Sono 34 i produttori coinvolti nell'iniziativa A RIVA ASSAGGI INTERNAZIONALI PER TRENTODOC
L'ottantesima edizione di “Expo Riva Schuh”, in programma dal 15 al 18 giugno, diventa un momento di importante promozione internazionale per Trentodoc. Domenica 16 sarà dedicata alle bollicine trentine con la distribuzione ai visitatori di coupon assaggio, da utilizzare in 19 locali del centro storico di Riva del Garda. Nei bar, hotel e ristoranti che hanno aderito all'iniziativa – ideata e promossa Consorzio RivainCentro con la collaborazione di Trentino Sviluppo Turismo e Promozione – sarà possibile sorseggiare un calice di metodo classico trentino dei 34 produttori partecipanti con prodotti tipici del territorio.
“Aperitivo Trentodoc in centro storico” è un'iniziativa di promozione che intende valorizzare il binomio tra le bollicine trentine e un'eccellenza del turismo provinciale come Riva del Garda, con i suoi vicoli più suggestivi, oltre che enfatizzare il legame tra la produzione vitivinicola ed il mondo della ristorazione. Dalle 18.30 alle 20.30 di domenica 16 giugno, dunque, porte aperte agli operatori e ai visitatori di “Expo Riva Schuh”. Nelle passate edizioni il numero di partecipazioni alla grande fiera della calzatura si è attestato attorno alle 12.000. Un evento dalla forte vocazione internazionale, che emerge con chiarezza dai numeri degli espositori (893 quelli stranieri sui 1.244 totali, con i nuovi ingressi di Messico, Albania e Lituania), ma anche dalle rilevazioni dell’O.V.E.R.S., l’Osservatorio Visitatori Expo Riva Schuh, che ha certificato la capacità della manifestazione di attirare buyer dalle nazioni più lontani e in particolare da Stati Uniti e Canada, primo paese Extra UE per numero di visitatori accreditati online. Il centro storico di Riva del Garda e i locali Caffè Gelateria Cristallo, Antico Caffè Maffei, Hotel Centrale, My Way Caffè, Ristorante Bellavista, Caffè Armani, Museo Alto Garda, Grand Hotel Riva, Mini White Bar, San Marco Cafè, Caffè Italia, Bar pasticceria Maroni, Pub all'Oca, Ristorante Kapuziner am See, Osteria Panesalame, Ristorante pizzeria Trieste, Ristorante pizzeria Maffei, Spiaggia degli Olivi, Bar gelateria punta Lido sono dunque pronti ad accogliere i visitatori con assaggi di Trentodoc e musica acustica dal vivo.
Rimarrà aperta a Villa Welsperg, in Val Canali fino al 30 settembre PRESENTATA LA MOSTRA "UROGALLO. IL SIGNORE DEI BOSCHI"
È stata presentata nei giorni scorsi in Provincia la mostra "Urogallo, il signore dei boschi" che rimarrà aperta fino al 30 settembre in Val Canali (Primiero) a Villa Welsperg, sede del Parco naturale Paneveggio-Pale di S.Martino. Alla presentazione erano presenti Giacobbe Zortea e Vittorio Ducoli, rispettivamente presidente e direttore del Parco, nonché l'esperto in galliformi Luca Rotelli. "La conservazione di una specie non passa solo attraverso la ricerca, ma anche e soprattutto attraverso la divulgazione delle conoscenze così maturate al grande pubblico ed agli operatori che lavorano negli ambienti in cui questa specie vive – ha detto il presidente Zortea. – Ciò vale anche per il Gallo cedrone o Urogallo al quale, nell’ottica di far conoscere meglio la biologia e l’ecologia di questo affascinante uccello, il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino dedica quest'anno la tradizionale mostra estiva allestita presso il Centro visitatori di Villa Welsperg in Val Canali".
