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Provincia Autonoma di Trento 
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Ieri alle Gallerie di Piedicastello analizzate prospettive e strategie
IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE, INTERPRETE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Il sistema delle aree protette del Trentino è una vivace realtà che coinvolge molti soggetti istituzionali a vari livelli a partire da quelli provinciali, dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste e dal servizio preposto (sviluppo sostenibile e aree protette), dai Parchi Naturali e dalle Reti di Riserve (istituto innovativo di gestione della Rete Natura 2000) con più di 90 Comuni trentini, dal mondo dell'associazionismo e dai privati. Stamane tutto il mondo delle aree protette si è riunito nelle Gallerie di Piedicastello per la conferenza provinciale. Ai lavori ha partecipato l'assessore alle infrastrutture e ambiente Mauro Gilmozzi che ha portato anche il saluto del governatore Ugo Rossi e di tutta la giunta. "A dieci anni dalla precedente conferenza sugli stati generali delle aree protette - ha sottolineato l'assessore - si è passati da una stretta visione di vincolo ad una prospettiva di grande partecipazione, poi di consapevolezza e, ora auspicabilmente, al nuovo corso, alla fase più operativa che mette in primo piano la progettualità, vale a dire lo sfruttamento sostenibile del territorio delle aree protette a fini agricoli, turistici e artigianali per creare economia sostenibile a beneficio dell'intero territorio. Politicamente questo significa, anche, creare nuovi posti di lavoro, pensare al Trentino del domani che mette a frutto l’immensa ricchezza del suo patrimonio ambientale. Una prospettiva incentivata, in questa ultima fase, dal riconoscimento UNESCO per il territorio della Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria”. I lavori sono stati coordinati da Romano Masè dirigente generale dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste che ha ringraziato, innanzitutto, la struttura guidata da Claudio Ferrari dirigente del servizio sviluppo sostenibile e aree protette e tutti i soggetti istituzionali, associazionistici e privati che concorrono a rendere questo sistema così dinamico. Questo pomeriggio si sta svolgendo una tavola rotonda moderata dal direttore de "L'Adige" Pierangelo Giovanetti a cui partecipano: l'assessore Mauro Gilmozzi, il presidente della SAT - Società degli Alpinisti Tridentini - Claudio Bassetti, il direttore dell'’Associazione Cacciatori Trentini Ruggero Giovannini, il presidente del Club "Qualità Parco" del Parco Naturale Adamello Brenta Marco Katzenberger, il presidente della Rete di Riserve Alta Val di Cembra-Avisio Simone Santuari e il presidente del Coordinamento provinciale aree protette del Trentino Giacobbe Zortea.

