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"Legna gastronomica": da PEFC le migliori tipologie di legno da usare per cottura e affumicatura dei cibi



Un terzo dei consumatori è disposto a pagare di più per cuocere il cibo in maniera sostenibile, conferma il dossier di PEFC Italia e Università di Scienze Gastronomiche




Secondo uno studio condotto dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) in collaborazione con il PEFC Italia, il 31,9% dei consumatori è disposto a pagare il 10% in più per acquistare legno proveniente da fonti sostenibili e certificate.


Il ruolo del legno è preponderante nella tradizione enogastronomica italiana, non soltanto per la cottura dei cibi ma anche per le lavorazioni e produzioni da contatto e affumicatura: PEFC Italia svela le tipologie di legna da usare per conferire sapore ai cibi e migliorare la preparazione di vini e alimenti.





Con la stagione estiva - e in vista del Ferragosto - non mancano le occasioni di convivialità durante le quali, come da tradizione italiana, dedicarsi alla cottura dei cibi "alla brace". Per farlo in maniera sostenibile, sarebbe però opportuno utilizzare per la cottura e l’affumicatura legna proveniente da foreste certificate, cioè gestite in maniera sostenibile e da filiera tracciata.



Ad esserne consapevole è quasi un terzo dei consumatori (31,9%) che è disposto a pagare il 10% in più per acquistare legno proveniente da fonti sostenibili. Uno su cinque pagherebbe il 15% in più e il 14,3% fino al 20% in più. Il 7,7% sarebbe disposto a spendere fino al 25% in più per cuocere in maniera sostenibile.

Alla scelta di un legno certificato, si affianca quella della tipologia di legno da usare per la preparazione dei cibi: se corbezzolo e quercia sono ideali per grigliare le carni rosse, olivo e pesco sono preferibilmente da destinare alle carni bianche e al pesce, mentre l'affumicatura arricchisce il gusto di carni, pesci, verdure e formaggi.



Ad esplorare il rapporto tra legno e cibo in Italia è PEFC Italia(Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, in occasione della pubblicazione nella rivista "Food Research International" dello studio "Firewood as a tool to valorize meat", condotto dalla professoressa Luisa Torri e dalla ricercatrice Maria Piochi del Laboratorio di Analisi Sensoriale in collaborazione con il Pollenzo Food Lab e il supporto di PEFC e "Altrefiamme". Si sono anche dimostrati gli effetti della cottura mediante diversi tipi di legno e valutate le preferenze dei consumatori nella scelta della legna gastronomica, con l’obiettivo di sostenere le filiere gastronomiche locali e promuovendo l’utilizzo del legno come combustibile rinnovabile e neutro dal punto di vista climatico.



Con legno sostenibile per la filiera gastronomica si intende un prodotto che appartiene a filiera tracciabile, attraverso strumenti come la "blockchain" proposta da Altrefiamme o la certificazione forestale PEFC, e che non proviene da taglio illegale né contribuisce alla deforestazione del patrimonio forestale (l’Italia è il primo importatore al mondo di legna da ardere).



"Il legno è un elemento fondamentale nella tradizione enogastronomica italiana, implementato in svariate lavorazioni per molteplici scopi. Le ricette e le regole per la lavorazione dei cibi hanno un’importante tradizione storica, tramandata nel tempo al punto da essere oggi parte integrante della produzione di tutti quei prodotti certificati come DOP e IGP", spiegano Marco Bussone e Antonio Brunori, Presidente e Segretario generale del PEFC Italia. "PEFC Italia promuove l'importanza di scegliere un legno certificato per arricchire il cibo portato in tavola con i sapori della sostenibilità e del consumo consapevole. Sostenere le filiere enogastronomiche locali, attraverso l'utilizzo di legno certificato PEFC è un passo avanti importante verso una gastronomia più responsabile e più rispettosa dell'ambiente e delle comunità delle aree interne del nostro Paese".



Le risultanze dello studio sulla legna da ardere hanno confermato una precedente ricerca del PEFC Italia insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia ("Environmental certification of woody charcoal"), fatta nel 2023 sull’uso della carbonella vegetale per barbecue: le caratteristiche più apprezzate dagli abituali amanti delle grigliate erano la provenienza locale, l’alta qualità (cioè la specie arborea utilizzata come faggio e quercia) e la presenza della certificazione forestale, con disponibilità a pagare fino a 2,5 volte di più del prezzo standard se presenti tutte queste caratteristiche.




Contatto, conservazione, cottura e affumicatura: le tipologie di legno da usare



Sono diverse le tecniche con cui il legno viene utilizzato nell’enogastronomia per conferire sapore agli alimenti e completarne la preparazione: il contatto, la conservazione, la cottura e l’affumicatura.



