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Provincia Autonoma di Trento
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Marco
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Lunedì 16 aprile alle 12.30 la premiazione di un concorso e la consegna di attestati Eventi a Vinitaly presso lo stand della Fondazione Mach E' in programma lunedì 16 aprile 2018, alle ore 12.30, a Vinitaly, presso lo stand della Fondazione Edmund Mach presso il Padiglione 3 – Stand F2, la cerimonia di premiazione del concorso “ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio” alla presenza del Presidente Andrea Segrè, del Direttore generale, Sergio Menapace, e del Presidente del Consorzio Vini del Trentino, Bruno Lutterotti. Seguirà la consegna degli attestati del 5° corso di wine export management e la presentazione della pubblicazione “Vinum Sanctum, vinum de Xanto” sull'origine della denominazione “Vino Santo”. Nello stand dedicato ai vini della cantina FEM, seguirà un piccolo rinfresco curato dagli studenti del Centro Istruzione e Formazione.
1) 2° Concorso“ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio”. La manifestazione, che si è svolta il 5 e 6 aprile scorso, è stata organizzata dalla Fondazione Edmund Mach col patrocinio dei Comuni della Piana Rotaliana (San Michele all'Adige, Mezzolombardo e Mezzocorona) e ha contato sul supporto delle sezioni Assoenologi di Trentino ed Alto Adige-Südtirol . Centoundici etichette in gara, 55 cantine della regione Trentino Alto Adige-Südtirol, quattro tipologie di vino ovvero Teroldego, Marzemino, Traminer aromatico e Gewürztraminer, tre commissioni e una trentina di esperti tra enologi, enotecnici, sommelier e giornalisti del settore. Un concorso enologico vero e proprio, autorizzato dal Ministero delle politiche agricole ed economiche, che valorizza i vitigni del territorio, ma caratterizzato da una notevole valenza didattica visto il coinvolgimento degli studenti della Fondazione Edmund Mach. Il concorso è stato curato dal Centro Istruzione e Formazione. Obiettivo è far conoscere le unicità delle produzioni enologiche di territorio: vitigni autoctoni o interpretazioni territoriali di vitigni internazionali. Quest'anno i vini protagonisti sono Teroldego Rotaliano DOC, Trentino DOC Marzemino, Trentino DOC Traminer aromatico e Südtirol – Alto Adige DOC Gewürztraminer. Saranno premiate le prime tre posizioni di ogni categoria e le categorie in gara sono otto.
2) Consegna attestati 5^ edizione corso WEM. La quinta edizione dell'Executive Master in Wine Export Management si è svolta dal 26 gennaio al 27 maggio 2017. Al percorso di eccellenza per la formazione vitienologica hanno partecipato 25 corsisti, selezionati da oltre una ottantina di candidati. Il coso ha negli anni ha consolidato una sua specifica struttura didattico/formativa, poiché avere competenze di export management è un’esigenza di figure professionali molto diverse nel mondo del vino. Il piccolo produttore, magari vitivinicoltore, l’enologo “tuttofare” della piccola cantina, il responsabile commerciale della piccola e media azienda, il proprietario/imprenditore che si occupa a 360° della gestione, il giovane laureato che desidera acquisire competenze anche nel settore dell’export del vino. Sono tante le figure professionali che hanno bisogno di acquisire le “skill” specifiche dell’export management.
3) “Vinum Sanctum, vinum de Xanto”. Sarà presentata la pubblicazione sull'origine della denominazione “vino santo” edita dalla Fondazione Edmund Mach e curata da Marco Stenico. Si tratta di un saggio dedicato all'uva Nosiola e al suo nobile figlio il “Vino santo” della trentina Valle dei Laghi. Il libro è frutto di una ricerca a carattere storico condotta esclusivamente su fonti documentarie e bibliografiche individuate attraverso una ricerca di archivio principalmente in ambito trentino, ma anche lombardo e veneto, che copre un periodo che va dal secolo XIII al primo Ottocento.
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13/04/2018, 7:03 |
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Marco
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A Vinitaly presso lo stand della cantina nel padiglione Trentino l'evento FEM Vinitaly, premiate le cantine vincitrici del 2° concorso vini territorio Nella prestigiosa cornice di Vinitaly, il 52° salone internazionale dei vini e distillati, si è svolta oggi la cerimonia di premiazione del concorso sui vini del territorio organizzato dalla Fondazione Edmund Mach e dedicato quest'anno a Teroldego, Marzemino, Traminer aromatico e Gewürztraminer, concorso che si è svolto il 5 e 6 aprile scorso a San Michele col patrocinio dei Comuni della Piana Rotaliana e la collaborazione delle sezioni trentine e altoatesine di Assoenologi. Hanno preso parte all'evento il presidente FEM, Andrea Segrè, il presidente del Consorzio Vini del Trentino, Bruno Lutterotti, il direttore generale, Sergio Menapace, e il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì. E' seguita la consegna degli attestati del 5° corso di wine export management e la presentazione della pubblicazione “Vinum Sanctum, vinum de Xanto” sull'origine della denominazione “Vino Santo”. Infine il brindisi con i vini dell'azienda agricola della Fondazione Mach e l'assaggio dei prodotti (salumi, formaggi e confettura) preparati dagli studenti dell'indirizzo trasformazione agroalimentare della formazione professionale.