Una stagione nuova quella che sta vivendo il sistema delle aree protette impegnato ad interpretare lo sviluppo sostenibile del territorio. Dopo otto anni dalla promulgazione della legge provinciale n. 11 del 2007 che ha riordinato la materia della gestione forestale e montana, le aree protette del Trentino godono di una percezione - fra la gente - esattamente opposta a quella del contesto del 2007. Sono divenute un valore, non sono più vissute come "ostacolo da rimuovere" perché percepite come vincolo. Coinvolgono con entusiasmo tanti interessati a fare delle aree protette un'opportunità significativa di sviluppo sostenibile del territorio. La mission delle aree protette si può sintetizzare come conservazione della natura in modo partecipato, integrato e inclusivo. Superato il concetto di conservazione per soli fini protezionistici, la gestione delle aree include pienamente anche obiettivi economici e sociali: in altre parole, per poter svolgere bene il compito primario di conservazione attiva della natura, le aree protette sanno di doversi proporre anche come strumenti di valorizzazione sostenibile del territorio. Questa filosofia dell’integrazione della conservazione nelle politiche economiche, turismo e agricoltura in primis, oltre ad essere praticata da tempo dai Parchi, è sancita per legge per le Reti di Riserve, l'istituto innovativo di gestione della Rete Natura 2000 che coinvolge ormai più di 90 Comuni trentini. Su questo approccio è basato anche il progetto Life+ TEN - acronimo di Trentino Ecological Network - progetto europeo con l’obiettivo di definire un nuovo modello gestionale di Natura 2000, che prevede processi partecipativi in tutte le valli del Trentino per sensibilizzare ulteriormente riguardo ai valori e alle potenzialità anche economiche della biodiversità. La conferenza provinciale di stamane è stata una bella opportunità di riflessione strategica per il futuro sia rispetto al contesto nazionale e alpino, sia rispetto al territorio locale. Il dirigente generale Masè con quattro parole chiave - qualità, innovazione, partecipazione, opportunità e responsabilità - ha sintetizzato il sistema delle aree protette: un percorso innovativo si è caratterizzato anche con la legge del 1986, quella sui biotopi, la legge del 1988 sui Parchi e l’ultima, quella del 2007. Molti gli interventi che si sono succeduti, a partire da quello di Giampiero Sammuri presidente di Federparchi che ha illustrato la causa della perdita di biodiversità nel mondo: distruzione, degradazione e frammentazione dell’habitat; introduzione di specie alloctone inquinamento da azoto dei suoli e acqua, cambiamenti climatici. Tutto ciò ha causato, per esempio, la riduzione delle zone umide del 40%. L’Italia è il primo paese per biodiversità in Europa cioè il paese che ha un habitat ricchissimo per tante specie della biodiversità. Claudio Ferrari, dirigente del servizio sviluppo sostenibile e aree protette ha illustrato tutto il sistema trentino soffermandosi, soprattutto, sulle prospettive gestionali e di governance. Ha introdotto la sua relazione comparando Expo 2015 e la capacità che ha avuto di far emergere la biodiversità e l’enciclica "Laudato Sì" di Papa Francesco di cui ha sottolineato la lungimiranza. “Fra un antropocentrismo dispotico e la sacralità della natura, a me piace l’antropocentrismo debole che difende i valori strumentali evidenziando connessione fra queste e il benessere dell’umanità”. Il dirigente Ferrari ha illustrato l’intero sistema delle aree protette(schede allegate a questo comunicato). "Il 34% per cento del territorio trentino è parte del sistema delle aree protette e, se lo guardiamo in termini della nuova prospettiva di progettualità, il coinvolgimento del territorio è, percentualmente, molto più vasto". Quindi è intervenuto Roberto Zoanetti, direttore Parco Naturale Adamello Brenta che in premessa ha evidenziato come già con l’istituzione dei Parchi da parte della Provincia autonoma, datata 1967, si parlasse, in prospettiva, di sviluppo sostenibile. "Fu negli anni Ottanta che l’idea di Parco prende corpo in modo più sostanziale tanto da essere oggetto di attenzione da parte del Pup del 1987. I Parchi rappresentano fattori di attrazione virtuosi e di competitività di un territorio e riconoscerne i valori ecosistemici non fa che aumentare il grado di competitività del Trentino. Tre assi strategici su cui si elabora l’attuale attività dei Parchi trentini sono: conservazione e biodiversità, fruizione e turismo, educazione ambientale". Micaela Deriu in rappresentanza delle 9 Reti di Riserve del Trentino (Val di Cembra Avisio, Basso Sarca, Bondone, Monte Baldo, Sarca Medio e Alto corso Noce, Val di Fassa, Fiemme Destra Avisio e Alpi Ledrensi) ne ha illustrato il panorama. Le Reti di Riserve sono degli strumenti gestionali, non possono mettere vincoli, sono caratterizzati da una grande partecipazione e coordinazione verso l’interno e verso l’esterno. E' seguito l'intervento, efficace e sintetico, del direttore della Fondazione Dolomiti UNESCO Marcella Morandini “il sistema di governance delle Dolomiti UNESCO è fondato sulle reti ed è nato grazie ad un forte traino della Provincia autonoma di Trento. E' un bene seriale compreso in cinque territori diversi. Staleholders, luoghi, settori e saperi, valori e strumenti, collegio dei sostenitori lavorano insieme per la governance del Bene Naturale. Il ruolo delle reti della gestione Dolomiti è di fondamentale importanza per il sistema della governance". Vanda Bonardo membro del direttivo CIPRA ha parlato di “vivacità, una situazione dinamica che non si ritrova facilmente. Provengo dalle Alpi occidentali, una realtà che non presenta queste belle caratteristiche. Le aree protette sono sempre più qualcosa di indispensabile all’interno delle politiche ambientale per garantire qualità della vita, sviluppo e benessere della popolazione". Laura Ricci, sindaco di Croviana, in rappresentanza del Consiglio delle Autonomie Locali ha portato il saluto del presidente Paride Gianmoena, ha illustrato le connessioni che questo ente istituzionale ha con il resto degli enti locali (Comunità di Valle, BIM ASUC etc. ) e ha ricordato che dentro la cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai sono designati 4 membri del Consiglio delle Autonomie. "Dalla Rete Natura 2000 la regia, alla fine, torna ai Comuni che diventano soggetti attivi e devono fare della conservazione un’opportunità di sviluppo sostenibile”.