Il contatto e conservazione per vini, liquori e formaggi - Da sempre alleato prezioso per la filiera enologica, il legno conferisce al vino quel sapore dovuto al corretto processo di invecchiamento in botte: la tipologia di legno e il tempo di contatto con lo stesso ne modificano colore, odore e sapore. La tradizione ha individuato nel castagno e nella rovere il legno di elezione per produrre le botti dentro cui invecchiare vini e superalcolici. Discorso analogo per la produzione di aceto balsamico e formaggi che, grazie al contatto con il legno, vengono arricchiti di caratteristiche olfattive e gustative con cui è possibile sperimentare per ottenere prodotti tipici e di eccellenza nazionale: per l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, invecchiato 12 o 25 anni, si possono usare solo castagno, ciliegio, ginepro, gelso, rovere e acacia per realizzare le botti che, in serie e nel tempo, ne guidano l'invecchiamento. Anche per i formaggi la relazione con il legno avviene per contatto, mediante la stagionatura e conservazione su assi di legno (abete, pino e larice) che consentono al formaggio di respirare e rilasciare l'eccesso di siero per una maturazione regolare, e con la maturazione si arricchisce di quella flora microbica che conferisce al formaggio tutte le connotazioni sensoriali che portano a una buona riuscita del formaggio stesso, mantenendo così le tecniche tradizionali di lavorazione che risalgono a oltre 1.000 anni fa.




La cottura: dalla quercia all’olivo, la legna migliore per grigliare - A seconda del tipo di legno utilizzato per la cottura dei cibi, si possono ottenere aromi e sapori diversi. Ogni tipo di legno può infatti esaltare i sapori degli alimenti in maniera diversa, trasformando un semplice pasto in un'esperienza culinaria unica. PEFC Italia ha esplorato le varietà di legna da utilizzare per la grigliatura, dalla dolcezza del melo alla robustezza del faggio, evidenziando come ogni legno abbia la sua specialità.



● Quercia: dal carattere medio forte, conferisce un classico sapore di affumicato ed è adatto a quasi tutti i tipi di carne.

● Olivo: valorizza in particolare la carne di agnello, con un sapore "arrostito".

● Faggio: sottolinea la sensazione erbacea tipica della carne di agnello e si distingue anche in termini di composizione aromatica nella carne di vitello. Combinato con il corbezzolo, arricchisce la brace con decise note sensoriali e gustative.

● Melo: dal sapore dolce e leggermente fruttato, è ottimo per il manzo, il maiale, l’agnello, il pollame e alcuni frutti di mare.

● Ontano: dolce e delicato, è ideale per i frutti di mare e le verdure.

● Ciliegio: il suo sapore delicato e fruttato si abbina a tutte le carni e ai frutti di mare.

● Acero: dolce, leggero e dal sapore delicato, è ottimo per il pollame.

● Noce: dal sapore forte e intenso, è ottimo per la selvaggina.



PEFC Italia ricorda che alcune tipologie di legno non sono idonee per preparare una grigliata, come ad esempio l’oleandro, che rilascia sostanze velenose, e legni come pino, abete e larice che producono un sapore sgradevole. Il pioppo risulta invece tra i migliori combustibili naturali per l’accensione del fuoco, da integrare poi con la legna adatta allo specifico cibo da cuocere o da affumicare.




L’affumicatura e la legna più adatta: dal faggio all’alloro - L'affumicatura è una tecnica millenaria che utilizza il fumo prodotto dalla combustione di legna per conferire agli alimenti un sapore affumicato e intenso. Originariamente utilizzata per conservare alimenti come carne e pesce, l'affumicatura ha radici antiche risalenti al periodo Neolitico. Alcune specie di pesce, in particolare salmone, trota e sgombro, sono ideali per l'affumicatura, così come le verdure quali peperoni, melanzane, zucchine e funghi. La scelta della legna per l'affumicatura dipende dal tipo di alimento che si desidera cucinare: PEFC Italia ha selezionato la legna più adatta a seconda dell’alimento da affumicare.



● Carni rosse: ciliegio, faggio o quercia aggiungono un fumo aromatico che crea un perfetto connubio con il sapore robusto della carne.

● Carni bianche e pesce: olivo e pesco producono un fumo dolce e leggero che non sovrasta il sapore delicato della carne e dei pesci.

● Selvaggina: il noce rilascia un fumo denso e amarognolo che esalta il gusto intenso delle carni selvatiche.

● Verdure e formaggi: acero e alloro sono ottimi per l’affumicatura di verdure e formaggi, aggiungendo un tocco aromatico ai sapori originali.

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01/08/2024, 15:44
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TURISMO MONTAGNA, BENE I DATI DI JFC. UNCEM: ORA PIU' SERVIZI E INVESTIMENTI SUL GREEN E STRUTTURE RICETTIVE



