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Provincia Autonoma di Trento 
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Effetreseizero scelta dalla Presidenza della Repubblica per la Tenuta di Castelporziano
È TRENTINO L’OCCHIO ELETTRONICO CHE VIGILA SUI BOSCHI PRESIDENZIALI

Occhi puntati sul Quirinale in queste ore di attesa per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Non solo quelli di centinaia di fotografi e giornalisti in attesa di immortalare lo storico ingresso nelle residenze presidenziali dell’illustre inquilino chiamato a succedere a Giorgio Napolitano. Ci sono infatti anche gli “occhi” elettronici di una startup trentina, Effetreseizero, spin-off innovativo del CRA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura. Lo spinoff è nato nel 2010 anche grazie al fondo Seed Money-FESR e al sostegno di Provincia di Trento e Trentino Sviluppo. Ad Effetreseizero, nome che in sigla significa “Foresta a 360 gradi”, l'Accademia Nazionale delle Scienze, d'intesa con la Presidenza della Repubblica, ha infatti affidato il compito di descrivere e quantificare con tecniche innovative il patrimonio boschivo della Tenuta di Castelporziano, una delle tre proprietà Presidenziali, vero e proprio gioiello naturalistico. Il sistema utilizzato dalla startup con sede a Villazzano, presso il CRA, è un laser scanner aereo (ALS-LiDAR), applicato per la prima volta per lo studio di patrimoni boschivi in ambiente mediterraneo.

L'importante ruolo nell'ambito del progetto ELITE-SIFTEC, avviato nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano nel 2013 e proprio in questi giorni rifinanziato per il prossimo biennio con ulteriori obiettivi, è il “fiore all’occhiello” della giovane impresa specializzata in geomatica ed informatica forestale avviata cinque anni fa dai soci Giacomo Colle, Marco Bezzi, Gianfranco Scrinzi, direttore dell'Unità di Monitoraggio e Pianificazione Forestale del CRA di Trento (CRA-MPF), Fabrizio Clementel e Antonio Floris.
Con i suoi 6 mila ettari di superficie – oltre un terzo dell’intero territorio del Comune di Trento - la Tenuta Presidenziale di Castelporziano rappresenta infatti un vero e proprio gioiello naturalistico sul litorale laziale, alle porte del centro di Roma. Comprende diversi ecosistemi: dalla spiaggia con diverse tipologie di dune alla grande foresta con i boschi di querce, ma anche pinete monumentali, aree coltivate a cereali e pascoli per gli allevamenti del bestiame.
Il progetto si avvale di innovative tecniche di Laser Scanning Aereo (ALS-LiDAR) ed è stato attuato elaborando e modellizzando matematicamente i dati LiDAR grezzi forniti dal Ministero dell'Ambiente. Si tratta di metodologie applicate per la prima volta in foreste ad elevata complessità come quelle di ambiente mediterraneo. La sinergia tra Effetreseizero e i ricercatori CRA-MPF ha portato ad identificare, delimitare e descrivere informaticamente ciascuna delle 800 Unità forestali nelle quali è stata suddivisa la Tenuta, con un elevatissimo livello di dettaglio e in 3 dimensioni, compresa quella dell’altezza degli alberi, che, opportunamente modellizzata, è decisiva nel fornire informazioni sui volumi legnosi e le biomasse presenti nella foresta.
Basta un click di mouse, quindi, per vedere le immagini fotografiche riprese al suolo, tutte le informazioni descrittive e quantitative di un determinato tratto di bosco e soprattutto a produrre la sua visualizzazione in 3D. Si può anche cambiare il punto di vista dell’utente del sistema informatico, facendogli assumere una "percezione virtuale immersiva" di un qualsiasi tratto di foresta, come se ci camminasse dentro.
Inoltre, grazie all'informatizzazione dell’archivio di immagini dal dopoguerra ad oggi, non solo si può vedere il bosco com’è adesso, ma anche com’era in passato, a step decennali. Grazie all'apporto di Effetreseizero, Castelporziano potrebbe ora essere definita una sorta di "smart-forest in 4D" dove la quarta dimensione è il tempo.
Col progetto sono state raccolte informazioni fondamentali per censire e gestire il patrimonio boschivo della Tenuta ma anche per quantificarne l’apporto in termini di benefici ambientali. Si è infatti potuto determinare che le oltre 800 mila tonnellate di biomassa della foresta presidenziale rappresentano un vero e proprio polmone verde per la città di Roma, riuscendo, col loro naturale accrescimento annuale, a “ripulire” l'atmosfera di una quantità di anidride carbonica pari a quella emessa nello stesso tempo da almeno 15 mila autoveicoli. (d.m.)

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31/01/2015, 8:10
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Venerdì 6 febbraio alla Fondazione Mach il seminario su marketing enologico e psicologia
COMPRARE UNA BOTTIGLIA DI VINO, QUESTIONE DA NEUROSCIENZIATI

(l.g.) Anticipare i comportamenti dei consumatori analizzando l’attività cerebrale; scegliere l’etichetta migliore per attirare i clienti e arredare il wine shop in modo da far sentire l’avventore a casa propria. Venerdì 6 febbraio la Fondazione Mach ospiterà la prima giornata del seminario “Neuroscienze e psicologia del marketing enologico: tecniche e strumenti di indagine”, un appuntamento dedicato alle figure professionali che in cantina si occupano di marketing e comunicazione.