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28/11/2015, 10:45
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I ricercatori di S.Michele all’Adige studieranno lo stato di salute e la vitalità delle foreste
GESTIONE DEL BOSCO CEDUO, FEM NEL PROGETTO “FUTUREFORCOPPICES”

Quasi la metà della superficie forestale italiana è gestita come bosco ceduo per ottenere legna da ardere e per applicazioni complementari all’agricoltura; esso è quindi un elemento economicamente significativo per le aree rurali e montane. La Fondazione Mach è stata scelta come partner del progetto europeo Life “FutureForCoppiceS”, coordinato dal Centro di ricerca per la selvicoltura (CREA), per valutare la sostenibilità delle varie forme di boschi cedui. I ricercatori di S. Michele all’Adige saranno responsabili di valutare la vitalità dell’ecosistema forestale testando nuovi indicatori e di spazializzare i risultati con modelli di upscaling.

Nei Paesi del Mediterraneo i cedui coprono oltre 23 milioni di ettari; in Italia il 42% della superficie forestale, circa 3,7 ettari, sono piantati a scopo di taglio. Bastano questi dati per capire quanto i boschi cedui siano importanti dal punto di vista economico.

Per valutare la sostenibilità di varie forme di gestione dei boschi sfruttati per la produzione di legna, l’Europa ha finanziato con 765 mila euro il progetto Life “FutureForCoppiceS”, coordinato dal Centro di ricerca per la selvicoltura (CREA) di Arezzo. La Fondazione Mach, assieme alle Università di Firenze e Sassari e agli enti forestali di Sardegna e Toscana, è partner dell’iniziativa.
Il ceduo è una forma di gestione del bosco, praticata fin dall’antichità, riservata alle latifoglie con capacità di emissione di nuovi getti (polloni) dopo il taglio. Oltre a produrre legna da ardere e piccola paleria, i boschi cedui sono utili anche per l’assorbimento del carbonio e la protezione idrogeologica, oltre a favorire lo sviluppo di funghi, miele, selvaggina e piante aromatiche.
FutureForCoppiceS si basa su una serie di sperimentazioni avviate dal CREA già negli anni ’70 e si prefigge di valutare vantaggi e svantaggi delle varie forme di gestione di boschi cedui, anche dal punto di vista della sostenibilità e della valorizzazione delle interazioni con l’ecosistema, in un contesto di cambiamento globale. Il focus, quindi, non sarà solo sulle produzioni tradizionali come legna da ardere e biomasse, ma anche sui benefici ambientali assicurati da queste formazioni forestali.
In particolare la Fondazione Mach fornirà il suo contributo a in due azioni. La Piattaforma Biotecnologie ambientali sarà responsabile di valutare la vitalità dell’ecosistema forestale testando, accanto agli indicatori previsti dai protocolli di Forest Europe, nuovi indicatori come la fluorescenza della clorofilla a, il contenuto di clorofilla e la morfologia fogliare. La Piattaforma GIS e Telerilevamento, invece, si concentrerà sulla spazializzazione dei risultati ottenuti espandendo i risultati di laboratorio a vaste porzioni di territorio tramite i modelli di upscaling. Questo permetterà di individuare l'effetto di diversi approcci gestionali sulla salute dei boschi, attraverso la realizzazione di mappe dedicate. Le aree considerate nel progetto europeo si trovano in Sardegna e Toscana, ma i metodi adottati potrebbero essere di interesse per studiare anche i boschi del Trentino.

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30/11/2015, 22:47
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Premio AIF "Adriano Olivetti"
PRIMO POSTO PER IL MASTER WORLD NATURAL HERITAGE MANAGEMENT

Il Master in Beni Naturali che la Provincia autonoma di Trento organizza attraverso la tsm-step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio e l’Università di Torino, si è classificato al primo posto nell'area "Qualità e Ambiente" al Premio AIF (Associazione Italiana Formatori) "Adriano Olivetti". L'Associazione dedicata ad uno degli imprenditori italiani più innovativi è, da quarant'anni, al servizio dell'ingegno. Con finalità di diffondere le buone pratiche dei percorsi innovativi di apprendimento e valorizzazione delle persone e di sviluppo delle organizzazioni di riferimento, il premio AIF "Adriano Olivetti", identifica e segnala professionisti, enti di formazione, aziende, pubbliche amministrazioni, gruppi e persone che abbiano ideato e realizzato progetti formativi e di valorizzazione del capitale umano e che si distinguano per i risultati di apprendimento ed evolutivi ottenuti sia a livello individuale, sia di team e organizzativi. Ritireranno il premio a Firenze, venerdì 4 dicembre, il direttore scientifico tsm-step Area UNESCO Ugo Morelli, la responsabile della didattica e dell'organizzazione Gabriella De Fino e la coordinatrice Stefania Grandi. Per informazioni telefonare al n. 0461.020 060 step@tsm.tn.it

