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Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani 
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PREVENIRE GLI INCENDI BOSCHIVI: NUOVO NUMERO DI COMUNITA' MONTAGNA, RIVISTA UNCEM




È online "Pianificare fa bene. Con la gestione forestale sostenibile e certificata diamo un taglio al rischio di incendi boschivi", lo speciale dedicato alla prevenzione degli incendi boschivi di Comunità Montagna, rivista Uncem, in cui vengono messe in evidenza le principali strategie attuate da Stato e Regioni in materia di prevenzione.

Come emerge dal report pubblicato il 3 ottobre da Regione Toscana, si è registrato un calo significativo dei fenomeni rispetto agli ultimi dieci anni. Tutto merito della Strategia forestale messa in atto in un’ottica di prevenzione e gestione del territorio. Il dato, riportato da regione Toscana, è decisamente confortante: gli incendi boschivi registrati da inizio anno sono il 44 per cento in meno rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Fare prevenzione serve, gestire il territorio forestale è la strada da percorrere e che anche i privati possono fare la loro parte.

Nel nuovo numero di Comunità Montagna, si analizza la prevenzione di incendi e dissesto partendo dal bosco, delle strategie di gestione del territorio agricolo e suburbano e di quale ruolo giocano i pascoli e i territori marginali. La differenza, come scrive Marco Bussone nel suo editoriale, la fa, sulla lunga distanza, un’attenta attività di pianificazione e, anche, di certificazione. "I danni provocati dagli incendi diminuiscono del 50 per cento nelle aree forestali pianificate e gestite. Secondo un’analisi del PEFC, i boschi certificati per la gestione forestale sostenibile hanno una probabilità di essere interessati da incendi in misura fino a 9 volte inferiore rispetto a quelli non certificati". Non solo gestione, ma anche certificazione per rispondere in modo efficace al New Deal europeo: "Risulta urgente l’adozione di un sistema di governance che riconosca il ruolo chiave della gestione del territorio per garantire la protezione civile e la conservazione degli ecosistemi in presenza di cambiamenti climatici e di uso del suolo. L’aumento delle aree gestite attivamente e la certificazione della corretta gestione delle foreste risulta essere la migliore delle strategie per la mitigazione degli incendi boschivi e la tutela dei paesaggi a rischio".

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24/10/2024, 14:08
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DDL MONTAGNA AL SENATO, UNCEM: TANTI UTILI EMENDAMENTI NON VOTATI. RIORGANIZZARE I COMUNI PER INVESTIMENTI, FISCALITA' E SERVIZI È NECESSARIO. GOVERNANCE FONDAMENTALE PER FUTURO



"Uncem è pronta a lavorare con Governo e Parlamento sul ddl Montagna, per renderlo più forte ed efficace. Diamo la disponibilità ai Parlamentari e al Ministro Calderoli. L'esame oggi al Senato del disegno di legge sulla montagna promosso dal Governo, dopo il lavoro dei mesi scorsi in Commissione, ci consegna un testo con poche variazioni e tanti emendamenti respinti che ora ci auguriamo trovino spazio nel lavoro della Camera dei Deputati. Quelli ad esempio, dopo la maldestra, ideologica e assurda distruzione delle Comunità Montane in tante Regioni, per riorganizzare come i Comuni lavorano insieme in una valle alpina e appenninica, cosa fanno, come montano investimenti, come superiamo i campanilismi per riorganizzare i servizi tra cui scuole, trasporti e sanità. E pure resta indefinito cosa facciano le Regioni per le aree montane, visto che la maggior parte non ha una legge organica sullo sviluppo dei territori e sui servizi da organizzare in modo peculiare. Il tema della governance delle aree montane richiede un lavoro efficace urgente perché i Comuni, verso 3 miliardi di tagli nei prossimi anni, da soli non si salvano. E preoccupandoci di Autonomia regionale, dobbiamo capire cosa sono e come lavorano le Autonomie, i Comuni insieme. A trent'anni dall'ultima legge sulla montagna del 1994, tra le opportunità date dal ddl, come quella per incentivare i medici di base e gli insegnanti nei Comuni montani, vi sono due questioni calde da risolvere alla Camera. Il nodo risorse economiche, già da affrontare in legge di bilancio da domani, perché 200 milioni, per tutte le cose scritte nel ddl e da ripartire alle Regioni, non bastano. Tantopiù con Regioni che mettono zero euro in un fondo regionale per le loro montagne, nonstante la montagna sia materia di competenza regionale. E poi la ridefinizione dei Comuni montani. Con il solo parametro altimetrico, i 600 metri, si taglierebbero fuori centinaia di Comuni, senza un chiaro obiettivo e di fatto creando più sperequazioni di quante già esistono. Vi è da lavorare, sul ddl, accompagnando il percorso a una riscrittura illuminata e a prova di futuro del Testo unico degli Enti locali, oltre che delle regole fiscali per le Autonomie, tra perequazione necessaria e fiscalità vera per i Comuni insieme, che finora non riescono a prendere quota. Uncem è pronta a dare il suo colpo d'ala agli articolati, stando nel merito e aggiungendo elementi utili, vincenti, con grande e continuo impegno istituzionali insieme con Governo e Parlamento".