L’iniziativa formativa, proposta dal Centro di Istruzione e Formazione di San Michele, è strutturata su tre giornate, per un totale di 20 ore tra lezioni frontali ed esperienze nel laboratorio sensoriale della Fondazione: oltre a venerdì 6 febbraio, gli altri appuntamenti saranno venerdì 13 e sabato 14 febbraio.

Dietro la cattedra ci saranno esperti di marketing: Giuliano Trenti, presidente della società di ricerca Neuroexplore, Mario Deltetto, enotecnico specializzato in psicologia del marketing e Fabrizio Giurgevich, responsabile marketing & sales.
Il corso partirà da un approccio al mondo delle neuroscienze, cercando di scoprire che cosa spinge i clienti a mettere mano al portafoglio; in un secondo momento si lavorerà sul packaging e poi sul marketing sensoriale e sull’accoglienza in cantina e nelle sale degustazione. La parte finale del seminario sarà dedicata al momento psicologico dell’acquisto e allo studio del profilo di wine lover.

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02/02/2015, 20:59
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Si parlerà di servizi ecosistemici al convegno organizzato dalle Province di Trento e di Bolzano, Regioni Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia
LE FORESTE E LE INFRASTRUTTURE VERDI, UN SEMINARIO A VERONA

Le aree naturali e seminaturali delle Alpi sono un fornitore importante di servizi eco sistemici (produttivi, di regolazione e culturali) e le regioni alpine possono proporsi come laboratorio europeo per i servizi ecosistemici. Se ne parlerà venerdì 6 febbraio in un seminario a Verona, organizzato dalla Provincia autonoma di Trento insieme alle regioni Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia e alla Provincia autonoma di Bolzano.

I servizi ecosistemici sono una delle parole chiave dell’inizio di questo secolo, alla base della ricerca di uno sviluppo che non provochi un cambiamento climatico che può essere disastroso per la Terra, la riduzione delle risorse naturali e la perdita della biodiversità, a scapito delle opportunità delle generazioni future. E’ uno dei temi sui quali l’Europa può vantare risultati importanti (lotta contro il cambiamento climatico, efficienza energetica, gestione territoriale, aumento delle foreste). Le Alpi, grande fornitore di servizi ecosistemici per la popolazione residente e per quella delle regioni circostanti, hanno a loro volta una posizione forte, con una grande potenzialità per la green economy: energie rinnovabili, qualità ambientale e della vita, fornitore di acqua per buona parte del continente, riserva di naturalità, ampia percentuale di aree naturali produttive (foreste, agricoltura estensiva), condizioni ambientali difficili (pericoli naturali) che richiedono più attenzioni e precauzioni.
Nel periodo 2014-2020 l’Europa prevede investimenti importanti orientati alla creazione di un’infrastruttura verde, all'arresto della perdita di biodiversità, allo sviluppo della Green Economy, al contrasto al cambiamento climatico, che le regioni alpine devono conoscere e utilizzare al meglio per sviluppare le loro potenzialità, in particolare in una fase di contrazione delle risorse pubbliche.
Ne discuteranno a Verona, venerdì 6 febbraio alle ore 14, il parlamentare europeo e membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, Herbert Dorfmann, Andrea Vettori della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, e Alessandra La Notte, ricercatrice, del Servizio Sviluppo Rurale della Provincia Autonoma di Trento.
Seguirà una tavola rotonda con i rappresentanti di alcuni settori interessati dai servizi eco sistemici della montagna alpina: Mario Broll della Provincia Autonoma di Bolzano, Alessio Picarelli dell’Autorità di Bacino del fiume Po, Nuria Mignone di UNCEM Piemonte, Carlo Personeni presidente FederBIM, Jacopo Giraldo di Coldiretti Veneto e Mauro Pascolini direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Udine.

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03/02/2015, 20:50
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Una delibera della Giunta attesta l'"eccezionale piovosità" dei mese estivi dell'anno 2014
QUANTITÀ E QUALITÀ DEI FORAGGI SCARSA A CAUSA DELL'ESTATE TROPPO BAGNATA

Si va dai 773 millimetri di pioggia rilevati da Meteotrentino a Castel Tesino, dove i giorni piovosi sono stati ben 65 in quattro mesi, e i 737 mm di Lavarone (53 giorni piovosi) ai 540 mm di Cavalese (58 giorni piovosi), i 524 mm di Trento Laste (45 giorni piovosi), i 467 mm di Tione (56 giorni piovosi) e i 377 mm di Malè, la meno bagnata, dove l'ombrello è servito in 47 giorni. Sono le precipitazioni, cumulate, dell'estate-autunno 2014 (mesi di giugno, luglio, agosto e settembre), periodo caratterizzato, come tutti ricorderanno, da piogge prolungate e ripetute il cui effetto si è fatto sentire, in negativo, soprattutto sull'agricoltura, in particolare sulla provvista di foraggio per le aziende zootecniche.