"Sono molto positivi i dati ricerca JFC per il turismo in montagna. Si stimano 6 milioni 538 mila di arrivi, in aumento del1,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. La permanenza media di 11,2 giorni porta a superare i 73 milioni 222 mila presenze nelle aree montane e appenniniche italiane (più 0,8% sul 2023), generando un fatturato complessivo di 5 miliardi 565 milioni di euro. La montagna sarebbe scelta dal 16% di coloro che quest'anno faranno una vacanza durante il periodo estivo. La montagna viene considerata dal campione esaminato da JFC "rigenerante, rilassante, benefica" (19,9%), garantirebbero Alpi e Appennini il "distacco dalla quotidianità e l'allontanamento dalle problematiche quotidiane" (15,8%), con una fidelizzazione pari al 47,1%. Significativo è anche il fatto che gli italiani vedono in questa vacanza l'opportunità di "non usare l'auto" e, di nuovo, di non essere condizionati dagli obblighi di tutti i giorni. Ora però occorrono più servizi nei territori, come Uncem chiede da tempo, e che il ddl Montagna in discussione in Senato deve garantire, portando a 1 miliardo di euro il fondo annuale nazionale per le Montagne. Più servizi e più investimenti per ammodernare le stutture ricettive, visto che il 92%, secondo Uncem, ha bisogno di interventi di ristrutturazione e ammodernamento, aumentando il numero di stelle per gli hotel. Non ci sono servizi per i turisti, senza nuovi servizi per le comunità che vivono in montagna 365 giorni l'anno. Questo è vero nel 86% delle località alpine e appenniniche, oltre 3.200 Comuni montani italiani. Il 65% di questi, secondo Uncem, ritiene di avere una vocazione turistica, dato in aumento negli ultimi dieci anni di oltre 15 punti percentuali. La popolazione che diminuisce, dell'8% nelle Alpi e negli Appennini dal 2013, non può essere 'sostituita' dal turismo. E comunque questa vocazione si declina solo con cura del paesaggio, aumento della superficie agricola utilizzata, contrazione dell'invasione del bosco, arrivato ormai a essere di 12 milioni di ettari in Italia, il 38% della superficie. Il 72% dei turisti chiede servizi adeguati di trasporto e anche sicurezza sull'assistenza sanitaria, che non sempre i territori, per contrazione degli investimenti e mancanza di personale medico, sono in grado di garantire. I turisti aumentano secondo JFC e i territori che accolgono richiedono alle Istituzioni centrali statali e regionali opportuni investimenti".

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01/08/2024, 16:00
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BANDO PICCOLI COMUNI, PUBBLICATE LE GRADUATORIE. FINANZIATI FINORA SOLO 144 PROGETTI (SU 2.638). UNCEM: TRADITO SPIRITO LEGGE. E IL MINISTRO NON HA MAI RISPOSTO




"Solo ieri avevamo chiesto al Ministro Musumeci di rispondere rispetto ai tempi del bando piccoli Comuni, non avendo notizie da ottobre 2023. Pazzesco. Un anno dopo l'avvio dell'iter del bando, era il luglio 2023, vengono pubblicati i risultati. Aspettiamo di vedere gli elenchi ma è andata come ci aspettavamo. Malissimo. Una apposita Commissione, non sappiamo da chi composta, ha valutato - e non sappiamo i criteri - 2.638 progetti, riferiti a 3.359 Comuni, di cui 2261 Comuni singoli, 305 Comuni in convenzione e 72 Unioni. I progetti immediatamente finanziabili in base alle risorse disponibili presso il Bilancio del Ministero dell'interno, al momento pari a poco meno di 172 milioni euro, sono in totale 144. Solo 144 progetti finanziati. Un numero irrisorio di fronte a tanta tanta attesa, speranze, fiducia. Non si trattano i piccoli Comuni così. Con un bando che ha tradito l'articolo 13 della legge 158/2017 sui piccoli Comuni, da cui nascono finanziamenti e bando. Ovvero che i piccoli Comuni svolgono in forma associata le funzioni di programmazione in materia di sviluppo socio-economico nonché quelle relative all'impiego delle occorrenti risorse finanziarie, ivi comprese quelle derivanti dai fondi strutturali dell'Unione europea. Invece il bando ha messo tutti contro tutti. Proprio come già avvenuto con il PNRR. E i 144 progetti finanziati dimostrano che si doveva agire in modo diverso. Ed evitare un bagno di sangue indotto dal bando stesso".

Lo afferma Marco Bussone, Presidente Uncem.

Uncem resta in attesa di conoscere i progetti ammessi e quelli oggi finanziati. Oltre naturalmente ai criteri scelti.

Il Ministero guidato da Musumeci, e con Casa Italia a coordinare il bando, ha comunicato oggi che: il maggior numero di progetti finanziabili riguarda la Campania (21 riferiti a 36 Comuni), seguita a breve distanza da Piemonte (19 progetti per 41 Comuni), Calabria (15 progetti per 31 Comuni) e Lombardia (14 progetti per 20 Comuni). In termini di risorse, invece, al Piemonte verrebbero attribuiti poco meno di 25 milioni di euro, seguita nell'ordine da Campania (24,5), Calabria (21,5), Abruzzo (circa 17) e Sicilia (circa 13,5 milioni di euro). La graduatoria rimarrà in corso di validità per tre anni dalla data della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, con possibilità di attingervi per ulteriori finanziamenti, ove si rendessero disponibili nuove risorse finanziarie.

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02/08/2024, 6:58
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"Legna gastronomica": da PEFC le migliori tipologie di legno da usare per cottura e affumicatura dei cibi



Un terzo dei consumatori è disposto a pagare di più per cuocere il cibo in maniera sostenibile, conferma il dossier di PEFC Italia e Università di Scienze Gastronomiche




Secondo uno studio condotto dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) in collaborazione con il PEFC Italia, il 31,9% dei consumatori è disposto a pagare il 10% in più per acquistare legno proveniente da fonti sostenibili e certificate.


