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Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
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Marco
Sez. Supporto Didattico
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PNRR SENZA COPERTURE PER OPERE DEI COMUNI. UNCEM IN COMMISSIONE BILANCIO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI: NECESSARIA CHIAREZZA E SEMPLIFICAZIONE DEL REGIS E DI ACCESSO AD ANTICIPAZIONI DI CASSA
"Non è chiaro, nel Decreto legge 19/2024 sul PNRR, dove troveranno copertura le misure del PNRR definanziate a fine dicembre 2023. Sulle 'piccole opere' per i Comuni, in particolare per la messa in sicurezza del territorio e l'efficienza energetica degli edifici, non si capisce dal DL quale sarà la copertura. Che sia Piano complementare al PNRR o Fondo sviluppo e coesione, di certo le risorse devono esserci e le regole devono essere chiare. Senza comprimere altri interventi di quei due fondi ai quali presumibilmente si attinge".
Lo ha detto il Presidente Marco Bussone, in Audizione oggi alla Camera dei Deputati, Commissione Bilancio.
"Cambiano i cespiti di finanziamento, cambiano regole e tempi per i Comuni, con non poca confusione - ha proseguito Bussone - Non è vero che tutte le misure definanziate sono coperte. E servono chiarimenti. Anche sulle modalità di utilizzo del Regis che è un colabrodo informatico e gestionale, tutto da rifare. Servono regole più chiare e snelle per le anticipazioni di cassa ai Comuni. Che spendono e oggi vanno in sofferenza finanziaria aspettando, chissà quando, lo Stato paghi i lavori eseguiti e le ditte pagate dagli Enti locali. Di sicuro, il Decreto ancora una volta non interviene su due fronti a noi cari. La fragilità istituzionale, che ha visto bandi su bandi arrivare per ciascun Comune, con una logica municipalista che non favorisce aggregazioni e lavoro insieme tra Comuni, quantomai oggi necessaria. Emblematico tutto questo con i voucher per la digitalizzazione dei Comuni, con cifre molto elevate arrivate a ciascun singolo Comune. Solo la Strategia delle Green Communities è comunitaria, favorire chi lavora insieme, chi dal singolo Comune passa a un percorso di sviluppo territoriale, dunque vincente e duraturo. Grave poi non agire, con il Decreto in conversione alle Camere, anche con regole più chiare, sulla necessità di risolvere sperequazioni territoriali, come quelle tra aree urbane e rurali o montane. Agire con bando, come fa tutto il PNRR, premia i migliori, i più veloci, quelli che hanno uffici e tecnici o consulenti più bravi. Non sempre si individua il territorio che ha più bisogno di quell'intervento, dagli asili nido alle strutture per la salute". "Siamo per far funzionare il PNRR, ma con queste regole non abbiamo nascosto alla Commissione parlamentare molta preoccupazione".
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14/03/2024, 15:46 |
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Marco
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AL DOTT. FABIO TAMBURINI DIRETTORE DE IL SOLE 24 ORE fabio.tamburini@ilsole24ore.comPreg.mo Direttore, dove è finita la SNAI, Strategia nazionale Aree interne? Dove si è persa l'attuazione della legge sui piccoli Comuni 158/2017? Dove abbiamo lasciato lo spirito e la voglia di dare corpo all'ultima legge per la montagna, la 97/1994 varata dal Parlamento trent'anni fa? Dove sono nelle Alpi e negli Appennini i benefici dei fondi del PNRR? Lei, Direttore e Giornalista come il Sottoscritto, sicuramente mi dirà che una lettera non si apre mai con delle domande. Eppure da quando stamani ho letto le pagine di inchiesta sullo spopolamento delle aree interne che aprono il Suo Giornale, non smetto di farmi queste domande. Non sono certo nuove per me, chiaro. Sfuggivano ai più, i dati che Lei ha voluto inserire, nel pezzo di Carlo Marroni, e traducendoli in carte geografiche colorate, tanto care anche a Uncem. Gli addetti ai lavori, Sindaci in primis, conoscono bene quei numeri, così drammatici per un Paese intero, così ficcanti e da non far dormire la notte per definire le migliori azioni politiche, istituzionali, economiche, sociali durante il giorno. Quelle domande che pongo a me e a Lei, all'amica Luisa Corazza, a tutti coloro che si occupano di aree interne e montane, hanno risposte piene di fragilità, da parte di chi avrebbe dovuto agire, meglio e con più forza. Perché