L'evento si è svolto nello stand dedicato ai vini della cantina FEM. Il presidente Andrea Segrè ha spiegato che “si tratta di un concorso enologico a tutti gli effetti, ma caratterizzato da una forte valenza didattica, visto il forte coinvolgimento degli studenti che hanno contribuito alla fase organizzativa ma anche di degustazione e valutazione a fianco degli esperti”. Ed ha sottolineato l'importante ruolo svolto dal Centro Istruzione e Formazione, istituto che verrà premiato come “scuola di eccellenza” nell'ambito di Vinitaly al 4° concorso enologico degli istituti agrari d'Italia.
2° Concorso“ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio”. La manifestazione, che si è svolta il 5 e 6 aprile scorso, è stata organizzata dalla Fondazione Edmund Mach col patrocinio dei Comuni di San Michele all'Adige, Mezzolombardo e Mezzocorona, e ha contato sul supporto delle sezioni Assoenologi di Trentino ed Alto Adige-Südtirol. Centoundici etichette in gara, 55 cantine della regione Trentino Alto Adige-Südtirol, quattro tipologie di vino ovvero Teroldego, Marzemino, Traminer aromatico e Gewürztraminer, tre commissioni e una trentina di esperti tra enologi, enotecnici, sommelier e giornalisti del settore. Un concorso enologico vero e proprio, autorizzato dal Ministero delle politiche agricole ed economiche, che valorizza i vitigni del territorio. Il concorso è stato curato dal Centro Istruzione e Formazione, in particolare da Salvatore Maulee Andrea Panichi, con l'obiettivo di far conoscere le unicità delle produzioni enologiche di territorio: vitigni autoctoni o interpretazioni territoriali di vitigni internazionali. Quest'anno i vini protagonisti sono Teroldego Rotaliano DOC, Trentino DOC Marzemino, Trentino DOC Traminer aromatico e Südtirol – Alto Adige DOC Gewürztraminer. Sono state premiate le prime tre posizioni di ogni categoria e le categorie in gara erano otto.
Consegna attestati 5^ edizione corso WEM. Sono stati consegnati gli attestato ai partecipanti della quinta edizione dell'Executive Master in Wine Export Management che si è svolta dal 26 gennaio al 27 maggio 2017 a San Michele. Al percorso di eccellenza per la formazione vitienologica hanno partecipato 25 corsisti, selezionati da oltre una ottantina di candidati. Fino ad oggi il corso ha formato più di cento manager del vino. Come ha spiegato il direttore generale, Sergio Menapace, il corso negli anni ha consolidato una sua specifica struttura didattico/formativa, poiché avere competenze di export management è un’esigenza di figure professionali molto diverse nel mondo del vino. Il piccolo produttore, magari vitivinicoltore, l’enologo “tuttofare” della piccola cantina, il responsabile commerciale della piccola e media azienda, il proprietario/imprenditore che si occupa a 360° della gestione, il giovane laureato che desidera acquisire competenze anche nel settore dell’export del vino. Sono tante le figure professionali che hanno bisogno di acquisire le “skill” specifiche dell’export management.
“Vinum Sanctum, vinum de Xanto”. Michele Pontalti ha presentato la pubblicazione sull'origine della denominazione “vino santo” edita dalla Fondazione Edmund Mach e curata da Marco Stenico. Si tratta di un saggio dedicato all'uva Nosiola e al suo nobile figlio il “Vino santo” della trentina Valle dei Laghi. Il libro è frutto di una ricerca a carattere storico condotta esclusivamente su fonti documentarie e bibliografiche individuate attraverso una ricerca di archivio principalmente in ambito trentino, ma anche lombardo e veneto, che copre un periodo che va dal secolo XIII al primo Ottocento.
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17/04/2018, 20:53 |
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Marco
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A Rovereto focus su una filiera, quella biologica trentina, che “pesa” 478 mila tonnellate l’anno e coinvolge 1.214 operatori economici, per una superficie coltivata di 9 mila ettari
“Vendere in Germania. Il biologico come fattore di competitività”: martedì 15 maggio il seminario in Trentino Sviluppo
Un tedesco su quattro è attratto dai prodotti biologici trentini, in particolare olio, pasta, gelati, vino, mele e formaggi. A dirlo è il report “Vendere in Germania”, commissionato da Trentino Sviluppo alla consultancy Nielsen, i cui risultati verranno presentati martedì 15 maggio dalle ore 9 alle 16 al Polo Tecnologico di Rovereto. Durante il seminario, ad ingresso libero, i consulenti Giuseppe Palleschi, Giorgio Pedrazzini e Vincenzo Esposito, offriranno una panoramica sulle certificazioni propedeutiche all’esportazione di prodotti alimentari e illustreranno le ragioni legate alla salute e le motivazioni etiche che spingono i consumatori tedeschi a spendere fino al 15% in più per acquistare dei prodotti biologici. A fine workshop verrà proposto un approfondimento sulle iniziative di Trentino Sviluppo a sostegno dell’internazionalizzazione della filiera biologica locale: un settore di nicchia ma in continua crescita, che conta ben 478 mila tonnellate di prodotti l’anno e coinvolge 1.214 operatori economici, per un totale di 9 mila ettari di superficie coltivata sul territorio provinciale.