Grazie alla mostra – che è curata da Cristina Zorzi e da Elena Luise, – attraverso testi, immagini, disegni e filmati in collaborazione con LungheFocali della Val di Fiemme, grandi e piccini saranno accompagnati nel mondo affascinante e in gran parte ancora sconosciuto di una delle più rare specie d’uccelli presenti sulle Alpi. Come affronta i rigori dell’inverno? Di che cosa si nutre? Quali sono i suoi predatori naturali? Quali caratteristiche devono avere i boschi perché la specie vi possa vivere? Perché i pulcini sono così delicati nelle prime settimane di vita? Come si deve comportare l’uomo quando frequenta i suoi habitat? sono tutte domande, insieme a molte altre, a cui "Urogallo. Il signore dei boschi" darà una risposta. "Con questa mostra – ha sottolineato il direttore del Parco Vittorio Ducoli, – vogliamo documentare un'attività di ricerca che dura da quattro anni, che abbiamo portato avanti avvalendoci di forze umane interne, della partecipazione dell'esperto Luca Rotelli, del sostegno dei Servizi provinciali e del coordinamento dell'Università di Friburgo. Quella del Gallo cedrone è una ricerca molto importante e la mostra che ne consegue è forse l'unica in tutto l'Arco Alpino su questa specie. L'aver scelto un animale così schivo e timido, che in pochi possono dire d'aver mai visto, preferendolo al più noto cervo, ad esempio, o al capriolo, è per il Parco una scommessa. Siamo altresì convinti che i nostri sforzi serviranno sensibilizzare tutte le categorie di utenti che a titolo diverso frequentano gli ambienti del Gallo cedrone, in quanto la sua conservazione in futuro potrà essere garantita solo attraverso un utilizzo ed una frequentazione più consapevole degli ambienti in cui la specie è ancor oggi presente. Questa mostra ha l’obiettivo di far conoscere da vicino il mondo misterioso di questo affascinante uccello che ancora popola i boschi di montagna, affinché tutti possano contribuire, con un comportamento più attento, alla sua conservazione". LA MOSTRA È quindi toccato all'esperto Luca Rotelli entrare nei contenuti della mostra. "Il Gallo cedrone o Urogallo – ha detto l'esperto, – è un raro uccello che vive nei boschi di montagna delle Alpi centro-orientali, mentre nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino è presente con una popolazione stimata in circa 200 esemplari, 100 maschi e 100 femmine. In tutto il Trentino, invece, in primavera si muovono all'incirca un migliaio di maschi". Di tutte le 18 specie di tetraonidi che si conoscono al mondo, il Gallo cedrone è quella di più grosse dimensioni: caratterizzata da un elevato dimorfismo sessuale, i maschi, superando i quattro chilogrammi di peso, sono circa il doppio delle femmine e sono caratterizzati da un piumaggio più appariscente in cui prevalgono il grigio del collo, il verde metallico della parte superiore del petto ed il nero-brunastro delle altre parti del corpo, fittamente punteggiate di macchie bianche nella zona dell’addome e del sottocoda. Le femmine invece hanno una colorazione più mimetica, grazie ad una fitta barratura di diverse tonalità di marrone e di grigio delle piume. In primavera, il comportamento riproduttivo dell'Urogallo, particolarmente complesso ed appariscente, ha sempre esercitato un fascino particolare sull’uomo; nel resto dell’anno il Gallo cedrone ha invece abitudini di vita molto elusive che lo rendono difficilmente osservabile, nonostante le sue dimensioni ragguardevoli. Come abitatore originario delle regioni del Nord Europa ha bisogno di boschi radi, ben strutturati ed indisturbati, con un buon grado di sviluppo della vegetazione arbustiva ed erbacea. Maschi e femmine utilizzano nel corso dell’anno territori individuali di alcuni chilometri quadrati, cosicché soltanto vasti complessi forestali in continuità tra loro sono in grado di ospitare popolazioni vitali. Nel corso del XX secolo, tuttavia, sulle Alpi l’utilizzo forestale dei boschi, l’agricoltura e l’allevamento nelle zone di montagna cambiarono in modo radicale. Contemporaneamente lo sviluppo delle attività turistiche, con le infrastrutture ad esse connesse come piste da sci, impianti e strade, ebbe un incremento considerevole, a tutto svantaggio del Gallo cedrone. Come risultato di queste due tendenze contrapposte, si è verificato un peggioramento generale della qualità degli ambienti frequentati da questa specie. "Nel corso della ricerca avviata nel 2009 – ha sottolineato Rotelli, – abbiamo catturato 28 esemplari, 22 maschi e 6 femmine, la cui osservazione ci ha consentito di studiarne le abitudini in modo diretto. Di positivo il Gallo cedrone ha un alto tasso di sopravvivenza, visto che gli adulti possono vivere anche 15 anni. Molto critico al contrario e fonte di preoccupazioni è l'altissimo tasso di mortalità: si calcola che a ogni primavera le 100 femmine del Primiero depongano complessivamente all'incirca 700 uova, ma a cinque settimane i pulcini ancora vivi sono solo una settantina. La sopravvivenza del Gallo cedrone, insomma, dipende da noi, dalla nostra sensibilità e dall'impegno dei singoli e delle istituzioni a conservare ambienti integri e favorevoli alla presenza di questa specie".
A Praso dal 25 al 30 giugno “Sentieri di pace” IL TERZO SIMPOSIO DI SCULTURA NEL LEGNO
Nel corso dell'ultima settimana di giugno Praso, piccolo comune della Valle del Chiese, diventerà un laboratorio d’arte a cielo aperto e sarà centro di grande interesse culturale e artistico grazie al confronto diretto tra allievi della locale scuola del legno, artisti scultori impegnati attivamente nel simposio e il pubblico presente. Martedì 25 giugno avrà inizio il Terzo Simposio di Scultura di Praso che si concluderà nella giornata di sabato 29 giugno: nel corso di queste giornate, sei scultori metteranno in mostra creatività e abilità realizzando le loro opere sotto lo sguardo attento e curioso degli spettatori. Durante la giornata della domenica 30 giugno, in occasione della festa per la sagra patronale di S. Pietro, le opere rimarranno in piazza a disposizione degli artisti che vorranno apportare qualche ultimo ritocco e, naturalmente, a disposizione degli sguardi e dei commenti della gente. L’iniziativa è stata presentata oggi a Trento nel corso di una conferenza stampa da Barbara Filosi dell’Associazione di promozione sociale “La Büsier".