i dati che il Sole di oggi presenta, non sono purtroppo entrati abbastanza nelle ultime campagne elettorali, non sono sufficientemente conosciuti da tutti coloro che vengono eletti. Non sono patrimonio Comune. Non spingono le coscienze. Non ribaltano i paradigmi di sempre. Eppure sono lì, in mezzo a chi pensa che le soluzioni alle questioni poste oggi dal Suo giornale sono nella "borghizzazione" dei Paesi, con misure quali il "Piano borghi" che il PNRR ha varato - buttando via 1 miliardo di euro - oppure con un po' di trasferimenti dal centro alle periferie, misure assistenziali che andavano bene forze negli anni sessanta, fino agli ottanta: io da Roma, Torino, Napoli, do a te, Sindaco e territorio delle Alpi e degli Appennini, un po' di soldini. Tu mi dai i voti, anche se pochi, per essere eletto. Lo scambio assistenziale soldi-voti, in totale trasparenza per carità, che ha relegato nel municipalismo e nell'isolamento i territori. Perché quando i flussi di risorse economiche dal centro sono diminuiti, altre soluzioni alternative non sono state trovate. La legge sulla montagna così interessante e moderna del 1994, ultima della Prima Repubblica, è rimasta lettera morta. Bella eh, ben scritta, Coldiretti e Uncem in testa. Discussa e nata dai territori in dialogo. Stupenda. Inattuata e per trent'anni forse anche troppo ingombrante per chi ha sempre visto solo una certa montagna da 8mila euro al metro quadrato di appartamenti, o la Sardegna dei villaggi turistici e delle grandi ville, o che non sa come funzioni un paese senza più bar (200 in Italia, 500 a rischio). Ingombrante per chi non sa come è fatta una valle dove strada e versanti implodono nei cambiamenti climatici. E a chi crede che la neve degli ultimi giorni salvi il clima che degenera a causa nostra. Mistificazioni di una certa montagna, del Paese, per far restare tutto com'era. La questione montana è stata "risolta", dal 2005 in poi, azzerando il fondo montagna nazionale e smontando le "Comunità montane", quelle che "La Casta" gettava in pasto all'antipolitica nascente, spesa delle spese. Pure chi ha scritto il libro si è pentito, ex post. Così sono iniziati l'allontanamento dello Stato dai territori, la distruzione del tessuto istituzionale, che affondava la Storia nella Residenza e nei "Consigli di Valle" su Alpi e Appennini". Molte Regioni hanno buttato via tutto in nome di miopia e deliranti promesse di riforme. Poveri illusi. Ideologico fallimento di non-politiche territoriali. Tutte le maledizioni politiche possibili. Poi nel 2013 è arrivata la Strategia nazionale Aree interne. Ambiziosa, evoluta. Il "montani" dopo Comuni, la montagna, scompaiono. Nell'articolo 44 della Costituzione era stata inserita la montagna non a caso. Si preferisce invece inventare una nuova complessa definizione (interno è sempre quello che vedi da un ipotetico centro, ma geograficamente va preso con le molle e con la soggettività di chi guarda), una nuova classificazione di Comuni (che caos tra centri, periferici, ultraperiferici! e le distanze dalle stazioni e dagli ospedali), inventare 72 aree pilota, mettere insieme fondi statali e regionali. Intuizioni importanti, per costruire una novità. Che piace, muove centri di ricerca, assistenze tecniche, professionisti, soldini per comporre progetti dei territori. La necessità di vedere paralleli, senza dare priorità, alla riorganizzazione dei servizi pubblici, scuola, trasporti, sanità e assistenza, e allo sviluppo sociale-economico, è peraltro importante. Moderna. Come efficace è la necessità di obbligare i Comuni delle aree interne, per fare la Strategia, a lavorare insieme. Piccoli e grandi. Vuoi i finanziamenti? Smettila di credere che nel campanilismo ti salvi. Si deve lavorare insieme. Bene. Troppe Regioni in questa Strategia iniziano a non credere dal 2015. Disimpegno. Che arriva fino a oggi. [Attendo risposte e dati regionali, non solo dai migliori, che ci sono!, sull'attuazione e sulla spesa]. Sin dall'inizio, ci si perde nella burocrazia. Le 72 aree sperimentali, per circa mille Comuni, non verranno mai estese. E i Ministeri non hanno mai avuto voglia di adeguare provvedimenti normativi, numeri e regole a quanto emergeva dalla prima sperimentazione. Basti guardare alla norma sulle classi e sulle dirigenze scolastiche: numeri abbassati due anni fa in legge di bilancio e corretti al rialzo, un anno dopo, governo