Autenticità, tracciabilità e rispetto dell’ambiente: questi i driver di competitività dei prodotti biologici trentini sul mercato tedesco secondo l’analisi di benchmark commissionata a inizio anno da Trentino Sviluppo alla consultancy Nielsen. I risultati dell’indagine verranno presentati martedì 15 maggio dalle ore 9 alle 16 al Polo Tecnologico di Rovereto (Sala Meeting, via Zeni 8) in occasione del seminario ad ingresso libero “Vendere in Germania. Il biologico come fattore di competitività”. Una filiera, quella biologica, che in Trentino “pesa” ogni anno 478 mila tonnellate di prodotti alimentari e coinvolge 1.214 operatori (1.078 produttori, 134 trasformatori, 2 importatori), per un totale di 9 mila ettari coltivati, pari al 5,8% della superficie agricola locale. Un’economia di nicchia dunque, ma con importanti margini di crescita. In Germania per esempio - su un campione di 2 mila intervistati di età compresa tra i 18 e i 44 anni - una persona su due si dichiara pronta a spendere fino al 15% in più per acquistare un prodotto biologico. Alla base della scelta ragioni legate alla salute (genuinità, alta qualità, minor uso di additivi e conservanti) e all’etica (miglior trattamento degli animali, rispetto dell’ambiente). Il prodotto bio più venduto in Germania sono le mele, seguite dai formaggi, tra cui quelli come il grana o i formaggi trentini di montagna. Alto potenziale sul mercato tedesco hanno poi il vino, lo spumante, i salumi, i gelati, la pasta e l’olio prodotti sul nostro territorio, molto apprezzato da chi ha avuto modo di assaggiarne la variegata offerta culinaria, ma ancora sconosciuto al 47% dei tedeschi. Ulteriori dati e casi studio verranno proposti in occasione del seminario dal consulente in agricoltura biologica Giuseppe Palleschi, che offrirà una panoramica sulle certificazioni obbligatorie e facoltative per esportare generi alimentari in un contesto globale. A seguire, i consulenti Giorgio Pedrazzini e Vincenzo Esposito si concentreranno sulla percezione dei prodotti biologici e sulla propensione del consumatore all’acquisto, con un particolare focus sulle barriere all’entrata e sulle potenzialità di tale mercato. Il seminario si concluderà con un approfondimento sulle iniziative nel campo del biologico promosse da Trentino Sviluppo, ovvero la promozione dei prodotti trentini nello store di Eataly a Monaco di Baviera (ottobre 2018), il percorso di preparazione all’entrata nella grande distribuzione tedesca e la partecipazione collettiva alla fiera Biofach di Norimberga nel febbraio 2019.
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11/05/2018, 18:00 |
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Marco
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Nell'ambito del Festival dell'economia di Trento venerdì 1 giugno alle 17 al Castello del Buonconsiglio Smart & green: l'agricoltura del futuro al Festival dell'Economia di Trento
Che cosa è la (climate) smart agriculture e quale contributo può dare la tecnologia agli agricoltori di oggi e domani? Al Festival dell'Economia di Trento, venerdì 1° giugno, alle ore 17, al Castello del Buonconsiglio la Fondazione Edmund Mach organizza l'incontro “Smart & green: l'agricoltura del futuro”. Moderato dal presidente Andrea Segrè l'evento vedrà intervenire gli esperti Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo, Daniel Zimmer, direttore del tema “Sustainable Land Use” di Climate Kic e Fabio Zottele tecnologo della Fondazione Edmund Mach per un approfondimento sulle prospettive dello sviluppo locale e sui percorsi di formazione a supporto dell'economia rurale. L'evento sarà trasmesso in streaming dal sito del Festival dell'Economia.
Sempre il primo giugno, il presidente Andrea Segrè interverrà alla tavola rotonda sul tema Trasferimento tecnologico e sviluppo d’impresa organizzata da HIT che si terrà alle ore 14.30, nell'aula magna della Facoltà di Giurisprudenza. Lo stesso giorno, la FEM, raccogliendo l'invito della Fondazione Demarchi, porterà in Piazza Santa Maria Maggiore, alcune delle sue più recenti iniziative focalizzate sul tema del Festival dell'Economia 2018. Al mattino, dalle 9 alle 12, assieme ad HIT, si svolgerà l'evento Climathon Youth in cui giovani delle scuole trentine cercheranno di proporre delle soluzioni innovative rispetto ai temi del cambiamento climatico. Soluzioni che potranno spaziare dai campi della comunicazione, dell'educazione e del mondo del lavoro. Al pomeriggio, alle ore 15, verrà presentato il progetto AlpJobs, iniziativa finanziata dal Parlamento Europeo che vede come capofila la Fondazione Edmund Mach per conto della Provincia Autonoma di Trento. Obiettivo principale del progetto è la prefigurazione non solo dei lavori ma anche delle competenze che potrebbero essere effettivamente presenti nel non lontano 2030 in contesti montani alpini. Il progetto prevede un'analisi della situazione attuale e degli elementi di cambiamento nonché delle opportunità suggerite dai diversi attori delle filiere più caratteristiche presenti in aree selezionate del Trentino, Alto Adige, Svizzera, Austria e Slovenia caratterizzate da una forte ruralità. Durante l'incontro saranno presenti alcuni dei partner del progetto e verranno presentati le finalità del progetto, il modello scientifico di riferimento ed alcuni dei primi risultati.