Una situazione - comune all'intero arco alpino - ricordata stamane alla riunione della Giunta provinciale dall'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola, firmatario della delibera che attesta l'eccezionale piovosità dei mesi estivi dell'anno 2014 in Trentino. Piogge che di fatto hanno impedito la regolare gestione delle superfici foraggere, soprattutto quelle di montagna, ostacolando l'essicazione dell'erba sfalciata e compromettendo in questo modo la produzione di fieno di buona qualità. I mesi più piovosi, oltretutto, sono stati proprio quelli, luglio e agosto, nei quali vengono effettuati il maggior numero di sfalci. Le aziende zootecniche si sono viste così costrette a rifornirsi altrove per l'alimentazione del bestiame, con un conseguente aggravio di costi.
Per gli allevatori, in sostanza, è stato dunque pressoché impossibile lo scorso anno rispettare alla lettera i disciplinari relativi alla produzione, raccolta e impiego del foraggio per l'alimentazione del bestiame. L'attestazione della "eccezionale piovosità" li mette al riparo da eventuali contestazioni relativamente agli obblighi loro richiesti dall'adesione a protocolli, disciplinari e certificazioni sulla filiera produttiva e sulla qualità del foraggio.

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09/02/2015, 22:07
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Lunedì 16 febbraio a Cles 18° edizione dell’evento dedicato alle coltivazioni delle Valli del Noce
LA GIORNATA TECNICA SULLA FRUTTICOLTURA DIVENTA MAGGIORENNE

Lunedì 16 febbraio, alle 8.45, all’auditorium del polo scolastico di Cles, è in programma la 18esima edizione della giornata tecnica “La frutticoltura delle Valli del Noce” organizzata dalla Fondazione Edmund Mach (FEM) di San Michele all’Adige. Un appuntamento attesissimo e ormai consolidato che fornisce ai frutticoltori l’occasione per informarsi e aggiornarsi sulle principali problematiche del settore.

Dopo il boom di presenze del 2014, quest’anno, per permettere a tutti i partecipanti di seguire gli interventi dei relatori, sarà predisposta la diretta streaming in sala Borghesi Bertolla, al piano terra della biblioteca. Inoltre l’evento potrà essere seguito anche da casa collegandosi al sito live.fmach.it.
La giornata è promossa dal Centro Trasferimento Tecnologico in collaborazione con il Consorzio Melinda e propone argomenti di grande attualità per il mondo frutticolo: si parlerà dei costi di produzione, delle operazioni di diradamento del melo e di alcune sue patologie, il marciume del frutto e gli scopazzi. Gli esperti della Fondazione Mach forniranno i dati aggiornati e spiegheranno come, in particolare per gli scopazzi, sia fondamentale mantenere alta la guardia per evitare recrudescenze. (l.g.)

Il programma
8.45 - Registrazione dei partecipanti

9.00 - Apertura della giornata

9.15 - I costi di produzione nella frutticoltura delle valli del Noce - Flavio Pinamonti, Giorgio De Ros, Piergiorgio Ianes, Luigi Tolotti, Mario Springhetti (FEM)

9.45 - Diradamento del melo: nuove opportunità - Massimo Prantil, Alberto Dorigoni, Fabrizio Dolzani, Ferruccio Pellegrini, Lodovico Delaiti (FEM)

10.15 - Pausa

10.30 - Il marciume del cuore delle mele - Matteo de Concini, Livio Fadanelli, Andrea Branz, Valeria Gualandri (FEM)

10.50 - Scopazzi del melo nelle valli del Noce: analisi della situazione - Gianluca Giuliani, Maurizio Chini, Stefano Bott (FEM)

11.10 - Scopazzi del melo: le iniziative volontarie ed obbligatorie per il contenimento della malattia - Alessandro Dalpiaz (APOT)

11.30 - Discussione

12.00 - Chiusura

Moderatore: Tommaso Pantezzi (FEM)

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09/02/2015, 22:08
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L’assessore Carlo Daldoss ha dato il via ad una collaborazione per la creazione di un centro di eccellenza nella gestione territoriale
IL CATASTO TRENTINO VA IN ROMANIA

Avviare una collaborazione permanente fra Trentino e Romania per la creazione di un centro d'eccellenza a livello europeo su temi legati al territorio, con particolare attenzione per le tematiche relative al Catasto: questo lo scopo del progetto CENTIRIC - Centre for ExcelleNce in TerRItorial management and Cadastre, promosso da Provincia autonoma di Trento (Servizio Catasto), TRILOGIS srl e FBK, un'iniziativa che ha ottenuto l'approvazione e il finanziamento dalla Commissione Europea.

Il progetto, convintamente appoggiato dall’assessore Carlo Daldoss, prevede un finanziamento in due fasi. Obiettivo della prima fase, della durata di un anno e che può contare su un budget di circa 500.000 euro con un finanziamento al 100% dei costi, sarà la definizione di un business plan per la creazione di un centro di eccellenza europeo, agevolato dall'avvio di una cooperazione attiva tra il catasto rumeno ed il catasto trentino, tra FBK e l'omologo rumeno con il coinvolgimento della Trilogis, un'azienda trentina ad elevato contenuto tecnologico ed un'azienda rumena, Urbasofia, già partner nel contesto di progetti Europei in essere.