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

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30/10/2024, 22:03
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LEGGE NAZIONALE MONTAGNA

Come rafforzare, migliorare e potenziare il disegno di legge in esame al Senato e pronto per le Commissioni della Camera dei Deputati

Da UNCEM Proposte, Sfide, Opportunità per Governo e Parlamento



L'iter per una nuova legge della Montagna, nazionale, prosegue. A trent'anni dalla inapplicata legge 97 del 1994, il Governo e il Parlamento lavorano da anni a un nuovo testo.
Ma dopo il lavoro in Commissione in Senato, che ha integrato il testo varato dal Governo, cosa serve? quali sono le necessità?
Proviamo a proporre alcune urgenze, non solo per la legge montagna. Per la legge di bilancio 2025, per la delega fiscale, per la riforma del Testo unico degli Enti locali, per dire come le Autonomie stanno nell'Autonomia rafforzata regionale. Punti istituzionali e politici di lavoro. Da fare insieme. Nel NOI. Uncem propone al Governo e al Parlamento. Uncem NON detta l'Agenda politica: da 70 anni analizza, presenta strumenti e idee, sensibilizza, fa attività intelligente sindacale mossa dalla proposta e dalle idee che scaturiscono dall'incontro e dal dialogo con territori, Amministrazioni, Sindaci, imprese. Anche oggi, vogliamo essere soggetto propulsivo e costruire dialogo, sinergie, interazioni. Oltre ogni scontro - la montagna proprio non ne ha bisogno - per avere testi di legge, a partire da quello per le montagne, che siano efficaci, concreti, strategici, senza logiche di parte o ideologie.



1. Classificazione dei Comuni montani

Nel corso degli ultimi vent'anni, in diverse occasioni il Ministero degli Affari regionali e delle Autonomie ha avviato possibili revisioni dei criteri di individuazione dei Comuni montani, per una nuova classificazione. Nel frattempo, si sono realizzate nel Paese delle nuove classificazioni dei Comuni, come quella delle Aree interne - in base al grado di perifericità dei Comuni -, dei Comuni marginali, e si è stilato l'elenco dei piccoli Comuni ai sensi della legge 158/2017. Non sono mancati elementi di caoticità nel fare queste classificazioni, che hanno finito per frammentare e dividere gli Enti.

Negli ultimi vent'anni, il tentativo di dire cosa è montagna si è scontrato con questioni fisiche, profonde differenze orografiche tra Alpi e Appennini. Che sono molto diversi e specifici.

Una nuova classificazione comunque non deve fare riferimento solo a parametri fisici senza unire indicatori sociali ed economici. Anche questo elemento non è comprensibile.

Non sia la montanità un "privilegio". Altimetria è diversa da altitudine.

Uncem ritiene non opportuna oggi una nuova classificazione dei Comuni montani. E ritiene poco chiaro l'articolo del disegno di legge che prevede addirittura due elenchi differenti in due commi, oltre al terzo del comma 3 per la PAC. Si proceda pertanto con l'attuale classificazione.




2. Riorganizzazione istituzionale mancante

Occorre nel Paese affrontare il tema relativo all'organizzazione istituzionale dei Comuni montani. I 3500 Comuni montani dal 1971 sino a dieci anni fa sono stati organizzati in Comunità montane, che garantivano allo stesso tempo servizi associati tra Comuni, investimenti e progetti per lo sviluppo socio-economico dei territori, bonifica e protezione del territorio, attraverso fondi statali e regionali che si accompagnavano a competenze affidate alle CM dai Comuni direttamente e dalle Regioni.

Questo sistema è stato smontato (grave errore) in gran parte delle Regioni (solo tre in Italia hanno mantenuto finora le CM e solo alcune di esse hanno agevolato, anche con specifiche leggi, la formazione di Unioni montane di Comuni (secondo la banca dati del progetto Italiae sono c.a. 400 nelle zone montane del Paese per circa 2200 Comuni). Molteplici Regioni in particolare dell'Appennino non hanno previsto finora una forma organizzativa sovracomunale nelle zone montane.

Le politiche e le opportunità che una nuova legge statale può prevedere per le aree montane si innestano efficacemente solo su un tessuto istituzionale solido che lo Stato deve comporre con norme cornice che ogni Regione può declinare. Comuni insieme: sia questo il principio nella riscrittura del TUEL. Il ddl Montagna deve insistere sul tema.

Occorre per i nuovi interventi per le zone montane passare da una logica dell'IO al NOI. Questo non significa annullare e fondere i Comuni. SI tratta di fare l'esatto opposto. Ovvero - come avviene in Francia e in Germania - favorire il lavoro insieme tra Comuni, per garantire servizi e per lo sviluppo dei territori.

Non si ritiene adeguato e idoneo basare le politiche territoriali sui singoli Comuni. Così come gli stanziamenti del FOSMIT non devono essere misurati su Comuni bensì su aree omogenee territoriali, che per le montagne corrispondono alle valli, orograficamente "complete" da cima a fondo.

Riorganizzare la governance, il livello istituzionale, vuol dire riequilibrio sull'ambito, manager della PA formati accanto ai Sindaci, formazione del personale, specializzazione del personale, digitalizzazione dei processi, nuova relazione con i Cittadini, Comuni in dialogo, investimenti dati da vera pianificazione sovracomunale. Non c'è solo il dato del risparmio. Riorganizzare costa. E occorre investire. Ma avere un solido sistema istituzionale è fondamentale.

Facciamo con i Comuni insieme perequazione fiscale, usiamo insieme bene le risorse disponibili: fondo montagna, fondi della coesione e tutti i sostegni UE, fondo associazionismo delle funzioni, sovracanoni idroelettrici, fondo comuni marginali, e altri. Superiamo per tutti i fondi la logica del campanile, di qualcuno che "prevale". Insieme si pianifica e si è nel futuro

E comunque i Comuni devono da soli riorganizzarsi! Non perdersi - a legislazione vigente, invariata, sino a cambiamenti - nelle solitudini. Puntare sul NOI. Dire come vogliono stare insieme, essere più forti uniti, puntare sull'insieme della valle, sulla Unione o Comunità montana (che è Unione) per essere forti politicamente. [se qualcuno non vuole unire, stabilizzare, rafforzare l'insieme, è perché c'è chi ha piacere ci siano divisioni e frammentazioni, va ricordato]. Uncem lavora per il NOI dei Comuni.