diverso, nella manofra successiva. I parametri che devono cambiare, restano immutati. Per fare una classe, per avere un ospedale, per avere servizi dignitosi. Diritti di cittadinanza, che falliscono se tutto è uguale. Meglio proseguire come si è sempre fatto, secondo alcuni, senza differenziazioni di politiche in base alle geografie. Anche la classificazione dei Comuni, partorita nel 2014 e aggiornata nel 2021, non aiuta. Genera sperequazioni, proprio come quelle dei borghi che ottengono 20 milioni di euro di PNRR, uno per regione, mentre il paese vicino ha niente. Che idiozia. Gravi situazioni che finiscono per complicare ogni processo strategico. I numeri della spesa della Strategia aree interne su Open Coesione sono drammatici: dal 2014 a oggi, 11% di progetti conclusi, 4% di progetti liquidati, 29% (su 1904 progetti monitorati) di progetti non avviati. Chi sta remando contro? Dove si ferma il meccanismo? Quali sono i problemi? Uncem lo continua a chiedere alle regioni e anche alle aree. Così non va bene. E la migliore Strategia non si può perdere così dopo 10 anni. Non dobbiamo perdere la Strategia! Uniamola e vediamola congiunta con Strategia delle Green Communities e Strategia dello Sviluppo sostenibile, Strategia forestale, oltre che Strategia per lo sviluppo della montagne italiane, prevista in molti dei 15 ddl sulla montagna oggi depositati in Parlamento dai diversi gruppi politici, oltre a quello del Governo. Roba interessante. Ma se la legge 97 non ha trovato attuazione, ne serve veramente una nuova?! Con la nuova programmazione comunitaria 2023-2027, anche gli ultimi Governi nella SNAI non hanno creduto. Dovevano partire già nel 2022 altre 43 nuove aree sperimentali SNAI. Tante attese, ma tempi eterni per approvare un "programma di territorio". Ci lavorano. Siamo ancora lì. Come siamo fermi con 40milioni di euro stanziati nel 2021 dal decreto incendi per la prevenzione proprio nelle aree interne. 40 sono stati spesi, altri 40 sono persi in qualche tavolo della Presidenza del Consiglio, visto che l'Agenzia della Coesione che se ne stava occupando è stata chiusa trasferendo tutti al Dipartimento della Coesione. La Strategia Aree interne non è più nazionale. Solo alcune Regioni (brave!, in primis Lombardia) si sono dotate di risorse dei loro POR FESR e dello sviluppo rurale per far lavorare insieme Comuni in nuove aree. Di fatto una regionalizzazione di una strategia nazionale che abbiamo perso nelle frizioni istituzionali, nella non continuità amministrativa, nei litigi tra livelli. La crisi ecologica e demografica avrebbe tanto tanto bisogno di usare Strategia delle aree interne - insieme alla moderna Strategia delle Green Communities, unica componente del PNRR che non è imperniata sul campanile, ma sull'insieme - anche per ridefinire le geografie istituzionali nel Paese che perde abitanti. Piccoli e grandi Comuni devono lavorare insieme, cosa che invece il Piano nazionale di ripresa e resilienza e tutti i bandi fatti, uno dietro l'altro, senza disegno e senza strategia d'insieme, ha impedito. Quasi vietato. 7900 Comuni, 5000 dei quali nelle aree interne, 3400 delle Alpi e degli Appennini, devono agire insieme non annullando e fondendo storie e destini, bensì con processi amministrativi che congiungono obiettivi, uffici, impegno per le comunità. Lo scriveva già la legge 97/94 prevedendo le Comunità montane: si lavora insieme, cari Comuni, a dimensione-valle. Altrimenti zero risorse. E zero coesione. Lo dice anche Eurostat. Bruxelles ci sveglia per bene. Ma noi niente. Dovrebbe valere - il lavoro insieme tra Comuni, piccoli e grandi - anche per una riforma fiscale seria, per fare perequazione su ambiti che non siano quelli dei singoli Campanili. Sembra un dibattito accantonato. Come è andato in soffitta l'articolato - copiato in molti altri Paesi europei - per i piccoli Comuni. Pochi ma bravi Parlamentari ci hanno lavorato per 15 anni prima di portarlo a casa. Il Parlamento lo ha approvato all'unanimità, ma Ermete Realacci, Enrico Borghi, Raffaella Mariani e pochi altri hanno dovuto pure andare dal Colle più alto, con il Presidente Ciampi che ha toccato i tempio al Parlamento. Poi più niente: 160milioni di euro gestiti malissimo con un bando fatto qualche mese fa, a sei anni dalla legge, da Casa Italia con una corsa verso qualche milione di 1500 Comuni. Ne verranno finanziati 100 o poco