Il partnerariato include inoltre un'azienda tedesca, la INI-Novation GmgH, specializzata in trasferimento tecnologico, il Technoport, il parco tecnologico del Lussemburgo, e l'Università di Leuven (Belgio). Infine, il progetto prevede il coinvolgimento di un'agenzia dell'UNECE, la Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite con sede a Ginevra.

Durante la prima fase di progetto, i partner trentini dovranno avviare un processo conoscitivo e di analisi per definire i dettagli (tecnici, strategici ecc.) relativi alla fase 2 del progetto, durante la quale si avvierà il centro d'eccellenza. Le attività previste per il Servizio Catasto in questa fase sono di analisi dello stato dell'arte del catasto rumeno (livello di sviluppo, riferimenti normativi, implicazioni operative, ecc.) e supporto all'individuazione di elementi tecnologici "strategici" per il catasto rumeno.

Al completamento della “fase 1”, il business plan sarà ammesso alla selezione prevista dalla “fase 2”, durante la quale verrà appunto realizzato il centro di eccellenza. Questa seconda fase prevede una durata di 5-7 anni per un budget dell'ordine dei 15-20 milioni di Euro. Il centro di eccellenza potrà essere utilizzato come laboratorio per nuove tecnologie di interesse per il territorio trentino, che potrebbe beneficiare delle buone pratiche validate dalle attività del centro applicandole nel contesto provinciale. Inoltre, il centro di eccellenza diventerebbe un catalizzatore di nuove risorse economiche, attraverso l'avvio di progetti scientifici e di innovazione nelle tematiche di riferimento, tutte di elevato interesse strategico per gli attori trentini coinvolti.

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10/02/2015, 21:24
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La soddisfazione dell'assessore Mauro Gilmozzi
PARCO DELLO STELVIO: LE COMPETENZE PASSANO ALLE PROVINCE

“Un risultato importante, che ci permetterà di valorizzare pienamente il Parco dello Stelvio, sotto il profilo naturalistico, paesaggistico e turistico, in un rapporto di collaborazione e di fiducia con lo Stato”. Così l’assessore provinciale all’ambiente Mauro Gilmozzi, commenta la firma, avvenuta ieri pomeriggio a Roma, dell’accordo fra il Governo, le Province autonome di Trento e di Bolzano e la Regione Lombardia, per la gestione del Parco dello Stelvio, con cui si trasferiscono ai tre enti le competenze relative alla gestione delle parti di parco che appartengono ai rispettivi territori. "Si tratta di una soluzione – ha detto Gilmozzi – che segue una visione moderna e dinamica dei rapporti fra Stato e realtà territoriali, capace di trovare il giusto bilanciamento fra l’esigenza di trasferire le competenze alle due Province e alla Regione Lombardia e quella di garantire una dimensione unitaria del Parco, in un’ottica transforntaliera, che tenga conto delle altre aree protette esistenti in quella parte di arco alpino". "Ieri è stato sottoscritto l'accordo politico, adesso dobbiamo impegnarci a renderlo operativo con i necessari provvedimenti amministrativi ed un passaggio in Commissione dei 12 per aggiornare la norma di attuazione, per poi arrivare al decreto definitivo del Consiglio dei ministri" ha detto ancora l'assessore Gilmozzi che la settimana scorsa aveva incontrato i sindaci interessati e le associazioni ambientaliste per illustrare i termini dell'intesa e che successivamente procederà ad una informativa in Consiglio provinciale.

La situazione sull'attribuzione delle funzioni statali alle Province autonome di Bolzano e Trento e alla Regione Lombardia si era sbloccata nell'incontro di fine gennaio a Roma con il sottosegretario alle Regioni Gianclaudio Bressa. Alto Adige, Trentino e Lombardia erano giunte all'incontro dopo aver individuato una linea comune per regolare il trasferimento di competenze agli enti locali che già garantiscono un notevole impegno finanziario nei costi di gestione del Parco nazionale dello Stelvio. L'intesa, che è stata siglata ieri a Roma dal presidente Ugo Rossi, prevede l'istituzione di un Comitato paritetico di coordinamento e indirizzo che assicura la configurazione unitaria del Parco. L'organismo è composto da rappresentanti delle Provincie autonome di Bolzano e Trento, della Regione Lombardia, del Ministero dell'ambiente nonché da tre rappresentanti dei Comuni il cui territorio amministrativo rientra nel Parco. Della superficie complessiva di 131.000 ettari del Parco, il 45% ricade in territorio lombardo, il 41% in quello altoatesino e il 14% in territorio trentino. Le due Province autonome e la Regione Lombardia avranno il compito di elaborare un piano complessivo per la gestione del Parco, nell'ambito di un tavolo a cui siederanno tutti i soggetti coinvolti e a partire dagli atti di indirizzo e dalle linee guida concordati con il Ministero. Lo Stato controllerà che le linee guida vengano effettivamente applicate nella stesura del piano parco e nella sua applicazione, in un'ottica unitaria e tenendo conto delle relazioni che lo Stelvio può sviluppare nel contesto di una rete più ampia di aree protette.