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29/05/2018, 7:08 |
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Marco
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Si è svolto oggi presso l'aula magna FEM l'incontro del progetto EFH rivolto al mondo produttivo Dieta mediterranea alpina: ecco gli ingredienti. Al via lo studio clinico in Euregio con la somministrazione a 249 pazienti obesi E' stato presentato, oggi, a San Michele al mondo produttivo dell' Euregio il progetto Ambiente Alimenti e Salute (EFH- Environment, Food and Health), progetto che punta a promuovere l’invecchiamento in salute e la lotta all'obesità della popolazione dei tre territori dell'Euroregione con un approccio multidisciplinare basato sulla qualità nutrizionale del cibo e la sostenibilità. Focus, in particolare, sugli ingredienti principali della Dieta mediterranea alpina ipocalorica che sarà testata nello studio clinico del progetto EFH. Il progetto è coordinato da FEM e coinvolge nove centri di ricerca in ambito Euregio con le Provincie di Trento, Bolzano e Innsbruck e la collaborazione del GECT Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino. Con il coinvolgimento delle aziende sanitarie di Trento e Bolzano saranno somministrati per sei mesi tre tipi di dieta a 249 soggetti obesi suddivisi in tre gruppi di età compresa tra 18 e 65 anni, tra cui appunto una dieta “mediterranea alpina” cioè una dieta che segue i principi della dieta mediterranea, coniugandola tuttavia con prodotti tipici della filiera agro-alimentare alpina. L'obiettivo finale è valutare e comprendere i risultati ottenibili con i tre diversi approcci clinici alla gestione dell’obesità.
All'incontro di oggi, moderato da Valentina Piffer del GECT Euregio,sono intervenuti il presidente FEM, Andrea Segrè, il professore del Centro Agricoltura Alimenti ambiente, Fulvio Mattivi, il dirigente del Servizio dietetica e nutrizione clinica dell'Apss di Trento, Carlo Pedrolli, il direttore del Centro Laimburg, Micheal Oberhuber, e il professore Werner Zwerschke dell'Università di Innsbruck. Con un videomessaggio il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, ha ricordato che questo è un progetto a cui il Trentino guarda con molta attenzione. “E' un progetto euroregionale e questo è un fatto molto positivo perché dobbiamo saper mettere assieme il meglio dei tre territori - Tirolo, Süditirol e Trentino- e valorizzare ciò che sanno fare molto bene nel settore agroalimentare. Oggi ci rivolgiamo, in particolare, agli imprenditori agricoli affinché vedano in questo progetto una sfida e una occasione di innovazione, un progetto che dia ancora più fiducia a questo settore che sta conoscendo una stagione positiva, ma ha bisogno di esplorare vie nuove, fatte anche di connessioni col mondo della ricerca. E poi c'è la dimensione del benessere e della salute delle persone, che passa anche da quello che mangiamo, e da come ci nutriamo. E penso che i nostri prodotti alpini abbiano molto da dire in questa direzione”.
Il presidente FEM, Andrea Segrè, ha sottolineato che “in questo progetto, che è perfettamente in linea con le priorità europee, i produttori locali non sono semplici fornitori di alimenti bensì veri e propri partner coinvolti nella progettazione e nell’innovazione. Il pool di scienziati del consorzio euroregionale nato con questa iniziativa sta lavorando a stretto contatto con il mondo agricolo per trovare soluzioni che abbiano impatti positivi sulla salute umana, sull’ambiente e sull’economia”. La dieta del progetto EFH. Saranno somministrate per sei mesi consecutivi essenzialmente tre tipi di dieta: una dieta tradizionalmente ipocalorica; una dieta cosiddetta “mima digiuno” (fasting mimicking diet) in cui si ha una forte restrizione calorica 2 giorni non consecutivi alla settimana; una dieta “mediterranea alpina” cioè una dieta che segue i principi della dieta mediterranea, coniugandola tuttavia con prodotti tipici della filiera agro-alimentare regionale. E' scientificamente dimostrato che la dieta mediterranea è un modello alimentare che apporta benefici su malattie metaboliche, infiammatorie e dell'invecchiamento grazie a fibra alimentare, polifenoli, acidi grassi e fonti proteiche. Ai partecipanti verranno dati consigli alimentari tramite piano dietetico personalizzato per aumentare la compliance e in aggiunta verranno forniti alimenti regionali e le indicazioni/suggerimenti su modalità di preparazione e quantità settimanali, in linea con la piramide della dieta mediterranea. Tra gli alimenti regionali sono inclusi minestrone di verdure con segale e farro (con verdure della Val di Gresta, IGP e cereali Regiokorn), vellutata di verdure, crauti, pesce di fiume (trota e salmerino alpino), olio extravergine di oliva del Garda Trentino, mele e snack di mela, formaggi magri (Trentingrana e/o Spressa) e yogurt magro (Latterie Alto Adige), carne rossa, snack a base di piccoli frutti, snack a basso