3. Ruolo delle Regioni e relativa legislazione

Solo sei Regioni in Italia dispongono di una legge regionale per lo sviluppo della montagna, dotata di opportuni fondi regionali (traendoli dal proprio bilancio ordinario annuale e pluriennale), mentre la maggior parte vede la questione montana (e anche quella forestale) come mera appendice del "sistema agricolo".

L'errore di fondo è non considerare, da parte di molte Regioni, la questione montana, alpina e appenninica, trasversale a tutti i settori e a non investire risorse proprie, destinando poi solamente pochi punti percentuali di fondi UE strutturali.

Uncem chiede si introduca una norma di coordinamento statale (con poteri sostitutivi se necessario) che impegni le Regioni ad adeguare la propria legislazione in materia di montagne e foreste al presente ddl (richiesta presente e disattesa finora nel Testo unico forestale), a investire delle risorse economiche almeno pari a quelle che lo Stato riverserà alle Regioni nel riparto del FOSMIT, a intervenire sul sistema istituzionale dei Comuni montani favorendo uno stabile associazionismo ai sensi delle vigenti norme del TUEL sulle Comunità montane e sulle Unioni montane di Comuni, scegliendo la migliore organizzazione istituzionale permettendo così politiche durature ed efficaci su un territorio. Che così sarà meno fragile e più in linea con le scelte di altri Paesi UE che nelle zone montane hanno favorito la collaborazione tra Comuni (si pensi al Piano FranceRuralité), senza inibire la capacità democratica dei singoli municipi (36mila in Francia e 24 mila in Germania).



4.
Uso del Fondo per la Montagna FOSMIT

È necessario ricordare che il Fondo nazionale per la montagna introdotto dalla legge 97/1994 (articolo 2) è stato azzerato nel 2010. Con la legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228/2012, art. 1, comma 319) è stato istituito il Fondo nazionale integrativo per i comuni montani, con una dotazione di 1 milione di euro per l'anno 2013 e di 5 milioni annui a decorrere dal 2014, da destinare al finanziamento dei progetti di sviluppo socioeconomico per comuni classificati interamente montani (di cui all'elenco predisposto dall'Istituto nazionale di statistica - ISTAT). La dotazione è stata poi elevata a 10 milioni a decorrere del 2020 dall'art. 1, co. 550, della legge di bilancio 2020 (legge n. 160/2019). Criteri e modalità di funzionamento del Fondo integrativo sono stati definiti con il decreto del Ministro per gli affari regionali e le autonomie del 16 gennaio 2014.

Tali due fondi sono, da ultimo, confluiti nel nuovo "Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane" (art. 1, comma 593, della legge n. 234 del 2021), con una dotazione di 100 milioni per il 2022 e 200 milioni a decorrere dal 2023. Nel 2023 sono stati ripartiti 196 milioni di euro. Usiamoli bene! per investimenti importanti!

L'esperienza di queste due annualità, 2022 e 2023, deve far crescere consapevolezza e impegno delle Regioni italiane nello stanziare analoghe somme tratte dai loro bilanci. Se il fondo 2023 è stato di 209 milioni di euro, con l'impegno di ciascuna Regione il fondo 2024 potrebbe arrivare anche a 420 milioni di euro. Un maggiore coordinamento statale può essere utile in tal senso.

Il fondo, con la dotazione attuale di 200 milioni di euro, deve essere mantenuto almeno fino al 2033. Si ritiene inopportuno che una parte del fondo per la montagna venga trattenuto dallo Stato per interventi di competenza statale. Non perché questi non siano importanti o necessari. Bensì gli stessi interventi devono essere attuati aggiungendo risorse al FOSMIT.

In questa direzione, i fondi per la montagna potrebbero crescere fino a 500 milioni di euro annui. Ovvero:

- 200 milioni di euro FOSMIT ripartiti annualmente alle Regioni per interventi di competenza delle Regioni e degli Enti locali

- 200 milioni di euro di fondi regionali stanziati annualmente da ciascuna Regione (la medesima cifra ricevuta dallo Stato, con il fondo statale e regionale che dunque si possono sommare a livello di ciascuna Regione)

- 100 milioni di euro annuali aggiuntivi stanziati dallo Stato per gli interventi di competenza statale.

Troppo facile per noi chiedere 1 miliardo di euro di FOSMIT. E troppo facile essere respinti dal MEF e dalla Ragioneria generale dello Stato. Dunque alla iniziativa sindacale per 1 miliardo annuo, aggiungiamo questo ragionamento sopra, non nuovo. Regioni e Stato facciano fino in fondo la loro parte.



5. Fiscalità differenziata

Occorre prevedere un pagamento dell'uso delle reti immateriali da parte dei giganti del web, trovando in questo modo risorse per investimenti nelle aree deboli. Qui si innesta il lavoro su fiscalità differenziata, centri multiservizio, difesa del commercio di vicinato, contrasto alla desertificazione.

Non vi è solo da intervenire sulla fiscalità per le imprese e le attività economiche dei territori montani (e comunque non solo quelle nuove o quelle formate da "giovani"), bensì è necessario un lavoro efficace insieme con la prossima legge sull'autonomia differenziata e rafforzata delle Regioni, nonché con la nuova legge sulla fiscalità.