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12/02/2015, 22:31
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Approvato dalla Giunta provinciale il Piano di tutela delle acque
ACQUE TRENTINE IN BUONO STATO, ECCO IL PIANO PER RENDERLE ANCORA MIGLIORI

Le acque trentine stanno bene. E sono in arrivo misure che potranno renderle ancora migliori. Merito del nuovo Piano di tutela delle acque, approvato oggi dalla Giunta provinciale su proposta dell'assessore Mauro Gilmozzi. Si tratta di un importante documento di pianificazione, che da un lato descrive la qualità dei fiumi, dei laghi e delle acque sotterranee in Trentino e dall’altro contiene le misure necessarie per risanarli o per mantenerne buono lo stato chimico ed ecologico. "Grazie agli interventi messi in campo negli ultimi anni - ha detto l'assessore Gilmozzi commentando l'approvazione del Piano - lo stato chimico ed ecologico delle nostre acque è per lo più buono e in alcuni casi elevato. Il Piano adottato oggi prevede un monitoraggio approfondito e rigoroso dei corsi d'acqua trentini, ed azioni e interventi che ci permetteranno di mantenerne alta la qualità e di migliorarla ulteriormente, laddove necessario. Sulla base di queste conoscenze - ha aggiunto l’assessore Gilmozzi – abbiamo fissato le nuove regole per le concessioni idroelettriche e posto le basi per la revisione dei valori di Deflusso Minimo Vitale”.
Il Piano è stato approvato dalla Giunta provinciale dopo aver acquisito i pareri dei Comuni, delle Autorità di Bacino, del Consiglio delle autonomie e della Terza Commissione del Consiglio provinciale, con una consultazione pubblica molto partecipata, realizzata attraverso la procedura di valutazione ambientale strategica. "La redazione di questo Piano - ha detto ancora Gilmozzi - ha comportato un lavoro molto complesso ed approfondito, per il quale ringrazio le strutture provinciali, che nella fase di presentazione hanno saputo coinvolgere, in modo costruttivo e proficuo, il territorio e tutti i soggetti interessati".