Il Master World Natural Heritage Management propone un percorso formativo annuale (è giunto alla IV° edizione) che si concretizza nella scelta di un metodo che supera la tradizionale formazione d’aula, attraverso la combinazione di testimonianze di manager e professionisti, di viaggi di studio, di progetti di ricerca applicata e di stage in organizzazioni pubbliche e private. In questo senso risponde coerentemente a quanto intende AIF, l'Associazione Italiana Formatori che, con il Premio dedicato ad Adriano Olivetti, riconosce, far conosce e premia chi lavora bene, con passione, migliorando il benessere e la professionalità delle persone e la competitività delle organizzazioni.

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03/12/2015, 10:24
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Venerdì 11 dicembre alla Fondazione Mach l’ottava edizione dell’evento di aggiornamento
COCCINIGLIA E CICALINE ALLA GIORNATA TECNICA DELLA VITE E DEL VINO

Venerdì 11 dicembre nell’aula magna della Fondazione Mach si terrà l’ottava Giornata tecnica della vite e del vino, appuntamento molto atteso dal mondo agricolo. La prima parte dell’evento sarà dedicata ai problemi emergenti di cocciniglia e cicaline, mentre a seguire si parlerà di vendemmia 2015. Alle 9 è in programma l’apertura dei lavori da parte del dirigente del Centro di Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti. Alle 12 sarà invece lasciato spazio al dibattito.

Dopo il saluto del dirigente del Centro di Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti, la prima parte della mattinata sarà dedicata ai problemi emergenti della viticoltura. Andrea Lucchi dell’Università di Pisa parlerà dei promettenti risultati nel controllo biologico di Planococcus ficus, mentre Marco Delaiti della Fondazione Mach esporrà i risultati delle prove sperimentali. All’esperta FEM Franca Ghidoni spetterà invece il compito di illustrare il monitoraggio delle cicaline della vite.

La seconda parte della Giornata tecnica sarà dedicata alla vendemmia 2015, con il report climatico e fitosanitario affidato a Maurizio Bottura e le valutazioni sui vini di Mario Malacarne e Luciano Groff. L’ultimo intervento sarà sulla piattaforma Smart monitoring, il nuovo sistema di raccolta dati in campagna, che sarà illustrato da Stefano Corradini e Alberto Gelmetti.

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10/12/2015, 22:53
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La ricerca su uno degli effetti dei cambiamenti climatici
Fem nel più grande studio al mondo sul riscaldamento dei laghi
C’è anche la Fondazione Edmund Mach con il lago di Garda nello studio più ampio mai svolto finora sull'effetto del riscaldamento climatico nei laghi. La ricerca ha interessato 235 laghi di sei continenti e ha rilevato che il cambiamento climatico li sta rapidamente riscaldando con una velocità superiore a quella rilevata negli oceani o nell’atmosfera. Si tratta del primo studio che utilizza una combinazione di misure effettuate sul campo e misure di temperatura effettuate dai satelliti.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters e divulgata nel corso del congresso della Geophysical Union tenutosi recentemente a San Francisco.
Nei mesi estivi, i laghi oggetto dello studio si stanno riscaldando ad una media di 0,34 gradi Celsius ogni decennio. In particolare, nel Lago di Garda, il più grande lago italiano, l’aumento delle temperature estive delle acque superficiali, su base decennale, è attorno a 0,2 °C.
Lo studio, a cui hanno collaborato per la parte italiana la Fondazione Edmund Mach e l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR, è stato finanziato in parte dalla NASA e dalla National Science Foundation. In particolare, nel lago di Garda le misure sono state effettuate nell’ambito delle indagini condotte nelle stazioni LTER (Long-Term Ecological Research; http://www.lteritalia.it/).
Come rileva Nico Salmaso, ricercatore della Fondazione Mach, “questo aumento di temperatura, che sembra piuttosto limitato, ha invece effetti importanti, determinando conseguenze sia sulle dinamiche di mescolamento delle acque profonde sia sulle comunità acquatiche. Gli effetti del riscaldamento possono essere molto importanti, favorendo in particolare lo sviluppo di nuove specie algali”. Allo stesso tempo i ricercatori hanno anche riscontrato che “nel corso degli ultimi 10 anni c’è stata una significativa tendenza alla diminuzione dei nutrienti algali nella colonna d’acqua. Questa diminuzione rappresenta un segnale molto positivo per la salute del Garda ed è necessaria per controbilanciare gli effetti indesiderati sullo sviluppo algale determinati dall’aumento delle temperature lacustri”.
Tornando agli effetti del riscaldamento del lago, nel corso degli ultimi anni il Lago di Garda ha mostrato un’importante tendenza alla diminuzione degli eventi di mescolamento completo e riossigenazione, tanto che, rispetto alle acque superficiali, il riscaldamento delle acque di fondo appare ancora più evidente.
“L’ultima circolazione completa delle acque è stata documentata nel 2006 -spiega Salmaso-. In quell’occasione, nelle acque di fondo (sotto i 200 m) furono misurate temperature attorno a 7,6 °C. Alla fine del 2015, con il perdurare dello stato di incompleto mescolamento, le temperature delle acque profonde sono arrivate a 8,6 °C. Il trend all’aumento della temperatura nelle acque profonde sarà destinato ad interrompersi con l’arrivo di un inverno più freddo, ma quello che è certo, tuttavia, è che ci troviamo di fronte a livelli di temperatura mai misurati precedentemente”.