Dal 21 giugno al 31 ottobre in mostra al Museo Geologico di Predazzo "DINOMITI. RETTILI FOSSILI E DINOSAURI NELLE DOLOMITI"
Il mueso geologico di Predazzo è, per la Fondazione Dolomiti che si occupa della governance del Bene Naturale iscritto quattro anni fa a Siviglia nella lista Unesco, un punto di riferimento fondamentale. Infatti la mostra che si inaugura venerdì 21 alle ore 17 a Predazzo è promossa dalla Fondazione oltrecché dalla Rete del patrimonio geologico provinciale, dal MUSE (a cui appartiene il museo), dal Museo di Scienze Naturali dell'Alto Adige, da quello Friulano di Storia Naturale, dal Museo delle Regole d'Ampezzo (Cortina), dal Museo C. Cazzetta di Selva di Cadore e dal Museum Gherdeina di Ortisei. Una promozione sinergica che rispecchia lo spirito con cui lavorano (di concerto) i territori dove si ergono maestose e magnifiche le Dolomiti (Provincia autonoma di Trento, di Bolzano e le regioni del Veneto e del Friuli). Una mostra "DinoMiti, rettili fossili e dinosauri nelle Dolomiti" che ci racconta, attraverso i rinvenimenti fossili, quanto interessante sia stata la vita di quelle che ora chiamiamo Dolomiti. In esposizione reperti di eccezionale bellezza e di importanza scientifica particolarmente significativa. I reperti esposti sono molto rari. La mostra è corredata di informazioni sulla storia dell'evoluzione dei rettili dalle prime tracce durante il Carbonifero-Permiano fino alla scomparsa dei dinosauri sul finire del periodo geologico noto come Cretacico. La mostra è dotata di un catalogo guida dedicato ai non vedenti con linguaggio Braille
Fino a trenta anni fa, nessun paleontologo avrebbe mai pensato di poter trovare tracce della presenza di dinosauri nell'area dolomitica e le conoscenze acquisite sino ad allora sulla geologia delle Alpi meridionali raccontavano di ambienti del tutto inadatti a ospitare i grandi e “temibili rettili”. Oggi, sappiamo invece che una incredibile varietà di rettili terrestri, volanti e marini popolarono, per milioni di anni, le nostre terre e i nostri mari. Nelle rocce che costituiscono l'ossatura delle Dolomiti sono state infatti scoperte le più antiche orme di anfibi delle Alpi e le più lunghe camminate di dinosauri di tutta Europa, l'eccezionale Tridentinosauro e i più antichi rettili volanti del mondo. Questi ritrovamenti, assieme a numerosi resti di piante fossili, hanno consentito la ricostruzione dettagliata degli ambienti di vita e dell’evoluzione del clima dalla fine del Paleozoico a tutto il Mesozoico, contribuendo a rendere le Dolomiti un'area chiave per comprensione dei più drammatici eventi della storia della vita sulla Terra.(fs)
La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00.
Dal 15 luglio all'8 settembre anche una fascia oraria serale dalle 20 alle 22.00
Via libera alla “fase 2”: la realizzazione di un impianto pilota di 12 celle frigo MELE IN IPOGEO, ACCORDO DI PROGRAMMA PER PROSEGUIRE LA SPERIMENTAZIONE
A meno di un anno, era l’8 agosto 2012, dalla “trasferta” nella galleria “Rio Maggiore” della Tassullo Materiali spa a Tuenetto, la Giunta provinciale ha provveduto oggi ad approvare, con una delibera firmata dall’assessore all’urbanistica Mauro Gilmozzi, lo schema dell’Accordo di programma per la realizzazione, in quella stessa galleria scavata nella Dolomia di Torra, dei magazzini ipogei destinati alla conservazione in atmosfera controllata delle mele della Valle di Non. Con la Provincia, firmeranno l’Accordo i Comuni di Taio e Vervò, i Consorzi di miglioramento fondiario di Priò e di Vervò, il Consorzio Melinda e la società Tassullo Materiali spa
L’Accordo, che nel corso degli ultimi mesi è stato adottato in prima istanza dai Comuni di Taio e di Vervò ed approvato anche dagli altri soggetti interessati, costituisce variante al piano regolatore generale dei due Comuni ed integra al tempo stesso il Piano Cave. Due passaggi necessari per consentire l’estrazione mineraria e al contempo la realizzazione dei volumi sotterranei che ospiteranno le celle frigo ipogee destinate alla conservazione delle mele. Concretamente, con l’Accordo di programma si da avvio ad una nuova e più evoluta fase di sperimentazioni con la realizzazione di un impianto pilota per una capacità di circa 80 mila quintali di mele suddivisi in 12 celle, quale primo blocco di un possibile futuro e più ampio progetto per una capienza refrigerata totale di circa 500 mila quintali di mele. Solo se la “fase 2” della sperimentazione avrà esiti positivi l’innovativo progetto sarà definitivamente adottato dal Consorzio Melinda e potrà dunque essere realizzato su più larga scala. Le prove di conservazione effettuate la scorsa