Il ruolo del legno è preponderante nella tradizione enogastronomica italiana, non soltanto per la cottura dei cibi ma anche per le lavorazioni e produzioni da contatto e affumicatura: PEFC Italia svela le tipologie di legna da usare per conferire sapore ai cibi e migliorare la preparazione di vini e alimenti.





Con la stagione estiva - e in vista del Ferragosto - non mancano le occasioni di convivialità durante le quali, come da tradizione italiana, dedicarsi alla cottura dei cibi "alla brace". Per farlo in maniera sostenibile, sarebbe però opportuno utilizzare per la cottura e l’affumicatura legna proveniente da foreste certificate, cioè gestite in maniera sostenibile e da filiera tracciata.



Ad esserne consapevole è quasi un terzo dei consumatori (31,9%) che è disposto a pagare il 10% in più per acquistare legno proveniente da fonti sostenibili. Uno su cinque pagherebbe il 15% in più e il 14,3% fino al 20% in più. Il 7,7% sarebbe disposto a spendere fino al 25% in più per cuocere in maniera sostenibile.

Alla scelta di un legno certificato, si affianca quella della tipologia di legno da usare per la preparazione dei cibi: se corbezzolo e quercia sono ideali per grigliare le carni rosse, olivo e pesco sono preferibilmente da destinare alle carni bianche e al pesce, mentre l'affumicatura arricchisce il gusto di carni, pesci, verdure e formaggi.



Ad esplorare il rapporto tra legno e cibo in Italia è PEFC Italia(Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, in occasione della pubblicazione nella rivista "Food Research International" dello studio "Firewood as a tool to valorize meat", condotto dalla professoressa Luisa Torri e dalla ricercatrice Maria Piochi del Laboratorio di Analisi Sensoriale in collaborazione con il Pollenzo Food Lab e il supporto di PEFC e "Altrefiamme". Si sono anche dimostrati gli effetti della cottura mediante diversi tipi di legno e valutate le preferenze dei consumatori nella scelta della legna gastronomica, con l’obiettivo di sostenere le filiere gastronomiche locali e promuovendo l’utilizzo del legno come combustibile rinnovabile e neutro dal punto di vista climatico.



Con legno sostenibile per la filiera gastronomica si intende un prodotto che appartiene a filiera tracciabile, attraverso strumenti come la "blockchain" proposta da Altrefiamme o la certificazione forestale PEFC, e che non proviene da taglio illegale né contribuisce alla deforestazione del patrimonio forestale (l’Italia è il primo importatore al mondo di legna da ardere).



"Il legno è un elemento fondamentale nella tradizione enogastronomica italiana, implementato in svariate lavorazioni per molteplici scopi. Le ricette e le regole per la lavorazione dei cibi hanno un’importante tradizione storica, tramandata nel tempo al punto da essere oggi parte integrante della produzione di tutti quei prodotti certificati come DOP e IGP", spiegano Marco Bussone e Antonio Brunori, Presidente e Segretario generale del PEFC Italia. "PEFC Italia promuove l'importanza di scegliere un legno certificato per arricchire il cibo portato in tavola con i sapori della sostenibilità e del consumo consapevole. Sostenere le filiere enogastronomiche locali, attraverso l'utilizzo di legno certificato PEFC è un passo avanti importante verso una gastronomia più responsabile e più rispettosa dell'ambiente e delle comunità delle aree interne del nostro Paese".



Le risultanze dello studio sulla legna da ardere hanno confermato una precedente ricerca del PEFC Italia insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia ("Environmental certification of woody charcoal"), fatta nel 2023 sull’uso della carbonella vegetale per barbecue: le caratteristiche più apprezzate dagli abituali amanti delle grigliate erano la provenienza locale, l’alta qualità (cioè la specie arborea utilizzata come faggio e quercia) e la presenza della certificazione forestale, con disponibilità a pagare fino a 2,5 volte di più del prezzo standard se presenti tutte queste caratteristiche.




Contatto, conservazione, cottura e affumicatura: le tipologie di legno da usare



Sono diverse le tecniche con cui il legno viene utilizzato nell’enogastronomia per conferire sapore agli alimenti e completarne la preparazione: il contatto, la conservazione, la cottura e l’affumicatura.



Il contatto e conservazione per vini, liquori e formaggi - Da sempre alleato prezioso per la filiera enologica, il legno conferisce al vino quel sapore dovuto al corretto processo di invecchiamento in botte: la tipologia di legno e il tempo di contatto con lo stesso ne modificano colore, odore e sapore. La tradizione ha individuato nel castagno e nella rovere il legno di elezione per produrre le botti dentro cui invecchiare vini e superalcolici. Discorso analogo per la produzione di aceto balsamico e formaggi che, grazie al contatto con il legno, vengono arricchiti di caratteristiche olfattive e gustative con cui è possibile sperimentare per ottenere prodotti tipici e di eccellenza nazionale: per l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, invecchiato 12 o 25 anni, si possono usare solo castagno, ciliegio, ginepro, gelso, rovere e acacia per realizzare le botti che, in serie e nel tempo, ne guidano l'invecchiamento. Anche per i formaggi la relazione con il legno avviene per contatto, mediante la stagionatura e conservazione su assi di legno (abete, pino e larice) che consentono al formaggio di respirare e rilasciare l'eccesso di siero per una maturazione regolare, e con la maturazione si arricchisce di quella flora microbica che conferisce al formaggio tutte le connotazioni sensoriali che portano a una buona riuscita del formaggio stesso, mantenendo così le tecniche tradizionali di lavorazione che risalgono a oltre 1.000 anni fa.