indice glicemico con noci del Bleggio. Lo studio. Durerà 12 mesi ed ogni paziente sarà sottoposto a valutazione antropometrica (peso, altezza, ecc.), clinica (pressione, frequenza cardiaca), ma anche valutazione dietetica, dell'attività fisica, dello stato di salute e della funzionalità intestinale, prelievo del sangue venoso. Con successivi esami di laboratorio negli ospedali e alla FEM analisi dei campioni di feci e urine per il profilo metabolico urinario e plasmatici e analisi metagenomica del microbiota intestinale. I pazienti dovranno attenersi alle regole della dieta ma saranno invitati a seguire abitudini alimentari sane e praticare una moderata attività fisica Fare un inventario delle produzioni di elevata qualità nutrizionale dei territori alpini che sono più in linea con i dettami della dieta Mediterranea- ha spiegato il professore del C3A. Fulvio Mattivi - permetterà di testarli nel contesto del contrasto all'obesità. Con la finalità ultima di identificare percorsi alimentari sostenibili che passano per un oculato uso dei cibi locali, promuovendone la disponibilità e identificando i prodotti ricchi in composti attivi essenziali e che possono far parte di uno stile di vita sano idoneo a mantenere lo stato di salute” Carlo Pedrolli, dirigente del Servizio dietetica e nutrizione clinica dell'Apss di Trento, ha spiegato che lo studio è molto ambizioso e vuole confrontare su una casistica selezionata di pazienti obesi l’effetto sul peso e sui principali determinanti metabolici e del microbiota tre regimi dietetici diversi: “Questo studio - ha detto- non ha precedenti e anche le collaborazioni preziose e stimolanti al di qua e al di là del Passo del Brennero promettono innovazione scientifica e, ci auguriamo, anche ricadute sia sulla filiera agroalimentare alpina che sull’industria di trasformazione alimentare della stessa regione”. A sottolineare l'approccio multidiscipliare dei quattro partner dell'Alto Adige è stato il direttore di Laimburg, Micheal Oberhuber. Ospedale di Bolzano, Università libera di Bolzano, Centro di ricerca Eurac e Laimburg interagiranno nel progetto con un approccio multidisciplinare. “Il progetto si concentra sugli alimenti Euregio, con particolare attenzione, in Alto Adige, sulla produzione lattiero-casearia locale sostenibile, l'influenza del suolo sulla crescita delle piante e degli animali e sui loro aspetti benefici nel ridurre l'incidenza dell'obesità e si fornirà nello studio clinico anche l'esperienza nel trattamento dei dati sulla genomica umana”. Tra i prodotti coinvolti e testati nello studio EUREGIO, l'Alto Adige contribuirà una fornitura essenziale di mele, cereali e prodotti caseari. Werner Zwerschke dell'Università Leopold-Franzens di Innsbruck e coordinatore del gruppo di ricerca " Cell Metabolism and Differentiation" ha spiegato che nell'ambito di quest'ultimo progetto è stato dimostrato che la restrizione calorica aumenta lo stato di salute negli animali, compresi i primati non umani. “Gli studi che utilizzano la metabolomica dimostrano che molte molecole associate alle diete di restrizione calorica e alle loro attività fisiologiche derivano dall'ospite combinato: il metabolismo del microbiota intestinale. Tali metaboliti sono candidati per mimetici di restrizione calorica. A Innsbruck puntiamo a studiare l'impatto dell'ospite: metaboliti del microbiota intestinale sulle vie della longevità nelle cellule staminali adipose e negli adipociti”. sc
Numeri e premesse del progetto L'obesità. E' una condizione medica che a livello globale è in continuo aumento. In Europa colpisce il 21,5 % dei maschi e il 24,5 delle femmine Se il trend continua nel 2030 il 60 percento della popolazione mondiale si troverà in condizione di sovrappeso e obesità, cause di diabete tipo 2, ipertensione arteriosa e cardiopatia ischemica. Secondo il rapporto Osservasalute in Italia nel 2015 più di un terzo della popolazione adulta risulta obesa (35,5 per cento della popolazione, cioè una persona su dieci). Le regioni del Sud presentano la prevalenza più alta di persone maggiorenni obese e in sovrappeso. In provincia di Bolzano la percentuale delle persone in sovrappeso è del 7,8 per cento e in Trentino il 27,8 per cento. Sovrappeso e obesità sono costantemente monitorati dall'Osservatorio per la salute della Provincia autonoma di Trento (vedere scheda). Il progetto EFH, coordinato dalla Fondazione Edmund Mach, coinvolge nove centri di ricerca in ambito Euregio e Le altre istituzioni di ricerca protagoniste di questo progetto sono il Servizio di Nutrizione Clinica dell'Ospedale di Bolzano, il Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell'Ospedale Santa Chiara, la Libera Università di Bolzano, l'Università degli studi di Trento, l'Accademia Europea di Bolzano (EURAC), la Leopold Franzens University Innsbruck, il Centro di Sperimentazione Laimburg e University for Health Sciences, Medical Sciences and Technology di Hall in Tirol.