estate in una sola celletta-prototipo con appena 1200 quintali di mele sono servite a fissare punti importanti. Il primo: la conservazione delle mele in atmosfera controllata in ipogeo è possibile; il secondo: la conservabilità e qualità delle mele è la stessa delle celle tradizionali. Per portare a compimento il progetto, già definito “rivoluzionario” - per le sue implicazioni tecnologiche, ambientali, paesaggistiche e di risparmio energetico atteso a regime – occorre però verificare ora sia il comportamento “storico” della cella-prototipo, sia con il nuovo impianto pilota le soluzioni logistiche e gestionali (è prevedibile una automazione pressoché totale del trasporto della frutta in cassoni dall’esterno alle celle), la garanzia della sicurezza negli ambienti di lavoro, l’effettiva possibilità di poter costruire un impianto di refrigerazione a “resa termica flessibile” in grado di far fronte ad esigenze termo-dinamiche variabili (periodo di raffreddamento roccia e frutta e periodi di successivo mantenimento), la migliore ipotesi per assicurare i necessari ricambi d’aria in regimi di scambio termico. Una sfida nella quale un ruolo importante è svolto dal Centro di trasferimento tecnologico della Fondazione Mach. La sinergia che attorno alle mele in grotta si è creata tra i mondi della ricerca e della sperimentazione applicata, dell’industria, dell’agricoltura, la Provincia e i Comuni interessati ha portato tra l’altro, ulteriore aspetto innovativo, a pensare di utilizzare per raffreddare le macchine frigorifere l’acqua conservata nei bacini ipogei già realizzati, nel medesimo sito minerario, a scopo irriguo e potabile. Per i dettagli relativi agli impegni che Provincia, Comuni, CMF, Melinda e Tassullo Materiali spa rispettivamente si assumono firmando l’Accordo di programma, si rimanda al testo allegato dell’Accordo.
Presentati oggi alla Distilleria Marzadro i programmi ESTATE DI QUALITÀ CON I SUONI DELLE DOLOMITI, ALBE IN MALGA E I RIFUGI DEL GUSTO
Dalle cime immerse nella musica alle malghe che si svelano ai turisti e ai presidi in quota che regalano ai visitatori le ultime occasioni per vivere pienamente la montagna: in tre progetti il meglio delle proposte del turismo estivo in Trentino. Oggi presso la Distilleria Marzadro di Nogaredo, sono stati presentati i programmi di tre progetti che segneranno l'estate del turismo trentino 2013: da un lato “I Suoni delle Dolomiti”, l'evento che ormai da diciannove anni porta sulle cime della nostra provincia musicisti e artisti da tutto il mondo; dall'altro “I Rifugi del Gusto”, che ritorna con interessanti proposte in grado di arricchire quanto già messo in campo negli anni precedenti; infine, l'assoluta novità delle “Albe in malga”.
A ribadire gli aspetti che legano questi tre cartelloni ci ha pensato l'assessore all'agricoltura, foreste, turismo e promozione della Provincia autonoma di Trento, Tiziano Mellarini che ha voluto sottolineare come il festival di musica in quota continui non solo a far conoscere ed apprezzare la montagna, ma anche come sia riuscito a richiamare sulle montagne sempre più giovani. E se l'estate “classica” tocca luglio e agosto, l'idea de “I Rifugi del Gusto” permette di investire nella destagionalizzazione. Al centro ci sono ovviamente temi forti come il rispetto della natura, l'educazione alla montagna e all'ambiente, la valorizzazione delle tradizioni, tutti elementi che si fondono alla perfezione nella nuova proposta estiva delle “Albe in malga” con 15 appuntamenti in programma tra il 6 luglio e il 31 agosto. Un'ottima opportunità per valorizzare gli allevatori e gli agricoltori, così fortemente legati al territorio. Un'alleanza sempre più stretta tra mondo del turismo e mondo agricolo. Paolo Manfrini, direttore della Divisione Turismo e Promozione di Trentino Sviluppo, si è riagganciato ai valori tipici della montagna per spiegare come in questi anni si siano sposati - con sempre maggior successo – al linguaggio universale della musica ne “I Suoni delle Dolomiti”, ribadendo come un'idea nata quasi vent'anni fa sia stata fatta propria sia dalla comunità trentina sia da quella degli ospiti, che anno dopo anno visitano la nostra terra. Quindi la direttrice artistica de “I Suoni delle Dolomiti”, Chiara Bassetti ha presentato i trenta eventi musicali, tutti all'insegna della qualità, che si muoveranno tra jazz, musica classica, musica d'autore, senza dimenticare le occasioni di riflessione e apertura alle culture del mondo offerte da Dolomiti di Pace. Il primo appuntamento è sabato 29 giugno con Nina Zilli e Fabrizio Bosso nello splendido scenario della Val Salei sulle Dolomiti di Fassa.