La cottura: dalla quercia all’olivo, la legna migliore per grigliare - A seconda del tipo di legno utilizzato per la cottura dei cibi, si possono ottenere aromi e sapori diversi. Ogni tipo di legno può infatti esaltare i sapori degli alimenti in maniera diversa, trasformando un semplice pasto in un'esperienza culinaria unica. PEFC Italia ha esplorato le varietà di legna da utilizzare per la grigliatura, dalla dolcezza del melo alla robustezza del faggio, evidenziando come ogni legno abbia la sua specialità.



● Quercia: dal carattere medio forte, conferisce un classico sapore di affumicato ed è adatto a quasi tutti i tipi di carne.

● Olivo: valorizza in particolare la carne di agnello, con un sapore "arrostito".

● Faggio: sottolinea la sensazione erbacea tipica della carne di agnello e si distingue anche in termini di composizione aromatica nella carne di vitello. Combinato con il corbezzolo, arricchisce la brace con decise note sensoriali e gustative.

● Melo: dal sapore dolce e leggermente fruttato, è ottimo per il manzo, il maiale, l’agnello, il pollame e alcuni frutti di mare.

● Ontano: dolce e delicato, è ideale per i frutti di mare e le verdure.

● Ciliegio: il suo sapore delicato e fruttato si abbina a tutte le carni e ai frutti di mare.

● Acero: dolce, leggero e dal sapore delicato, è ottimo per il pollame.

● Noce: dal sapore forte e intenso, è ottimo per la selvaggina.



PEFC Italia ricorda che alcune tipologie di legno non sono idonee per preparare una grigliata, come ad esempio l’oleandro, che rilascia sostanze velenose, e legni come pino, abete e larice che producono un sapore sgradevole. Il pioppo risulta invece tra i migliori combustibili naturali per l’accensione del fuoco, da integrare poi con la legna adatta allo specifico cibo da cuocere o da affumicare.




L’affumicatura e la legna più adatta: dal faggio all’alloro - L'affumicatura è una tecnica millenaria che utilizza il fumo prodotto dalla combustione di legna per conferire agli alimenti un sapore affumicato e intenso. Originariamente utilizzata per conservare alimenti come carne e pesce, l'affumicatura ha radici antiche risalenti al periodo Neolitico. Alcune specie di pesce, in particolare salmone, trota e sgombro, sono ideali per l'affumicatura, così come le verdure quali peperoni, melanzane, zucchine e funghi. La scelta della legna per l'affumicatura dipende dal tipo di alimento che si desidera cucinare: PEFC Italia ha selezionato la legna più adatta a seconda dell’alimento da affumicare.



● Carni rosse: ciliegio, faggio o quercia aggiungono un fumo aromatico che crea un perfetto connubio con il sapore robusto della carne.

● Carni bianche e pesce: olivo e pesco producono un fumo dolce e leggero che non sovrasta il sapore delicato della carne e dei pesci.

● Selvaggina: il noce rilascia un fumo denso e amarognolo che esalta il gusto intenso delle carni selvatiche.

● Verdure e formaggi: acero e alloro sono ottimi per l’affumicatura di verdure e formaggi, aggiungendo un tocco aromatico ai sapori originali.

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03/08/2024, 17:58
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ANNUNCIATE DAL MINISTRO LE GRADUATORIE DEL BANDO PICCOLI COMUNI. MA SUL SITO DEL DIPARTIMENTO NON VI È TRACCIA. UNCEM: I 144 COMUNI RIFIUTINO QUEL FINANZIAMENTO



"Sono passate 24 ore dall'annuncio del Ministro Musumeci della pubblicazione delle graduatorie del bando piccoli Comuni. Ma del decreto non vi è traccia sui siti istituzionali o in Gazzetta Ufficiale di oggi. I Comuni aspettano di sapere come è andato il loro progetto. Saranno solo 144 i finanziati, con 172 milioni di euro. Un numero assurdo, visti i 2.638 progetti candidati. Ho già detto ai Sindaci che l'atto più efficace è non accettare quelle risorse. Rifiutino tutti insieme i finanziamenti. Non accettiamo prese in giro. Quel bando che ha messo tutti contro tutti, sin dall'inizio, andava contrastato non solo da Uncem. Noi ci siamo sempre opposti alle modalità contrarie alla ratio della legge 158/2017. Ci sono voluti sei anni per fare un bando. Per sei mesi del 2024 il Ministro non ha risposto alle nostre richieste, di sapere da chi era composta la commissione valutatrice e quali fossero i parametri di valutazione. Confidiamo siano scritti negli atti con le graduatorie. Che giacciono in chissà quale scrivania".