più. Si va poco lontano nella logica de bandificio. E che dire del piano per i trasporti e le scuole nei piccoli Comuni che la legge introduceva? Rimasta lettera morta, mai partito l'iter del decreto attuativo. Anni fa un Ministro manco sapeva fosse da fare. E così, sono stato costretto caro Direttore a evidenziare cosa proprio non va. Le classificazioni dei Comuni, che di tanto in tanto ci inventiamo creando più danni che soluzioni, i soldi spesi male con bandi fatti con click day, il piano banda ultralarga che nelle case non arriva perché si è derubricato l'ingresso nei civici portando la fibra e i segnali nei tombini, i fondi del PNRR spesi per ciascun Comune ad esempio per la digitalizzazione, con voucher gonfiati per fare un sito internet dando anche 40mila euro a un Comune da mille abitanti. L'analisi delle Politiche questo Paese non l'ha mai saputa e voluta fare. E tantomeno della spesa. Le leggi rimangono sulla carta e gli investimenti, tantopiù se gestiti con formule "plurifondo" o tra Comuni ed Enti locali che devono lavorare insieme. Le riforme degli Enti locali, come Francia e Germania hanno fatto obbligando a lavorare insieme 36mila e 24mila Comuni, per un'area politica nel nostro Paese sono troppo difficili per l'altra troppo ingombranti. Pericolose. Abbini Lei le aree. Eppure, quando mi muovo tra le Valli alpine e appenniniche del Paese, trovo una vitalità grande. Bellissima. Sindaci e Amministratori che sono artefici delle loro comunità, le plasmano, le coinvolgono, fanno un bando in meno, ma sanno quanto sia importante trovarsi al bar che è rimasto e che resiste a discutere di quel progetto e di quella fognatura, per il bosco (ecco: la legge nazionale sulle foreste del 2018 è perfetta e in piena grande attuazione, caso unico)... Una vitalità che le città - ci lavoro, a Torino e Roma - non hanno. Non hanno così. Errore grande, anche da parte nostra, sarebbe frammentare e dividere. Non siamo noi bravi, Stato e Regioni cattivi, la SNAI buona o meno, chi fa le leggi incapace. Questo è un discorso che non ci piace. Noi siamo Stato. E lavoriamo per la riuscita di Strategia Aree interne, Strategia Green Communities, leggi come quelle per montagna ed Enti locali. Qualcuno però nei Ministeri in particolare si è assopito. Quei dati che Lei oggi presenta devono svegliare chi pensa che le cose vadano avanti per inerzia. Si certo. Ci andranno e lo spopolamento, la desertificazione commerciale, il dramma dei Paesi vuoti, dove si muore di più e si nasce di meno, dei Sindaci soli, dei Comuni che pensano di far da sé e va-tutto-bene, continueranno ad aumentare. Noi non lo vogliamo. Il patto tra aree rurali, montane, interne e città, deve crescere. Il Suo Giornale oggi lo stimola decisamente. Anche con Confindustria, con il nuovo Presidente, dovremo lavorare molto. Con tutte le Datoriali, con le Organizzazioni sindacali, le Università, i tanti studiosi che dalla SNAI hanno prodotto migliaia e migliaia di libri e di corsi (di certo hanno mosso interesse anche se la spesa per lavori e servizi è rimasta al palo... dovremo interrogarci sui legami tra spinta culturale e azione politico-amministrativa, insieme con gestione operativa). Lavoriamo ancora insieme. Raccontiamo cosa non va - l'ho fatto fin troppo, in questa mia - diciamo cosa va. Ed è tanto. Buone pratiche che devono tradursi in Politiche. Serie e vere. Di Paese. Collegandoci all'Europa verso le elezioni. Spinelli, per dirLe e i Federalisti europei, questi temi li avevano messi al centro dell'Unità. Unità. Ecco di cosa abbiamo bisogno. Tra comunità e Comuni, tra Enti insieme, tra risorse. Non vuol dire annullare peculiarità e differenze. Vuol dire puntare anche su una Politica che nelle Istituzioni romane e regionali sappia agire sui temi che Lei oggi ha posto dividendosi meno, con più incisività. Con meno "cabine di regia" e accelerando la spesa. Le comunità dei paesi e dei territori ci chiedono anche questo. Certo del Suo interesse per questa mia - il Sole è lucido e sempre efficace nel raccontare Comuni e territori, con tanti Amici e Colleghi giornalisti bravissimi - spero di poterLa incontrare presto. Mi scuso per la non-sintesi, e ancora la ringrazio a nome di tutta Uncem. Con stima, Marco Bussone Presidente nazionale Uncem Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani
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17/03/2024, 19:35 |