BIOMASSE IN PROVINCIA DI TRENTO: IL PROGETTO BIO-EN-AREA
Un progetto europeo incentrato sulla ricerca di nuovi approcci, strategie e metodologie per lo sfruttamento delle biomasse, attraverso il quale è stato finanziato il nuovo Piano di Azione per le Biomasse che prenderà avvio nei prossimi mesi. Si tratta di BIO-EN-AREA, i cui risultati sono stati presentati oggi al Palazzo provinciale, nel corso di una mattinata di lavori che ha visto coinvolta l'Agenzia provinciale per le Risorse idriche e l’Energia. Fra le strategie comunicative legate al piano vi sono alcuni video emozionali e video tutorial, on line sul canale Vimeo: http://vimeo.com/bioenarea,
La biomassa, ovvero l’insieme dei prodotti organici vegetali e animali utilizzati a fini energetici, rappresenta attualmente circa la metà (dal 44 al 65%) dell’energia rinnovabile consumata nell’Unione Europea. Anche in provincia di Trento, le biomasse rappresentano, dopo l’energia idroelettrica, la fonte rinnovabile localmente più utilizzata. Il legno da foresta, inteso nelle sue varie forme (residui dalle operazioni di taglio, scarti di prima/seconda/terza lavorazione, legna da ardere) è senza dubbio l’elemento principale, ma non bisogna sottovalutare le potenzialità energetiche delle fonti agricole ed agroindustriali (settore zootecnico, FORSU, potatura della vite e del melo). Le biomasse sono delle fonti energetiche locali che rappresentano un elemento indispensabile per far fronte alla crescente dipendenza delle importazioni in campo energetico. Inoltre, essendo fonti energetiche rinnovabili, il loro sfruttamento permette una significativa riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Per questi motivi, il Piano di Azione per le Biomasse (BAP) della Provincia autonoma di Trento, che sarà un allegato del nuovo Piano Energetico Ambientale provinciale 2014-2020, rappresenta una delle soluzioni principali per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la sostenibilità dell’energia in Trentino. Il Piano di azione entrerà in vigore nei prossimi mesi ma sono già state realizzate alcune prime azioni di comunicazione e sensibilizzazione (video, brochure, sito internet…) rivolte a cittadini e utenti. Infatti, il coinvolgimento e la consapevolezza dei cittadini è, in questo specifico ambito, una delle sfide principali. I video sono stati realizzati con un approccio di tipo “Story Telling”, dando importanza al racconto, utilizzando immagini emozionali, senza tralasciare lo scopo fondamentale del progetto: promuovere e informare il cittadino in modo coinvolgente e chiaro. Ad introdurre i lavori, stamattina, vi era Alessandra Tanas, dell'Agenzia per le Risorse idriche e l'Energia, che ha illustrato i prossimi obiettivi del progetto, rivolto soprattutto alla sensibilizzazione e al coinvolgimento della popolazione. Quindi Giovanni Giovannini, del Servizio Foreste e Fauna, ha spiegato come in provincia di Trento si stia diffondendo sempre più l'utilizzo del legname quale fonte di energia, anche per il risparmio ad esso connesso, ricordando come in Trentino vi siano all'incirca 130 imprese boschive, nelle quali lavorano numerosi giovani con elevata formazione, al punto che l'età media dei dipendenti delle imprese trentine è di oltre 10 anni in meno rispetto ad altre zone alpine. Roberto Cattoi, della Magnifica Comunità di Fiemme, ha portato l'esempio locale di gestione forestale sostenibile, mentre Luca Tomasi, della Fondazione Edmund Mach, ha ricordato le ultime ricerche dell'ente, incentrate sul contenuto energetico dei boschi, infine Andrea Ventura, del Gruppo Bioenergia, ha parlato del biodigestore di Cadino.
Il Progetto Bio-En-Area e il BAP Il progetto BIO-EN-AREA ha come obiettivo principale la condivisione di soluzioni innovative tra regioni europee in materia di bioenergie, considerate non solo come fonti alternative di energia ma anche come catalizzatori di sviluppo locale. Il progetto, coordinato dalla regione spagnola di Castilla y Leon, si avvale della collaborazione di altri sei partner di progetto provenienti, oltre all’Italia, dall’Irlanda, dalla Svezia, dall’Estonia e dalla Grecia. Il progetto intende scambiare buone pratiche ed esperienze tra le varie regioni ed i territori coinvolti nel progetto, per arrivare, come è stato fatto in Provincia di Trento, alla definizione di un Piano d’Azione Provinciale per le Biomasse, al suo interno verranno evidenziati gli obiettivi e le strategie provinciali per lo sviluppo delle Biomasse. Il piano presenta anche alcuni scenari strategici e proposte d'intervento al fine di ottimizzare l'utilizzo della biomassa locale trentina e lo sviluppo della filiera locale. Il progetto BIO-EN-AREA ha anche finanziato la messa a sistema di vari strumenti di sensibilizzazione, che aiuteranno cittadini ed utenti a capire come ottimizzare la filiera locale nella produzione di biomassa legnosa, a capire quali sono gli impianti di combustione a biomassa più efficienti, come effettuare la manutenzione delle caldaie e quali sono i possibili sviluppi per la produzione di biogas in Trentino. Sono stati inoltre sviluppati video e tutorials, puntando su una comunicazione semplice e diretta, ma anche coinvolgente.