Braccio di studio / Intervento (dietoterapia) G0 (gruppo di controllo) dieta ipocalorica standard (deficit energetico di -700 kcal rispetto al fabbisogno energetico giornaliero = 25 kcal/peso ideale/die, con alimenti abituali) G1(gruppo dieta mediterranea alpina) dieta ipocalorica mediterranea regionale (deficit energetico di -700 kcal rispetto al fabbisogno energetico giornaliero = 25 kcal/peso ideale/die, con alimenti funzionali regionali) G2 (gruppo intermittent fasting 5:2) dieta digiuno intermittente: restrizione calorica per 2 giorni alla settimana non consecutivi (600 kcal/die) e 5 giorni alla settimana dieta libera (ad libitum)
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12/06/2018, 9:18 |
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Grazie ad uno studio condotto dal C3A la riscoperta nella vite selvatica di geni andati perduti nei processi di domesticazione
Dalla “bisnonna” selvatica della vite i geni della resilienza
La vite selvatica, antenata della vite europea coltivata in tutto il mondo, è una fonte preziosa per il miglioramento genetico nell’ottica di un’agricoltura più sostenibile. Possiede infatti delle peculiarità “innate” che, se recuperate attraverso il miglioramento genetico, potrebbero conferire maggiore resilienza alla vite domestica per quanto riguarda le sfide del cambiamento climatico, dalla resistenza al deficit idrico, alle alte temperature e agli attacchi di patogeni. Lo dimostra uno studio coordinato dai ricercatori del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, struttura accademica congiunta Università di Trento - Fondazione Edmund Mach (C3A) in collaborazione con l’Università della California, pubblicato sulla rivista del gruppo Nature “Horticulture Research”.
“La ricerca sul genoma della vite a San Michele all’Adige si conferma ancora una volta all’avanguardia, con una forte vocazione internazionale e con una predilezione per tematiche che hanno una forte valenza applicativa per l’agricoltura”, sottolinea il presidente della Fondazione Edmund Mach, Andrea Segrè. Finora i programmi di miglioramento genetico della vite si sono concentrati solo sulle resistenze presenti nella specie di Vitis americane. Il team internazionale di studiosi, invece, ha voluto confrontare 48 vitigni di Vitis vinifera sativa – quella attualmente coltivata – con 44 individui di Vitis sylvestris, ovvero il progenitore selvatico, risequenziandone parzialmente i genomi e scoprendo ben 55 mila polimorfisimi di singolo nucleotide (SNP). Studiando le differenze tra sottospecie coltivata e selvatica, i ricercatori sono riusciti a riscoprire geni o varianti geniche andati perduti nei processi di domesticazione, che invece in passato erano stati utili alla pianta selvatica per sopravvivere alle difficoltà dell’ambiente.
La domesticazione, infatti, si è concentrata soprattutto sugli aspetti legati alla qualità del frutto, dando però vita a specie più dipendenti dalle pratiche agricole (fertilizzazione, irrigazione, diserbo e difesa) rispetto a quelle antiche. Negli ultimi due secoli la specie sylvestris è diminuita drasticamente a causa dei patogeni arrivati dal Nord America e dall’impatto antropico sugli habitat. “Le viti selvatiche europee sono a rischio di estinzione – conferma la coordinatrice del team internazionale e docente C3A Stella Grando - ma nelle collezioni di germoplasma e nelle regioni dell’Asia centrale ci sono ancora delle risorse da esplorare che speriamo attirino una maggiore attenzione dei breeder e di chi può favorire la salvaguardia delle specie selvatiche”.
Gli studi in laboratorio a San Michele all’Adige sono stati preceduti da un lungo lavoro preparatorio sull’intero germoplasma di vite conservato nei campi della Fondazione Edmund Mach per scegliere i genotipi più rappresentativi e valutare l’autenticità del materiale selvatico conservato ex-situ. Essendo l’incrocio tra vite “moderna” e la sua “bisnonna” selvatica un accoppiamento intra-specie, vitigni innovativi derivati da sylvestris non avrebbero limiti per le Denominazioni di origine controllata (DOC) e nessuna caratteristica negativa sarebbe conferita ai vini. Inoltre, in virtù della maggiore tolleranza verso gli stress ambientali, gli esperti C3A-FEM stanno sperimentando le Vitis sylvestris come portinnesti per recuperare la radici ancestrali con maggiori capacità di adattamento. Allo stesso modo, in vari laboratori europei, si sta analizzando la tolleranza alla fillossera e alle malattie del legno, oltre alla capacità della specie selvatica di accumulare resveratrolo, un composto con proprietà antiossidanti, antiinfiammatorie, antitumorali e ipoglicemizzanti, come risposta all’attacco di Plasmopara viticola.
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03/07/2018, 19:08 |
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La dottoranda FEM ha analizzato i marcatori rilasciati dai moscerini durante l’oviposizione per utilizzarli nella lotta integrata Drosophila suzukii, Gabriella Tait premiata al Congresso europeo di Entomologia Gabriella Tait, dottoranda alla Fondazione Edmund Mach, è stata premiata per la sua presentazione orale all’undicesimo Congresso Europeo di Entomologia svoltosi dal 2 al 6 luglio a Napoli. La ricercatrice trentina ha convinto la giuria di esperti con uno speech sulla lotta integrata al moscerino della frutta Drosophila suzukii. L’unità di entomologia agraria di San Michele all’Adige, infatti, per la prima volta ha caratterizzato i marcatori rilasciati dagli insetti durante l’oviposizione come possibili strumenti per interferire sulla diffusione della Drosophila, specie aliena particolarmente dannosa per i piccoli frutti.