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14/01/2016, 8:43
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Dal 16 gennaio presso lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas a Trento
Ostriche e vino. In cucina con gli antichi romani
Chi non avesse avuto occasione di visitare la mostra “Ostriche e vino. In cucina con gli antichi romani” allestita fino a pochi giorni fa nell'area archeologica di Palazzo Lodron, può ora vedere gli inediti reperti, per la prima volta esposti al pubblico, presso il S.A.S.S. lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, a Trento, sotto piazza Cesare Battisti dove la mostra è stata riallestita e dove sarà visitabile dal 16 gennaio fino al 30 settembre prossimo. L'esposizione, curata dall'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, getta uno sguardo sulle abitudini alimentari e la cucina in età romana sulle sponde dell'Adige. E' visitabile da martedì a domenica con orario 9-13 e 14-17.30.

Le ricerche archeologiche condotte in Trentino negli ultimi anni, in particolare nel capoluogo e nella piana Gardesana, stanno restituendo informazioni di fondamentale importanza per ricostruire il processo di romanizzazione del nostro territorio. E proprio i ritrovamenti effettuati hanno fornito lo spunto per la mostra “Ostriche e vino”: utensili e suppellettili da tavola in ceramica fine e grezza, vetro e pietra, vasellame in bronzo per la cottura dei cibi datati tra il I ed il IV secolo d.C., oltre a resti vegetali, come cereali, legumi, vinaccioli. Materiali di intatta bellezza come i raffinati vetri smerigliati di coppe e bicchieri che svelano un gusto ricercato e grandi abilità artigiane. Molte le curiosità, come le ostriche di mare, provenienti probabilmente dall'Adriatico.

Gli scavi in Trentino hanno restituito materiali particolari come i resti di griglie in ferro per mantenere i recipienti di cottura separati dal contatto diretto con il calore. Da via Prepositura a Trento provengono le grandi teglie antiaderenti, adatte alla cottura di pane o frittate, prototipi di quelle anche oggi usate nelle nostre cucine. Dotate di un fondo ricoperto da uno spesso strato di vernice rossa con funzione impermeabilizzante, sono state rinvenute in un complesso produttivo attivo tra il I ed il III secolo d.C. Erano utilizzate per la cottura di pasti in larga scala all’interno di un “servizio mensa” destinato al personale che operava nell’azienda. Sempre a Trento, il sito di piazza Verzeri, oltre alle ostriche ha restituito un frammento di contenitore destinato a contenere del miele come suggerisce la scritta graffita mellis. Di notevole pregio (status symbol di un aristocratico locale) è il bicchiere in vetro bianco con pareti sfaccettate, rinvenuto ad Arco, prodotto nelle officine renane, ispirato a manufatti importati dal Vicino Oriente.