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Marco
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CORTE DEI CONTI SANCISCE IL RITARDO DEL PIANO BANDA ULTRALARGA. UNCEM: PURTROPPO LO SAPEVAMO. ORA AZIONI FORTI PER SBLOCCARE INTERVENTI ANCHE CON PIANO ITALIA 1GIGA E ITALIA 5G
"La Corte dei Conti sancisce oggi il forte ritardo del Piano banda ultralarga. Drammatico. Era partito nel 2016, con la presentazione alla Reggia di Venaria, poi entrato nei meandri dei ricorsi tra operatori a seguito delle gare effettuate da Infratel. Alla base, vi era e vi è un punto politico decisivo. Lo Stato investe per garantire diritti di cittadinanza, in questo caso internet ad alta velocità, laddove gli operatori privati non arrivano. Virtuoso impegno del Paese. Peccato il piano si sia perso nella burocrazia. Non solo mancanza di manodopera come la Corte rileva. Il piano è cambiato. Usava fondi UE, dei FESR e dei PSR delle Regioni, insieme con fondi FSC statali, per portare la fibra in tutte le case. Non c'è mai arrivata. La fibra si ferma nei tombini e negli armadi stradali. Solo a richiesta degli utenti finali, privati cittadini e imprese, viene poi portata dagli operatori Telco in parete. Con mille problemi. I vincoli e le resistenze mosse da province, città metropolitane, Anas, RFI per attraversare le loro reti, sono stati troppi e assurdi. Ancora oggi. I tempi sono esplosi. Nelle valli alpine e appenniniche, il Piano non è mai stato condiviso con i Sindaci, come Uncem aveva chiesto. Condividerlo da parte di Open Fiber e delle imprese, molte straniere, prima di scavare, avrebbe evitato giri assurdi fatti su base di mappe satellitari. E invece si è proceduto in astratto, senza manco arrivare con la fibra alle torri, soluzione perfetta per poi rimandare i segnali wireless. Si è agiro senza capire che se porto le ruspe a Dronero, per servire di BUL la Val Maira, ad esempio, devo lavorare subito in una logica di Valle, salendo, nel giro di qualche mese - ricordandosi che in montagna nevica e c'è il ghiaccio sulle strade per diversi mesi - fino ad Acceglio e Canosio. Invece no. Le ditte che ottengono il sub appalto vanno e tornano troppe volte per fare una valle. La logica territoriale, sovracomunale, non è stata colta. Come non è stata capita la ridondanza. Lo abbiamo visto con le ultime forti nevicate. Se cade un palo diella linea in fondovalle, tutta la valle rimane senza rete. Lo abbiamo detto anche ai Prefetti, perché la ridondanza delle reti aeree in montagna è fondamentale. Ma non è stato colto. Aggiungo ancora che i costi di abbonamento, per i Comuni e le sedi pubbliche, come scuole, municipi e biblioteche, sono raddoppiati rispetto al pre-BUL. Per servizi che dovrebbero essere garantiti dallo Stato. Tutte questioni che Uncem in sette anni ha sempre sollevato in tanti tavoli, con tanti Ministri, Parlamentari e Assessori regionali. Ora confidiamo nel Piano Italia 5G e nel Piano Italia 1Giga, finanziati dal PNRR. Perché il Piano BUL il divario digitale non l'ha risolto. Se non fosse stato per operatori privati di FWA, internet senza fili, andremmo ancora peggio".
Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.
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18/03/2024, 18:57 |
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Marco
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DOVE È FINITA LA STRATEGIA NAZIONALE AREE INTERNE? UNCEM PREOCCUPATA CHIEDE AL MINISTRO FITTO DI BATTERE UN COLPO
"Dove è finita la SNAI, Strategia nazionale Aree interne? Interessa ancora a qualcuno? O tutto è stato spazzato via dall’illusione del Pnrr, dai magici borghi e dalla bolla delle comunità energetiche? Un miliardo di euro bloccato dal menefreghismo di tanti. 40 milioni di euro per la prevenzione degli incendi ancora da ripartire, bloccati a Roma. Regole per dare diritti di cittadinanza e servizi differenziati nei territori mai compiute. Sinergia con strategia Green communities, forestale, per la montagna rimasta un miraggio. Sveglia! Uncem chiede al Ministro Fitto di battere un colpo. I numeri della spesa della Strategia aree interne su Open Coesione sono drammatici: dal 2014 a oggi, 11% di progetti conclusi, 4% di progetti liquidati, 29% (su 1904 progetti monitorati) di progetti non avviati. Chi sta remando contro? Dove si ferma il meccanismo? Chi ci vuole ancora lavorare accompagnando i territori?".
