni della rete stradale e ferroviaria nazionali prevedono, senza maggioro o nuovi oneri per la finanza pubblica, interventi sulle infrastrutture di rispettiva competenza atti a garantire la continuità dei servizi di telefonia mobile e delle connessioni digitali...' in assenza di analoghi interventi già oggetto di finanziamento pubblico. È stupefacente ci sia chi ha chiesto di rimuovere l'articolo. Prevedeva che in caso di lavori alle infrastrutture stradali e ferroviarie fosse compito delle imprese portare il segnale nei Comuni montani non coperti e non oggetto di finanziamento pubblico. Sappiamo bene quanto devastante e in crescita sia il divario digitale. Solo in parte contrastato con gli interventi di Piano Italia 1 Giga e Piano Italia 5G. Le aziende hanno interpretato l'articolo, che hanno chiesto di sopprimere, come un obbligo di copertura laddove non ci sono fondi pubblici. In realtà, si tratta, si trattava, di un principio politico e di buon senso, che impegna(va) gli operatori a intervenire per ottimizzare il lavoro in caso di altri interventi alle infrastrutture di rete, abbattendo altresì i costi ed riducendo il digital divide. Mi auguro che in Aula alla Camera, trasversalmente, tutti i Gruppi con il Governo, possano intervenire per ripristinare l'articolo".
Lo ha detto oggi il Presidente Uncem Marco Bussone, intervenendo a Roma all'evento "Telecommunication of the future".
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11/04/2025, 8:21 |
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A BOLOGNA IN PIAZZA CONTRO LA CHIUSURA DELLE BANCHE. UNCEM: NO ALLE PRESE IN GIRO E ALLE RISPOSTE EVASIVE AI SINDACI
"Mi ha molto sorpreso che un dirigente di una grande banca italiana, con fare ironico, in un recente incontro a Roma, casuale, avvicinandomi abbia avuto a dire che sui pronto soccorso e ospedali chiusi nelle aree montane, Comuni e Uncem non siano scesi in piazza mentre lo facciano per la chiusura degli sportelli bancari. Non merita risposta. Ridicola considerazione. Dà l'idea di quanto queste banche, con tutti i fedelissimi aziendalisti dirigenti, siano lontane dalla realtà. E non vogliano sapere che la smobilitazione di servizi, le chiusure, di soluzioni pubbliche o private sui territori, contribuiscano all'abbandono, all'impoverimento delle zone montane, alla fragilità dei paesi. Sono complici di un'emergenza nazionale. Ed è vergognoso lo neghino. Non ci fermano le prese in giro, o le risposte nelle quali aprendo le braccia, con un sorriso tra le righe delle lettere, ci dicono che 'chiudiamo, ma l'home banking è sempre possibile'. In tempi di speculazione finanziaria, aggiotaggi e quant'altro, manco siamo stupiti. Però arrabbiati si. E noi non prendiamo in giro chi sta sui territori. Scenderemo ancora in piazza. Lunedì 14 aprile alle 11 a Bologna. Dopo Frontone, piazza Minghetti a Bologna. Contro le chiusure delle filiali di Monghidoro e Pian del Voglio. Chi sbatte la porta in faccia ai Sindaci e alle comunità locali, ha sempre torto. Le banche con otto miliardi di utili l'anno non si commentano. Sono vergognose. Ancor più quando sbeffeggiano chi lavora per e sui territori. Le lettere firmate dall'Ufficio reclami, trasmesse a Uncem e a pezzi dello Stato sui territori, le rispediamo al mittente. E se anche non fermeremo le chiusure, le prese in giro e le pacche sulle spalle a constatare che secondo loro 'stiamo perdendo tempo', meritano una pernacchia. E forse altro".
Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.
Allegata, la lettera ricevuta da Intesa San Paolo e la locandina di lunedi.
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12/04/2025, 14:20 |
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