Incontro al Polo Tecnologico di Navacchio, quindi visita al primo edificio certificato in Toscana PISA SCOPRE ARCA ED I “SEGRETI” DELLE CASE IN LEGNO DI QUALITÀ
Un centinaio di progettisti, costruttori ed esperti hanno partecipato nel fine settimana alla presentazione di ARCA, primo sistema di certificazione per edifici in legno, tenutasi presso il Polo Tecnologico di Navacchio, in provincia di Pisa. Al workshop, curato dai tecnici di ARCA Casa Legno con la partecipazione di Ario Ceccotti, direttore del CNR Ivalsa, e di alcuni progettisti, è seguita la visita ad una villa in costruzione a pochi chilometri di distanza, a Lorenzana. Si tratta del primo edificio in Toscana che si candida ad ottenere il marchio ARCA livello Gold. L’eco-villa, costruita dall’azienda trentina Log House, 240 metri di superficie, è garantita contro incendio e terremoti e si riscalda con appena 200 euro l’anno di corrente elettrica. Superfluo l’allacciamento al gas metano.
Il seminario, intitolato “ARCA, sostenibilità e qualità per l’edilizia in legno” è stato organizzato da ARCA Casa Legno in collaborazione con il Polo Tecnologico di Navacchio e con il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri di Pisa e di Firenze e l’Ordine degli Architetti di Livorno. Protagonisti Ario Ceccotti, direttore CNR Ivalsa e “padre” di Sofie, primo sistema al mondo a garantire elevate performance antisismiche grazie all’utilizzo di pannelli prefabbricati in legno cross-Lam, cioè a strati incrociati, Stefano Menapace, coordinatore tecnico di ARCA, Emanuele Garufi, progettista ARCA, Alessandro Bozzola di Log Engineering, azienda partner ARCA e Matteo Rossi, progettista e proprietario di un edificio in legno in fase di certificazione. E proprio all’abitazione privata di Matteo Rossi, tra i primi professionisti a fregiarsi del titolo di esperto ARCA, è stata riservata la visita in cantiere che ha seguito la parte seminariale. Progettisti e costruttori hanno illustrato le prestazioni dell'edificio e risposto alle molte domande interessate di tecnici, committenti pubblici e privati, in merito alle diverse scelte progettuali dell’edificio che aspira ad ottenere il livello ARCA Gold nella certificazione condotta da ICMQ, organismo leader nel mercato delle costruzioni che ha seguito fin dall'inizio lo sviluppo dello schema ARCA. È stato così possibile toccare con mano i “segreti” dell’eco-villa di Lorenzana (Pisa) - costruita da Log House, partner fondatore ARCA, con legno certificato - che si riscalda con l’equivalente di 5 lampadine da 100 W accese per un’ora al giorno, tradotto in euro appena 200-250 euro l’anno, e che si autoalimenta grazie ad un impianto da 9 kWh installato sul tetto e dove non esiste l’allacciamento alla rete del metano, combustibile del tutto superfluo. Per irrigare l’ampio giardino, e per l’acqua sanitaria (wc e altri sanitari) viene poi utilizzata l’acqua piovana, circa 30 mila litri, raccolta in un serbatoio di accumulo interrato
Bilancio di chiusura del progetto “Wine and Mountains” SUCCESSO PER I VINI TRENTINI A NEW YORK, ZURIGO E MOSCA
Si è chiuso la settimana scorsa, con l’ultima tappa a Mosca, il trittico di eventi che ha visto 13 aziende vitivinicole trentine, coordinate dal Consorzio di tutela vini del Trentino, protagoniste in una vasta azione di promozione sui mercati degli Usa, della Svizzera e della Russia.