Così il Presidente Uncem, Marco Bussone.
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26/03/2024, 13:46 |
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Marco
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PIANO BORGHI PNRR E STRATEGIA AREE INTERNE, UNCEM: NESSUNA RISPOSTA DA MINISTERI E DIPARTIMENTI. PREOCCUPANTE
"Trovo preoccupante e grave che dai Ministeri e dai Dipartimenti, dai Ministri Fitto e Sangiuliano, non arrivino risposte sullo stato dell'arte del Piano dei borghi finanziato dal PNRR e sull'andamento della Strategia aree interne. Uncem sta continando a sollecitare, nel silenzio generale. Ci sono due miliardi di euro in ballo per i territori ma non si capisce chi se ne occupi e cosa stia succedendo. Il cerino è in mano ai Sindaci che hanno ricevuto i finanziamenti anni fa e che ora sono in balia delle regole burocratiche assurde e delle non-risposte dei Ministeri. Spero si esca dal torpore, nei Palazzi, e si inizi a stare con i territori, con chi deve fare gli investimenti e con le comunità che vivono quei paesi".
Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.
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28/03/2024, 12:49 |
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Marco
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MARZABOTTO IN PRE-DISSESTO IN ATTESA DI FONDI PNRR. BUSSONE (UNCEM): "È SOLO UNO DEI TANTI ENTI IN ATTESA DI RISORSE, CHE FANNO DA CASSA PER LO STATO. SOLUZIONI ALTERNATIVE CI SONO"
"Il caso di Marzabotto, Comune che va in pre-dissesto, dichiarato dal Viminale, in attesa dei fondi dello stesso Viminale per le componenti del PNRR in cui è coinvolto, è solo uno dei tanti. Tantissimi Comuni italiani in attesa dei rimborsi delle cifre di PNRR e di altre fonti che mettono in totale crisi i Comuni. Non solo le macchine amministrative, incastrate dalla burocrazia devastante dello Stato, dal Regis e dal MEPA che non funzionano e fanno perder tempo, ma ora anche le macchine finanziarie, distrutte dalle attese. In realtà Uncem lo dice da tempo. Da tre anni. Così non funziona. Il Comune non può fare da bancomat allo Stato, da cassa per i fornitori, per le imprese private che giustamente vogliono essere pagate per non chiudere. I Comuni non possono aspettare centinaia di giorni i pagamenti dei Ministeri. E allora da tre anni Uncem propone anche delle soluzioni. Oltre alle semplici anticipazioni del 30% della quota di progetto, all'avvio del progetto stesso, Uncem ha chiesto ai Ministeri e al Dipartimento della Coesione che ha in mano il PNRR, di coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti. Possono fare loro da polmone al posto dei Comuni. Che è chiaro, vanno in default se aspettano tempi biblici per vedere accreditate somme già spese. CDP ha la forza per affrontare situazioni finanziare che il Comuni non ha. Finora, nessuna risposta. E Comuni sono sempre più in crisi".
Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.
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29/03/2024, 15:45 |
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Marco
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UNCEM IN AUDIZIONE IN REGIONE TOSCANA SU MONTAGNA E FUTURO DEI TERRITORI. BUSSONE: LAVORIAMO INSIEME PER RAFFORZARE IL SISTEMA ISTITUZIONALE E PER DARE NUOVI SERVIZI ALLE COMUNITA'
Uncem in audizione in Regione Toscana, sul futuro delle aree montane e sull'assetto degli Enti locali dell'Appennino. In Commissione Aree interne, presieduta da Marco Niccolai, è intervenuto il Presidente nazionale Marco Bussone. Il confronto era stato preparato con la Coordinatrice Uncem in Toscana, Camilla Bianchi, Sindaca di Fosdinovo, e con Raffaella Mariani, Sindaca di San Romano in Garfagnana, già Deputata e oggi componente dell'Esecutivo nazionale Uncem. L'incontro con i Consiglieri regionali a Firenze è stato importante per rilanciare l'impegno della Regione per le politiche della Montagna, non senza un'azione più incisiva nazionale.