Il buono stato delle nostre acqueIl 18% dei corpi idrici fluviali trentini presenta uno stato ecologico elevato, il 70% buono, l'8% sufficiente e il 4% scarso. Rispetto al 2009, si è registrato il miglioramento di 18 corpi idrici fluviali , 16 dei quali sono passati dallo stato sufficiente allo stato buono e 2 dal buono all’elevato. Per quanto riguarda i corpi idrici lacustri, non vi sono problemi relativamente alla balneazione, laddove prevista; per tutti i laghi, poi, lo stato chimico è buono, mentre lo stato ecologico va da sufficiente a buono. Tutti i corpi idrici sotterranei, infine, sono risultati in stato chimico buono, sottratte le aree oggetto di bonifica.
Questi dati sullo stato delle acque trentine, riportati dal Piano approvato oggi, derivano da un’intensa attività di monitoraggio, che il Piano medesimo rende ancora più capillare e completa, Infatti, rispetto al vecchio Piano, che prevedeva il raggiungimento degli obiettivi di qualità solo per le aste principali dei corsi d'acqua, il nuovo attribuisce gli obiettivi di qualità ad una serie di corpi idrici tipizzati, che possono essere un tratto di fiume, un lago o un volume distinto di acque sotterranee. La classificazione, pertanto, è attualmente attribuita a 412 tratti di fiume, a 14 laghi e a 10 corpi idrici sotterranei. Il vecchio Piano, inoltre, utilizzava criteri diversi e più limitati per la classificazione, dando rilievo soprattutto ai problemi relativi all'eutrofizzazione, ovvero all'inquinamento da azoto e da fosforo, mentre il nuovo Piano tiene in considerazione una più vasta gamma di agenti inquinanti, nonché la composizione e abbondanza delle comunità biologiche acquatiche.
Le misure per migliorare ancora
Non ci si può accontentare, in ogni caso, di questi risultati, e pertanto il nuovo Piano prevede due principali tipologie di misure per consentire l’ulteriore miglioramento dello stato delle acque trentine:
1) Interventi di depurazione. Si prevede di potenziare il trattamento delle acque reflue urbane e quindi di ridurre l'inquinamento organico: il Piano stabilisce infatti una priorità per gli interventi sui servizi di pubblica fognatura che interessano corpi idrici di qualità inferiore a buono.
2) Interventi per proteggere le acque dall'inquinamento dei fitosanitari. L’applicazione delle misure, concordata con il Servizio Agricoltura della Provincia, l’Apot e la Fondazione Mach, verrà puntualmente programmata entro sei mesi dall’approvazione del Piano con specifici accordi, che mireranno a un maggior controllo e a una migliore gestione nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari alle colture nelle zone limitrofe ai corsi d’acqua.
Nuove regole per le concessioni idroelettriche
L’articolo 70 della legge finanziaria provinciale 2014 ha istituito una moratoria per le domande di concessioni idroelettriche pendenti sui principali corsi d’acqua. Si tratta, in tutto, di 65 domande variamente dislocate sull’intero territorio provinciale. Lo stesso articolo ha previsto che nel nuovo Piano di Tutela delle acque venissero previsti i criteri per l’istruttoria di tali domande e per il rilascio di tutte le nuove concessioni.
Poiché l’alterazione del regime idrologico indotto dalle derivazioni idroelettriche incide sensibilmente sulla qualità ambientale di un corpo idrico, il nuovo Piano ha inteso conciliare la tutela delle acque con la produzione idroelettrica. Quest’ultima attività, benché economicamente incentivata a livello nazionale e sollecitata a livello europeo, incide in modo significativo, oltre che sulla qualità ambientale delle acque, anche sul paesaggio e di riflesso sull’industria turistica, fonte primaria dell’economia trentina.
Per questo il Piano vieta nuove concessioni nei corpi idrici in stato di qualità inferiore a buono. Negli altri corpi idrici, a tutela degli obiettivi di qualità già raggiunti, l’eventuale prelievo idrico dovrà essere condotto con un elevato grado di cautela e con un costante controllo degli effetti nel tempo.
Il Piano contiene inoltre precise prescrizioni per le nuove centraline idroelettriche: esse dovranno essere progettate solo sui tratti di corsi d’acqua dove è presente una portata adeguata per lo sfruttamento idroelettrico. Inoltre gli impianti non dovranno determinare alterazioni delle falde idriche sotterranee tali da compromettere le colture di pregio e gli insediamenti civili; dovranno essere compatibili con altri utilizzi dei corsi d'acqua, tra i quali la pesca e gli sport acquatici come rafting, canoa e kayak; dovranno preservare le aree golenali, non interferire con le opere di regimazione esistenti o con le altre opere di infrastrutturazione territoriale, essere posizionate rispettando le distanze tra uno sbarramento d’alveo ed un altro e tra le opere di derivazione ed i depuratori più importanti.
La revisione del Deflusso Minimo Vitale
In occasione dell’approvazione del Piano di tutela delle acque, la Giunta provinciale ha affrontato anche il tema della revisione dei valori del Deflusso Minimo Vitale (DMV), che sarà a breve definita con un’altra delibera. Il DMV è il quantitativo di acqua che deve necessariamente essere garantito per assicurare la sopravvivenza delle comunità biologiche acquatiche, la salvaguardia del corpo idrico e, in generale, gli usi plurimi a cui lo stesso è destinato. L’ipotesi di ricalibrare i valori del DMV era già prevista nel precedente Piano ed è confermata anche in questo.
Dall’imposizione del DMV alle grandi concessioni idroelettriche, iniziata nel 2000 e poi aggiornata ai valori stabiliti dal Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche nel 2009, sono stati svolti studi e monitoraggi più approfonditi, grazie ai quali è stato approvato nel 2013 il bilancio idrico provinciale. Quest’ultimo e il Piano approvato oggi hanno restituito una fotografia molto dettagliata dello stato quali/quantitativo dei nostri corsi d’acqua, incrementando le conoscenze rispetto al passato e proponendo scenari diversi per l’utilizzo della risorsa idrica. È anche sulla base di questi strumenti che oggi è possibile ipotizzare la revisione in via sperimentale dei valori di DMV sulle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche. Questo processo di revisione, che sarà oggetto di accordo con i concessionari, deve in ogni caso essere affiancato dal monitoraggio degli effetti sulla qualità delle acque. Ciò consentirà un parziale recupero della capacità produttiva da parte del sistema idroelettrico trentino, nel rispetto di quanto sancito dal D.M. 15 marzo 2012 (c.d. decreto Burden Sharing), che impone anche alla Provincia autonoma di Trento l’incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020. "E' intenzione della Giunta provinciale - ha precisato l'assessore Gilmozzi - fare in modo che i maggiori proventi economici derivanti dall'aumento di produttività, non vadano a beneficio esclusivo delle società idroelettriche, ma possano ricadere anche sulla collettività e quindi utilizzati da Provincia e Comuni per investimenti e politiche sociali.

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16/02/2015, 22:16
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Più di 600 coltivatori a Cles per la 18^ giornata de “La frutticoltura delle Valli del Noce”
MARCIUME E SCOPAZZI, LA LOTTA CONTRO LE MALATTIE DEL MELO CONTINUA

La giornata tecnica “La frutticoltura delle Valli del Noce”, organizzata oggi a Cles dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, ha registrato un boom di partecipanti con oltre 600 frutticoltori, tra quelli ospitati all’auditorium del polo scolastico e un centinaio in diretta streaming davanti al proprio pc. I tecnici di San Michele, in occasione della 18esima edizione, hanno affrontato tematiche di grande attualità come il recente fenomeno dei marciumi interni alle mele, in aumento nel 2014, e l’introduzione di una nuova molecola nelle strategie di diradamento chimico. È stato inoltre approfondito l’argomento dei costi di produzione: in annate con prezzi di realizzo in calo, alcuni accorgimenti possono fare la differenza nel bilancio dell’azienda agricola. Infine è stato presentato un aggiornamento sulla presenza degli scopazzi nelle Valli del Noce, evidenziando l’importanza dell’estirpo per ridurre l’inoculo.