Successo per i vini trentini sui mercati internazionali. Con questo bilancio si sono concluse le tre tappe del progetto di promozione “Wine and Mountains”, che ha visto 13 aziende enologiche trentine (Cantina Rotaliana, Cavit, Cesconi, Concilio, Endrizzi, Ferrari, Gaierhof, Lavis, Letrari, Maso Martis, Monfort, Rotari, Villa Corniole), protagoniste in una serie di eventi in tre città chiave del mercato del vino a livello mondiale: New York, Zurigo e Mosca. Il progetto di internazionalizzazione della filiera vinicola trentina è stato realizzato nell’ambito delle misure comunitarie (OCM vino) che prevedono un cofinanziamento al 50% per azioni di promozione dei vini europei sui mercati terzi (extraeuropei). Il progetto, denominato “Wine and Mountains” per enfatizzare lo straordinario binomio tra vino e montagne in Trentino, è stato coordinato dal Consorzio tutela vini del Trentino, in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura, commercio, turismo e promozione della Provincia autonoma di Trento attraverso la struttura per l’internazionalizzazione e la Divisione turismo e promozione di Trentino Sviluppo. Il programma si è incentrato su una articolata serie di azioni ed eventi con momenti professionali di incontro con gli importatori, degustazioni guidate dai migliori opinion leader di settore internazionali, promozione all’interno della ristorazione di qualità di New York, Zurigo e Mosca. Gli eventi aperti al pubblico sono stati accompagnati da specifici seminari di promozione turistica e marketing territoriale grazie alla sinergia con la Provincia autonoma di Trento e Trentino Sviluppo. Complessivamente, durante gli incontri che si sono svolti nei mesi di maggio e giugno, sono intervenuti circa 350 operatori commerciali (tra importatori, distributori, ristoratori), 260 giornalisti, più di 100 opinion leader (tra sommelier, chef e wine blogger). Il denominatore comune delle tre iniziative è stata la grande curiosità ed interesse nei confronti dei vini Trentini ai quali è stato riconosciuto non solo l’alto valore qualitativo ma anche una forte identità produttiva. L’aver evidenziato il forte legame tra territorio di produzione e qualità dei vini ha rappresentato un veicolo straordinario per esaltare le peculiarità dell’enologia trentina. In particolare, attraverso il feedback con gli operatori commerciali, è emerso come oggi il Trentino del vino abbia ulteriori straordinarie potenzialità di sviluppo sui mercati internazionali. “L’export – ha spiegato Fabio Piccoli – responsabile della promozione del Consorzio tutela vini del Trentino – rappresenta per le imprese vitivinicole trentine una strategica leva di sviluppo ancora in gran parte non utilizzata. I mercati del vino, infatti, si sono estremamente segmentati in questi anni e sempre più si è alla ricerca di prodotti identitari, riconoscibili, patrimonio di cui il Trentino è oggi fortemente depositario”. L’opportunità è quella di affiancare le vendite sul mercato interno, soprattutto quella locale, con nuovi sbocchi di mercato qualificando l’offerta vitivinicola trentina sui mercati internazionali, anche perché tutti gli indici di sviluppo evidenziano l’aumento dei consumi in particolare sui mercati tradizionalmente non produttori. La chiave più importante per sviluppare l’internazionalizzazione dei vini trentini è indubbiamente quella di esaltare maggiormente l’identità del brand Trentino. In questa direzione i tre appuntamenti internazionali sono serviti per aumentare la notorietà di brand enologico del Trentino in mercati dal forte potenziale di proiezione. Di particolare importanza, su questo fronte, anche l’azione di promozione dei vini trentini nella ristorazione di qualità delle tre capitali internazionali coinvolte. Solo a New York sono stati coinvolti 12 ristoranti considerati oggi tra quelli di maggior successo e prestigio come, ad esempio, il Le Cirque di Siro Maccioni o il Felidia di Lidia Bastianich, considerata oggi una delle principali protagoniste delle ristorazione mondiale. In ogni evento, inoltre, sono stati individuati i testimonial che potessero accompagnare le aziende trentine al meglio nei diversi mercati. Tra tutti una menzione particolare va data alla giornalista americana Leslie Sbrocco, non solo una delle maggiori winejournalist statunitensi, ma anche uno dei volti più noti della tv Usa (quotidiane le sue apparizioni a parlare di vino su CNN e all’NBC Today Show, uno dei programmi più seguiti d’America). Ma il programma di promozione dei vini trentini sui mercati internazionali non finisce qui, anche per il 2014, infatti, il Consorzio di tutela coordinerà l’attività sui mercati Usa, Russia e Svizzera, per consolidare ulteriormente l’immagine della grande enologia trentina.
Al Paladolomiti di Pinzolo l'incontro sull'esigenza di ripensare il panorama paesaggistico dei valichi del territorio del Bene Naturale Unesco PASSI DOLOMITICI E RICONOSCIMENTO UNESCO, OPPORTUNITA' E PROSPETTIVE
Si è tenuto ieri sera a Pinzolo l'incontro "Paesaggio e sviluppo" dedicato all'importante tema dei passi dolomitici visti in un'ottica di opportunità per riorganizzare e ripristinare il panorama paesaggistico. Curato dalla scuola per il governo del territorio e del paesaggio l'appuntamento fa parte del ciclo "Incontri sul paesaggio, riflessioni sul futuro" che va avanti dall'ottobre scorso. Un lungo percorso con diverse azioni di sensibilizzazione rivolte agli amministratori locali, ai progettisti e all'opinione pubblica per sottolineare la necessità di tenere nella giusta considerazione il tema del paesaggio nell'atto di pensare lo sviluppo del territorio. Ad aprire i lavori l'assessore all'urbanistica, enti locali, personale, lavori pubblici e viabilità, Mauro Gilmozzi. A moderare l'incontro il dirigente generale del Dipartimento territorio, ambiente e foreste, Romano Masè. Ad una tavola rotonda introdotta dalle considerazioni del presidente del Comitato scientifico di Step, Ugo Morelli hanno partecipato: la presidente della Comunità di Valle delle Giudicarie, Patrizia Ballardini; il presidente della Comunità della Valle di Sole, Alessio Migazzi; la referente del Coordinamento Fondazione Dolomiti Unesco, Paola Matonti; il presidente dell'Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena, Marco Masè, e il presidente dei Giovani Albergatori della Val di Sole, Gianni Andreis. Le conclusioni sono state affidate all'antropologo Annibale Salsa. L'intervento di Giorgio Tecilla dedicato ai progetti del fondo per il paesaggio ha preceduto la tavola rotonda. Invitato dalla presidente della Comunità di Valle delle Giudicarie, Patrizia Ballardini, che ha introdotto la serata, anche il sindaco di Pinzolo, William Bonomi ha portato il suo saluto alla sala gremita del Paladolomiti. Il progetto è stato curato da Franco Ghetta dello Studio Architetti Associati Franco Ghetta e Alessandro Tamion.