Uncem evidenzia anche che i Comuni oggi hanno bisogno di nuovi strumenti per la loro fiscalità. La fiscalità locale degli Enti è di fatto ancora tutta derivata, avendo solo a disposizione le entrate dell'IMU sulle seconde case e questa solo in parte. Occorre intervenire dando realmente autonomia ai Comuni (Autonomie locale nell'Autonomia regionale), riscrivendo le regole dei Fondi di solidarietà comunale e con una perequazione sull'ambito territoriale di riferimento dei Comuni, in una logica sovracomunale.

Uncem richiede di introdurre il regime IVA agevolata del 10% per le opere connesse alla manutenzione e alla salvaguardia idrogeologica del territorio montano, di cui alla Legge 991/52 per le tipologie di opere di manutenzione e presidio del territorio finalizzate a quanto indicato al comma 1 dell'art. 15 del D.lgs. 228/2001 in aree sottoposte alla tutela del vincolo idrogeologico (RDL 3267/1923).



6. Valorizzazione dei servizi ecosistemici

La valorizzazione dei servizi ecosistemici ambientali non sia effimera, di principio. Sia concreta. Sull'acqua, sulle foreste, dando finalmente seguito a quanto scritto di recente sul Registro dei crediti di carbonio. Che deve essere varato in via definitiva! I Governi, dal 2015, hanno lasciato cadere la delega prevista nella LN 221. Oggi si faccia un passo avanti serio e a prova di futuro.

Vale anche per le concessioni idroelettriche. Proroghe, rinnovi automatici o gare, i territori devono essere al centro delle trasformazioni del settore: canoni e sovracanoni devono andare ai territori montani. I nuovi prossimi investimenti delle aziende concessionarie devono essere volti allo sviluppo sociale ed economico, a dare risposte alle crisi ecologica, energetica, demografica dei territori, mettendo le comunità locali - uomo nella natura - il capitale umano al centro.

Per essere concreti. Si introduca un articolo che prevede che: una Percentuale della tariffa idrica sia destinata - da parte delle Autorità d'ambito - alle Comunità montane e alle Unioni montane per interventi volti alla prevenzione delle fonti idriche e alla tutela del dissesto, per la prevenzione dell'assetto idrogeologico del territorio. È una concreta e solida forma di remunerazione dei servizi ecosistemici-ambientali. Con questo articolo: L'Autorità d'ambito territoriale di cui all'articolo 148 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, destina una quota della tariffa, non inferiore al 3 per cento, alle attività di difesa e tutela dell'assetto idrogeologico del territorio montano. I suddetti fondi sono assegnati alle Unioni dei Comuni montani, o alle Comunità montane ove esistenti, sulla base di accordi di programma per l'attuazione di specifici interventi connessi alla tutela e alla produzione delle risorse idriche e delle relative attività di sistemazione idrogeologica del territorio.



7. Impegno di Cassa Depositi e Prestiti. E delle Aziende pubbliche

Confermato che nessun Ufficio postale chiuderà, grazie all'importante lavoro di Uncem con Poste Italiane negli ultimi anni. Confermato anche che gli stessi uffici postali dei Comuni montani vengono potenziati attraverso Polis, occorre lavorare con i "cugini" di Poste, ovvero Cassa Depositi e Prestiti.
Per introdurre in legge un fondo garantito per le imprese nei Comuni montani, approntato da CDP appunto, a "effetto leva" per gli investimenti delle imprese, con prestiti dello Stato a tasso zero.

Le aziende pubbliche (Enel, Eni, Anas, Ferrovie dello Stato, Rfi, Terna, ecc.) non devono più considerare il territorio come logica coloniale, ma devono cominciare a investire in montagna creando valore sociale e non solo finanziario, impegnando risorse e competenze per la transizione energetica ed ecologica. Questo vale guardando alla positiva esperienza fatta negli ultimi due anni con Poste Italiane, chiudendo storici conflitti e aprendo una nuova stagione. Quello è il modello. Che deve essere concreto e carico di investimenti, con una strategia chiara e stabile.

L'innervamento digitale della montagna è obiettivo prioritario. Mettiamo a sistema, insieme, le tantissime risorse del PNRR (usate finora troppo in una logica municipale) per servizi e reti, generando realmente strumenti nuovi per il contrasto al divario digitale.



8. Contro i terreni e gli immobili non utilizzati, in abbandono.

Sono necessarie misure volte al contrasto dell'abbandono dei terreni montani. [non solo quelli "silenti"]. Uncem ha già proposto, e lo farà ancora, al Legislatore degli specifici articoli. Senza aumento di spesa.
Uncem richiede l'eliminazione dell'obbligo di utilizzo di notai per i rogiti notarili relativi a terreni agricoli nei Comuni totalmente e parzialmente montani. Ai sensi dell'articolo 97 del TUEL è possibile prevedere che tali di compravendita e successione di terreni (fino a 5mila metri quadrati di superficie e fino a euro 1.000 di valore) siano effettuabili davanti a un Segretario comunale, pubblico ufficiale, senza oneri per il cittadino. Da rimuovere le imposte di registrazione e trascrizione.

Uncem chiede vi sia al più presto una disposizione nazionale relativa al superamento della parcellizzazione fondiaria, con una "ricomposizione" ovvero con misure che sostengano l'"associazionismo fondiario", per superare una dannosa frammentazione delle particelle in particolare nelle Alpi e negli Appennini.

Analogamente ai terreni, sono necessari e urgenti provvedimenti per il contrasto all'abbandono degli immobili nei Comuni montani.



9. Green Communities, per affrontare seriamente le crisi climatica e demografica

Relativamente alla Strategia nazionale delle Green Communities, Uncem sollecita Governo e Parlamento per l'individuazione di ulteriori risorse, nel quadro del PNRR o a valere sull'FSC, per il finanziamento di tutti i 200 progetti candidati sul bando del 2022.