Dopo il saluto del direttore generale della Fondazione Mach Mauro Fezzi, la giornata tecnica si è aperta con l’approfondimento sui costi di produzione della frutticoltura collinare da parte dei tecnici del Centro di Trasferimento Tecnologico Flavio Pinamonti, Giorgio De Ros, Piergiorgio Ianes, Luigi Tolotti, Mario Springhetti.

Il punto di partenza è che in Val di Non l’agricoltura è più “cara” rispetto alla pianura, soprattutto a causa della frammentazione fondiaria. La superficie melicola delle valli del Noce è di circa 7 mila ettari: di questi circa 6.700 sono coltivati da 3.859 soci Melinda. La superficie media aziendale è quindi inferiore ai 2 ettari, mediamente suddivisi in 7-8 appezzamenti. In questo quadro l’accorpamento dei terreni, attraverso il riordino fondiario o la permuta, abbatterebbe i costi in modo significativo, riducendo le tare improduttive, i tempi morti e dando maggiori possibilità di sistemazioni adeguate su terreni in pendenza.
Calcolatrice alla mano, tenendo conto anche dell’orografia dei terreni, i tecnici di San Michele hanno stimato che per un’azienda di circa 4 ettari i costi totali di produzione ammontano a 25.000 euro per ettaro, tra manodopera extra aziendale, mezzi tecnici, assicurazione grandine, irrigazione e carburanti; a questi vanno aggiunte le spese per ammortamenti, collaboratori famigliari e amministrazione. Tra le voci che incidono di più nelle valli del Noce c’è la meccanizzazione agricola: in media assorbe il 20% sul totale dei costi.
In quest’ottica risultano molto positive alcune iniziative dei Consorzi frutticoli, come l’acquisto collettivo delle macchine di uso minore (aratri, erpici, rastrellarami, lame) e le possibilità offerte dal maschinenring (Coldiretti service).
I tecnici della Fondazione Mach Massimo Prantil, Alberto Dorigoni, Fabrizio Dolzani, Ferruccio Pellegrini, Lodovico Delaiti si sono poi concentrati sulle nuove opportunità derivanti dal diradamento del melo come strategia per ottenere raccolti regolari e di qualità.
Il 2014 è stata un’annata problematica soprattutto nella fase dell’allegagione e l’attività dei diradanti è stata insufficiente, tanto che gli agricoltori hanno dovuto sopperire manualmente con 200-300 ore di lavoro per ettaro. La novità di quest’anno è che si potrà operare con la nuova molecola Metamitron (Brevis), consigliata su Fuji e Gala, varietà piuttosto difficili da diradare, e sulla Golden, nelle situazioni dove i diradanti a disposizione non riescono ad agire sufficientemente.
Gli esperti del Centro di Trasferimento Tecnologico si sono poi concentrati sulle principali patologie del melo. Nel 2014 gli agricoltori hanno dovuto affrontare il problema del marciume. Nella loro relazione Matteo de Concini, Livio Fadanelli, Andrea Branz e Valeria Gualandri hanno evidenziato come il meteo dell’anno scorso abbia favorito la proliferazione di alcuni funghi responsabili del cosiddetto marciume del cuore delle mele, funghi che penetrano nelle prime fasi di sviluppo del frutto e poi si espandono. Per identificare i patogeni responsabili la Fondazione Mach ha condotto un campionamento in diversi frutteti della val di Non; sulle varietà R. Canada e Fuji sono stati isolati ed identificati funghi appartenenti al genere Fusarium e Botriosphaeria.
Le strategie di contenimento per questi patogeni sono ancora in fase di sperimentazione. Alcuni fungicidi, utilizzati per il controllo della ticchiolatura, possono servire anche a contenere parzialmente l’attacco di questi marciumi. Nei prossimi mesi saranno condotte in Val di Non prove sperimentali specifiche con lo scopo di valutare l’efficacia di diversi prodotti fitosanitari nei confronti dei patogeni, e trovare la strategia più sostenibile per contenere il fenomeno.
Notizie rassicuranti arrivano per quanto riguarda gli scopazzi. Gianluca Giuliani, Maurizio Chini e Stefano Bott hanno riportato che in val di Non il numero di piante colpite attualmente è stabile.
Per poter debellare definitivamente la malattia, però, i frutticoltori devono fare attenzione all’estirpazione dei meli colpiti. Infatti è stato possibile notare come negli appezzamenti in cui le piante infette sono sempre state eliminate accuratamente la percentuale di nuove piante colpite è vicina allo zero, mentre dove questa pratica è stata trascurata l’incidenza della malattia è incrementata notevolmente ogni anno. Analizzando nel dettaglio i dati del monitoraggio si realizza come ci sia una presenza leggermente superiore in Alta Val di Non (0,38%), mentre le percentuali diminuiscono gradualmente scendendo verso la Bassa Val di Non.
In chiusura il direttore di Apot (Associazione produttori ortofrutticoli trentini), Alessandro Dalpiaz, ha fatto un resoconto dei controlli eseguiti nei campi lo scorso autunno. Dopo il monitoraggio sono state inviate delle segnalazioni ai proprietari di piante colpite da scopazzi con l’obbligo di estirpo, pena sanzione. Il direttore ha aggiunto con soddisfazione che tutte le indicazioni sono state rispettate e nei prossimi mesi si procederà con un’ulteriore verifica nelle campagne.