Quanto alla dieta, prevaleva anche nel territorio trentino quella mediterranea a base principalmente di cereali, frutta e verdura, ma ricchissima di sapori, spezie e piante aromatiche come riporta Marco Gavio Apicio nel “De Re Coquinaria”. Il pasto consueto era a base di farine e legumi, attestati in grande quantità anche durante lo scavo di un’azienda agricola a Navicello presso Rovereto (soprattutto miglio e lenticchie e una varietà locale di frumento).

Accanto ai materiali in mostra non mancano ricette e suggerimenti gastronomici per chi dalla teoria volesse passare alla pratica, come ad esempio l'Epityrum a base di olive, i boccioli di rose al forno, la salsa afrodisiaca ai ricci di mare, le fave alla moda di Vitellio, la crema d’orzo e stinco di maiale e una salsa al cumino per ostriche.

Mostra archeologica
OSTRICHE E VINO. IN CUCINA CON GLI ANTICHI ROMANI
S.A.S.S. Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas
piazza Cesare Battisti, Trento
16 gennaio - 30 settembre 2016
da martedì a domenica ore 9-13 e 14-17.30
ingresso euro 2,50, ridotto euro 1,50, gratuito fino ai 14 anni


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Un Patto per allontanare la chimica e migliorare i prodotti trentini
Fitofarmaci, firmato un Protocollo di intesa "Più severi del PAN"
Un patto per allontanare la chimica dai frutteti e vigneti del Trentino e per aumentare ulteriormente la qualità dei suoi prodotti. E' quello che la Provincia autonoma, tramite gli assessori all'agricoltura Michele Dallapiccola, alla salute Luca Zeni e all'ambiente Mauro Gilmozzi, ha firmato oggi con l'Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini (APOT), il Consorzio Vini del Trentino, la Fondazione Edmund Mach, l'Azienda provinciale per i servizi sanitari e l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente. L'accordo si accompagna alla delibera che recepisce le misure fissate dal PAN per l'impiego sostenibile di tali prodotti nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili, in attesa dell'adozione - prevista dalla Legge di stabilità provinciale e che avverrà entro il mese di aprile - del regolamento per l'utilizzo dei prodotti fitosanitari sul territorio provinciale.

"Il regolamento – spiega l'assessore Dallapiccola – prescriverà misure idonee a mitigare i rischi d'inquinamento e a tutelare aree specifiche del territorio, definirà non solo orari e distanze dei trattamenti ma tradurrà sul campo, grazie anche al protocollo d'intesa oggi sottoscritto, l'impegno dei produttori ad attivare forme permanenti di collaborazione al fine di sviluppare, promuovere ed intensificare la ricerca applicata per ridurre ulteriormente gli impatti ambientali e sociali connessi all'utilizzo dei prodotti fitosanitari, attraverso mezzi alternativi anche innovativi, riducendo dosi e principi attivi, utilizzando tecniche e attrezzature in grado di ridurre al minimo la dispersione nell'ambiente".

La delibera di recepimento del Piano nazionale, per altro, lascia liberi i Comuni trentini di stabilire, nei loro regolamenti, disposizioni più restrittive. Così come già previsto nel conchiuso di fine agosto 2015 con il quale la Giunta ha adottato in via preliminare, prima di acquisire il parere del Consiglio delle autonomie, le misure del PAN.

A dieci anni dall'approvazione delle prime Linee guida per l'utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari (2006), che rappresentarono la base per la predisposizione da parte dei Comuni dei rispettivi regolamenti, il Trentino vuole dunque "fare di più". Il protocollo firmato oggi, infatti, contiene l'impegno dei produttori, attraverso le loro organizzazioni, a fare proprie fin da subito le norme della "Produzione Integrata Volontaria", come definita dal PAN, con limitazioni volontarie che vanno oltre le normative esistenti e "la progressiva eliminazione dai disciplinari di produzione integrata di sostanze attive ritenute a rischio per la salute e per l'ambiente".

Le stesse OP si impegnano anche ad investire adeguate risorse per la crescita professionale dei frutticoltori e dei viticoltori e ad attivare progetti di ricerca di tecniche innovative volte a migliorare il grado di sostenibilità delle rispettive filiere produttive. Per lo sviluppo di tali iniziative i produttori potranno contare, in particolare, sulle conoscenze ed esperienze disponbili a livello provinciale ed internazionale che potrà mettere a disposizione la Fondazione Mach.

"Un quadro di impegni – assicura Dallapiccola – finalizzati ad obiettivi di sicurezza e qualità ambientale che anche la Provincia potrà sostenere individuando adeguate risorse nel bilancio provinciale".