Si sostengano nel ddl i processi partecipativi di comunità, strumenti per la vivacità dei paesi e dei territori, capaci di consentire processi - immateriali, ma di dialogo e concertazione, complessi e da sostenere - per la nascita di "Comunità energetiche", "Cooperative di comunità", Green e Smart Communities, progettazione partecipata, programmazione di sviluppo.



10. Quali servizi sui territori. Oltre il singolo campanile. Con i LEP

Dentro slogan "una ambulanza e un medico di base in ogni valle" - nei Comuni insieme in una dimensione territoriale omogenea - c'è la volontà di ricostruire un nuovo welfare pubblico - a partire dalla sanità territoriale, come imparato dal covid19 - che colmino i divari strutturali storici del vivere in montagna, agendo su scuola, sanità, trasporti, socio-assistenziale, servizi. Comunità al centro con le "cooperative di comunità", con le "comunità energetiche", ad esempio. Affinchè le tante "buone pratiche" possano tradursi in politiche.

In Italia di discute da 20 anni di come attuare il Titolo V della Costituzione, che prevede i "livelli essenziali delle prestazioni". Troppo tempo si è perso. Si scriva nero su bianco che questi livelli essenziali devono tener conto della peculiarità montagna come area di sovracosti strutturali permanenti che devono essere garantiti per il diritto di cittadinanza.

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31/10/2024, 19:00
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TAGLI DELLA LEGGE DI BILANCIO 2025, UNCEM: SUI COMUNI DA SOLI CADONO CON UNA POTENZA DEVASTANTE. RIORGANIZZARE GLI ENTI LOCALI PER SUPERARE FRAGILITA'




I tagli a carico degli Enti locali, contenuti nella legge di bilancio 2025, sono troppi. Lo scrive Uncem a tutti i Prefetti d'Italia. Il Presidene nazionale Marco Bussone è chiarissimo: il Paese ha necessità di riforme e Uncem ha sempre sostenuto l'urgenza di una riforma vera degli Enti locali, che imponga di lavorare insieme a piccoli e grandi Comuni, in particolare nei territori più fragili, montani e rurali. Il ritardo in questa riorganizzazione - un decennio almeno - sta minando l'attuazione del PNRR, con Enti troppo fragili, con un "municipalismo" spinto che ha visto troppi bandi essere destinati ai singoli Comuni. Così oggi i tagli - che sappiamo tutti essere urgenti per rientrare nel 'pareggio di bilancio' e nel 'patto di stabilità' europeo - sull'ambito piccolo e sul singolo Ente cadono con una potenza notevole, finendo per compromettere servizi pubblici e interventi per famiglie e comunità. Ancor più duro è sopportare i tagli nelle zone montane che avrebbero urgenza, nel quadro di una riorganizzazione degli ambiti amministrativi territoriali, anche di una fiscalità differenziata e peculiare, in primis per il sistema pubblico degli Enti locali, che permetta di far fronte a sovracosti di servizi e investimenti montati proprio dai Comuni di Alpi e Appennini. Non da ultimo, è urgente favorire come Città e Montagne agiscono insieme con Autonomie in dialogo, in stretta relazione. Evitiamo come Uncem ogni partizione e frammentazione: generiamo relazioni territoriali anche istituzionali, finanziarie, flussi economici, riconoscimento dei servizi ecosistemici-ambientali, reciproche urgenze.

Le prime analisi Uncem sulla legge di bilancio 2025, contengono una richiesta al legislatore nazionale, al Governo e al Parlamento che avviano l'iter verso l'approvazione della legge, di rivedere l'articolo 104. I tagli di risorse per investimenti e per spesa corrente sono eccessivi. Così come da stralciare è l'articolo sulla riduzione del turn-over negli Enti locali.

Uncem non vuole contrapposizioni politiche. Ve ne sono già troppe e queste finiscono per allontanare le Istituzioni proprio da chi è già più lontano dai centri decisionali. Vogliamo come Uncem lavorare con Governo e Parlamento per soluzioni organizzative vere, durature, in linea con altri Paesi UE che hanno ben più Comuni dell'Italia, ma hanno saputo farli lavorare insieme. Vale anche per noi. Non abbiamo più tempo. Lamentarsi per mancanza di personale, fondi, o Segretari comunali è un esercizio di stile che ormai è figlio del passato. Scegliamo di non lamentarci, di fronte a tante mancanze, e costruiamo riforme vere. Facciamo e faremo la nostra parte.

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LETTERA A CARLO PETRINI
SLOW FOOD

e al DIRETTORE DELLA STAMPA
ANDREA MALAGUTI




Caro Carlin,

la tua analisi che le ultime due domeniche la Stampa ha pubblicato sul futuro delle Langhe - con altri interventi illustri in settimana - è di grande impatto non solo per questo pezzo di Piemonte, ma per moltissime altre aree italiane. Di pregio, destinazione turistica, prima morte e poi rinate, oggetto (o soggetto) di flussi e investimenti notevoli che le hanno cambiate. Ciascuno può dire "quale altra area" oltre la Langa. Ne abbiamo parlato spesso con Barbara Nappini che guida Slow Food e i temi che tu tratti sono anche al centro di un percorso che come Uncem facciamo con l'Organizzazione che hai creato, con l'Università di Scienze Gastronomiche, nelle manifestazioni della Chiocciola di Bra: Terra Madre, Cheese, Slow Fish e, la prossima settimana, Oltre Terra a Santa Sofia.