Gabriella Tait, laureata in Biologia a Pavia e vincitrice di una borsa di dottorato in convenzione con l’Università degli studi di Udine, ha ottenuto il riconoscimento assieme ad altri quattro studenti da Svezia, Belgio, Polonia e Stati Uniti durante il Congresso organizzato a Napoli dall’Accademia nazionale italiana di entomologia, dalla Società entomologica italiana e dall’Università di Napoli. All’evento, il più importante meeting europeo sul tema, hanno partecipato oltre un migliaio di esperti da 65 Paesi, con 500 speaker intervenuti in cinque giorni.
La presentazione della dottoranda trentina è stata inserita nella sezione “Chemical ecology and multitrophic interactions”. Nei quindici minuti a disposizione, Gabriella Tait ha illustrato il suo lavoro sulle dinamiche di oviposizione della Drosophila suzukii, che hanno messo in evidenza come il parassita tenda a marcare la superficie del frutto con un liquido la cui funzione e presenza non era mai stata evidenziata in passato. Gli esperimenti di laboratorio hanno permesso di definire la composizione del liquido e dimostrare come la marcatura sia in effetti un indicatore per le altre femmine di un buon substrato di crescita per la progenie. In questo modo le femmine di Drosophila risultano attratte dai frutti marcati.
Grazie a queste nuove informazioni sarà possibile mettere a punto nuove tecniche di attrazione, di interferenza e di manipolazione del movimento dell’insetto, basandosi direttamente su ciò che la specie produce naturalmente. Il premio è un’ulteriore conferma del valore della ricerca FEM nel settore entomologico, dopo la realizzazione del primo vigneto vibrazionale al mondo.
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20/07/2018, 7:09 |
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Marco
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Mercoledì 18 ottobre a Riva la conferenza di Fulvio Mattivi sul ruolo salutistico della mela “Quante mele al giorno tolgono il medico di torno”?
Ci sarà anche un intervento della Fondazione Edmund Mach nell’ambito del 51° congresso nazionale SITI, la Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica, in programma dal 17 al 20 ottobre a Riva del Garda. La conferenza del professore Fulvio Mattivi, moderata da Patrizio Caciagli, direttore dell’Area servizi APSS di Trento e dell’Unità operativa multizonale di patologia clinica, dal titolo “Quante mele al giorno tolgono il medico di torno?” presenterà i risultati degli studi condotti dai ricercatori del Dipartimento Qualità Alimentare e Nutrizione della FEM finalizzati a capire il ruolo salutistico della mela.
Le ricerche hanno seguito un percorso che ha utilizzato inizialmente un modello in vitro di fermentazione microbica intestinale, e successivamente condotto interventi nutrizionali sull’uomo con somministrazione di mela in acuto oppure prolungata per otto settimane. E’ stato coinvolto un ampio gruppo di ricercatori, coordinati da Fulvio Mattivi, Kieran Tuohy e Francesca Fava, e tutto ciò è stato reso possibile grazie al sostegno di progetti europei (FoodBall, Cabala_Diet&Health) e nazionali (Ager), ed alla collaborazione con i produttori nazionali (Melinda, Macè). “I risultati ottenuti -spiegano i ricercatori- indicano come le mele, ed in particolare la mela Renetta Canada, ma anche Golden Delicious e Pink Lady, abbiano la capacità di funzionare come efficaci pre-biotici in vitro, con un effetto sul microbiota intestinale superiore a quello indotto dalla fibra. Inoltre il microbiota intestinale risulta avere un ruolo decisivo per assicurare la biodisponibilità dei polifenoli della mela, largamente mediato dai batteri intestinali. Gli studi ancora in corso stanno delucidando i meccanismi tramite i quali le mele Renetta Canada, assunte regolarmente, possono ridurre significativamente il colesterolo totale ed LDL e alcune molecole di adesione vascolare importanti nell’insorgenza di ipertensione arteriosa”.
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16/10/2018, 19:34 |
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Marco
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Mercoledì 14 novembre, alle 8.30 alla Cantina sociale di Trento, tecnici dal Nord Italia a confronto
Afidi e neonicotinoidi: soluzioni a confronto
Nel mese di aprile i Paesi membri dell'Ue hanno approvano la proposta della Commissione europea che vieta l'utilizzo in pieno campo di tre agrofarmaci appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi. L’eliminazione di queste sostanze dai trattamenti in pieno campo porterà inevitabili cambiamenti nelle strategie di difesa. Il convegno in programma mercoledì 14 novembre, alle ore 8.30, presso la Cantina sociale di Trento, vedrà intervenite tecnici del Nord Italia e si propone di fare il punto sulle diverse soluzioni oggi possibili per la difesa dagli afidi delle pomacee. L’incontro sarà aperto dal direttore generale FEM, Sergio Menapace.