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

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TASSA DI SOGGIORNO [CHE POI È UNA IMPOSTA!] DA CAMBIARE, UNCEM: NESSUNO HA CHIESTO AI COMUNI COSA NE PENSANO. NON SIA SOLO "PER I TURISTI", MA VADA A BENEFICIO DI COMUNITA'



Come riportato in un'analisi dell'ottobre 2022 a cura dello stesso Ministero del Turismo, in Italia 'i Comuni che applicano l'imposta di soggiorno sono anche i Comuni con un maggior affollamento turistico. Emerge quindi la valenza di questa imposta come fattore mitigante l'impatto del turismo in uno specifico territorio'. Si scelga il futuro. Che non ha solo un criterio di quantità rispetto alla imposta di soggiorno. I temi del turismo vanno ben oltre importi e soglie. Aumentare tanto per aumentare non serve. Mi auguro che nessuno lo dimentichi. E che almeno dal Ministero la si chiami imposta, visto che imposta si tratta, e non tassa. È improprio e fuorviante".

Così Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, in merito alla riforma possibile, annunciata dalla Ministra Santanché, della "imposta di soggiorno".

[ricordiamo anche al Ministero che le tasse sono versamenti di denaro obbligatori ma previsti in cambio di un servizio. Le imposte sono obbligazioni finanziarie imposte ai contribuenti in base alla loro capacità contributiva, al fine di sostenere lo Stato o altre entità pubbliche locali. A differenza delle tasse, il pagamento di un’imposta non è direttamente collegato a un servizio specifico fornito dal governo. la differenza principale tra una tassa e un’imposta è che le tasse finanziano servizi chiaramente identificabili, come la raccolta dei rifiuti, mentre le imposte contribuiscono al finanziamento di servizi generali a carico dello Stato, come la sanità pubblica.].


Già oggi il gettito dell'imposta di soggiorno, dove introdotta, è sì destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostengo delle strutture ricettive ma anche interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali. Vista poi la genericità degli ambiti di destinazione citati, si legge ancora nell'analisi del Ministero: "Ogni euro raccolto attraverso il meccanismo dell'imposta di soggiorno potrebbe consentire all'Amministrazione comunale di ridurre dello stesso valore la pressione fiscale sulla popolazione residente". Le risorse raccolte grazie ai flussi turistici nei territori più sotto pressione da questo punto di vista possono essere utilizzate per il bene della comunità locale. Un bene, secondo Uncem, che di riflesso finisce inevitabilmente per migliorare l'esperienza anche dei turisti.

"In primo luogo è importante che le istituzioni utilizzino i termini corretti: si tratta di un'imposta, non di una tassa di soggiorno. Credo sia importante ribadire che quelle entrate devono servire ai Comuni per migliorare il territorio e i luoghi di fruizione per tutti, turisti e abitanti. Se orientate bene le entrate garantite dall'imposta di soggiorno hanno grandi vantaggi per chi vive il territorio: il presupposto dev'essere che le risorse raccolte grazie all'arrivo dei turisti devono essere messe a disposizione del benessere di tutti", evidenzia Bussone.

"Mi auguro - evidenzia Bussone - che il Ministero del Turismo e il suo Ministro possano occuparsi di un tema centrale per montagne e non solo. Ovvero come convivono i cittadini che vivono i territori, paesi e città, con chi arriva per una vacanza. Il tema vero oggi per il nostro Paese (e non solo) è adottare soluzioni che permettano di coniugare un buon turismo con la felicità degli abitanti. E si tratta di un tema prima di tutto culturale, insostituibile per ragionare di flussi turistici in un Paese che nel turismo vede certamente forti opportunità economiche e sociali".

E proprio in questo contesto l'utilizzo delle risorse raccolte grazie all'arrivo dei turisti sul territorio gioca un ruolo importante: "Se le entrate raccolte tramite imposta di soggiorno - continua Bussone - vengono utilizzate, per esempio, per un intervento di arredo urbano come l'abbellimento di una piazza, la manutenzione di una strada, è evidente che si tratta di un vantaggio per tutti, tanto per i cittadini che quella piazza la vivono tutti i giorni quanto per chi arriva e si ferma sul territorio una settimana. Gli investimenti, ribadisco, devono essere a vantaggio di tutti: poi si può ragionare, per dire, anche su un sistema di booking online pensato per i turisti in arrivo, ma i vantaggi devono ricadere anche sulle comunità. Oggi le Amministrazioni, che sono da sempre più intelligenti ed efficaci di quanto qualcuno immagini, sanno bene come utilizzare quelle risorse dell'imposta di soggiorno, anche senza aumentarla rispetto ai massimali attualmente vigenti, riconoscono questa compenetrazione di interessi e ragionano su investimenti adeguati. I sindaci non sono sprovveduti, come non lo sono i consorzi turistici, operatori, albergatori. C'è sempre più dialogo, importantissimo, di quello che qualcuno dall'alto crede. Si informi meglio. E vada ad esempio in Val Maira a vedere le reali sfide. O in altre parti di territorio dove l'imposta di soggiorno si applica, ma crisi demografica e crisi climatica sono ben più da attenzionare rispetto a un semplicistico aumento dell'imposta di soggiorno. Su questo tema non devono esserci fraintendimenti: non servono contrapposizioni tra turisti e abitanti locali come non serve indirizzare risorse solo agli uni o agli altri. L'intelligenza dei territori, in particolare dei paesi delle valli montane alpine e appenniniche che lavorano insieme, è vincente, fortissima, a prova di futuro. Ci credano tutti. Se poi il Ministero ci chiede cosa pensiamo dell'imposta di soggiorno, e di molto molto altro rispetto al turismo, risponderemo con dialogo, impegno, analisi, condivisione, fiducia. Alimentiamo speranza e coesione, come Uncem, lontani da ogni ideologia e divisione. Al Ministero del Turismo e ad ENIT speriamo di poterlo dire presto. Aspettiamo un invito, una bella occasione di scambio, relazione, incontro. Finora non ve ne sono state".