"Ringrazio Marco Niccolai e tutti i Consiglieri regionali per l'impegno - evidenzia il Presidente Bussone - Ho accolto l'invito come Uncem in primis per ribadire l'impegno della Toscana, virtuosa sulle politiche per la montagna. Uncem c'è e fa la sua parte. Abbiamo precise idee e percorsi, iniziative e dossier di lavoro. Per la Regione e con i Sindaci. Con tutte le forze politiche, economiche, sindacali, istituzionali. Noi abbiamo bisogno di definire un percorso virtuoso per l'Appennino, che parta proprio da Toscana ed Emilia-Romagna. Per questo ho proposto in Commissione parta da qui una azione congiunta di tutte le Assemblee legislative regionali appenniniche, dalla Liguria alla Calabria. Per dire come si vive e quali sono i servizi nell'Appennino che affronta la crisi climatica e demografica. Abbiamo ragionato sul futuro della Strategia delle Green Communities e della Strategia Aree interne. Oggi la SNAI è finita, a livello romano, nella palude della burocrazia. Grave. E le Regioni devono insieme muoversi per toglierla dalle secche. SNAI e Green Communities sono complementari. La Toscana ci crede con Uncem. Non servono tanto dei nuovi disegni di legge nazionali sulla montagna, abbiamo convenuto, quanto invece politiche vere. Tagliare le scuole nei Comuni piccoli non ha senso. Serve piuttosto riorganizzare complessivamente l'offerta formativa. E su questo le Regioni insieme possono fare molto per le aree montane". Non servono manco un po' di risorse economiche che la Regione dà a qualche soggetto che si sostituisce agli Enti locali. Occorre agire sui servizi ecosistemici ambientali, sulla decarbonizzazione, sulla Strategia forestale: la Toscana sceglie le Politiche per la montagna, il dialogo con chi, come Uncem, sa cosa vogliono i territori.
Tema centrale del lavoro in Commissione è stato l'organizzazione del sistema istituzionale. Anche in Toscana. Senza Enti montani solidi, si va poco lontano. "La Toscana ha un buon sistema di Unioni montane di Comuni - prosegue Marco Bussone - Non così l'Umbria ad esempio. La Toscana ha investito ma ha bisogno di una cornice normativa sulle Unioni di Comuni, sulle Unioni montane che sia più solida a livello nazionale. Le Unioni sono antidoto all'IO e al municipalismo esasperato che piace ad alcuni, ma che serve a niente. Anzi, fa bene a chi vuole dividere. Municipalismo del PNRR ad esempio, che distrugge i Comuni. Occorrono norme nazionali per rafforzare le Unioni, per renderle solide, forti, capaci di generare sviluppo, di riorganizzare la PA, di dare servizi alle comunità, diritti di cittadinanza, scuole trasporti, sanità. La Toscana, grazie anche alla apposita Commissione consigliare, può imporre un nuovo percorso, che faccia bene a tutto il Paese. Uncem è a fianco della Regione, con tutte le forze politiche".
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29/03/2024, 15:48 |
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Marco
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QUESTIONARIO SOSE ARRIVATO AI COMUNI E AGLI ENTI LOCALI. UNCEM: MA QUALI NUOVI DATI SI ASPETTA SOGEI, DIVERSI DALL'ANNO PRECEDENTE?!
"È arrivato come l'uovo di Pasqua, la Colomba e la Pastiera. Il questionario SOSE è già nelle Pec dei Comuni. Decreto in Gazzetta Ufficiale. 36 pagine di dati da inserire, da compilare con grande attenzione istituzionale, e ben 83 pagine di istruzioni. Cose bellissime, Uncem non ha dubbi, per tutti i Comuni e per tutti gli Enti locali. Che dovranno compilare entro il 25 maggio. Altrimenti, trasferimenti azzerati. SOSE diventa SOGEI ma la sostanza non cambia. I dati richiesti si riferiscono al 2022. Tre anni fa. Chi se le ricorda? Han buona memoria Primi cittadini, Segretari e Dipendenti... E in molti Comuni, dove non c'è personale, e sono molti purtroppo, i Sindaci si sono già affidati a ditte esterne, retribuite, per la compilazione. Ma il dato vero è che quei dati richiesti, al 99% servono a niente. Lo diciamo con forza. O comunque lo Stato già li possiede e li ha già ottenuti da altri questionari, mappature, rilevazioni. Delle quali, chiediamo come Uncem una moratoria per i prossimi cinque anni. Questa roba del SOSE, oggi SOGEI, è inutile. Uncem lo dice con forza. Senza sorriso. Quali dati potranno mai essere cambiati, in un Comune di mille abitanti, oppure di 250, tra 2021 e 2022? Forse il numero di alberi? Forse i chilometri, metri, di strada asfaltata? Mi pare sia quantomai necessaria una riflessione su questo modo di un certo tipo di burocrazia romana di relazionarsi con gli Enti locali. Che è inutile e dannosa fatta con quaranta pagine di questionario. Che fa perdere tempo e qualche volta muove anche belle macchine di consulenti pagati. Di certo non è il questionario che agevola i rapporti sussidiari tra Stato centrale e Comuni. Qualcuno metterà anche dati a caso. Per carità, non si fa e non si deve fare. Ma al posto di pagare un consulente che lo compili, sarà poco istituzionale, ma è un forte rischio che SOGEI già SOSE ha sempre spinto a correre".
Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.
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29/03/2024, 15:54 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68714 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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TAGLI DI SCUOLE, VALDITARA PROPONGA DELLE ALTERNATIVE. UNCEM: OLTRE OGNI DEMAGOGIA, GLI STRANIERI IN TANTE VALLI ALPINE E APPENNINICHE SALVANO I PLESSI
"Mentre il film di Antonio Albanese e Virginia Raffaele sulle piccole scuole conquista il pubblico, con una commedia di grande respiro e attualità, sono ancora con Uncem in attesa delle risposte del Ministro Valditara. Che deve spiegarci come riorganizzerà le scuole laddove chiude, dal prossimo anno scolastico, plessi e comprensivi, con la riduzione di insegnanti e dirigenti scolastici. La scuola salva i paesi, la chiusura è il modo più semplice per distruggerne la storia, il presente, il domani. Dunque, il Ministro deve spiegarci che si fa con quelle scuole che verranno chiuse. Tantopiù mentre monta l'assurda polemica sugli stranieri nelle classi. Oltre ogni demagogia e stortura del dibattito politico mediatico, con i cori da stadio, noi sappiamo che gli stranieri in molte aree dell'Appennino e delle Alpi hanno fin qui hanno salvato i piccoli plessi. E l'integrazione nei paesi si è sempre fatta. Tra parrocchie, oratori, scuole, associazioni, piccoli negozi e Sindaci impegnati. Comunità, insomma. Vere e unite. Scuole al centro. Con serietà ed efficacia. Stupisce il Ministro Valditara non riconosca nelle aree montane del Paese un laboratorio straordinario e bellissimo di formazione e generatività, che al posto di essere limitato e abbandonato con le chiusure, andrebbe piuttosto rafforzato, potenziato con investimenti, supportato con politiche durature, oltre ogni steccato che frammenta la politica ma non le classi, la forza del dialogo, la capacità di integrazione e relazione. Che la scuola ha sempre saputo fare e sempre saprà fare. Per il bene delle comunità della montagna, aperta e inclusiva per storia e natura".
Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.
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30/03/2024, 13:33 |
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Marco
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NASCE IL SINFOR, TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE FORESTE IN UN SITO. UNCEM: ORA GESTIONE E SGUARDO NUOVO SUI BOSCHI ITALIANI Nasce il nuovo Sistema Informativo Forestale Nazionale (SINFor), promosso dal MASAF e realizzato dal Centro Politiche e Bioeconomia e dal Centro Foreste e Legno del CREA, in collaborazione con il Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), con l'obiettivo di raccogliere tutte le informazioni statistiche, amministrative, cartografiche e ambientali inerenti alla materia forestale. "Ne siamo molto contenti come Uncem - afferma Marco Bussone, Presidente nazionale - il Sinfor racconta le nostre foreste e ci dice come possiamo agire. È uno strumento di attuazione della Strategia forestale e del Testo unico forestale nazionale. Finalmente abbiamo una banca dati nazionale unitaria, che con Alessandra Stefani, DG delle Foreste al Ministero, si è costruita con decine di attori al tavolo e il protagonismo virtuoso del CREA guidato da Raoul Romano. Uncem ha fatto la sua parte e continuerà sa farla. Il Sinfor è strumento di lavoro per professionisti ed Enti locali, dà uno sguardo nuovo sui nostri boschi italiani. Verrà aggiornato e serve a tutti, a partire dalle Regioni che sulle politiche forestali devono fare di più, investire più risorse economiche, coordinare Enti locali montani e soggetti privati. Uncem farà la sua parte anche in queste azioni di pianificazione e futuro". Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem. Il SINFor, in costante aggiornamento in base ai dati forniti dai vari attori coinvolti, è consultabile al seguente indirizzo: https://sinfor.sian.it
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02/04/2024, 13:29 |
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