L'assessore Mauro Gilmozzi ha sottolineato come “il paesaggio è una relazione fra l’uomo e l’ambiente, tant’è che noi vediamo nel paesaggio le scelte che sono state fatte un tempo e quindi dobbiamo pensare che non è qualcosa di statico ma è legato al paesaggio che verrà e che modellerà il futuro. Il paesaggio precede tutte le scelte di sviluppo che saremmo in grado di fare. Penso che si possa dire che il paesaggio è l’espressione di una cultura, di un’identità del territorio. E sapete quanto questo conti anche in chi sceglie il nostro territorio come luogo di vacanza“. L’assessore ha ricordato gli strumenti che hanno determinato e contribuito a svolgere l’importante percorso sul paesaggio, a partire dal Pup (Piano urbanistico provinciale), dalla scuola per il governo del territorio e del paesaggio, all’Osservatorio (sul Paesaggio) “e - ha sottolineato l’assessore - il cardine di tutto è la comunità di Valle che riesce a costruire e a riflettere sul futuro, sul suo modello di sviluppo. In questo senso visto che le Comunità stanno iniziando il percorso, abbiamo inteso proporre una decina di incontri di approfondimento”. Brevemente l’assessore Gilmozzi ne ha ricordati alcuni e ha poi ricordato come “I piani territoriali di comunità non sono dei grandi piani regolatori ma luoghi di riflessione e di progettazione per il futuro. Peraltro, uno dei luoghi che porta una riflessione più ampia è proprio quello su cui riflettiamo stasera e cioè le Dolomiti divenute patrimonio dell’umanità: mai come oggi si sta riflettendo sulla governance dei territori turistici. Abbiamo bisogno di destagionalizzare il nostro turismo e abbiamo bisogno di fare alcune scelte determinante per il nostro futuro. Scegliere vuol dire avere, anche, la forza di riscrivere l’identità del territorio”. I passi dolomitici presi in esame dallo studio Architetti Associati Franco Ghetta e Alessandro Tamion sono: Rolle, Lavazè, Carezza, Pordoi, Cereda, Fedaia, Valles, San Pellegrino. Lo studio ha messo in luce nei dettagli quanto ci sia bisogno di rivedere in maniera completa il panorama paesaggistico dei passi dolomitici, mettendo mano a diversi aspetti del territorio per favorire un’armonia e una valorizzazione diversa dall’attuale. Una minuziosa analisi da molti punti vista che ha evidenziato, per esempio, la diversa fruizione dei passi nel corso del tempo: da mero collegamento di territori a luogo di passaggio veloce con moto sportive di grandi cilindrate. Un aspetto particolarmente significativo è stato anche l’esame dell’architettura dei rifugi o alberghi di passo che, un tempo, erano edificati con grande attenzione all’ambiente circostante e che, con l’avvento del turismo di massa, hanno cominciato ad essere concepiti come strutture funzionali ad una fruizione solo veloce. Attenta l’analisi anche delle strade e delle loro delimitazioni: strade spesso concepite solo come raggiungimento veloce del passo e, in alcuni casi, delimitate in maniera decisamente incongrua per un Bene Naturale Unesco. “Luoghi, non luoghi”, li ha definiti il dirigente generale Romano Masè invitando Ugo Morelli (presidente del comitato scientifico di step) ad una riflessione. Passi che fruiti in maniera così veloce danno origine a perdita di identità e di valore. “Dopo il riconoscimento Unesco - ha sottolineato Franco Ghetta - è necessario rimettere mano ai passi dolomitici, cercando di ristabilire l’armonia fra la strada d’accesso al Bene e il Bene stesso anche per ritrovare il filo dell’identità di questo territorio. I passi sono i portali d’accesso del Bene Unesco e perciò vanno ripensati individuando delle strategie di governance diverse da quelle attuali”. Dopo la relazione del presidente del Comitato scientifico di step, Ugo Morelli - che ha sollecitato i presenti a ragionare sullo sviluppo (da molti punti di vista: culturale, sociale, economico, eco-sostenibile etc) che le singole Comunità di Valle vogliono per il proprio territorio -, Romano Masè ha invitato i due presidenti della Comunità di Valle delle Giudicarie (Ballardini) e della Valle di Sole (Migazzi) insieme a Paola Matonti del Coordinamento Fondazione Dolomiti, a Marco Masè (presidente dell'Azienda per il Turismo di Madonna di Campiglio) e a Gianni Andreis, presidente dei Giovani Albergatori della Val di Sole ad esprimersi in merito all'importanza del paesaggio proprio in ragione dello sviluppo del territorio. (fs)