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06/08/2024, 22:32
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BANDO PICCOLI COMUNI. FINALMENTE PUBBLICATA LA GRADUATORIA. SOLO 144 FINANZIATI. UNCEM: MOTIVI DELLE ESCLUSIONI TUTTI DA CAPIRE. ASSURDO AVER LASCIATO FUORI UNIONI DI COMUNI, TRADITO SPIRITO LEGGE


"Finalmente on line, dopo l'annuncio del Ministro Musumeci di venerdi scorso, l'elenco dei finanziati ai sensi della legge sui piccoli Comuni. 144 progetti ok, con 172 milioni di euro, su oltre 2638 progetti candidati. Speriamo presto di capire i motivi delle esclusioni di quasi 1500 progetti. Ammissibili sono infatti solo 1179 progetti in graduatoria. I Comuni dunque non sono più capaci a progettare? Tutto da buttare? Ce lo chiediamo e aspettiamo risposte. Perchè la non ammissione di Unioni di Comuni e Unioni montane, o anche Comunità montane, tradisce completamente lo spirito della legge 158/2017 da cui nasce il bando. L'articolo 13 parla di programmazione economica e progettualità solo insieme. La non-logica del bando tradisce la legge. E punta sull'IO al posto che sul NOI. Non possiamo in alcun modo come Uncem condividerlo".

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

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07/08/2024, 11:10
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BANDO PICCOLI COMUNI, UNCEM: MANCANO LE MOTIVAZIONI DEI 1500 PROGETTI ESCLUSI




"Spero che ferragosto porti anche le motivazioni dei 1500 progetti esclusi dal bando piccoli Comuni. Troppi e senza una logica. Lasciati fuori finora senza un perché. Lo vorremmo capire, a fronte dei 1100 ammessi e dei soli 144 finanziati con 172 milioni di euro. Anche la stessa legge 158/2017 viene tradita dall'impostazione municipalista. Ma una cosa è certa. I bandi sono arrivati a un capolinea. Non sono la soluzione giusta, come il PNRR ha mostrato, per vincere i divari territoriali. Che crescono e hanno bisogno di analisi, cesellature, pensiero politico, riflessione tecnica. I territori sono capaci a farla e hanno fiducia nella programmazione. Servono però altre modalità di selezione e finanziamento. Si scelgano impostazioni strategiche sovracomunali, misure di pianificazione, concertazioni, accordi di programma leali e vincenti per affrontare le sfide di ogni territorio oltre i singoli municipi, facendo cucitura dei Comuni. Fermiamoci con questi bandi-lotteria. Serve una nuova cultura della co-progettazione, che riguardi le comunità. Prendiamo esempio dai CAUE francesi, e lavoriamoci con Ordini degli Architetti e Ingegneri. Insistiamo sul 'débat public'. Impariamo a darci vie e strategie. Il PNRR è stato un bandificio che ha ingolfato i Comuni e montato migliaia di consulenti, di grandi e piccole società. Virtuosi, certo, ma costringendo i Sindaci a rincorrerli. E a investire molte risorse, a sbalzo, in progettazioni. Non ha senso proseguire così, tutti contro tutti. Ora in Gazzetta Ufficiale aspettiamo le motivazioni del 60% dei progetti candidati sul bando piccoli Comuni ed esclusi non sappiamo da chi, visto che il decreto di nomina della Commissione di valutazione non riusciamo a reperirlo".