Il protocollo firmato oggi, ed il Regolamento che arriverà tra pochi mesi, confermano il ruolo fondamentale che i frutticoltori svolgono da anni nel perseguimento di sempre più elevati livelli di sostenibilità ambientale e sociale delle pratiche agricole. Un impegno testimoniato non solo dal numero dei controlli (890 campioni di frutti raccolti e analizzati nel 2015, a fronte dei circa 400 disposti annualmente dal Ministero della Salute sul territorio nazionale e dei circa 1600 dell'Efsa a livello europeo), ma soprattutto dai loro esiti. Nel 98,6 per cento dei casi di "presenza" il residuo rilevato è risultato inferiore del 50 per cento rispetto al limite ammesso dalla legislazione europea. A ridurre l'impiego degli insetticidi ha concorso e concorre anche la confusione sessuale, tecnica di controllo naturale degli insetti dannosi che nel periodo 2005 – 2014 ha visto crescere la superficie coltivata di applicazione da 1000 a 7000 ettari. Nello stesso periodo i residui di insetticidi sono diminuiti di circa 4 volte.

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Oggi alle ore 18 a Mori
L'assessore Dallapiccola presenta il Programma di Sviluppo Rurale 2014 - 2020
Oggi, martedì 19 gennaio alle ore 18, a Mori presso la Cantina Mori Colli Zugna (via Formigher n. 2), si terrà un incontro pubblico, nel corso del quale l'assessore all'agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca Michele Dallapiccola, presenterà il Programma di Sviluppo Rurale 2014 - 2020 per la Provincia autonoma di Trento. A tale incontro, sono invitati tutti gli interessati e in particolare, gli operatori del mondo agricolo e zootecnico della Vallagarina, dell'Altipiano di Brentonico e degli Altipiani Cimbri.


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Martedì 26 gennaio alla Cantina Sociale di Trento Le Meridiane
L'assessore Dallapiccola presenta a Trento il Programma di Sviluppo Rurale 2014 - 2020

Martedì 26 gennaio alle ore 18, a Trento presso la Cantina Sociale di Trento Le Meridiane (Via dei Viticoltori, 2/4) si terrà un incontro pubblico, nel corso del quale l'assessore all'agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca Michele Dallapiccola, presenterà il Programma di Sviluppo Rurale 2014 - 2020 per la Provincia autonoma di Trento. A tale incontro, sono invitati tutti gli interessati e in particolare, gli operatori del mondo agricolo della Valle dell'Adige e Rotaliana.

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22/01/2016, 21:57
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È stata sottoscritta oggi a San Michele la convenzione per la consulenza nel settore frutticolo

Mondo frutticolo, al via un nuovo rapporto tra produttori e FEM

È stata sottoscritta questa mattina, a San Michele all’Adige, la convenzione triennale per la fornitura del servizio di consulenza tecnica erogato dalla Fondazione Edmund Mach alle aziende frutticole rappresentate dall’ Associazione produttori ortofrutticoli trentini. A firmarla sono stati i presidenti Andrea Segrè ed Ennio Magnani, alla presenza dei direttori Sergio Menapace ed Alessandro Dalpiaz, del dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti, del presidente di Melinda, Michele Odorizzi.
La firma della convezione si inserisce in un quadro più ampio che prevede nuove modalità di accesso e fruizione del servizio di consulenza da parte del mondo agricolo nei diversi comparti in cui opera la Fondazione.