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PESTICIDI IN AGRICOLTURA. DALLAPICCOLA: "GRANDE IMPEGNO PER LA LORO RIDUZIONE"

“La strada del miglioramento è sempre aperta ma stiamo lavorando per una progressiva riduzione dell’impatto ambientale dei trattamenti, anche grazie all’evoluzione tecnologica in atto”: sul tema della quantità di pesticidi utilizzati in agricoltura in Trentino, al centro di un servizio andato in onda su Rai 3 nella trasmissione “Presa diretta”, notizia ripresa anche dalla stampa locale, l’assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola chiarisce i termini dell’attuale impegno della Provincia autonoma di Trento.

“Innanzi tutto – precisa l’assessore Dallapiccola – la Provincia autonoma di Trento ascolta con grande attenzione e rispetto le preoccupazioni espresse dai cittadini. Con altrettanta attenzione segue un tema che è noto da tempo e su cui vi è il massimo impegno, condiviso con il mondo della ricerca e quello agricolo, in termini di progressiva riduzione dell’impatto ambientale dei trattamenti, anche grazie all’evoluzione tecnologica in atto”.
In questi anni la Provincia ha spinto molto per una costante riduzione dei fitofarmaci.
“Vi è da dire – aggiunge l’assessore Dallapiccola – che dal punto di vista della tecnologia c’è un abisso tra la situazione attuale e quella a cui i dati riportati nel servizio si riferivano. Oggi infatti il 70% dei prodotti utilizzati in agricoltura è ricompreso nei disciplinari bio”.
Altro tema su cui si sta lavorando, attraverso iniziative che riguardano i rinnovi tecnologici, è quello delle “derive degli atomizzatori”.
“Oltre ad aver investito in questo settore – aggiunge l’assessore Dallapiccola - una parte significativa delle risorse previste dal Programma di Sviluppo Rurale sia lo scorso anno che quest’anno, sosterrà il rinnovo del parco macchine attraverso la cosiddetta misura “121 Health Check”, con oltre un milione di euro, per dotare i nostri agricoltori di attrezzatura che limiti al massimo possibile le derive di nuvola fitosanitaria”.
L’assessore Dallapiccola puntualizza anche in merito a come sono state calcolate le cifre oggetto del servizio giornalistico.
“Il vizio di fondo – dice Dallapiccola - sta nel fatto che vengono presi come riferimento dei dati relativi al rapporto tra superficie coltivata e chilogrammi di prodotto acquistato. Il risultato a nostro avviso non è preciso perché in altre regioni sono particolarmente presenti coltivazioni estensive, quali ad esempio quelle cerealicole e delle barbabietole, che abbisognano come noto di quantitativi residuali di prodotto fitosanitario. Il confronto dovrebbe essere fatto quindi esclusivamente sulla frutticultura arboricola. Se si facesse il confronto in questo modo, vedremmo che i dati relativi al Trentino sono assolutamente in linea con quelli italiani sotto il profilo quantitativo, e addirittura migliori sotto il profilo della qualità dei prodotti utilizzati”.
Ad avvalorare questa analisi l’assessore Dallapiccola cita il Piano di tutela delle acque, presentato proprio ieri dopo essere stato approvato dalla Giunta provinciale, che dice che il 18% dei corpi idrici fluviali trentini presenta uno stato ecologico elevato, il 70% buono, mentre solo l'8% è sufficiente e il 4% scarso.
“Il Piano ci dice – sottolinea l’assessore Dallapiccola - che la gran parte delle acque trentine, l’88%, è in buone condizioni. Questo stato di cose deriva anche dall’applicazione di un piano provinciale di lotta integrata che è stato validato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali”.
Infine una considerazione che, entrando nel dettaglio, evidenzia quale sia il tipo approccio adottato in Trentino.
“Per quanto riguarda il Clorpirifos, farmaco utilizzato per la riduzione dell’insetto vettore del fitoplasma degli scopazzi, - conclude Dallapiccola – non ci limitiamo al suo utilizzo nel contrasto al parassita. Circa due settimane fa è stato varato all’unanimità dal Consiglio provinciale un provvedimento che prevede l’estirpazione obbligatoria delle piante malate da parte dei proprietari dei fondi o in via sostitutiva da parte dell’ente pubblico se il privato fosse inadempiente”.
La conclusione. “Tutto ciò premesso – conclude l’assessore Dallapiccola - non ci accontenteremo di quello che è stato fatto perché la strada del miglioramento è sempre aperta, ma sono tali e tante le novità che in questa materia si presentano che abbiamo tardato qualche mese rispetto all’Alto Adige per ricomprendere anche questi intendimenti nell’approvazione preliminare in Giunta, nelle scorse settimane, del cosiddetto piano agronomico nazionale”.

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