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

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10/08/2024, 13:14
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"DESERTO ITALIA", UNCEM: PER I PICCOLI COMUNI, COOPERATIVE DI COMUNITA', GREEN COMMUNITIES, CENTRI MULTISERVIZIO, ASSOCIAZIONI FONDIARIE, POLIS SONO ANTIDOTO DALL'ABBANDONO



"Antidoto all'abbandono dei piccoli Comuni d'Italia, alla loro desertificazione, sono le cooperative di comunità, le Green Communities, Polis di Poste e tutti i Centri multiservizio, le Associazioni fondiarie. Così le comunità locali, gli Enti insieme contrastano la crisi e la fragilità economica, sociale, demografica, climatica. 200 Comuni in Italia senza un negozio e un bar, 500 a rischio. La legge 158/2017 sui piccoli Comuni già aveva anticorpi e soluzioni. Così come la legge 97/1994 sulla montagna. Non sono finora state attuate. Ecco perché guardare al modello francese, con 8 miliardi di euro investiti nei prossimi cinque anni nel Piano France Ruralité non è esterofilia, bensì occasione per fare un lavoro europeo per i territori rurali e montani in sinergia tra loro. Imponendo a Bruxelles di introdurre una tassa sui colossi del web, sull'e-commerce che invade e risolve i flussi commerciali in un amen. Facendo in modo che zone economiche speciali e tassazione differenziata in Italia, per la montagna e i piccoli Comuni, non siano solo aumento di spesa pubblica, bensì ridistribuzione e risoluzione dei divari".

Lo dichiara Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, oggi a La Stampa.


Nella foto allegata, il Presidente Bussone con Dominique Faure, Ministro francese responsabile delle collettività territoriali e della ruralità della Francia, alla presentazione ai Sindaci del Piano France Ruralité.

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11/08/2024, 13:16
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LEGAMBIENTE CON UNCEM PREMIA A FESTAMBIENTE A GROSSETO LA GREEN COMMUNITY LUNIGIANA. PATTO CON FEDERPARCHI, SYMBOLA, PEFC, PER NEOPOPOLAMENTO TERRITORI



È la Green Community Lunigiana a essere premiata da Legambiente - con Uncem - a Festambiente 2024, Grosseto, per le politiche di sviluppo territoriali volte a contrastare spopolamento, a garantire rivitalizzazione delle zone agricole, a essere "una buona pratica di sostenibilità ambientale che in Italia possono essere un traino per raggiungere la completa transizione ecologica ed energetica a emissioni zero", come hanno sottolineato ieri sera a Rispescia il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani e Antonio Nicoletti, alla guida del Dipartimento Parchi, Montagna e Foreste di Legambiente nazionale. Con loro, a consegnare il Premio all'Unione montana di Comuni della Lunigiana, il Presidente Uncem Marco Bussone. A ricevere la targa, Gianluigi Giannetti, Sindaco di Fivizzano e Presidente dell'Unione montana Lunigiana. "Stiamo facendo un grande lavoro per attuare il piano che ci è stato finanziato dal PNRR e per dire come il territorio può trasformarsi - ha detto Giannetti -, la Green Communites è strumento avanzato proprio per coinvolgere le comunità. Insieme ad altre Green Communities costruiamo futuro. Siamo onorati di questo premio".

Nel corso della serata, Uncem, Legambiente, Fondazione Symbola (con il Segretario generale Fabio Renzi), Federparchi (con il Presidente Luca Santini), PEFC (con il Segretario generale Antonio Brunori) hanno sottoscritto un patto per lo sviluppo e la crescita delle Green Communities, anche nel quadro del Programma ITALIAE del Dipartimento Affari regionali e Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Intesa e collaborazione per sostenere i territori, accompagnarli, chiedere insieme nuovi fondi al Governo, per finanziare tutti i 160 progetti di Green Communities presentati dai territori italiani (quasi 1500 Comuni) sul PNRR (40 sono già stati finanziati) e per rafforzare le collaborazioni tra Enti locali montani ed Enti parco, nazionali e regionali, per dare forza e sviluppo ad azioni di neopopolamento, crescita economica e sociale, nuovi servizi anche all'interno delle aree protette, "dove vi sono centinaia di paesi che hanno urgenza di Politiche che uniscano protezione allo sviluppo - ha rilevato il Presidente Uncem Bussone - ad esempio sulla pianificazione, certificazione e gestione forestale, sul recupero di aree agricole oggi invase dal bosco, sull'attivazione di filiere e di posti di lavoro, sulla garanzia di servizi, come scuola, trasporti, sanità, digitalizzazione che interessino anche le aree protette, vissute e rigenerate dall'intreccio tra uomo e natura". Aree parco vive. Con paesi vivi e vissuti. "In fondo - ha concluso Bussone a Festambiente - le Green Communities sono tutto questo. Necessarie e urgenti. Comunitarie davvero, non elenco di spesa pubblica. Sintesi del futuro, della valorizzazione dei beni collettivi. Foreste pianificate in modo sostenibile, certificato, che generano lavoro e impresa. Agricoltura che conquista aree coltivabili e protegge i paesi, come ci insegna il Parco delle Cinque Terre. Antenne per i segnali radio, per la telefonia, necessari anche nei parchi. Strumenti antidoto all'ideologia. Ambientalismo concreto, virtuoso e lungimirante come mostra Legambiente. Grazie ad Antonio Nicoletti per l'idea e la forza di volontà, con Stefano Ciafani. Con lui diciamo SI alle rinnovabili che fanno bene alle comunità, contro ogni NO e contro le speculazioni. Green Communities cuore della politica per i territori, paesi e Comuni insieme, affrontando compiutamente crisi climatica e crisi demografica".

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12/08/2024, 19:58
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