Caro Carlin, poni temi sulla Stampa che già analizzavi negli anni Ottanta con Lido Riba e altri Politici piemontesi che ci guidano. Riflettere di bar che non fanno più il caffé, perché vendono solo più grandi cru, oppure di migliaia di case trasformate in appartamenti per turisti "altospendenti", di ettari di collina a quattro milioni di euro, di negozi di vicinato che non ci sono, di real estate che mangia cascine e fienili portandoli a centinaia di euro euro per notte, di tartufi bianchi che (sempre di più) arrivano da molti luoghi, di architetture affascinanti che non si intrecciano con le comunità, impone una riflessione che le Istituzioni devono fare e che forse, non tutte, stanno anche già facendo. Pensiamo a tanti Comuni della Langa come del Chianti o delle Colline del Prosecco. Non sono certo Comuni che possono chiudersi nel loro blasone. Soli sono vuoti. Sanno, i Sindaci, che senza collaborare e lavorare di più con i Comuni vicini, sono niente. E come mille altri piccoli Comuni italiani, se non lavorano con i vicini, sono già finiti. Sanno bene che la crisi demografica sta ridefinendo anche da loro, tra i vigneti dal milione l'ettaro, la presenza di anziani e per contro di bambini e studenti. Sempre di meno, con edifici scolastici rinnovati o nuovi che rimangono vuoti. I Sindaci sanno che lavorare insieme è antidoto al municipalismo e anche alle contrapposizioni tra "paesi" (e tu opportunamente mai li chiami borghi!) per definire chi ha di più. Il lavoro insieme tocca anche Alba, Bra, Fossano, Mondovì, Asti... e i centri abitati più grandi, dove si muovono i servizi. Qui, come a Torino, c'è da ragionare profondamente sulle relazioni, dei piccoli con le Città più grandi. Curare il territorio, come chiedi, vuol dire secondo noi lavorare sugli antidoti alle sperequazioni, sulle disuguaglianze, costruendo sinergie e letture congiunte nella programmazione urbanistica e fiscale. Le imposte di soggiorno, per esempio. devono essere identiche in tutti i Comuni delle Langhe, indipendentemente dal riconoscimento Unesco o da altri fattori. Investirli per generare coesione tra comunità abitante e turisti in arrivo è decisivo per evitare nuove contrapposizioni. Ce ne sono già abbastanza.

Il bello è anche vedere cosa sta fuori. A dieci chilometri dalla Langa più irrorata di flussi economici e finanziari, ci sono aree montane dove nel giro di vent'anni i paesi saranno sempre più vuoti e dove ripensare oggi l'azione istituzionale delle Amministrazioni diventa strategico. Non ci salveremo da soli, la Langa da sola, i Comuni da soli, i turisti che arrivano negli alberghi e resort da cinque stelle in su. Hai detto tre anni fa, e noi ripetiamo con forza, che "non c'è turismo, senza la felicità degli abitanti". Hai ragione. Mai come oggi in tanti pezzi di Alpi e di Appennini, in tanti territori rurali a vocazione vitivinicola, abbiamo colpito nel segno. Ma ci sembra che il problema delle interazioni e dei ruoli della comunità residente tutto l'anno sia totalmente sottovalutato pure dai Ministeri competenti. Guai a noi a farne loro una colpa o a creare polemica. Di certo, un lavoro più raffinato di fronte a spopolamento e abbandono dei servizi sui territori, dove invece crescono spesa dei turisti e loro notti dormite, è urgente. La crisi climatica rimette al centro nuove aree che pensavamo fossero escluse da tutto ormai da decenni. Ma dobbiamo evitare che i processi che si innestano siano analoghi a quelli di altri territori che, venti o trent'anni fa "non contavano" e che oggi invece sono diventati fulcro di attenzioni spasmodiche di facoltosi turisti di tutto il mondo. Per carità, Carlin: ogni area ha la sua storia, ma sai bene anche tu che nella Val Maira vuota di abitanti - poche migliaia di residenti in otto, dieci Comuni lungo 50 chilometri di valle alpina - 100mila presenze turistiche l'anno siano un valore, ma impegnano Istituzioni e Operatori turistici a un lavoro più avveduto e aperto. Così in altre aree. Senza più medici di base, scuole, trasporti pubblici e treni. Senza. Dove abitare costa di più.

Tre questioni ti poniamo, con grande semplicità:

1. Possiamo in tanti lavorare per consolidare servizi di rete dei Comuni e delle imprese per chi vive i territori. Per chi risiede nei Comuni delle Langhe. Questo si fa con azioni politiche, scelte legislative delle Istituzioni regionali e statali, lavoro insieme tra Enti locali, Unioni di Comuni che supportino i Comuni. Sanità territoriale e scuole delle valli si devono affrontare. Non bastano crediti d'imposta per medici e per insegnanti. Occorre agire in prospettiva.

2. Il cambiamento climatico impone di fare ricerca e formarci a nuove opportunità. Percorsi che possiamo fare con l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, con tutti gli Atenei piemontesi. Pensiamo al lavoro pder capire cosa sia la nocciola Tonda Trilobata, per i frutteti sensa pesticidi, per i terrazzamenti che oggi franano, per i versanti dove l'agrivoltaico non è una soluzione, o per il futuro del Castagno, con il Centro nazionale di Castanicoltura a Cuneo, e con le Organizzazioni datoriali dell'Agricoltura per trovare strumenti che agevolino le imprese che vogliono stare, salire in montagna. Nelle Langhe si toglie (si è tolto) il bosco per far spazio a viti, ed è venuta meno - come scrivi - la biodiversità agro-forestale storica. In molte valli alpine e appenniniche, sai bene che abbiamo il problema enorme del bosco che aumenta (mentre si parla solo di piantare nuovi alberi...) e che mangia prato-pascolo, prati stabili Presidio Slow Food, abbatte superficie agricola. Chiediamo insieme al Ministero percorsi sulla ricomposizione fondiaria, favoriamo da subito la crescita delle Associazioni fondiarie che permettano di ridurre sperequazioni che nascono a pochi chilometri dalla Langa. Chiediamo alle Regioni di togliere i "titoli" del primo pilastro PAC o comunque di ripensare "l'indennità compensativa" per chi fa agricoltura in montagna. Nessuno vuole assistenzialismo o soldi per colmare "gap di sviluppo condizionati da sfavori geografici permananenti. Siamo certi che si possa cambiare e lo abbiamo scritto nel dossier per il G7 di Ortigia.