Il primo gennaio è iniziata una nuova era per la consulenza tecnica erogata da San Michele. Non più pubblica e gratuita, ma usufruibile dietro espressa richiesta e con pagamento di una tariffa a titolo di contribuzione ai costi, in un’ottica non più di assistenza ma di partnership e condivisione strategica con le imprese con particolare attenzione al tema della qualità e sostenibilità.
Accordo. L’accordo, di durata triennale, ha un valore di 1.320.000 euro. Ne deriva che ogni anno l’Associazione produttori ortofrutticoli trentini corrisponderà alla Fondazione Mach 440.000 euro come compartecipazione ai costi per l’erogazione del servizio di consulenza tecnica.
Contesto. Il progetto è frutto di una serie di tavoli di concertazione col mondo produttivo e prevede una forma di consulenza non più pubblica e gratuita, ma usufruibile dietro espressa richiesta e con pagamento di una tariffa a titolo di contribuzione ai costi, in un’ottica non più di assistenza, ma di partnership e condivisione strategica con le imprese.
Comparti. Il programma di servizio per la consulenza tecnica nel settore frutticolo riguarda melo, susino, actinidia, ciliegio, albicocco, fragola e piccoli frutti.
Servizi. Si articolano in servizi web e consulenza tecnica. Servizi web. Ogni agricoltore può accedere ai dati meteo di 3 stazioni a scelta, al servizio di allerta meteo per le gelate, ai programmi di modellistica e alla messaggistica tecnica. Servizio di consulenza tecnica: riguarda gli aspetti legati alla protezione delle piante comprese le modalità di distribuzione dei prodotti fitosanitari, alla gestione agronomica, alla salvaguardia della fertilità del suolo, alla gestione dell’irrigazione e delle malerbe e all’impiantistica.
Le indicazioni tecniche vengono fornite dai consulenti tecnici agli agricoltori attraverso la messaggistica tecnica (avvisi tecnici di zona via mail e SMS, bollettini Iasma notizie), tramite incontri tecnici di gruppo con i frutticoltori, lezioni e seminari tematici e visite aziendali.
Per fornire il servizio di consulenza verranno svolti i monitoraggi e i controlli dei principali fitofagi e avversità che colpiscono le colture presenti nel territorio e dello stato nutrizionale, anche avvalendosi di specifiche analisi. Sono previste diversi impegni delle parti e modalità precise di raccordo tra la struttura della Consulenza tecnica ed i Consorzi per un coordinamento che porti alla massima efficacia nella fornitura del servizio.
Il servizio convenzionato attraverso Apot interessa circa 6.300 aziende frutticole, una superficie produttiva di circa 8.500 ettari, per un sistema organizzato che occupa circa 1.400 addetti.

Le dichiarazioni.
Andrea Segrè, presidente FEM. “Questa firma rappresenta un passo molto importante, che va nella direzione di assicurare agli agricoltori servizi di consulenza sempre più di qualità e di efficienza. Da tempo si avvertiva la necessità di un cambiamento negli obiettivi, nell’organizzazione e nelle modalità di accesso e fruizione. Il passaggio da un servizio gratuito ad uno a richiesta è anche il segnale di un cambiamento positivo. Indirettamente ci piace pensare che esso sia conseguenza di una politica di supporto che ha dato i suoi frutti. Guardando al futuro confidiamo nella collaborazione di tutti, imprese pubbliche e private, per costruire insieme una piattaforma di servizi articolati per l’agricoltura trentina , che possa garantire al nostro sistema agroforestale la necessaria competitività per gli anni a venire”.
Ennio Magnani, presidente APOT. “Con questa firma i produttori ortifrutticoli rappresentati in Apot confermano nel Centro di Trasferimento Tecnologico della Fondazione Mach un riferimento forte per tutte le esigenze tecniche ed operative delle aziende e delle Organizzazioni di Produttori, ma vedono nella Fondazione anche un partner sensibile, equilibrato ed attento con cui costruire una progettualità vicina alle esigenze dei produttori ma anche alle domande di 'sostenibilità’ che viene dalla comunità civile” ..
Sergio Menapace, direttore generale FEM. “Questo accordo va letto, in termini generali, anche come una opportunità del mondo produttivo di confrontarsi, evidenziando necessità da tradurre e/o complementare agli indirizzi della Fondazione, già sintesi della visione di ricerca, sperimentazione, formazione e didattica. Ovvero permette anche alla Fondazione di rilevare il gradimento della direzione di marcia nei vari comparti in cui opera, nel solco di un modello di sostenibilità ambientale, alimentare e agricola”.
Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot. "La disponibilità a compartecipare i costi della 'consulenza tecnica’ è vissuta come un investimento comune verso un futuro più sereno e quindi più sicuro per la vitalità delle aziende, del settore ortifrutticolo ed, in estrema sintesi, della qualità che il sistema produttivo frutticolo trentino può offrire al proprio territorio inteso anche in senso economico e sociale”
Molteplici i vantaggi, come evidenzia Michele Pontalti, dirigente Centro Trasferimento Tecnologico FEM: “L’accordo consente di aumentare il grado di responsabilità reciproca; la condivisione del programma diventa un elemento strategico per sostenere il settore produttivo di fronte alla nuove sfide che riguardano, in particolare, l’impatto sull’ ambiente e sulla società”.
Michele Odorizzi, presidente di Melinda, ha spiegato che trattandosi di consulenza e non più di assistenza, non sarà una adesione a scatola chiusa e la compartecipazione verrà in un certo senso “misurata” dai soci.

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