La coltivazione del melo può essere interessata da diverse specie di afidi caratterizzati da biologia e dannosità variabile. Due risultano però le specie di maggior interesse verso le quali si rende necessario garantire una protezione fitosanitaria: l’afide grigio e l’afide lanigero. Attualmente i programmi di difesa integrata prevedono una gestione combinata dei due afidi, attraverso interventi sia in fase pre-fiorale che post-fiorale. L’intervento in pre-fioritura è mirato principalmente verso le fondatrici dell’afide grigio, mentre il periodo post-fiorale contempla anche la gestione dell’afide lanigero. La maggioranza delle aziende frutticole del Nord Italia ha basato sui neonicotinoidi, ed in particolare su imidacloprid, la gestione post-fiorale degli afidi negli ultimi anni. Alla fine di aprile i Paesi membri dell'Ue hanno approvano la proposta della Commissione europea che vieta l'utilizzo in pieno campo di tre agrofarmaci appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi. Il provvedimento interessa i principi attivi imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam, utilizzati per la gestione aficida del melo e già sottoposti a restrizioni di impiego (solo trattamenti in post-fioritura) dal 2013. Le restrizioni nel portafoglio degli agrofarmaci, con le limitazioni d’uso dei neonicotinoidi, la comparsa di nuove molecole aficide e la recrudescenza dell’afide lanigero sono le principali motivazioni che hanno indotto FEM (Centro di Saggio) ad organizzare il convegno.
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09/11/2018, 7:41 |
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Marco
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Duecento partecipanti al convegno organizzato ieri dalla Fondazione Mach per i tecnici del Nord Italia Neonicotinoidi vietati, le nuove strategie di difesa in frutticoltura Come cambiano le strategie di difesa contro gli afidi del melo dopo il divieto di utilizzo in pieno campo dei neonicotinoidi attivo dalla fine di quest'anno? Duecento tecnici provenienti da tutto il Nord Italia ne hanno discusso ieri nel convegno organizzato dalla Fondazione Edmund Mach alla Cantina sociale di Trento. Tra i focus della giornata la sperimentazione nella ricerca di soluzioni alternative, sia chimiche sia agronomiche, guardando anche alle aziende biologiche.
"Il convegno organizzato da FEM - ha spiegato in apertura il direttore generale Sergio Menapace - si concentra sulle strategie di difesa delle pomacee nell'ottica dell'applicazione del PAN (Piano di azione nazionale) e del SQNPI (Sistema qualità nazionale di produzione integrata). I neonicotinoidi hanno rappresentato un gruppo di sostanze ad azione insetticida di rilevante importanza fitoiatrica e di certezza in termini di efficacia. Il divieto, che riguarda solo l’Europa, dimostra un’attenzione agli aspetti ambientali e alla tutela degli insetti non target e degli altri organismi viventi. Dai dati sperimentali emergono comunque strategie alternative che dovrebbero garantire tranquillità ai produttori per le strategie di difesa”.
Ad aprile i Paesi membri dell'Unione Europea hanno approvano la proposta della Commissione europea che vieta l'utilizzo in pieno campo di tre agrofarmaci appartenenti alla famiglia dei neonicotinoidi. Il provvedimento interessa i principi attivi imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam, utilizzati per la gestione aficida del melo e già sottoposti a restrizioni di impiego (solo trattamenti in post-fioritura) dal 2013. Attualmente i programmi di difesa integrata prevedono una gestione combinata dell'afide grigio e dell'afide lanigero attraverso interventi sia in fase pre-fiorale che post-fiorale. L'intervento in pre-fioritura è mirato principalmente verso le fondatrici dell'afide grigio, mentre il periodo post-fiorale contempla anche la gestione dell'afide lanigero.
Le limitazioni nel portafoglio degli agrofarmaci, ma anche la comparsa di nuove molecole aficide e la recrudescenza dell'afide lanigero, sono quindi le principali motivazioni che hanno indotto FEM (Centro di Saggio) ad organizzare il convegno che ha coinvolto i tecnici delle regioni frutticole Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino e Alto Adige.
"A fianco degli innegabili pregi fitoiatrici, efficacia, sistemia e persistenza - ha sottolineato Gastone Dallago, tecnologo della Fondazione Mach - i neonicotinoidi sono stati indicati come responsabili di effetti negativi sulle colonie di api e altri impollinatori selvatici. Qualche anno fa sono arrivate le prime limitazioni all'impiego (esclusivamente in post fioritura delle arboree e non come concianti) e dalla fine di quest'anno, imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam potranno essere impiegati ‘solo in serre permanenti o per la concia di sementi destinate a essere utilizzate soltanto in serre permanenti; la coltura così ottenuta deve rimanere all'interno di una serra permanente durante il suo ciclo di vita completo'". “In ogni caso dal punto di vista tecnico – ha evidenziato Dallago – ora sono percorribili più strade che stiamo proponendo e discutendo con le organizzazioni dei produttori”.
Dopo la mattinata dedicata alla tavola rotonda e agli interventi degli esperti, con la presentazione di alcuni risultati sperimentali ottenuti da FEM e Laimburg ponendo particolare attenzione agli esempi di aziende biologiche nelle quali le molecole utilizzabili sono ridotte, nel pomeriggio le ditte produttrici di fitofarmaci sia per il settore biologico sia integrato hanno presentato le loro proposte per la gestione degli afidi.
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15/11/2018, 21:20 |
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