3. Poni il tema centrale, per agricoltura, silvicoltura, artigianato, tanti altri settori: chi fa che cosa. Potremo continuare nei territori a fare formaggi e a gestire boschi e greggi senza una immigrazione che si fa integrazione e che plasmi le comunità? Non possiamo. E allora, come già facciamo insieme, diciamo che oltre la demagogia sugli immigrati, c'è la concretezza delle soluzioni per attirare flussi e generare stabilità anche nelle comunità dei nostri paesi.


Le riflessioni che fai, Carlin, tolgono di mezzo ogni semplificazione (altrui) sull'overtourism. Chi ne parla a sproposito, di turismo e overtourism, non è in Langa e sulle montagne delle Alpi e Appennini, dove registriamo, oltre alla tua, tante ottime riflessioni, acute.
Lungi da noi intraprendere critiche, polemiche, contrapposizioni. Cerchiamo dialogo. E chi amministra sa quanto sia necessaria.

Ma tutta questa (tua) analisi non è sulla Langa. Non è sul turismo che spende. Non è una condanna per qualcuno. Anzi. Non è sulle imprese turistiche e sulle grandi cantine. Esisteranno sempre! e ben venga se potranno ridistribuire - come tantissime fanno e bene - ricchezza, benefici, servizi, opportunità. Siamo per la crescita e non per la decrescita ideologica e involuta. Siamo per generare comunitari passi che non lascino indietro chi è più fragile. Per i legami tra chi ha di più e chi ha meno, lavorando con efficacia per le comunità vive, attivate anche da lungimiranti politiche delle Regioni (e sono molte, prendiamo il Piemonte l'ottimo utilizzo dei fondi per la montagna, oltre alla buona impostazione del programma di sviluppo rurale, impiegando bene fondi strutturali europei) e dello Stato - con Strategia delle Aree interne, fondi per la montagna, Strategia per le Green Communities, gestioni associate tra Comuni, digitalizzazione che unisce.

Uncem è pronta a proseguire il lavoro. Perché la Langa - come mille altri distretti produttivi, aree geografiche omogenee dell'Italia e dell'Europa - è in un'ansa stretta della sua storia per chi la vive, per chi vi lavora, per chi investe e per chi produce. È nel bel mezzo di una Provincia che si deve ripensare - che si ripensa in un processo continuo generativo e inclusivo, senza polarizzazioni e senza contrasti o tifoserie da stadio - evitando corse solitarie che non fanno bene a chi arriva e a chi risiede in quelle dimensioni avvolte da tante contraddizioni. Vinciamole. Nella bellezza del NOI e della forza di un lavoro comune che parte anche dai Comuni insieme.


Con affetto e stima,



Roberto Colombero
Presidente Uncem Piemonte

Marco Bussone
Presidente nazionale Uncem

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LEGGE DI BILANCIO 2025: LE PROPOSTE DI EMENDAMENTO ELABORATE DA UNCEM. NO AI TAGLI E ALLA RIDUZIONE DEL TURN OVER. IVA PIU' BASSA PER INTERVENTI CONTRO IL DISSESTO IDROGEOLOGICO E PELLET




Uncem ha trasmesso nelle scorse ore ai Parlamentari, ai Gruppi, ai Partiti le proposte di emendamento per la legge di bilancio 2025. Primo punto, l'eliminazione dell'articolo 104 che contiene, secondo Uncem, troppi tagli a carico degli Enti locali. "Occorre eliminare ogni taglio - spiega Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem - Si tassino le grandi imprese del web e i grandi patrimoni. Si recuperino altrove, non dai Comuni e dagli Enti locali, le coperture per una finanza pubblica sempre più difficile, per una situazione che sappiamo bene essere complessa. Ma ci sono patrimoni ingenti, in mano a pochi singoli e società, che si possono tassare adeguatamente. Ci sono enormi profitti di grandi banche, assicurazioni, poche imprese che possono essere leva per una nuova finanza più giusta e solidale. I tagli agli Enti locali comprometterebbero servizi alle comunità, le risposte ai più poveri e ai più deboli, aumenterebbero le sperequazioni tra territori. No ai tagli. Di alcun genere. Vengano tolti con una azione di tutte le parti del Parlamento".

Uncem nel documento chiede investimenti. Sulla Strategia delle Green Communities, visti i 160 progetti strategici presentati da oltre ottocento Comuni insieme (riuniti in aree omogenee) da territori alpini e appenninici. Uncem chiede di aumentare il finanziamento del fondo montagna, Fosmit, per il quale oggi vi sono 200 milioni di euro e una legge nazionale che dovrà trattenere a livello centrale parte di quei fondi che oggi vanno interamente alle Regioni.

Uncem chiede la riduzione dell'aliquota IVA sul pellet, da portare stabilmente al 5%. E incentivi per i negozi che aprono nei territori montani. IVA agevolata anche per le opere contro il dissesto idrogeologico, per ottimizzare le risorse economiche disponibili per investimenti. Uncem chiede anche, come hanno già fatto diversi Parlamentari, di incrementare le risorse del Piano per i piccoli Comuni, quello a seguito della legge 158 del 2017: ci sono oltre 1100 Comuni con progetti (e altrettanti maldestramente esclusi dalla graduatoria, ma con progetti di grande efficacia) che aspettano di essere finanziati. Uncem chiede azioni anche per Segretari e Vicesegretari: in attesa di una riforma del TUEL, che modifichi anche lo status dei Segretari (rendendoli finalmente meno burocrati e più manager della PA), Uncem chiede una più efficace organizzazione per consentire ai Comuni e alle Unioni montane di disporre del Segretario.

Uncem dice NO ai tagli e anche alla riduzione del turn over del personale negli Enti locali, previsto nella prima versione della legge di bilancio 2025. Gli Enti hanno bisogno di più personale e di sostituire in tempi rapidi tutte le persone che vanno in pensione. No a ogni riduzione del turn over: punirebbe le Autonomie e il lavoro che si sta facendo per attuare progetti del PNRR e dei fondi strutturali europei. Dal Presidente Uncem Marco Bussone, apprezzamento per la disponibilità del Ministro Giorgetti proprio ad agire sul turn over. "Ma occorre evitare ogni taglio ai Comuni", precisa il Presidente Uncem.

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POSTE CON POLIS PER I PICCOLI COMUNI, UNCEM: PROSEGUE PERCORSO DI VALORIZZAZIONE SERVIZI

Uncem sta proseguendo con Poste Italiane un percorso di valorizzazione dei servizi postali nei Comuni montani, in particolare grazie al progetto Polis. L'azione nelle realtà comunali con meno di 15mila abitanti è stata pienamente condivisa da Uncem con i vertici dell'azienda e sta portando a numerosi cantieri in tantissimi Comuni montani, dove gli uffici vengono resi moderni e con nuovi servizi ai cittadini, oltre all'installazione dei Postamat. Uncem ha finora apprezzato l'impegno di Poste Italiane per trasformare e modernizzare la rete, come previsto dalla legge 158/2017 sui piccoli Comuni. Uncem favorisce il dialogo tra Comuni e azienda, al fine di ridurre le incomprensioni - che non sono mancate nel passato - e per rafforzare ogni iniziativa volta a dare a tutti i cittadini italiani delle aree montane nuove opportunità.

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PRONTI A LAVORARE CON IL MINISTRO CALDEROLI SUL DDL MONTAGNA. UNCEM: NORMA IMPORTANTE. AZIONE PER POTENZIARE FONDO MONTAGNA IN LEGGE BILANCIO



"Uncem è pronta a lavorare con il Ministro Calderoli e il Parlamento per dare forza al disegno di legge sulla montagna, già approvato al Senato. Confermo al Ministro la nostra disponibilità a operare insieme, con lui e con tutti i Gruppi parlamentari, per completare il provvedimento. Ora dobbiamo fare insieme una azione, con il Ministro Giorgetti, per aumentare il fondo nazionale montagna. Affinché si passi da 200 milioni di euro annui ad almeno 500. E le Regioni, che già hanno competenze su montagne ed Enti locali, non siano timide. Una richiesta al Ministro è di fare maggiore coordinamento sulle politiche regionali per le montagne. Ciascuna Regione sceglie liberamente cosa fare e come, ma alcune sono finora troppo disimpegnate, senza stanziamenti e senza organizzazione. Possiamo lavorare per migliorare e armonizzare le politiche. Grazie al Ministro per la costruzione di politiche insieme".

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

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BUON LAVORO A GAETANO MANFREDI, PRESIDENTE ANCI. BUSSONE (UNCEM): COLLABORIAMO PER RIPENSARE COSA FANNO I COMUNI, LAVORANDO INSIEME. NEL NOI LA SALVEZZA DEGLI ENTI LOCALI. INSIEME SI VINCE



"Faccio a nome di tutta Uncem gli auguri di buon lavoro a Gaetano Manfredi, neopresidente Anci, eletto oggi a Torino. Professore universitario e già Ministro, efficace amministratore capace di generare coesione. Anche tra le nostre Associazioni. Anci e Uncem hanno bisogno di lavorare di più e meglio insieme, risolvendo incomprensioni e frammentazioni del passato. Guardiamo oltre. Costruiamo sinergie. Soprattutto per ripensare le Autonomie locali, i Comuni, attuare il Titolo V della Costituzione, costruire un futuro nuovo per i Comuni che lavorino finalmente insieme. Nell'IO siamo persi. I campanili vanno superati non nelle fusioni, ma nelle intense e vive collaborazioni, piccoli e grandi Comuni montani insieme. Non solo montani o di pianura. Insieme, nel NOI. Manfredi non può accontentarsi di un maquillage del TUEL che dia qualche cosa nuova da fare ai Sindaci e agli Enti. Serve un cambio di paradigma per ripensare insieme, con le Regioni anche, il modello di Paese. Se siamo Autonomie, lo siamo davvero. Manfredi sono certo saprà stare in questa nuova dimensione culturale, rigenerare nella relazione tra Sindaci e Comuni. Se siamo soli, pensando di bastare a noi stessi, anche Roma, Napoli, Torino non vanno lontano. Manfredi sa che la stagione post-PNRR sarà dura, carica di tagli e di emergenze dettate dalle crisi climatica e demografica. Agenda fitta di necessità. Lavoriamoci insieme, caro Presidente. Buon lavoro da Uncem".

Così Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

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